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I santi segni. Romano Guardini, parte 21

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 21»
Venerdì 26 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 21, 15-19)

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 26 maggio 2023. Oggi festeggiamo San Filippo Neri.

Oggi ricordiamo anche l’apparizione della Vergine Maria a Caravaggio, in provincia di Bergamo, il 26 maggio 1432. Ecco, io vi consiglio di andare un po’ a leggere la storia di questa apparizione e che cosa la Vergine Maria chiese. Lei disse, tra le altre cose:

«Voglio che tu dica a tutti e a ciascuno che digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio, e che, dopo il vespro, per devozione a me festeggino ogni sabato. Quella metà giornata devono dedicarla a me per riconoscenza per i molti e grandi favori ottenuti dal Figlio mio per la mia intercessione».

Ecco, io vi consiglio di andare bene a rileggerla. E oggi, nel 1887, San Pio da Pietrelcina riceveva il suo Santo Battesimo, pensate!

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventunesimo del Vangelo di San Giovanni, versetti 15-19.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini: I Santi Segni.

Oggi ci concentriamo sui segni del “Pane e Vino”.

Scrive:

Ma un’altra via ancora conduce a Dio: di essa non si potrebbe parlare se la stessa parola di Dio non vi accennasse e la liturgia non la percorresse con tanta fiducia. Non vi è solo l’unione della visione, dell’amore, della coscienza e del sentimento. Vi è anche l’unione dell’essere vivente con Dio. Non soltanto tende a Lui il nostro conoscere e il nostro volere, bensì l’intero nostro essere. 

«Il mio cuore e tutta la mia carne anelano al Dio vivente»,

dice il salmo, e noi sentiamo calmata la nostra sete solo quando siamo uniti con Lui anche nell’essere e nel vivere. Questo non significa mescolanza di essere né confusione di vita. Affermare cosa siffatta, sarebbe non soltanto temerario, ma insensato, perché nulla di creato può mischiarsi col divino. Eppure c’è un’unione diversa da quella del mero conoscere e amare: l’unione della vita reale.

Bella questa espressione: “L’unione della vita reale”.

Noi vi tendiamo, dobbiamo tendervi e per questo anelito v’è un’espressione veramente profonda. La stessa Sacra Scrittura con la liturgia ce la mette sulle labbra: vorremmo essere uniti a Dio con la nostra vita personale come il nostro corpo con il cibo e con la bevanda. Noi siamo affamati e assetati di Dio. Non soltanto lo vorremmo conoscere, non soltanto amare:

Sentite che bello:

lo vorremmo anche stringere a noi, trattenere, possedere — sì, diciamo fiduciosi — lo vorremmo mangiare, bere, tutto in noi, fino a che ne fossimo sazi, del tutto paghi, del tutto compenetrati. La liturgia della festa del Corpus Domini lo dice anzi con le parole del Signore: 

«Il Padre vivente Mi ha mandato. Come Io vivo nel Padre, così chi si ciba di Me, vive in Me».

È questo, nevvero? Non oseremmo esigere una cosa siffatta come nostro diritto; dovremmo temere di contaminarci con un sacrilegio. Ma ora è Dio in persona che parla così, che dice al nostro intimo: 

«Così dev’essere!».

E inoltre: nulla di irriverente deve essere con questo pensato. Nulla che faccia sorgere il sospetto che noi si voglia cancellare i confini separanti noi, creature, da Dio. Ma possiamo bene avvalerci di quello che Egli spesso ha posto come esigenza in noi. Possiamo allietarci di quanto la Sua bontà straordinariamente grande ci dona. È Cristo che parla: 

«La mia Carne è veramente un cibo ed il mio sangue veramente una bevanda […] Chi mangia la mia Carne e beve il mio sangue, rimane in me ed io in lui […] Come il Padre mi ha dato di avere la vita proprio in me, allo stesso modo chi mi mangia, avrà in me la vita».

Queste parole di Gesù non dovremmo mai dimenticarle.

