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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 41

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 10 aprile 2022 – Domenica delle Palme

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 41

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Oggi è la Domenica delle Palme.

Non leggerò il Vangelo come faccio ad ogni meditazione, perché sapete e vedrete (chi andrà a Messa, tra poco, mentre chi è già stato a Messa, già lo sa), che il Vangelo di oggi è molto, molto lungo, quindi, lo affido alla vostra lettura e alla vostra meditazione.

 

Oggi, Domenica delle Palme, inizia la Settimana Santa, e Gesù, a Suor Josefa, chiede di fare ogni giorno l’Ora Santa, perciò sarebbe bello che anche noi ci mettessimo a fare ogni giorno l’Ora Santa, che consiste in un’ora di preghiera davanti a Gesù Eucarestia, quindi davanti al tabernacolo, se possibile, o davanti al Crocefisso, se siamo in casa.

Questo lo trovate nel libro “Colui che parla dal fuoco”, un bellissimo libro che vi consiglio di leggere, se non l’avete mai letto, dove c’è un po’ l’esperienza di Suor Josefa Menendez.

 

Mi concentro subito sul testo di Padre Avrillon.

 

Domenica delle Palme – Giorno di ubbidienza

“Siccome la Chiesa comincia oggi a parlare ai fedeli della passione del Salvatore, cominciate ancor voi ad entrare nei suoi dolorosi sentimenti e a seguitare le sue sanguinose pedate. Imprimetevene profondamente la rimembranza nel vostro cuore. Dite sovente a voi stesso: Il mio Salvatore ha patito ed è morto per me; ma ha patito ed è morto perch’è stato ubbidiente”.

Ecco, questo è un dettaglio non da poco.

“Abbiate sempre sotto gli occhi questo divino modello d’ubbidienza. Ubbidite egualmente ai precetti più essenziali e rigorosi, come ai più piccoli e più facili; ed accompagnate la vostra ubbidienza colla purità d’intenzione, di prontezza e di amore. Riducete in una parola tutta la vostra pratica ad ubbidire per l’amore di Gesù, come egli ha ubbidito sino alla morte, e a perdere piuttosto la vita che l’ubbidienza”.

Noi siamo lontani milioni di anni luce da tutto questo, però diciamo due parole.

Quindi, Gesù perché ha patito e perché è morto?

Non perché qualcuno era cattivo, non perché Lo volevano uccidere (perché tante volte volevano farlo, ma Lui è scappato e si è salvato), non perché Giuda Lo ha tradito.

No, Gesù è morto per obbedienza.

Gesù è morto perché ha obbedito alla Volontà del Padre, questo sia chiaro.

Uno dice: «Ma Giuda Lo ha tradito…»

Sì, ma Pietro aveva già tirato fuori la spada.

Gesù, però, giustamente, dice: «Io come faccio a fare la Volontà del Padre Mio, se mettiamo mano alla spada? Non credi che io potrei supplicare, pregare, il Padre Mio e mi darebbe più di dodici legioni di Angeli?»

In realtà ne sarebbe bastata una, anzi, non sarebbe servito neanche un Angelo, bastava Gesù.

Quando gli chiedono: «Chi è Gesù di Nazareth?», Lui dice: «Sono io!» e cadono tutti per terra… Capite? È Dio, non ha bisogno di nessuno per difendersi!

Quindi, è chiaro che Gesù muore per obbedienza, e Lui diventa il modello dell’obbedienza.

“Morire”, dice Padre Avrillon, “piuttosto che perdere l’obbedienza”.

Noi tutto il contrario.

Allora Padre Avrillon dice che dobbiamo imparare ad obbedire ai precetti più essenziali e rigorosi, come ai più piccoli e ai più facili.

Questo è un bellissimo esercizio, tutti siamo chiamati a fare questo bellissimo esercizio di obbedienza.

Può essere portare giù il bidone dell’umido, così come sarà invece una obbedienza più grande, più solenne, più legata alla vita spirituale, non ha importanza.

