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Paura o desiderio? – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.34

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Paura o desiderio? – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.34
Martedì 23 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 10, 22-30)

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 23 aprile 2024. Oggi festeggiamo Sant’Adalberto, vescovo e martire, e anche San Giorgio, martire. Quindi una preghiera per tutti coloro che portano il nome Adalberto, per tutti coloro che portano i nomi di Giorgio e di Giorgia, e una preghierina particolare per me, visto che oggi è il mio onomastico.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 22-30.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González.

Lungi, assai lungi dal mio animo, nell’evidenziare questi difetti e pericoli, insieme alle loro funeste conseguenze, di rendere la disposizione dell’anima a ricevere e trattare Gesù nel Santissimo Sacramento un’idea tanto elevata e inaccessibile da suscitare paura piuttosto che desiderio. È certo, anzi certissimo, che nonostante tutti questi abbandoni più o meno volontari, Gesù vuole essere ricevuto nella Comunione e stare nel Tabernacolo, ed è altrettanto certo che, nonostante la nostra debolezza, pigrizia ed ingrata corrispondenza, che dico nonostante?, precisamente per questo, dobbiamo, e molto ci conviene, comunicarci più spesso ed essere maggiormente in contatto con Lui.

Molto delicato san Manuel González, come tutte le anime sante. 

E io ripeto un po’ quello che ho detto ieri: la fotografia della realtà, la diagnosi di una malattia, quando tu sai che c’è la cura, non fa paura! Ciò che fa paura è il non conoscere. Che cosa fa paura? Fa paura il non sapere che cosa ha una persona, non sapere perché una persona sta male, questo fa paura! Sto male, ma non so perché; questo fa paura. Perché pensi a tutto. Ma quando tu sai che hai quel dolore ed è legato a quella ragione, basta, che paura devi avere? Ormai sai che, nella stragrande maggioranza dei casi, c’è una cura; quindi: dispiace, ma c’è la paura! Non è che mi allontano dalla vita!

Quindi, ripeto quello che ho detto ieri, perché? Perché ieri ho parlato dell’analisi e della diagnosi che fa san Manuel, ricordate: la negligenza, l’abitudine, la tiepidezza, la freddezza, la scortesia, l’irriverenza — tutte cose verissime ai suoi tempi, ma anche oggi — la durezza di cuore, il tradimento sacrilego; tutte cose vere; e noi, dobbiamo aver paura di ciò che è vero?! Ma se noi abbiamo paura di ciò che è vero, se noi abbiamo paura di ciò che è reale, guardate che è un grave problema! Vuol dire che abbiamo un gravissimo problema, ma non solamente spirituale, ma anche psicologico; è un problema psicologico che va curato. Se una cosa è reale, non c’è niente da aver paura, la si affronta.

E quindi san Manuel dice: certo, nell’evidenziare questi pericoli, questi difetti e le funeste conseguenze, non voglio allontanare nessuno da Gesù Eucarestia, e non voglio neanche proporre un’idea tanto elevata e inaccessibile da suscitare paura piuttosto che desiderio.

Guardate, anche su questo, permettetemi, ma io devo dire una parola. Anche su questo, devo dire che non lo capisco. Ripeto, sarà un problema mio legato alla mia incapacità, pochezza e non so quale altra cosa che capirete voi, ma io non lo capisco! E, vi dico la verità: io non l’ho mai capito. 

Avere davanti la vita di san Francesco, avere davanti la vita di Gesù, avere davanti le parole del Vangelo, avere davanti l’esempio di santa Gemma Galgani, l’esempio di san Pio da Pietrelcina — come sacerdote, avere davanti san Pio e il santo Curato d’Ars — avere davanti un santo come san Giovanni della Croce… un’idea tanto elevata, una vita tanto bella, tanto perfetta, tanto santa, tanto votata al meglio, tanto piena di Gesù, non mi ha mai fatto suscitare la paura, il terrore, il timore, piuttosto che il desiderio, non solamente per la mia vita, ma anche per la vita degli altri.

Questo io veramente non lo capisco: come fa a suscitare in me il desiderio di diventare santo se ho davanti un’oca? Ma che desiderio di santità mi fa venire un’oca? Se ho davanti un tiepido, una persona abietta, una persona squallida, una persona egoista, una persona meschina, ma a voi, suscita il desiderio di santità? Vi fa suscitare il desiderio di essere bellissime persone? A me personalmente deprime.

