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La Perla

La Perla

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La Perla
Martedì 27 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 7, 6. 12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 27 giugno 2023. Oggi celebriamo la memoria di un grande santo, San Cirillo d’Alessandria, Vescovo e dottore della Chiesa

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo settimo del Vangelo di san Matteo, versetti 6 e seguenti.

Già altre volte sono tornato su questo brano del Vangelo e già ho cercato di spiegarvi l’importanza di queste espressioni di Gesù:

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci

Sono espressioni così importanti da essere entrate anche nell’inno eucaristico bellissimo del “Pange lingua” di San Tommaso.

«Non gettare le cose sante ai cani». Perché? Perché sennò le calpestano, cioè le disprezzano e poi ti umiliano, ti maltrattano. Prima le disprezzano calpestandole, le prendono in giro, le dileggiano, e poi ti maltrattano. Ecco perché non si può dire tutto a tutti, ed ecco perché alle volte bisogna evitare di dire certe cose, ci vuole prudenza, perché dopo è inutile che torniamo a casa piangendo. Se non abbiamo rispettato questa parola del Signore, poi succedono questi fatti.

E allora quest’oggi vorrei leggervi quello che scrive Sant’Alfonso Maria De Liguori nel testo: La messa strapazzata, un testo molto, molto bello che io commentai tanti anni fa e, vedremo, magari un giorno lo riprenderò. È un testo molto, molto bello. Nella parte dove lui parla “dell’apparecchio prima di celebrare” — va beh, certi termini sono un po’ datati, ma comunque non ci scandalizziamo se sentiamo termini che magari oggi non usiamo più, l’importante è il contenuto — dice così:

In primo luogo dee il sacerdote far l’apparecchio — cioè la preparazione; sta parlando ai sacerdoti — Diceva un servo di Dio, che tutta la vita del sacerdote non dovrebbe esser altro che apparecchio e ringraziamento alla messa. È vero che la sagrosanta eucaristia è istituita a beneficio di tutti i fedeli, ma ella è un dono specialmente fatto ai sacerdoti: Nolite, dice il Signore parlando a’ sacerdoti, dare sanctum canibus, neque ponatis margaritas vestras ante porcos. 

Che è esattamente quello che abbiamo appena commentato. Attenti a cosa scrive:

Si notino le parole margaritas vestras; col nome di margarite in greco son chiamate le particole consagrate, or queste margarite son dette cosa propria de’ sacerdoti, margaritas vestras.

 Notate che il termine margaritas è identico sia in latino che in greco. È uno dei rari casi in cui c’è questa coincidenza. E questo termine vuol dire appunto “perle”. Quindi possiamo dire che l’Eucarestia è la nostra perla. E quindi, da adesso, quando andiamo a fare la comunione, quando andiamo a metterci davanti al tabernacolo, noi siamo davanti alla perla per eccellenza: margarita. Quindi: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre margaritas (margaritas vestras) le vostre margherite davanti ai porci”. Parole forti!

Ed è bello pensare che l’Eucarestia è la nostra perla, è la perla preziosa. Sapete che c’è poi anche la parabola della perla preziosa del campo, che uno va, vende tutto per comprare quella perla. E perché non intendere con questa “perla”, per cui vale la pena di vendere tutto, l’Eucarestia? La perla preziosissima, no? E poi il fatto che ci sia questa coincidenza tra latino e greco… interessante! Quindi noi possiamo dire che, da oggi, noi dovremmo essere attenti affinché tutto di noi dica attenzione e cura nel ricevere l’Eucarestia. L’avevamo già detto, l’abbiamo detto tante volte in questi mesi passati, quando abbiamo fatto tutti quei mesi eucaristici. Sentite cosa scrive Sant’Alfonso:

Posto ciò, secondo parla il Grisostomo, ogni sacerdote dovrebbe partirsi dall’altare tutto infiammato d’amor divino, sì che mettesse spavento all’inferno: Tanquam leones igitur ignem spirantes ab illa mensa recedamus, facti diabolo terribiles. 

Ve lo dico in italiano: “Dunque, fatti terribili contro il diavolo, allontaniamoci da quella mensa come leoni che soffiano fuoco”. Immaginate la scena! Già un leone… leone che soffia fuoco! Continua:

Ma ciò poi non si vede avvenire, ma si vede che la maggior parte de’ sacerdoti escono dall’altare sempre più tepidi, più impazienti, superbi, golosi, e più attaccati all’interesse, alla stima propria ed ai piaceri terreni.