Che cosa, invece, conta?

Contano tre cose. L’obbedienza, o ha queste tre cose, o è una maschera, o è una bugia, o è una ipocrisia, o è una falsità. Se l’obbedienza non ha queste tre caratteristiche, non è altro che stupideria, schiavismo, sottomissione sciocca. L’obbedienza cristiana, di Cristo, ha tre caratteristiche:

La prima: la purità di intenzione.

La  mia intenzione deve essere pura: voglio fare la Volontà di Dio, voglio obbedire.

È chiaro che noi non vediamo Dio, non ci appare Gesù nella nuvola per dirci la Sua Volontà, ma se anche fosse, come è successo a molti Santi, noi siamo chiamati a fare obbedienza a chi? A coloro che mediano la voce, la presenza di Dio. Quindi, Gesù metteva alla prova le Sante e diceva: «Io voglio questo». Poi, incontravano la superiora che diceva loro: «No, questo non lo fai». E una diceva: «Ma allora, cos’è che devo fare?». Le Sante decidevano di fare la Volontà della Superiora e, quando appariva Gesù, loro erano un po’ perplesse e dicevano a Gesù: «Ma Gesù io non ho potuto farlo…» e lui rispondeva: «Ma Io sono contento, ti ho messo alla prova, tu devi sempre fare la Volonta dei tuoi Superiori. Anche se la Mia va contro o è diversa, non ha importanza; tu fai la loro, e Io sarò sempre contento».

Ci sono delle pagine bellissime nella storia di Santa Margherita Maria Alacoque; nella sua biografia, come in quella di Santa Faustina Kowalska o di Santa Teresa, ci sono delle pagine bellissime sull’obbedienza.

Purità di intenzione: «Voglio, voglio, voglio, costantemente voglio, vivere nell’obbedienza, su tutto».

I grandi Santi chiedevano l’obbedienza di respirare, l’obbedieza di bere, pensate… Uno dice: «Ma che obbedienza è?» No, invece no, loro volevano consacrare tutto quello che loro facevano sotto il valore, il sigillo dell’obbedienza… bellissimo.

Quindi, prima caratteristica, purità di intenzione: se non c’è questa volontà ferma, decisa, di obbedire, non è obbedienza cristiana.

 

La seconda: la prontezza.

Ah mamma, qui… qui si apre il sipario.

La risposta: «Sì, però…»

Questa è la classica, tipica risposta: «Sì però…  Sì ma…»

Basta, è finita… non siamo più nell’obbedienza.

L’obbedienza è fallita.

Quando è: «Sì però…», è finita.

Quando iniziamo a discuterla, è finita!

Sant’Ignazio parlava dell’obbedienza come di quella di un cadavere, che ovunque tu lo metti sta.

Difficilissimo, difficilissimo!

Beh… l’obbedienza non è mica per tutti.

Sì, poi ci sono i falsi mistici e le false mistiche, che vivono nell’obbedienza dalla mattina alla sera, in realtà no.

In realtà no, in realtà non è così, la storia non funziona così, perché sono obbedienti dove vogliono loro, quando vogliono loro, come vogliono loro. Quindi, quando decidono di fare una cosa deve essere quella e, se il Confessore, il Padre spirituale, dice: «No, ma guardi, io farei…», loro rispondono: «No, ma no… ma qui… ma là… ma lei non capisce, ma lei non sa, ma lei non comprende…»

Allora uno, alla fine, dice: «Guarda, fai quello che vuoi», ma qui non siamo nell’obbedienza, non c’entra niente l’obbedienza.

Qui siamo nel fare quello che vogliamo, non ha niente a che vedere con l’obbedienza. Non parliamo di obbedienza!

Non sentiamoci obbedienti, quando non sappiamo neanche cosa voglia dire, perché bisogna avere la purità di intenzione, la prontezza ad nutum, al battito del ciglio.

L’obbedienza non è “Sì ma…”, non è “Sì però…”, l’obbedienza è “Sì”, punto, ma non tra cinque minuti, adesso.

