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I santi segni. Romano Guardini, parte 22

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 22»
Sabato 27 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 21, 20-25)

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 27 maggio 2023. Oggi ricordiamo Sant’Agostino di Canterbury ,vescovo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventunesimo del Vangelo di San Giovanni, versetti 20-25.

Proseguiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini: I Santi Segni.

Oggi vediamo “L’Altare”.

Forze molteplici vi sono nell’uomo: conoscendole, egli può abbracciare tutt’intorno le cose, stelle e montagne, mari e fiumi, piante e animali e tutta l’umanità ch’è vicino a lui, e così arricchire il suo mondo interiore. Egli le può amare, le può odiare e respingere; può porsi contro di esse oppure tendervi e attirarle a sé. Può agire sul mondo circostante e modificarlo secondo il proprio volere. Un vario ondeggiare di gioia e di brama, di afflizione e d’amore, di calma e di eccitazione accompagna il ritmo del cuore. La sua forza più nobile è però questa: il riconoscere che v’è qualcosa di più alto sopra di lui; il venerare codesto qualcosa di più alto e inserirvisi. L’uomo può conoscere al di sopra di sé Dio, Lo può adorare e può offrire se stesso «affinché Dio sia glorificato». Questa è l’offerta: che la sublimità di Dio risplenda nello spirito; che l’uomo adori questa sublimità; non si attardi egoisticamente nei propri possessi, bensì li trascenda, impegni se stesso affinché l’eccelso Iddio venga glorificato. La forza più profonda dell’anima è la sua capacità di offerta. È nell’intimo dell’uomo che hanno sede la calma e la limpidezza donde sale l’offerta a Dio. Appunto di questo nucleo più intimo, calmo e forte, proprio dell’uomo, l’altare di pietra è il segno visibile.

Quindi l’altare che noi vediamo in chiesa, è proprio il segno del nucleo più intimo, cioè la nostra capacità di offerta. Questa è proprio la forza più profonda della nostra anima: offrire, offrirsi. E nell’intimo dell’uomo stanno la calma e la limpidezza. Ed è da lì che sale l’offerta a Dio. L’altare che noi vediamo in chiesa è esattamente il segno di questo.

Esso sta nella parte più santa della chiesa, elevato dai gradini sul resto dello spazio, che pure è distinto esteriormente dalle altre opere dell’uomo, distaccato come il santuario dell’anima. Saldamente eretto sullo zoccolo sicuro, come il volere verace dell’uomo che non ignora Dio ed è deciso a impegnarsi per Lui. E sullo zoccolo la «mensa», un luogo ben preparato su cui è presentata l’offerta. Nessuna angolosità, superficie tutta libera. Nessuna penombra né azione nell’oscurità, bensì aperta a tutti gli sguardi. Così, come l’offerta ha da aver luogo nel cuore. Tutta dispiegata dinanzi allo sguardo di Dio, senza riserve né secondi fini.

Quindi, sta descrivendo come è collocato l’altare in chiesa, e per analogia, lui dice che nel nostro caso — cioè della nostra anima — deve essere eretto sul volere verace dell’uomo, che non ignora Dio. Cioè: non voglio ignorare Dio, voglio impegnarmi per lui. Questo è lo zoccolo duro! Questo lui lo chiama “lo zoccolo sicuro” sul quale far appoggiare il nostro altare che poi reggerà l’offerta. “Non ignoro, voglio impegnarmi”. E su questo zoccolo c’è la mensa dove viene presentata l’offerta.

Quindi la nostra offerta nel nostro cuore deve essere tutta dispiegata davanti allo sguardo di Dio, senza riserve, senza secondi fini. Cioè non posso dire: “Offro al Signore però fin qui.”, oppure: “Offro al Signore per questo scopo.” No! Un’offerta non ha un secondo fine che non sia la gloria di Dio, capite? Una vera offerta non può essere condizionata. Sennò che offerta è?

Ma l’uno è in intima relazione con l’altro: l’altare esteriore con quello interiore. Quello è il cuore della chiesa; questo la realtà più profonda di un petto umano che palpiti, del tempio interiore, del quale l’esterno con le sue pareti e vòlte è espressione e similitudine.

Quindi, stanno in intima relazione: quello che noi vediamo in chiesa, con quello che noi portiamo dentro. Quello che io vedo in chiesa è immagine di questa realtà più profonda che sta dentro il mio petto, che palpita dentro il mio petto. Quale realtà? Il tempio interiore! Noi siamo il tempio di Dio.

Ecco allora credo che andando in chiesa, guardando l’altare, avremo modo di riflettere su questa bellissima particolarità dell’altare come simbolo, come segno, dell’altare che io porto dentro di me e dell’offerta che su questo altare devo collocare perché sia gradita a Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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