E poi abbiamo anche l’esempio di San Tarcisio, questo grande santo tutto dedicato all’Eucarestia:

Un giorno, quando il sacerdote domandò, come faceva di solito, chi fosse disposto a portare l’Eucaristia agli altri fratelli e sorelle che l’attendevano, si alzò il giovane Tarcisio e disse: “Manda me”. Quel ragazzo sembrava troppo giovane per un servizio così impegnativo! “La mia giovinezza — disse Tarcisio — sarà il miglior riparo per l’Eucaristia”. Il sacerdote, convinto, gli affidò quel Pane prezioso dicendogli: “Tarcisio, ricordati che un tesoro celeste è affidato alle tue deboli cure. Evita le vie frequentate e non dimenticare che le cose sante non devono essere gettate ai cani né le gemme ai porci.

Vedete, anche qui si riprende la stessa cosa che diceva Sant’Alfonso,  le “margaritas vestras”. Lui sta riprendendo esattamente questa espressione: «Non gettate le vostre perle davanti ai porci». Allora il sacerdote fa la domanda a Tarcisio:

“Custodirai con fedeltà e sicurezza i Sacri Misteri?”. “Morirò — rispose deciso Tarcisio — piuttosto di cederli”

E così avviene. Perché un gruppo di ragazzi lo trova, siccome lui teneva le mani strette al petto, loro vogliono vedere che cosa conservava, lui non accetta e quindi lo uccidono. E non riescono ad aprire le mani! Lui muore con le mani poste sul petto strette e non riescono ad aprirle, figuratevi! Poi, se non ricordo male, sarà solo il papa che riuscirà ad aprire le mani e prendere l’Eucarestia; o il papa o il vescovo, ma penso, se non ricordo male, che fosse proprio il papa che solleva le mani e, quando mette le sue mani su quelle di Tarciso, le mani di Tarciso diventano morbide, le solleva e tolgono l’Eucarestia, che lui ha conservato scrupolosamente fino alla morte.

Quindi, capite, questa frase del Vangelo ci deve sempre ricordare quanto è importante accostarci all’Eucarestia con tutte le dovute disposizioni, soprattutto in grazia di Dio. E qualcuno dirà: “Eh, ma sì, ma questo linguaggio è duro. Eh, ma che roba di altri tempi! Eh, ma com’è difficile; eh, ma qui ma là…” e Gesù ci dice:

«Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

A me ha sempre colpito questa espressione di Gesù. Non dice “quanto pochi sono quelli che vi entrano”, no! Lui dice: «Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano». Quando fa riferimento alla via larga che conduce alla perdizione, dice: «Molti sono quelli che vi entrano». Quando fa riferimento alla porta stretta che conduce alla vita dice: «Pochi sono quelli che la trovano». Non è solo difficile entrare, è difficile persino vederla, trovarla. Non è così banale. E una porta speciale!… Ovviamente!

Bene, io penso che oggi abbiamo detto tante cose, molto, molto dense e importanti, e allora riguardiamoci, ricentriamoci sulla nostra perla. E da adesso sarebbe proprio bello chiamare l’Eucarestia: “la Perla”. Vado a ricevere la “Perla”, vado a ricevere la mia “Margarita”. Bella questa espressione, è veramente molto bella, a parte che tanto non la conosce nessuno: vado a prendere la mia “Margarita”. Uno dice: “Ma cosa vai a prendere, un cocktail?” — “No no, è di più di un cocktail, sapessi…” — “Eh, allora padre Giorgio si fa anche i cocktail?!” Eh, certo! Certo! E va bene, va bene, un giorno vi racconterò tante cose, tante cose, va bene. Tra gelati, ciliegie e pizze ci mettiamo anche i cocktail, adesso, che così almeno… Oh santa pazienza! Dobbiamo ridere, perché sennò, guardate, se non ridiamo un po’…

Usiamo proprio la nostra vita per dire l’importanza dell’Eucarestia, di questa perla preziosa, e tutto di noi dica che lì ci sta la nostra Perla. Ho in mente un tabernacolo di una chiesa, un bellissimo tabernacolo fatto a forma di perla. Gesù, che è la Perla, è custodito in un tabernacolo a forma di perla, rotondo, molto bello, dà proprio questa impressione di questa perla preziosa.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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