«Dovresti portare il bidone dell’umido», e tu lo fai immediatamente e dici: «Già fatto!»

«Guarda, c’è da scopare…», e tu: «Già fatto!»

Addirittura, se noi entreremo dentro a questa seconda caratteristica dell’obbedienza, che è la prontezza, noi anticiperemo le mosse.

L’obbedienza genera una intelligenza particolarissima, per cui, quando ci verrà detto: «Guarda, c’è da scopare», noi: «L’ho già fatto».

«Ah guarda, c’era da mettere via quella cosa là…»

«Già fatta!»

«Ma come l’hai già fatta?»

«Sì, sì, già fatto! Vai a vedere».

«C’era da piegare quella cosa…»

«Già fatto!»

«Mi sono dimenticato di dirti che bisognava comprare…»

«Già preso!»

«Guarda, saresti disponibile a fare quell’omelia…»

«Già fatta, già pronta».

Questa è l’intelligenza, che viene donata da Dio a un cuore obbediente.

Guardate, oggi, se dovessi fare la meditazione solo su queste quattro righe sarei già contento.

Quindi: purità di intenzione, prontezza e…  amore.

 

La terza: amore.

Amore, non polemica, digrignamento di denti, musi lunghi, pianti e lacrime, depressioni…

«Non mangio più… Non ce la faccio più… Se tu mi fai questa cosa, io scappo, io non posso farcela.. Io…»

Amore…

L’obbediente ama l’obbedienza, l’obbediente cerca l’obbedienza, desidera vivere nell’obbedienza.

Al massimo pregherà lo Spirito Santo, prima: «Spirito Santo, adesso io devo chiedere questa cosa, prepara il mio cuore, la mia mente, affinché qualunque cosa mi venga detta io dica “Sì”, immediatamente, volendo solo obbedire col massimo amore possibile, quindi con la gioia più grande del cuore».

Io, quando dico queste cose, rivedo me, giovane frate di vent’anni, che vado in carcere e dico ai seminaristi, prima che fossero decisi i compiti di quell’anno: «Tutto ma non il Centro clinico, tutto ma non gli ammalati», perché io avevo una certa avversione. Anche se da ragazzo, in ospedale, davo da mangiare agli ammalati, ma capite, in carcere è diverso, in mezzo ai malati psichiatrici e a tutti gli altri ammalati… Pensavo: «No, no, io non ce la faccio, assolutamente», avevo proprio il terrore di questa cosa, il terrore.

Ebbene, quando siamo arrivati lì, quando è arrivato il Cappellano con le missioni di quell’anno, ci ha detto: «Voi aspettatemi qua. Io vado di là, poi arrivo e vi dirò le missioni a cui siete destinati per questo anno».

Eravamo in quattro o cinque, quando è arrivato ha detto a tutti: «Tu vai al II Raggio, tu vai al III Raggio, tu farai la catechesi qui…», poi è arrivato a me e mi dice: «Tu, Fra Giorgio, andrai al Centro clinico».

Io ho detto: «Nooo, nooo non è possibile!»

Mi è venuta addosso la morte…

Ecco, un esempio di cosa non è l’obbedienza: sono io.

Io mi sono detto: «Nooo, vi prego, questo no. Non è possibile».

Appena entrato al Centro clinico — da solo (loro invece erano tutti insieme, io venivo lasciato lì da solo, con tre piani di ammalati più i malati psichiatrici, da solo, dalle 13.30 del pomeriggio del sabato fino alla sera alle 19.00), io mi sentivo morire — mi è arrivato incontro un bravo detenuto, che di corsa scendeva le scale con un secchio rosso pieno di vomito. Ho detto: «Gesù, non puoi farmi questo… non puoi farmi questo. Un anno?». E Gesù intanto rideva (a me ovviamente non l’ha detto, io non lo sapevo) ma dentro di Sè diceva: «Un anno?! No, Fra Giorgio, un anno, ma sei anni!». Sei anni, sei anni mi ha lasciato lì, sei lunghi anni. Non un anno, sei anni. Per sei anni io sono stato costantemente riconfermato in quell’incarico, per sei anni. Io dicevo a Gesù: «No, ti prego, un anno qui, no», infatti non un anno, ma sei anni.

