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Le Passiflore Eucaristiche: Serva di Dio Teresa Neumann, parte 2

Le Passiflore Eucaristiche: Serva di Dio Teresa Neuman

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di sabato 12 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 18, 1-8)

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 12 novembre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciottesimo del Vangelo di san Luca, versetti 1-8.   

Continuiamo la nostra meditazione sulla vita della Serva di Dio, Teresa Neuman, laica stigmatizzata.

Affrontiamo ora il tema del digiuno.

Pag. 19

Nel corso della malattia il bisogno di nutrimento di Teresa Neumann divenne sempre più scarso. Dal Natale del 1922, a causa della paralisi dei muscoli della deglutizione, ella ingoiò soltanto alimenti liquidi; dal 1926, solo per l’insistenza materna, ne prendeva uno o due cucchiai al giorno. D’allora in poi perdette ogni sensazione di fame, anzi, cibi e bevande le ripugnavano. Dopo il Natale del 1926 rifiutò definitivamente di nutrirsi. Prendeva solo alcune gocce d’acqua dopo la S. Comunione. Dal settembre 1927 fino alla sua morte, Padre Naber non le porse più neanche quella, sì che per ben 35 anni Teresa ha vissuto senza mangiare né bere. Questo è il digiuno assoluto. La Comunione quotidiana era il suo unico nutrimento. La Specie sacramentale (eccetto determinati casi o periodi) non si dissolveva, ma permaneva in lei fino alla seguente Comunione. Lei sentiva quando la Presenza sacramentale finiva e anelava alla prossima Comunione. Il digiuno è confermato dalla testimonianza giurata di Teresa stessa, dei suoi genitori e fratelli e da tutte le persone che le stavano vicino. “Teresa stava spesso tutto il giorno sui campi o nel giardino e neanche col più forte calore estivo sentiva sete alcuna”, sostiene il fratello Ferdinando.

Teresa lavorava e non faceva la studentessa o la segretaria: lavorava nei campi, eppure neanche d’estate beveva o mangiava. O meglio, beveva e mangiava eccome! Che cosa? Solo Gesù Eucarestia! “La mia carne è vero cibo, il mio sangue vera bevanda”. Gesù non mente e queste  vite sono qui a dirci proprio questo. 

D’altronde anche le persone che nel corso della sua vita la ospitarono, spesso per parecchi giorni, si convinsero del suo assoluto digiuno. (…) In conseguenza del digiuno vennero anche a mancare le evacuazioni. 

L’apparato digerente  e quello urinario si fermano. Si avvicina molto a una vita angelica completamente e assolutamente indirizzata, dedicata, assorbita nell’Eucarestia.

Nel Diario, finora inedito, di Padre Naber, all’1 marzo 1931 (seconda domenica di Quaresima) è riportato:

“Contemplazione della trasfigurazione di Cristo”

Teresa spiega che nella prima visione della trasfigurazione di Cristo (6 agosto 1926) lei ha lasciato la sua fame e la sua sete sul Monte Tabor. Ho infatti avuto l’impressione che da quel giorno lei non abbia più sentito bisogno né di mangiare né di bere, forse tutt’al più di bere. Cibi solidi non ne aveva ingeriti più fin dal principio del 1923. Dal 6 agosto fino al Natale 1926 Teresa ha preso, solo su insistenza della madre, qualche cibo liquido (circa una tazza nel corso della settimana), ma lo rimetteva subito.

Lei stessa confessò d’aver talvolta eluso l’insistenza della madre versando quel liquido nei vasi dei fiori, i quali però poi si seccavano. Dal Natale 1926 fino al settembre 1927 Teresa prese un sorso d’acqua solo dopo la S. Comunione. Credo che a causa della paralisi e della difficoltà di deglutizione non riuscisse a inghiottire il piccolo pezzetto d’Ostia che le somministravo. Dal settembre 1927 non prese più neanche quello. Le evacuazioni della vescica e dell’intestino, già allora scarsissime (un po’ d’acqua ogni 15 giorni circa, e ogni 2 o 3 mesi, con grande dolore, un po’ di limo intestinale) cessarono completamente nel 1930. Quando le si chiedeva di che cosa vivesse, rispondeva semplicemente: “Del Salvatore” e intendeva della S. Comunione. In lei si compie alla lettera la parola di Dio: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”. Che Teresa abbia perduto fame e sete proprio mentre contemplava la magnificenza del Salvatore nella Trasfigurazione mi ricorda le parole della Scrittura: “ Mi sazierò quando mi apparirà la tua gloria”.

Controllo del digiuno da parte delle autorità ecclesiastiche.

