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Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe, parte 16

Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe” di domenica 16 ottobre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 18, 1-8)

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
“In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi””.
E il Signore soggiunse: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 16 ottobre.

Oggi ricordiamo santa Margherita Maria Alacoque vergine e non possiamo non pensare alla nostra carissima devozione al Sacro Cuore di Gesù.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciottesimo del Vangelo di san Luca, versetti 1-8.

il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?“ 

Ecco la ragione per la quale pregare il nostro Salterio ogni giorno: perché la Vergine Maria ci conservi la vera fede.

Continuiamo la nostra meditazione sugli scritti del beato Alano; quest’oggi ci dedichiamo a un piccolo  approfondimento sulle critiche che alcuni hanno avanzato riguardo l’origine del S. Rosario come dono della Vergine Maria a S. Domenico nell’apparizione di Tolosa del 1212 e durante la prigionia nel 1214.

Dal sito personale di Romolo Capuano, un sociologo incline a dar ampio spazio alla critica verso la storia del cristianesimo e la Chiesa Cattolica, riportiamo una sintesi dei risultati di ricerca di uno studioso inglese di inizio ‘900, il gesuita inglese Herbert Thurston, anche questo famoso per essere molto critico verso la fede cattolica e la tradizione della Chiesa. 

Così lo descrive Capuano:

“Thurston è noto per il suo atteggiamento profondamente critico nei confronti delle pretese miracolistiche e agiografiche della religione. Più volte sminuì le biografie dei santi, etichettando alcuni come isterici, altri come nevrotici o masochisti. Sostenne che le stigmate di padre Pio erano una frode. Credeva che molti fenomeni mistici fossero riconducibili a cause naturali e si prese gioco di statue sanguinanti e apparizioni mariane.”

Io a queste cose, per carità e educazione, rispondo semplicemente quello che disse Padre Pio a Padre Agostino Gemelli che lo accusò del fatto che le stigmate – che erano reali, che tutti vedevano sanguinare e delle quali abbiamo anche le foto – fossero un atto di isteria, fossero una frode e avessero una ragione nevrotica. Da saggio e sapiente Padre Pio rispose: “Facciamo così: lei pensi costantemente e fortemente di essere un bue… vediamo se le spuntano le corna!”. Finito il discorso…che cosa volete rispondere? Questa è la prova provata che le stigmate non possono essere frutto di isteria, soprattutto nel caso di Padre Pio…  Siccome le mani di Padre Pio furono sigillate con bende poi timbrate e, nonostante questo, quando le bende vennero riaperte, le mani continuavano a sanguinare di sangue fresco, non era possibile che si fosse ferito da solo.

Facciamo così: lei pensi costantemente e fortemente di essere un bue…vediamo se le spuntano le corna!”. Poi qualcuno può avere le corna anche senza essere un bue, ma… ho fatto il proposito di essere caritatevole, anche se certe cose mi fanno bollire il sangue!

Citiamo dal sito di Capuano:

“Nel 1912, il gesuita inglese H. Thurston scrive la voce “Rosario” per la Catholic Encyclopedia, suscitando un vespaio di polemiche per aver “osato” affrontare la questione della storia della preghiera non secondo i tradizionali canoni devoti e agiografici, ma secondo il metodo storico-critico. 

E qui potremmo aprire un mondo sul metodo storico-critico, ma io non lo faccio: andiamo oltre…

In poche pagine, il gesuita riduce la “pia tradizione” a mito, esaminando scetticamente i suoi presupposti e giungendo a conclusioni basate solo su quanto riferito da fonti storiche precise.

Vedremo… vi consiglio la lettura del libro di Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, che affronta molto bene anche il metodo storico critico, per chi non lo conoscesse. Sì, perché, alla fine, con questo metodo non rimane niente: tutto è mito, tutto è leggenda, tutto è niente, tutto non è esistito, tutto è un simbolo… certo, non voglio banalizzare la questione ed è per questo che vi rimando all’opera di Joseph Ratzinger. 

E infatti il gesuita riduce tutto a ‘mito’ e lo fa, dice il sito di Capuano, fondandosi su fonti storiche ben precise. E noi, quando sentiamo parlare di ‘fonti storiche’ che provano che si tratta di un mito, ci inchiniamo e diciamo: “Ah, beh…” . Calma… calma. 

Adesso sentiamo che cosa dice il gesuita Padre Thurston:

In sintesi, siamo in possesso di testimonianze certe in base alle quali sia l’invenzione del rosario come strumento per tenere il conto delle preghiere sia l’abitudine di ripetere 150 volte l’Ave Maria non possono essere attribuite a san Domenico, perché risalgono entrambe a molto prima del tempo in cui visse. Inoltre, sappiamo con sicurezza che la meditazione sui misteri non fu introdotta se non 200 anni dopo la sua morte. Dobbiamo dunque chiederci: che cosa rimane, a questo punto, di ciò di cui san Domenico dovrebbe essere l’autore?

Certo: stando a quello che scrive Padre Thurston non rimane niente… ma, sapete, dobbiamo andare sempre alle fonti e controllare.