Ma l’obbedienza, la vera obbedienza, richiede amore, gioia: «Mi comandi questo? Immediatamente! Non potevo desiderare altro»; esattamente come Gesù, che abbraccia la Sua Croce.

Andiamo avanti un pochino, fin dove potremo, poi mi fermerò.

Meditazione sull’ubbidienza, tratta dal Vangelo.

“Dite alla figlia di Sionne: eccovi il vostro re che viene pieno di dolcezza. Qual oracolo pronunziato dal profeta Isaia, e citato nel nostro Vangelo! Ma qual lugubre avvenimento! Qual dolcezza e quale ubbidienza in Gesù! Se egli è un re, come lo dinota il Profeta, gli conviene meglio l’autorità che l’ubbidienza; ma egli ha protestato ch’era venuto per ubbidire, onde fa d’uopo che mantenga la sua parola quando dovesse perder la vita. Applicatevi a meditare sul mistero dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme; ma per giudicarne giustamente, non fermate la vostra riflessione su questi popoli incostanti, le bocche dei quali risuonano di lodi e di benedizioni, e ben presto cambieranno linguaggio. Considerate solamente Gesù. Il suo viso è mesto, la sua bocca tace e i suoi occhi versano lagrime. Ah! Questi segni che non dovrebbero vedersi in un Dio onnipotente, mi accennano alcun che di funesto e lugubre; e conchiudo che piuttosto d’esser questo un ingresso trionfante, è un presagio ed un apparato di morte; invece di essere un Messia ricevuto con onore, è un agnello mansueto condotto al luogo dove dev’essere ucciso; piuttosto di essere un sovrano che trionfa, è una vittima che si conduce all’altare per esservi sacrificato. In tal guisa debbo considerar quest’ingresso benché mi sembri pomposo, come il primo atto della sanguinosa tragedia della sua passione e della sua morte, ed il primo atto della sua ubbidienza. Infatti questo re onnipotente non vi si oppone, perchè egli è pieno di mansuetudine, e vuole ubbidire a costo della sua vita: qual’eroica ubbidienza e qual rimprovero delle vostre ribellioni contro Dio e contro quelli che tengono il suo luogo!”

Noi dovremo rispondere di tutte le nostre ribellioni contro Dio e contro coloro che fanno le veci di Dio! Fine del discorso.

Noi, con tutti i nostri “se” e i nostri “però”, diciamo: «No, ma non capisce… No ma qui… No ma là… No ma io però… No ma io penso… No ma io credo… No ma è meglio…»

Non ci verrà chiesto cosa era meglio, ci verrà chiesto se avremo obbedito, con quella purezza d’intenzione, con quella prontezza, con quell’amore, se no… niente.

“Quali assalti di dolore soffrì la sua anima nel tempo di questo preteso trionfo! Gli occhi suoi scoprivano, nel passare i tribunali, nei quali sapea che tra poco sarebbe strascinato con ignominia; in mezzo a questa folla distingueva i giudici che dovean condannarlo e i carnefici che dovean crocifiggerlo; egli sapeva che le benedizioni che risonavano in tutte le bocche, si cambierebbero ben presto in clamori furiosi contro di lui: che quelle strade che egli bagnava colle sue lagrime, le bagnerebbe col suo sangue; che questi popoli che si spogliavano delle loro vesti per fare a lui onore nel suo passaggio, verrebbero con barbaro piacere a strappare le sue per flagellarlo, e che dopo aver tagliati dei rami d’olivo in segno di gioia, taglierebbero in breve delle spine per coronargli il capo. Tutto questo era a voi noto, o mio Salvatore! Voi nondimeno vi incamminate, perchè l’ubbidienza lo vuole, e vi andate con quella mansuetudine con cui un agnello va a dare il suo sangue senza fare la minima resistenza. Dopo quest’esempio del vostro Salvatore e del vostro Dio, resisterete ancora ai suoi ordini e a quelli de’ vostri superiori?

