Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 20 gennaio 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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LA DIREZIONE SPIRITUALE:
LA REGOLA DELLA NON OMISSIONE
Eccoci giunti a mercoledì 20 gennaio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. III, vv 1-6 di San Marco.
Farisei ed Erodiani diventano amici al cap. III di San Marco, e fondano questa amicizia sulla morte di Gesù. Si può diventare amici per avere in comune la stessa volontà di male verso qualcuno. Come c’è la comunione dei santi c’è anche la comunione degli empi. E questi empi improvvisamente fanno pace, è tutto falso, è un’amicizia falsa, ma di fatto si incontrano. Il terreno comune d’incontro che abbatte ogni differenza, ogni muro, è la decisione di ammazzare Gesù. Questa stessa situazione si è ripresentata sempre poi nella storia: quando c’è da fare del male, persone normalmente inconciliabili improvvisamente vanno d’accordo e fanno combutta. Gesù, in un certo senso, provoca questa reazione perché avrebbe potuto fare diversamente, avrebbe potuto dire al paralitico: “Guarda, aspetta che vadano via tutti poi ti guarisco”, invece non lo fa, anzi, dice davanti a tutti:
«Àlzati, vieni qui in mezzo!»
Gli empi come i farisei e gli erodiani agiscono di nascosto, perché sono codardi e non sanno mai dire le cose in faccia alle persone, fanno sempre tutto di nascosto:
“E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.”
Invece Gesù agisce in piena luce, li provoca e guarisce l’uomo con la mano paralizzata davanti a tutti, perché Gesù non ha niente da nascondere. Sono loro che sono duri di cuore, per questo li guarda con indignazione e si rattrista per la durezza dei loro cuori.
“Guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori”
Tanta è la durezza e paralisi dei farisei ed erodiani, quanta è la sanità dell’uomo malato.
Ora continuiamo il tema tanto caro che stiamo affrontando della direzione spirituale sul libro “L’Inconscio Spirituale” del prof. J.C. Larchet.
“Le modalità pratiche della manifestazione dei pensieri, o direzione spirituale, possono variare. C’è chi raccomanda di praticarla ogni giorno, altri ogni ora, si può fare con grande frequenza fino ad un numero indefinito di volte nel corso della medesima giornata. La frequenza può anche essere minore, dipende dalla frequenza dei pensieri stessi e dalle possibilità reali di contatto con il proprio padre spirituale. Non potendo subito contattarlo si raccomanda di annotare i pensieri a mano a mano che si presentano”
Questo lo scrive Giovanni Climaco nella Scala del Paradiso. A noi, da piccoli, hanno insegnato che l’esame di coscienza si prepara scritto, questo è quello che mi hanno sempre insegnato fin da giovane. Noi avevamo il nostro quadernino della confessione, ciascuno aveva il suo, solitamente era un quadernino ad anelli, e ogni giorno ciascuno di noi annotava i suoi peccati, per poi arrivare al venerdì sera, questo grande momento un po’ particolare dove ognuno si metteva a riordinare le idee, e a sistemare le cose. In una settimana si vede qual è il minimo comune multiplo di tutti i giorni, qual è quella cosa che non c’è, che ha bisogno di essere sottoposta al perdono e alla Misericordia di Dio, che ha bisogno di essere sottoposta ad un confronto sincero. La Confessione non è il dire gli ultimi peccati che ho in mente perché gli altri me li sono dimenticati. La Confessione è la voglia di mettere davanti al Cuore di Cristo tutto quello che in me ha detto “no”, perché lo voglio trasformare in un “sì”.
Questa parte di S. Giovanni Climaco la voglio leggere bene, per tutti coloro che vengono presi in giro solo per il fatto di scrivere tutto su un foglio. A sostegno di questa pratica, il santo scrive:
“Non potendo subito contattarlo, si raccomanda di annotare i pensieri a mano a mano che si presentano, precisando anche il momento e le circostanze della loro comparsa, per poterli poi riferire con tutta la precisione necessaria. Questa pratica suppone evidentemente attenzione e vigilanza continua sugli stati e sui moti della propria anima.”