Se entrate in un roseto — a Monza, alla Villa Reale, c’è un bellissimo roseto — se voi entrate lì, voi lo guardate e vi viene un desiderio di andare a casa a comprarvi un vaso di rose, un desiderio di bellezza. Tornate a casa con gli occhi pieni, col naso che ha sentito degli odori buonissimi. Tra l’altro, non ve l’ho mai detto, nel parco di Monza c’è un punto particolare del parco (o magari in tutto il parco, non so) in cui sono andato una volta sola, accompagnavo una persona e abbiamo fatto due passi lì nel parco, e gli scoiattoli ti vengono tra le mani anche se non hai niente! (In passato mi era successo una volta sola, quando ero bambino). Per vedere se hai qualcosa, ti vengono praticamente in mano. Mi sono detto: “Santa pace, se avessi portato le noccioline, sarei qui ad accarezzare gli scoiattoli!”. Queste cose ti fan venire un desiderio di andare a casa e prendere le noccioline e portarle lì per accarezzare lo scoiattolino, per dare da mangiare allo scoiattolino! Cioè: la bellezza, la pienezza, l’armonia, ti apre il cuore, ti fa venire il desiderio delle cose più belle. A me sembra logica questa cosa! Una bestia morta che desiderio ti fa venire? Ti fa venire il voltastomaco, non ti fa venire un desiderio!

Che desiderio ti fa venire, vedere una persona mediocre? Invece vedere una bella persona, vedere un giovane innamorato dell’Eucarestia che è lì che prega, che è devoto, che sta davanti al Tabernacolo, che, quando ti parla di Gesù, gli si accendono negli occhi le fiamme ardenti del giorno della Pentecoste; ma tu, dopo che hai visto una roba del genere, dici: anch’io, anch’io, anch’io.

E quello che dice san Manuel, lo capisco! Perché, col passare degli anni, lo sto capendo anch’io. Ci ho impiegato un po’ di più di san Manuel, perché son testone, ma lo sto capendo anch’io. San Manuel ha fatto l’esperienza contraria, e anch’io, purtroppo, devo dire che ho fatto questa esperienza, grazie al cielo non troppe volte, però l’ho fatta. Mi ricordo che una volta, parlando del santo Curato d’Ars, che ero tutto infiammato — perché stavo predicando, mi sembra, sul giudizio, sul suo sermone sul giudizio particolare o quello sulla mormorazione, adesso non mi ricordo più, uno di questi — quando ho finito, ero tutto infiammato per tutte le cose belle che il santo Curato d’Ars scrive, questo tizio salta su in piedi e dice: “Eh, ma questo è terrorismo?” — “Come terrorismo!?” — “Eh, no, ma a sentire queste cose qui, a uno gli viene il terrore, gli viene la paura, ma allora che Dio è?”. No, c’è qualcosa che non va. Ma noi, a cosa siamo abituati? Cosa cerchiamo nella vita? Io non capisco, veramente, guardate, perdonatemi, ma non lo capisco.

Per cui san Manuel deve giustificarsi (che è incredibile!) perché dice: «Lungi, assai lungi dal mio animo (“lungi, assai lungi”, guardate che le parole hanno un peso) nell’evidenziare questi difetti e pericoli, insieme alle loro funeste conseguenze» — quindi lo ripete, dice: guardate, sono cose terribili — “da suscitare paura piuttosto che desiderio, prospettando un’ideale tanto elevato e inaccessibile”.

Ecco, se noi siamo in questo gruppo di persone che, a sentire queste cose, si spaventano… grazie al cielo a me non sembra, perché dai vostri commenti che leggo, mi sembra che non siate tra queste persone, anche perché probabilmente ve ne sareste già andati dall’ascoltare le mie meditazioni. E quelli che ho visto a Rosa Mistica il 7, assolutamente non sono tra queste persone. Allora se non siamo in questo gruppo di persone, a sentire queste cose, dovremmo appunto avere un desiderio di imitazione, di dire: “È possibile! Qualcuno ha vissuto in modo meraviglioso questa appartenenza, questa adorazione a Gesù; la voglio vivere anch’io”. Come disse Sant’Agostino, riferendosi ai santi: “Se questi e queste, perché non io?” vedete? Non: “Siccome loro sono stati santi e io non lo sono, allora mi deprimo”. No, tutto il contrario. Anch’io mi impegno per esserlo, anch’io voglio partecipare di quella bellezza.