Pag. 57

Quando nel 1927 alla famiglia Neumann venne richiesto di sottoporre Teresa ad un’osservazione medica per esaminare la natura del suo preteso digiuno, i parenti per ragioni di dignità si mantennero all’inizio sulla negativa e anche il direttore spirituale di Teresa ritenne offensivo che fosse messa in dubbio la parola di gente retta, stimata, dalla coscienza religiosa profondamente radicata, senza dover ricorrere alla conferma dei medici. I genitori fecero notare che sarebbero stati ben grati se all’epoca della grave malattia della figlia i sigg. medici si fossero prestati un pochino per aiutarli; ora, invece, che non ne aveva più bisogno, il loro interesse si era improvvisamente destato. Anche gli amici di famiglia sostennero essere una grave intromissione nel diritto fondamentale della libertà umana il voler costringere una cittadina “che non faceva male a nessuno e che non chiedeva né di essere visitata né esaminata” a mettersi sotto controllo in una clinica. (GERLICH 1, p. 8)

Malgrado tutte queste considerazioni, Teresa stessa e poi anche suo padre, che, fin che visse, prese molto sul serio la parte di protettore della figlia, cedettero alle insistenze della Curia di Ratisbona e diedero il consenso ad effettuare le indagini richieste, purché fossero eseguite nella casa paterna e contro formale promessa che si sarebbe trattato della prima e ultima volta.

Tale adesione alla sorveglianza del digiuno, qualora la sua affermazione fosse risultata una bugia e un inganno, rappresentava per Teresa un rischio mortale (cfr. perizia dott. Mayr, pag. 215), e in ogni modo – caso mai fosse stata costretta a interromperlo – il rischio del discredito di fronte al mondo intero, oltre a gravi sanzioni religiose e civili. Ma a Konnersreuth, il suo paese, nessuno si preoccupava di tale possibilità. La Resl sosteneva fiduciosamente: “Salvatore, tu hai incominciato questa faccenda e tu la devi portare a termine come meglio ti piace. Noi ci affidiamo a te completamente”.

Queste le annotazioni del Padre  Naber, 1 marzo 1931:

Nel luglio 1927, con la sua approvazione e su iniziativa della Curia di Ratisbona, Teresa fu sottoposta ad una minuziosa e rigorosa sorveglianza di una commissione medica e di quattro suore di Mallersdorf. La Curia aveva preventivamente interrogato alcuni competenti per sapere quanto tempo una persona può, normalmente, vivere senza prendere cibo e bevanda. L’esito di questa indagine stabilì un periodo massimo di undici giorni, specialmente riguardo al bere. Su questo indice si decise di protrarre la vigilanza per 15 giorni. A due per volta le suore, sotto giuramento, osservarono incessantemente Teresa durante quei 15 giorni secondo le istruzioni ecclesiastiche e mediche.  È stata misurata l’acqua per sciacquare la bocca; sono state controllate tutte le secrezioni.

Furono prese fotografie delle stigmate sanguinanti e il sangue stesso fu esaminato. Venne perfino sottoposta, senza chiederle il permesso, a visite molto penose di cui per dieci anni lei si vergognò di parlare, perfino ai genitori. Nel corso di tali accertamenti è stato fatto, durante lo stato di estasi del venerdì, un esperimento di abbacinamento con una lampada ad arco di 5000 Watt, dirigendo il raggio luminoso sui suoi occhi spalancati. Se Teresa si fosse trovata in condizioni di sensibilità normale questo esperimento avrebbe potuto provocare disturbi visivi molto gravi, specialmente a lei, che già era stata affetta da cecità. Invece non si mosse, né batté ciglio e ciò dimostra, come verrà spiegato in seguito, che nello stato di contemplazione visionaria era insensibile ad ogni impressione esterna.

Adesso io dico: è vero che bisogna controllare e non si può credere a tutto e a tutti, però possiamo dire che non è necessario torturare le persone? Queste mi sembrano torture! Puntare negli occhi di una persona una lampada da 5000 Watt… perché? Ci sono tanti modi per capire se una persona mente o no: non c’è bisogno di buttarla sul fuoco! Come è successo con la beata Alexandrina… mi sembrano metodi criminali di una spietatezza e di una cattiveria incomprensibili. Mi spavento a leggere queste cose: “È stata misurata l’acqua per sciacquare la bocca” ma quanta può essere l’acqua usata per sciacquare la bocca? Saranno due cucchiai! E chi può vivere con due cucchiai di acqua al giorno? Io non potrei stare in piedi solo con l’acqua che uso mattina, mezzogiorno e sera per sciacquarmi i denti: mi verrebbe una sete da impazzire! E poi tutto il resto che le hanno fatto e che Teresa ebbe il coraggio di raccontare solo dopo dieci anni: posso solo immaginarlo! 

Vogliamo fare una verifica? Bene, ma dentro i limiti della decenza umana, del rispetto per le persone. Siccome devo controllare non è che  qualunque decenza che deve essere riservata a un essere umano non è più importante! No: il rispetto è il rispetto!  