Mangiare la Sua Carne … bere il Suo sangue, nutrirsi di Lui … accogliere in noi l’Uomo-Dio vivente, ciò che esso è e possiede, non è più di quanto noi avremmo potuto desiderare per conto nostro? È tuttavia proprio tutto quello che il nostro intimo ha da desiderare? Questo mistero trova così limpida espressione appunto nelle figure del pane e del vino. Il pane è nutrimento, onesto, che realmente nutre. Sapido e vigoroso, da non annoiarci mai. Il pane è verace. E buono è pure: prendi la parola nel suo senso caldo e profondo. Ma nella figura del pane Dio diventa vitale nutrimento per noi uomini. Sant’Ignazio di Antiochia scrive ai fedeli di Efeso: 

«Spezziamo un pane: che esso ci sia pegno dell’immortalità».

È un cibo che nutre tutto il nostro essere con il Dio vivente e fa sì che noi siamo in Lui ed Egli in noi. Il vino è bevanda. Anzi, per parlar rettamente, non soltanto bevanda che spegne la sete; questa è l’acqua propriamente. Il vino mira a qualcosa di più. 

«Esso rende lieto il cuore dell’uomo»,

dice la Scrittura. Senso del vino non è solo di spegnere la sete, bensì d’essere la bevanda della gioia, della pienezza, della esuberanza. 

«Com’è bella la mia coppa piena di ebbrezza!»,

dice il salmo. Comprendi cosa significa questo? Che qui ebbrezza ha un significato completamente diverso da eccesso?   Sentite che bella espressione —  Bellezza scintillante è il vino, profumo e forza che tutto dilata e trasfigura. Ed è sotto la figura del vino che Cristo elargisce il suo Sangue divino. Non come bevanda ragionevolmente misurata, bensì come sovrabbondanza della prelibatezza divina. 

«Sanguis Christi, inebria me — sangue di Cristo inebriami»,

pregava Sant’Ignazio di Loyola, l’uomo dal caldo sangue cavalleresco. E Agnese parla del Sangue di Cristo come d’un mistero d’amore e d’inesprimibile bellezza: 

«Miele e latte ho succhiato dalla Sua bocca, e il Suo Sangue ha reso amabili le mie guance»:

così si dice nelle preghiere della sua festa. Cristo ci è divenuto pane e vino in un sacramento: cibo e bevanda. Noi Lo possiamo mangiare e bere. Il pane è fedeltà e salda costanza. Il vino è audacia, gioia oltre ogni misura terrena, profumo e bellezza, ampiezza di desiderio ed esaudimento senza limiti, ebbrezza della vita: possedere, prodigare …

Beh, mi sembrano delle parole veramente molto belle. Adesso facciamo qualche commento.

Quindi, c’è la possibilità di un’unità nell’essere e nel vivere con Dio, che non vuol dire mescolanza di essere, che non vuol dire confusione di vita, ma vuol dire unità. Unità prevede che ci siano due realtà, che sono diverse. Sennò che unità c’è? Quindi devono esserci due realtà “altre” una dall’altra, diverse, che si incontrano e si uniscono. E questo non vuol dire né mescolanza né confusione. Ecco, lui la chiama “l’unione della vita reale”. Che è diversa dal conoscere dall’amare, proprio è un’unione di vita, ma non di vita illusoria, non di vita ipotetica, non di una vita che mi piacerebbe “se…”.  No no! “unione della vita reale”, cioè la vita reale di tutti i giorni diventa luogo ed espressione di questa unione con Gesù. Romano Guardini scrive che noi vorremmo essere uniti a Dio con la nostra vita, con tutto noi stessi. “Noi siamo affamati e assetati di Dio”.

Ecco, credo che non ci sia frase più vera di questa. Le persone, tantissime persone sono affamate e assetate di Dio.

Questo nei miei anni di ministero sacerdotale, l’ho potuto sempre vedere, non so se per grazia di Dio sono stato risparmiato dal vedere altro, io questo non lo so, comunque… Quando andavo in carcere, sei anni, quindi non sei giorni, sei anni di carcere dove andavo due volte alla settimana, il sabato e la domenica e andavo dalle 13:30 del sabato e della domenica fino alla sera alle 19 o 19:30 quindi tante ore! Se voi le sommate in un mese vedete quante ore sono. E questo sempre, tutte le settimane tranne che il mese di agosto e metà luglio, perché avevamo i nostri campi di formazione, i nostri impegni di frati; quindi, non potevo più andare per metà luglio circa e poi agosto. Però, per il resto sempre. Ebbene, prima questa ampia frequentazione del carcere, poi, da sacerdote, tutte le persone che ho incontrato in questi quasi 22 anni (manca poco) di sacerdozio. Io ho sempre incontrato persone assetate e affamate di Dio.