…un’idea tanto elevata e inaccessibile da suscitare paura piuttosto che desiderio.

No! Noi dovremmo dire al Vescovo: “Eccellenza, nessuna paura, un grandissimo desiderio! E grazie! Grazie di averci fatto vedere, riconoscere, questi difetti, questi pericoli, questi peccati”; lui non lo scrive, lo dico io: questi qui son peccati. La negligenza, la tiepidezza, la freddezza, la scortesia, l’irriverenza, la promiscuità, l’inconsistenza, la distratta cura, la mancanza di comunicazione affettuosa e la durezza di cuore, il tradimento sacrilego; questi son peccati, e alcuni di questi sono gravissimi! Altro che “difetti e pericoli”! Perché lui è delicatissimo, ma non sono difetti e pericoli, questi sono peccati gravissimi. Certo, poi dipende ciascuno come li fa e con quale avvertenza, va bene, ma restano peccati, son cose gravi, perché stiamo parlando dell’Eucarestia! Non stiamo parlando del bigodino dimenticato sul tavolo, noi stiamo parlando dell’Eucaristia, stiamo parlando del Tabernacolo, stiamo parlando del Corpo, Sangue, Anima di Gesù, stiamo parlando del Cuore eucaristico di Gesù. Non stiamo parlando del: “Santa pace, mi sono dimenticato le scarpe fuori dalla casa!”, no, no. Perché ciò che rende grave una negligenza (in questo caso), è l’oggetto / soggetto, cioè: l’Eucarestia. È questo che rende grave la negligenza, non la dimenticanza in sé. La scortesia e la freddezza è resa grave dall’oggetto / soggetto che è Gesù, che è il suo Cuore eucaristico. Oh, ma lì c’è il cuore che pulsa!!!

Abbiamo fatto non so quante catechesi su questo tema, eh! Sul libro “Un cardiologo visita Gesù del dottor Serafini; quante catechesi abbiamo fatto su questo! Dove abbiamo dimostrato chiaramente, è stato dimostrato scientificamente — e non mi ripeto, chi non le ha sentite se vuole può andare a sentirle — che l’Eucarestia, nei miracoli eucaristici, è sempre il Cuore di Gesù. Non solo il cuore: quando avviene il miracolo eucaristico — quindi non vediamo più l’accidente del pane, ma vediamo il rosso del sangue e la carne — quelle fibre che sono state analizzate, sempre sono il miocardio, quindi la parte più interna del cuore. Gesù non ci ha dato semplicemente il suo Corpo, Gesù non ci ha dato semplicemente il suo Cuore, che uno dice: “Mi ha dato il cuore”, no! Non ci ha dato semplicemente il suo Corpo, non ci ha dato semplicemente il suo Cuore, no, ci ha dato il Cuore del suo Cuore. Di più non era possibile; perché nessuno hai mai pensato una roba del genere. Perché noi, al massimo, diciamo a una persona: “Guarda, ti ho dato il cuore”, nessuno ha mai detto: “Ti ho dato il cuore del mio cuore”. Nessuno ha mai detto: “Ti ho dato il miocardio”. Che, tra l’altro, il miocardio, che è la parte più interna del cuore, se scomponete la parola miocardio viene “mio cuore”. Cioè, capite: tutto dell’Eucarestia, non solamente l’aspetto scientifico, ma la parola stessa dice che è il Cuore del Cuore di Gesù.

Quindi quando verrete a questo ritiro di luglio — e diffondetelo, questo ritiro, diffondetelo, diffondetelo, appiccicatelo sui muri, tempestate ovunque con la locandina; mandatelo su tutti i gruppi di WhatsApp; mandatelo a tutte le persone che conoscete, mandatelo a tutti — quando faremo questo, a Dio piacendo — perché poi sapete, magari io muoio e allora non vi potrò più dire quello che vi volevo dire, ci saranno gli altri che lo faranno benissimo, però quello che voglio dire io, se muoio, non lo potrò più dire, ma se sarò vivo e se il Signore mi tiene una mano sulla testa — vi parlerò proprio della Vergine Maria, quale primo Tabernacolo vivente.