Nei 15 giorni non fu costatata la minima immissione di alimenti. Il peso, che all’inizio dell’esame era di 55 kg, scese, durante le sofferenze del venerdì a 51 kg la prima volta e a 52,5 kg la seconda e alla fine dell’esame ritornò al peso iniziale, malgrado l’assoluto digiuno (v. perizia Mayr, pag. 215). Il peso medio di Teresa Neumann, nel corso degli anni seguenti non è mai diminuito, anzi, con l’età e per predisposizione ereditaria, è piuttosto aumentato. Ha sempre perduto peso nei venerdì (fino a 4 kg), ma lo ha ricuperato regolarmente nel corso della settimana. Un organismo normale non sopporterebbe, a lungo andare e senza sostentamento, così continue variazioni di peso senza registrare notevoli disturbi.

Il terzo Reich tenne addirittura conto del fatto che Teresa Neumann non avesse bisogno di nutrizione, cancellandola dalle liste annonarie dal principio della guerra fino alla riforma monetaria (1948). A sua richiesta le fu, invece, concesso un supplemento di buoni per detersivi, onde poter lavare la grande quantità di biancheria che si ammucchiava ogni venerdì a causa dei sanguinamenti.

Contro ogni osservanza del riserbo professionale il risultato dell’indagine, che non si limitò affatto alla sorveglianza del digiuno, venne pubblicato dal prof. Ewald sul settimanale medico “Monchner Medizinische Wochenschrift” nel n. 46 del 1927. Anche accettando per buona la scusa che quella pubblicazione è servita esclusivamente all’ambiente medico a scopo informativo, non si può far a meno di recriminare la clamorosa infrazione al segreto professionale, visto che la pubblicazione è uscita senza il consenso della paziente e, sfruttando l’interesse mondiale per Konnersreuth, ne fu fatta un’edizione straordinaria la cui efficacia propagandistica era basata sul seguente titolo: “La stigmatizzata di Konnersreuth – Rapporto dello psichiatra G. Ewald, Erlangen…”

Risultato: 

“le stigmate sono con ogni probabilità vere e non determinate da fenomeni psichici di natura isterica. Inspiegato e inspiegabile resta il prolungato digiuno, con periodico aumento di peso. La scienza non conosce miracoli né incrinature all’ordine naturale delle cose. Questo caso si potrebbe chiarire soltanto con la sorveglianza effettuata in una clinica neutrale”.

Ancora? È assurda questa cosa! Sono andati a prendere la vita di una persona e l’hanno sbattuta in prima pagina e adesso si dice che tenere Teresa sotto controllo notte e giorno per quindici giorni non è bastato e si rende necessario ricoverarla in una clinica!

La violazione del segreto professionale di questa pubblicazione, avvenuta senza il consenso degli interessati, spiega l’irrigidimento della famiglia Neumann nella sua posizione di diniego ad ulteriori indagini mediche.

E hanno fatto bene!

La Curia di Ratisbona dichiarò nel suo foglio ufficiale del 410-1927 quanto segue: 

“L’esteso, esauriente rapporto dell’Ufficiale Sanitario dott. Seidl e il testo scritto di proprio pugno dal docente universitario prof. Ewald, nonché i due gruppi di diari delle quattro suore, ci convincono che un’osservazione effettuata in un ospedale o in una clinica, come all’inizio era stato auspicato, ma non fu possibile effettuare, non avrebbe potuto dare risultati migliori. Firmato: Scheglmann, Vicario Generale; Wohrl, Segretario”.

È stato raggiunto un minimo di onestà!

In seguito, per anni, la famiglia subì gravissime pressioni affinché permettesse il ricovero di Teresa in modo che subisse ulteriori esperimenti ed esami, ma i Neumann erano stati consigliati diversamente da chi era a conoscenza della pericolosità di un ricovero sotto il Terzo Reich, che aveva ormai preso il potere in Germania. Sarebbe troppo lungo e complesso riportare le vicende che hanno favorito Teresa e la sua famiglia nell’evitare il ricovero preteso ad un certo momento anche dal sant’Uffizio (anche se poi ritirato); è indicativo però ricordare quanto segue:

Pag. 64

Papa Pio XI, secondo le parole del professore milanese Gemelli, avrebbe detto al (futuro Beato) card. Schuster, parlando di Konnersreuth: “Lasciate in pace quella creatura”. E ad un altro vescovo, che lo riferì poi a P. Naber: “Rimettiamo Konnersreuth alla divina Provvidenza”.

P. 63:

Inoltre, riportiamo le parole ispirate che Teresa, durante un’estasi, rivolse al suo confessore preoccupato per la situazione delle pressioni ecclesiastiche: ‘Se il Salvatore si fosse ripromesso di ricavare, da un nuovo esame, qualche cosa in Suo onore o che fosse utile alla salvezza della gente, Egli avrebbe già da tempo portato a termine la faccenda‘. 

Queste anime, queste Passiflore Eucaristiche hanno veramente subito patimenti terribili…

Domani vedremo le impressioni delle stigmate e le visioni della Passione. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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