Guardate, credo mai o comunque rarissimamente, ho incontrato persone indifferenti, rarissimamente! Magari con un desiderio, una fame e una sete ovviamente di diverse entità, di diverso grado, certo. E questo l’ho visto in persone di tutti i tipi: giovani, anziani, carcerati, liberi, malati, malati psichiatrici… perché prestavo servizio anche lì e poi anche in quel raggio, quel piano, che si chiama il “piano degli infami” (lo chiamano così in carcere) dove stanno quelli che hanno commesso dei reati particolarmente brutti per cui non possono stare insieme agli altri detenuti, altrimenti verrebbero uccisi. Pensate che sul campanello, a quei tempi — adesso non so se c’è ancora, magari l’avranno cancellato — qualcuno aveva scritto a penna, sul muro: “Qui l’inferno”. Tutte le volte che andavo lì a schiacciare quel campanello per farmi aprire, per sei anni, prima di schiacciare il campanello vedevo questa scritta. Pensate voi, io a 22, 23 anni che andavo lì col mio dito a schiacciare “qui è l’inferno” e suonavo il campanello. Mamma mia, ce l’ho ancora in mente.

Ebbene, pure lì dentro ho incontrato tantissime persone affamate, assetate di Dio. Ho visto delle conversioni bellissime che ricordo ancora oggi. Ho visto una ricerca di Dio, un bisogno di Dio enorme. 

Certamente io posso dire che il bisogno di Dio che ho incontrato nelle persone è maggiore dell’offerta. Questo va detto, lo devo proprio dire, va proprio detto. Ho incontrato più fame e più sete rispetto all’offerta che noi diamo. E dopo ovviamente ci lamentiamo se le persone seguono… adesso non entriamo nel dettaglio ma comunque seguono vie sbagliate. Ecco, diciamola così, sintetizziamola così. Alla fine, sapete, come vi ho già detto tante volte, quando uno ha sete a un certo punto va a bere nelle pozzanghere. Eh, bisogna provare la sete o la fame cosa vuol dire! In tempo di guerra si mangiavano i ratti, che adesso, solo a dirlo, viene da vomitare. In tempo di guerra si mangiavano i ratti, non c’erano più ratti in giro. Non parliamo dei gatti che quelli sono finiti ancora molto prima dei ratti. Ma qualunque cosa si muovesse diventava cibo. Perché noi oggi non sappiamo cos’è la fame ma, in tempo di guerra, sapevano che cos’è la fame. I nostri nonni sapevano che cos’era la fame che noi non abbiamo minimamente conosciuta.

“E quando uno non c’è la fa più, poi dove va?” Eh, poi va dalla maga, dove vuoi che vada? Poi va dalla cartomante, poi va a cercare la visionaria che oggi… oggi ci sono visionarie ad ogni angolo della strada, c’è  gente che ha visioni, messaggi dal cielo, locuzioni e non so cos’altro. E quindi tutti dietro, senza minimamente preoccuparsi dell’autenticità della verifica di queste cose. Eh, ma capite, uno non ce la fa più, uno ha bisogno di risposte, ha bisogno di incontrare qualcuno che sia un mediatore di Dio, che gli faccia incontrare il Signore. Poi, certo, è ovvio che se pensa di incontrarlo ma va nel posto sbagliato eh… purtroppo si brucia. E quindi è un dramma sapete, è un dramma, è un dramma terribile. Gesù lo dice: “Sono pecore senza pastore”. È un dramma vedere tutte queste persone che hanno bisogno e che non trovano non trovano, non trovano, non trovano: cercano e non trovano, cercano e le porte son chiuse, cercano e “passa più tardi”, cercano e “no ma devi prendere l’appuntamento”, cercano e “no, ma adesso non posso”. Io non capisco. Noi non possiamo mai o bisogna prendere gli appuntamenti, ma la maga può sempre. Perché la maga può sempre e noi no? Non capisco questa cosa: la maga è sempre disponibile e viene pagata! Non è che ti fa gratis, viene pagata! Può sempre, c’è sempre tempo, sempre spazio, sempre accoglienza. Noi, eh… noi abbiamo sempre tante cose da fare. E così la fame, la sete aumenta sempre di più. E la gente è sempre più disperata, poi. E quindi si moltiplicano gli errori…