Vi faccio un piccolo accenno, ma non vi dico di più. Gesù, quando nasce, nasce dal corpo della Vergine Maria, senza concorso di padre umano, perché viene concepito per opera dello Spirito Santo; quindi, umanamente c’è solo la Vergine Maria, il corpo della Vergine Maria e basta e lo Spirito Santo. Quindi, a livello umano, la carne di Gesù, il DNA di Gesù, viene tutto unicamente dalla Vergine Maria. Riuscite a capire dove voglio arrivare? In Gesù c’è tutta la Vergine Maria, umanamente parlando, senza toccare la parte spirituale; umanamente parlando, Gesù è tutto, totalmente mariano, totalmente! Non c’è un capello, un pelo in Gesù che non sia mariano. Ma questo è scritto, perché, diversamente, è eretico colui che pensa che c’è stato concorso di uomo, e allora siamo fuori dalla nostra fede cristiana cattolica. Quindi, Lui è totalmente mariano. Tutto il corpo di Gesù è intessuto, intriso, è fatto del corpo della Vergine Maria, perché non c’è nessun concorso di padre umano. E questo vuol dire tante cose… E lo vedremo al ritiro; al ritiro proprio vedremo esattamente anche questo.

Quindi, quando faccio la comunione, pensate: questo Cuore eucaristico di Gesù… Vabbè, mi fermo, perché sennò faccio già il ritiro adesso. E, quindi, tutto il mio intervento che farò, centrato sulla Vergine Maria, non potrà che puntare, poi, all’adorazione eucaristica notturna, all’adorazione eucaristica continua; lasceremo la chiesa aperta proprio per consentire a tutti di poter stare, in quei giorni — come le Marie, come san Giovanni — ai piedi del Tabernacolo; stare con Gesù; avere tre giorni dove poter godere totalmente di Gesù; bellissimo, bellissimo!

Ecco perché dico di diffonderlo e soprattutto tra i ragazzi, tra i giovani, perché c’è bisogno di Gesù, c’è bisogno di stare con Gesù, di vivere con Gesù, di appartarsi con Gesù, di mettere ordine nella propria vita con Gesù. Noi abbiamo bisogno di questo, tutti abbiamo bisogno di questo.

E concludo con questo pezzetto:

…nonostante tutti questi abbandoni più o meno volontari, Gesù vuole essere ricevuto nella Comunione e stare nel Tabernacolo.

Nonostante tutto, e nonostante tutti, Gesù vuole essere ricevuto nella Comunione e stare nel Tabernacolo; perché Gesù è l’amore, e l’amore ama in continuazione; quello è un fuoco che non si estingue mai, niente può estinguerlo, e quindi Gesù vuole stare lì, Gesù ti aspetta, ti chiama per stare lì.

Quel ritiro e quelle giornate saranno proprio delle giornate eucaristiche e mariane, dove ci sarà ancora la possibilità di vestire lo scapolare, di consacrarsi alla Vergine Maria. Capite, proprio Gesù e Maria Santissima, Gesù e la Vergine Maria; loro saranno proprio i nostri due pilastri ai quali ci legheremo in quei giorni. E prosegue:

ed è altrettanto certo che, nonostante la nostra debolezza, pigrizia ed ingrata corrispondenza…

proprio per questo, proprio perché siamo pigri, deboli, ingrati, proprio perché siamo pieni di peccati, san Manuel dice:

…precisamente per questo, dobbiamo, e molto ci conviene, comunicarci più spesso ed essere maggiormente in contatto con Lui.

Capite? Altro che: mi si abbassa il desiderio, mi spavento e ho paura; robe da matti! 

Proprio per questo mi conviene comunicarmi; certo, confessandomi prima, questo è ovvio, se ho dei peccati gravi sulla coscienza. Non posso dire: “Ah, beh, allora anche se ho peccati gravi, io prendo e vado a comunicarmi, perché tanto…”, no!

A noi conviene comunicarci più spesso proprio perché siamo deboli, pigri, ingrati, perché questo cuore pulsante, questo miocardio di Gesù, cambi il nostro cuore malato. È per questo che dobbiamo stare davanti al Tabernacolo ed essere maggiormente in contatto con lui, per essere guariti, per essere sanati, per essere cambiati, per essere trasformati, per essere santificati.

Bene, io spero che, da qui a luglio, tutti non ci esercitiamo in questo compito bellissimo che ci lascia san Manuel, di innamorarci dell’Eucarestia, di diventare dei Giovanni e delle Marie. Ecco, vedete, nel nostro programma di Callisti monaci ci sta proprio questo; ci sta proprio il fatto di fare del Tabernacolo il centro della nostra vita, e fare del miocardio di Gesù il nostro primo, primissimo, fondamentale nutrimento. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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