Aggiungete ancora a quest’ urgente motivo l’oracolo consolante dello Spirito Santo, che dice: — ricordate — L’ubbidienza è di maggior merito dei sacrifiz. — ricordate Saul — E ciò per due ragioni, dice S. Agostino, la prima, perchè l’ubbidienza ci ha salvati, ciò che non hanno potuto fare tutti i sacrifizi dell’antica legge”.

È l’obbedienza che ci ha salvati, l’obbedienza di Gesù e della Vergine Maria, non i sacrifici dell’Antico Testamento, ma neanche quelli del Nuovo. Le loro due obbedienze ci hanno salvati. La Vergine Maria dice: «Sì» e Gesù dice «Sì», questo ci ha salvati! Per questo l’obbedienza vale più di tutti i sacrifici, dice Sant’Agostino.

“La seconda, perchè nei sacrifizi non si sacrificava che la carne di un altro soggetto, e nell’ubbidienza ciascuno si sacrifica da se stesso”.

È il sacrificio perfetto, perché io sacrifico me, la mia persona, il mio sangue, la mia carne, il mio tempo, le mie energie, la mia volontà, i miei gusti, il mio desiderio, tutto viene sacrificato!

Non c’è bisogno di fare altre penitenze!

Uno dice: «Ma io cosa faccio in quaresima per penitenza?»

Ma te la sei già giocata! Te la sei giocata quando ti sei ribellato e quando hai detto “No” all’ubbidienza, oppure non hai bisogno di fare niente altro, non c’è bisogno di fare niente altro, perché tu, con la tua persona, con il “Sì” che tu hai detto, tu sei una penitenza vivente, tu sei un sacrificio vivente, tu sei un olocausto vivente, questo è l’obbbediente!

“Giudicate dunque del merito dell’ubbidienza di Gesù Cristo, poiché ella è unita al sacrifizio il più oneroso, il più sanguinoso ed il più augusto che siavi mai stato. Dopo quest’esempio vi dispiacerete del rigore dell’ubbidienza?”

Noi non arriveremo mai ad ubbidire tanto quanto…

“Lo stesso ripete nell’orto degli ulivi, quando dice: Mio Padre, se voi volete ch’io beva questo calice, sia fatta la vostra volontà. Da ciò facilmente posson tirarsi due conseguenze, la prima che voi siete obbligato di imitar Gesù nella sua ubbidienza, perchè siete cristiano; la seconda che voi siete obbligato di ubbidire, com’egli ha ubbidito, perchè è il vostro esemplare. Voi non potete nè portar degnamente il nome di cristiano, nè per conseguenza assicurare la nostra salute senza l’ubbidienza, perchè essa è la strada che questo primo dei predestinati vi ha dimostrata e non ve n’è altra”.

Insieme alla Vergine Maria.

“La benedizione se ubbidite, e la maledizione se resistete. Ella deve esser pronta senza ascoltar le dilazioni e le false ragioni dell’amor proprio, che ne tolgono tutto il merito”.

Deve essere pronta! Ricordate la prontezza?

Non dobbiamo ascoltare le ragioni dell’amor proprio: «No, io non voglio andare dagli ammalati, non voglio andare lì…»

L’amor proprio… che ne toglie tutto il merito.

Capito?

“In questa maniera Gesù ha ubbidito dicendo: Signore sia fatta la vostra volontà e non la mia”.

Io avrei dovuto dire: «Il Cappellano ha deciso: va bene così. Da questo istante per me, non c’è niente di più bello, di più gioioso, di più voglioso, di più seducente, del Centro clinico».

Così avrei dovuto fare!