Non parliamo poi del fatto che, secondo me, basta dire — la mia esperienza è stata questa — basta dire: “Organizzo — io non ho mai fatto, perché non oso immaginare cosa succederebbe — un pellegrinaggio per andare a Lourdes”. Ma neanche oso immaginare cosa succederebbe! Bisogna prenotare i vagoni merci per farlo, poi. Ti immagini? Ma ti immagini? Chissà quante persone! Basta dire: “Organizziamo — non so il 13 di maggio, il 16 di luglio, il 15 di agosto, l’8 di dicembre, giorni dedicati alla Vergine Maria — una giornata Mariana”. Per esempio, un’idea che sarebbe bella da fare: Santa Messa al mattino, poi meditazione, poi vestizioni degli scapolari poi confessioni, poi pranzo insieme, poi meditazione, confessione e condivisione tutti insieme di quello che è stata la giornata Mariana e ovviamente tutto questo intercalato dal Santo Rosario.

Guardate, posso assicurare che chiunque, qualunque prete dovesse fare una roba del genere… si riempiono i pullman! La gente viene subito, le persone vengono subito. Perché non cercano altro che quello, non cercano altro che quello. Uno pensa: “No, ma perché quel sacerdote lì è brillante!” No, no, guardate, questo aiuta certo, aiuta, ma anche se uno non è chissà che cosa, non è un San Giovanni Crisostomo, basta che abbia tanto amore per la Vergine Maria e per Dio e le persone lo sentono, le persone corrono. Quanto è bello essere tutti insieme col sacerdote, avere un sacerdote presente che prega con noi, che sta come noi davanti al tabernacolo che recita, che guida il Santo Rosario. Vi ricordate che un tempo il sacerdote guidava il Santo Rosario? Guidava la preghiera, pregava col popolo di Dio insieme a lui, davanti al Signore, davanti alla Vergine Maria. Io ho dei ricordi bellissimi di quando ero giovane, di sacerdoti veramente meravigliosi che pregavano con noi, che stavano con noi in ginocchio davanti al tabernacolo, che con noi recitavano il Santo Rosario, che facevano con noi una meditazione… che ricordi stupendi!

E la gente e le persone vengono, le persone corrono perché è quello di cui hanno bisogno! Non so, facciamo finta che tre, quattro o cinque sacerdoti si mettano d’accordo e fissino una data — non so, l’8 di dicembre o un periodo più caldo, l’8 di settembre, o non so, il 16 di luglio o il 13 di maggio o il primo dell’anno, insomma, una bella data significativa. Cinque, sei sacerdoti, se sono dieci è ancora meglio, si mettono d’accordo e dicono: “Organizziamo questa giornata o questi due giorni Mariani”. E cominciano a far pubblicità e a dire: “Per chi vuole ci troviamo in questo posto, a quest’ora, da quest’ora a quest’ora, e questo sarà il programma”.