Adesso che sono passati diversi anni da quando ero un bambino di terza elementare ripenso a questo Vescovo che me lo aveva insegnato. Senza saperlo stavamo vivendo la Scala del Paradiso di S. Giovanni Climaco! Incredibile! Badate che qui sta parlando dei pensieri, neanche dei peccati. Immaginatevi la nostra vita di fede che balzo da pantera farebbe se noi dovessimo vivere un mese così. Se noi vivessimo un mese così, in capo a un mese saremmo altre persone.
“Così per poterli riferire con tutta la precisione necessaria. Questo modo di fare produce due realtà: l’attenzione e la vigilanza”
Signore, incidi nella carne del mio cuore l’importanza di questa riflessione!
È bello vedere che ciò che si è imparato viene confermato da fonti così autorevoli, da chi ci ha preceduto nella fede. È importante annotare i pensieri, perché dai pensieri poi vengono le azioni, le decisioni, le scelte. Per questo ci vuole un rigore preciso nei pensieri.
“Precisando momento e circostanza così da riferirli. Ciò che soprattutto poi importa è applicare la regola della non omissione”
E’ importantissima.
“Cioè non nascondere nulla, sforzarsi di non dimenticare niente, non eludere, non deformare o mascherare, ma parlare con tutta libertà senza vergogna o timore”
Quello che vi ho appena letto è affermato da Giovanni Cassiano nelle sue Conferenze e nelle Istituzioni Cenobitiche, da Isaia l’Anacoreta nell’Ascetikon, da Doroteo di Gaza negli Insegnamenti Spirituali, da Giovanni di Gaza nelle Lettere e da Simeone il Nuovo Teologo negli Inni. Se questo lo applichiamo per i pensieri, chissà cosa dovremmo dire per i peccati!
“In verità, quando si tratta di manifestare i propri pensieri, bisogna vincere molte resistenze interiori provenienti in modo particolare dall’orgoglio e dalla vanagloria”
Non lo facciamo perché siamo troppo orgogliosi e troppo vanagloriosi.
“E sulla scia di queste due passioni, dalla paura di venire giudicati o sentirsi fare dei rimproveri”
Cose attualissime.
Perché facciamo così fatica a dirci? Perché ci nascondiamo? Perché abbiamo vergogna? Perché non andiamo a confessarci con frequenza?
Perché siamo orgogliosi, siamo vanagloriosi e di conseguenza nasce una paura che è diffusissima: la paura di essere giudicati o rimproverati.
Quando parlo con i penitenti mi capita spesso di dover dire, all’inizio del discorso, che non è un giudizio o un’accusa, non è un rimprovero, perché se no l’altra persona si trasforma in una pantera e mi sbrana. Ogni parola che si dice immediatamente viene presa come un attacco, come qualcosa che vuole andare a minare l’identità e la libertà dell’altro. Questa è la ragione per la quale più nessuno dice niente a nessuno e viviamo di rapporti falsi. Ma questa cosa, che accade frequentemente, non è vita spirituale!
“Bisogna anche vincere le suggestioni dei demoni, che si accaniscono a impedire questa pratica, da essi temuta in modo tutto speciale, dato che il suo effetto è appunto di smascherare le loro macchinazioni. In genere è tentando di far credere che essa è inutile che vi si oppongono.”
Dovrei parlarvi per ore solo di questo. Queste tre righe sono di una verità che illumina e fa volare. Il demonio non vuole che facciamo la direzione spirituale, non vuole che manifestiamo i nostri pensieri perché in questo modo smascheriamo le sue tattiche. Veramente confondiamo lucciole per lanterne, ci inventiamo nella testa dei fantasmi che non esistono, mettiamo in bocca alle persone delle parole o atteggiamenti che non hanno mai detto o fatto, le creiamo noi con la nostra testa, sotto suggestione del nemico. Invece dire i pensieri è il modo per smascherare queste suggestioni, perché l’altro ti aiuta a tornare alla realtà e alla verità.
Mi fermo qui. Vivete un mese così e al termine di quel mese sarete persone completamente nuove.
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Mercoledì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
VANGELO (Mc 3,1-6)
È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.