“Bisogna che ella sia generosa, senz’ascoltare la delicatezza, e basta per impegnarvi di pensare che Gesù ha ubbidito, benché si trattasse di sacrificare la sua vita, e di soffrire il più crudel genere di morte. Bisogna che venga dal cuore per rassomigliarsi a quella del Salvatore, il quale dice di se stesso, che la legge del Signore era scritta in mezzo al suo cuore”.

Che bello! Che bello dire: «La Legge di Dio è scritta dentro al mio cuore. La mia obbedienza la sto scrivendo col sangue, col sangue del mio cuore».

“Quantunque sia rigoroso il precetto, la carità, pure lo addolcisce e ne rende più facile l’osservanza nel tempo stesso che rende l’ubbidienza più meritoria. Amiamo la legge, amiamo quello che ce la impone, e la nostra ubbidienza sarà perfetta”.

Quindi devo amare il contenuto dell’obbedienza e colui che mi chiede di obbedire.

Allora concludiamo…

Bello anche questo:

“Il perfetto ubbidiente non ritarda mai, anzi previene il comando”.

Vedete? Quello che vi ho detto prima.

“I suoi occhi son sompre pronti a soffrire, le sue orecchie ad ascoltare, la sua lingua a parlare, le sue mani a travagliare, e i suoi piedi a camminare al primo ordine. Gli ordini dei superiori devono essere ricevuti dal cuore di quello a cui non è permesso di domandar ragione; ed egli deve talmente combattere ed annientare la sua propria volontà, che giunga sino ad amare ciò che gli viene ordinato”.

Eh sì, certo…

La preghiera:

“Dio onnipotente, re de’ re, sovrano del cielo e della terra, che avete diritto di farvi ubbidire da tutte le creature, e di lanciare i vostri fulmini sui colpevoli che vi resistono, io unisco il mio spirito, il mio cuore e la mia voce a quelli, che vi rendono oggi i loro omaggi come a loro sovrano, e che vi ricevono come loro Messia e come loro Dio. Ma ohimè! Qual trionfo, poichè conoscete il tragico fine a cui siete condotto, e che incontrate per ubbidire al vostro Padre celeste! Cominciate oggi a versar lagrime dagli occhi vostri, aspettando poi di versar tutto il sangue dalle vostre vene; e andate a fare tanti atti di ubbidienza quanti saranno i momenti che passeranno, finché spirerete sulla croce. Agnello di Dio che andate ad esser immolato pei miei peccati, vittima ubbidiente che andate ad esser sacrificata per mio amore, perdonatemi le mie ribellioni e le mie disubbidienze. Date al mio cuore tutta la docilità di cui abbisogna per ricevere le vostre leggi con tutto il rispetto e con tutta la sommissione che meritano; e tutta la forza, tutto l’ardore e tutto il coraggio per eseguirle senza ritardo, e per l’amore di voi solo, affinchè la

mia ubbidienza sia una perfetta immagine della vostra”.

Viviamo bene questa Settimana Santa, mi raccomando, e se potete, prendetevi qualche giorno di ferie, che vuol dire, ad esempio, il venerdì, perché nel Giovedì Santo c’è la Messa in Coena Domini, ma al giovedì sera siete già tutti liberi, presumo. Per cui, dal giovedì con la Messa in Coena Domini, fino al sabato sera, che vuol dire con la Messa della Veglia di Pasqua, voi siete liberi.

Il venerdì state liberi, state in pace, vivete bene il Venerdì Santo, l’ho  sempre detto ai ragazzi.

Vivete bene il Venerdì Santo, state ritirati, state riservati, state in silenzio, state con Gesù, state presso il sepolcro, state davanti al Crocefisso… vivete ben questo Triduo Santo, mi raccomando!

Domani vedremo il Lunedì Santo, “Giorno di riconoscenza”.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 22, 14 – 23, 56)

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

– Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

– Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

– Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

– Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

– Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

– Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

– Entrato nella lotta, pregava più intensamente
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

– Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

– Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

– Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifìggilo! Crocifìggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

– Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

– Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

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