Guardate, già io immagino che voi che ascoltate, a sentire questo dite: “Padre, quand’è la data? Quand’è che lo farà? Quand’è che lo farete?” Lo so già che dentro il vostro cuore c’è questo pensiero, non vi vedo qui davanti a me, ma son sicuro che tantissimi di voi, in questo momento, dicono: “Che bello che sarebbe!”. Ma io stesso lo dico: “Che bello che sarebbe! Che bello che sarebbe!” Tra l’altro, questo modo azzera ogni protagonismo, perché non è il sacerdote meraviglioso che organizza una cosa, non è lui — e questo sarebbe la conferma di quello che vi ho appena detto — ma sono cinque o sei sacerdoti insieme che dicono: “Noi presbiteri organizziamo questa cosa e, in questa giornata, in questi due o tre giorni, in questa settimana — poi lo sapete, la fantasia non ha limiti — in questo tempo noi ci turneremo: la mattina predica uno, il pomeriggio predica un altro, poi uno sta in confessionale, poi ci va quell’altro, poi uno è disponibile alla direzione spirituale, poi quell’altro è disponibile per guidare il Santo Rosario; cioè si alternano e si danno i compiti diversi in modo tale che anche le persone sentono predicare uno, vedono celebrare la messa da un altro, vedono un altro che guida il Santo Rosario, poi quell’altro che prepara l’Adorazione Eucaristica, poi quell’altro che fa la meditazione, poi quell’altro che fa la Confessione. Cioè, finisce e uno dice: “No vabbè sono stato in cielo! Ho toccato il cielo! Ho abitato in cielo per una giornata, per due giorni, per quattro giorni!” Non vi sto parlando di cose impossibili, sapete? Sono cose possibilissime, basta volerle! Basta volerle e sono cose che si realizzano immediatamente, in tempo zero. Io ho visto sempre una grandissima risposta, soprattutto se si mette al centro la Vergine Maria — e quindi Gesù, perché uno senza l’altro è impossibile. Si vedono veramente cose stupende. Poi uno dice: “Eh, ma i giovani non vengono”. Ma chi l’ha detto? Ma chi l’ha detto? Ma chi l’ha detto, ma dov’è che i giovani non vengono? — “No, ma i giovani non vengono, ma i giovani non credono più…” — Ma non è vero! Assolutamente! Ci sono legioni di giovani che non aspettano altro che questo! Certo che se però non offriamo niente è difficile! Se il negozio è chiuso, nessuno ci entra! Tu, comincia ad aprirlo, comincia a metterci fuori i fiori, i colori, le sedie per sedersi, l’accoglienza, il personale, fai bello l’ambiente, ottimi i prodotti offerti, di qualunque genere essi siano, vedi se le persone non vengono… certo! Nessuno di noi è stupido!

A uno piace stare insieme a gente che condivide la stessa ricerca. È bello! È bello! Fa Chiesa! Piace essere tutti insieme: laici, suore, sacerdoti e condividere questo amore per il Signore e per la Vergine Maria, piace! Ovviamente bisogna prepararsi alle invidie, alle gelosie, perché poi, chiaramente, una roba del genere scatena l’ira funesta non del Pelide Achille ma delle solite iene sanguinarie, dei guardoni che stanno sempre alla finestra, che non vivono mai la loro vita, vivono sempre quella degli altri — che vuol dire non vivono la vita di nessuno, neanche la propria. E siccome non vogliono uscire dal loro bozzolo marcescente, allora devono star lì a scavare le fosse attorno alla vita di quelli che invece si impegnano.

“Ma volesse Dio — come diceva Mosè — che fossero tutti profeti in Israele”. Volesse Dio che tutti avessero questo desiderio meraviglioso di operare per il Signore. 

lo vorremmo mangiare, bere, tutto in noi, fino a che ne fossimo sazi, del tutto paghi, del tutto compenetrati

Certo! 

E poi ci dice che tutto questo si ha nell’Eucarestia. 

Ecco perché vi ho detto che di dovrebbe organizzare una giornata Eucaristica Mariana, titolo della giornata: — quindi adesso sta venendo tutto, sapete, io sono un po’ fantasioso, grondo immaginazione — quindi titolo di questi giorni, di queste giornate: “Con Gesù per Maria”, semplicissimo, un titolo semplicissimo: “Con Gesù per Maria” punto. E quindi l’Eucarestia è il nostro centro, Gesù lì si dà tutto, diventa per noi cibo, diventa per noi nutrimento, pane “Sapido e vigoroso, da non annoiarci mai”. E questo lo sa benissimo chi fa l’Adorazione Eucaristica davanti al Signore. Perché poi, ovviamente, se si riesce a fare tipo una “tre giorni” Mariana che potrebbe essere: il primo giorno in onore del Padre, il secondo giorno in onore del Figlio e il terzo giorno in onore dello Spirito Santo. Proprio “una tre giorni Trinitaria” — molto carmelitana questa cosa — nella quale il primo giorno si riflette sulla figura di Dio padre, poi sulla figura di Dio figlio, poi sulla figura dello Spirito Santo. E, tutto questo, come dire, “incastonato” nella devozione, appunto, a Gesù Eucarestia attraverso il Cuore Immacolato di Maria. E la conclusione dei tre giorni potrebbe essere proprio la Consacrazione ai  Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria. E appunto, ripeto, poi uno va a casa e dice: “Va bene, sono stato in paradiso! E adesso torno a vivere in questo mondo con un cuore che mi esplode dal petto come quello di San Filippo Neri che ha addirittura deformato il suo sterno”.

E quindi l’Eucaristia che diventa il nostro nutrimento. Noi dobbiamo essere degli affamati Eucaristici che non bramano altro che quello.

E il vino è vera bevanda, non è solo una bevanda che li disseta —guardate, a questo non ci avevo mai pensato, devo ringraziare Romano Guardini — il vino non è semplicemente bevanda che disseta, ma è la bevanda della gioia. Questa è una cosa bellissima, è una cosa bellissima. Gesù quindi si presenta come bevanda della gioia, bevanda della pienezza, bevanda dell’esuberanza — che non è l’ebbrezza, non è essere ubriachi, ma essere esuberanti. É un’altra cosa.

Avete presente l’eccitazione dei bambini quando arriva il giorno di Natale? Io sì, ce l’ho presente, anche se non sono più un bambino quella cosa lì mi è rimasta da quei tempi. Come ben sapete quando adesso tra poco arriverà settembre, ottobre, sapete che nelle mie meditazioni inizio già a parlare di Natale, perché non sto più nella pelle e non vedo l’ora. Ecco, questa è l’esuberanza. E Gesù con il Suo Sangue ci da questa bevanda di esuberanza, che fa scoppiare il cuore poi dalla gioia. Sentite che bella questa espressione: “Bellezza scintillante è il vino, profumo e forza che tutto dilata e trasfigura”. 

Mamma mia, che belle frasi, che belle parole! 

Il Sangue di Gesù è una bellezza scintillante, è un profumo, una forza  che tutto dilata e trasfigura, bellissimo!

Noi dovremmo stare davanti al tabernacolo veramente come Santa Gemma Galgani. Noi dovremmo essere degli “ustionati Eucaristici”. Lei doveva stare in fondo in fondo in quella chiesa perché diceva che se si avvicinava bruciava.

Il pane è fedeltà e salda costanza. Il vino è audacia, gioia oltre ogni misura terrena, profumo e bellezza, ampiezza di desiderio ed esaudimento senza limiti, ebbrezza della vita: possedere, prodigare …

Ecco quindi allora oggi siamo proprio chiamati a questa riflessione e impariamo a non fare come ha fatto San Pietro nel Vangelo che abbiamo ascoltato di oggi. Gesù continua a chiedere: 

“Mi ami, mi ami più di costoro?” — “Ti voglio bene”

“Mi ami”? (Gesù è già sceso di livello: da “mi ami più di costoro” a “mi ami”, non fa più il confronto) — “Ti voglio bene”

Alla fine, Gesù dice: “Mi vuoi bene?” — “Sì, ti voglio bene”.

Sì, vabbè…

Poi Gesù ha un cuore grande, immenso, infinito, quindi veramente riesce ad accettare tutto della nostra meschinità, della nostra miseria, della nostra pochezza, della nostra piccineria e gli da questo compito missionario incredibile: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore”. Gli da tutto, nonostante Pietro dica: “Ti voglio bene”.

Come se tu andassi da una ragazza, tutto emozionato e le dici: “Guarda, devo dirti una cosa, io ti amo”, questa ti guarda e ti dice: “Ah grazie che bello, io ti voglio bene”. Vabbè, finito tutto. Uno dice: “Ok, ti saluto, vado a prendere il pullman”. Se io ti dico che ti amo e tu mi rispondi “ti voglio bene”, ti si crepa il cuore nel petto, crolla il mondo e dici: “Va bene, ti saluto, è finita”. Perché all’amore non puoi rispondere col bene, capite? Non si può ad una persona che ti dice “io ti amo” rispondere “io ti voglio bene”. Ma dico? Hai capito cosa ti ho detto o ti è andato in pappa il cervello?

E questo è Gesù! Questo è Gesù. Il Suo amore che nell’Eucarestia è proprio questo bene scintillante. Non dimentichiamoci questa espressione: scintillante. Bellissimo!

Bene e allora pregate! Pregate, preghiamo che chissà, magari un giorno nella vostra vita si realizzerà qualcosa di quello che vi ho detto e avrete, un giorno, due giorni, tre giorni “Con Gesù per Maria”, vabbè, magari i sacerdoti che lo faranno cambieranno ovviamente titolo, metteranno un altro titolo. Però, chissà, magari avrete questa grazia di poter trascorrere del tempo insieme a loro: “Con Gesù Per Maria”.

Domani vedremo il santo segno dell’Altare, bellissimo!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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