Prosegue Capuano:

Da vero iconoclasta, da sfrontato “avvocato del diavolo”, Thurston riconduce il rosario a una storia terrena, complessa, naturale, in cui le ordinarie preoccupazioni di ordinari uomini di fede spiegano l’evoluzione di una preghiera umana nel contesto socio-storico dell’occidente medievale.

Fantastico! Adesso proseguo nella lettura del testo scritto da me. 

Ora, senza impegnare gli studi di grandi storici moderni e fonti filologiche archiviate in chissà quale prestigiosa biblioteca domenicana, decostruiremo in poche righe le illazioni che abbiamo appena letto avvalendoci dell’aiuto del Beato Alano e dei suoi scritti, e vedremo che non serve essere grandi studiosi per difendere la verità e la propria fede da chi la insidia.

Come abbiamo visto nelle scorse meditazioni grazie al testo “Il Salterio di Gesù e Maria”, era risaputo pacificamente anche al tempo del suo stesso autore, il beato Alano vissuto a metà del 1400, che il popolo di Dio, fin dai primi secoli, ha utilizzato la ripetizione della Salutazione Angelica come metodo di preghiera quotidiana. 

Le abbiamo già dette queste cose; il beato Alano le ha già scritte nel 1400 e, visto che padre Thurston è nato nel 1856 ed è morto nel 1939, possiamo dire che il beato Alano lo ha anticipato di qualche giorno… ecco…

Non ci siamo addentrati nella citazione e nella spiegazione di ulteriori fonti storiche rispetto a quelle presenti nel testo, perché se vi ricordate, nelle prime meditazioni abbiamo visto come il beato Alano, con grande trasparenza, grande senso storico e grande onestà intellettuale, con dovizia di particolari, faceva risalire la ripetizione continua delle Salutazioni Angeliche fin a san Bartolomeo Apostolo, passando per i padri del deserto, san Benedetto, san Beda, san Bernardo, ecc., fondando le sue affermazioni sulle fonti patristiche e magisteriali che già abbiamo visto.

Quindi: caro padre Thurston, il beato Alano ti ha preceduto ampiamente e quello che tu stai ‘svelando’ era già ampiamente conosciuto da tutti, anche dalle persone più illetterate possibile… già nel 1400 tutti sapevano questa cosa!

Quindi all’interno della Chiesa e perfino dell’Ordine domenicano, dato che il Padre Alano è stato un insigne domenicano, già dal 1400 era risaputo e accolto come storicamente vero che, cito il Thurston, “l’invenzione del rosario come strumento per tenere il conto delle preghiere sia l’abitudine di ripetere 150 volte l’Ave Maria non possono essere attribuite a san Domenico, perché risalgono entrambe a molto prima del tempo in cui visse”. 

Questo lo sappiamo già e lo sapeva anche il beato Alano, quindi quello che afferma padre Thurston non è una cosa nuova…

Ed era risaputo da secoli pure che il santo Rosario abbia, come dice il Thurston, “una storia terrena, complessa, naturale, in cui le ordinarie preoccupazioni di ordinari uomini di fede spiegano l’evoluzione di una preghiera umana nel contesto socio-storico dell’occidente medievale.” Tutto pacificamente vero, alla luce del sole, e arcinoto 500 anni prima che venisse vergata la voce “Rosario” nella Catholic Encyclopedia dal nostro padre gesuita S. J. Herbert Thurston.

E questo, con buona pace del partito del padre Thurston, non toglie nulla alla storicità e all’importanza della rivelazione ricevuta da San Domenico, sulla quale infatti il gesuita – stranamente – non dice nulla perché le fonti storiche sono multiple e concordanti.

Ha preso una cosa che era già nota 500 anni prima, facendola apparire come una scoperta, per ‘smontare’ il Rosario e, in realtà questo era già ampiamente concordato, mentre sulla rivelazione di san Domenico non dice niente perché le fonti sono assolutamente multiple e concordanti.

Ci basterà indicare, a fondamento di questo, il lavoro preziosissimo di don Roberto Paola: nella redazione del testo “il Salterio di Gesù e Maria” ha infatti posto all’inizio del volume decine di pagine di resoconto storico riguardo la tradizione del santo Rosario, citando moltissime fonti, soprattutto risalenti al periodo fra il 1200 e il 1400 – che è proprio quello più indicativo per dimostrare la storicità delle due apparizioni. Ricordiamo che l’intero volume e molta altra documentazione è disponibile gratuitamente sul sito beatoalano.it.

Queste fonti autorevolissime, infatti si tratta di documenti ecclesiastici ufficiali, bolle papali, opere d’arte e molto altro, dimostrano la straordinarietà degli eventi avvenuti a Tolosa e di come abbiano impresso il loro messaggio non solo nel popolo di Dio ma in tutta la società del tempo.

Per tornare alla nostra quaestio, sottolineiamo che la ‘furbizia’ dello studioso Thurston sta nello spostare l’attenzione dai contenuti storici indubitabili alla disquisizione, di secondaria importanza, sul fatto se San Domenico si possa considerare autore o meno, “inventore”, “primo propagatore” del Rosario.

“Siccome non è stato san Domenico a ‘inventare’ il Rosario, allora crolla tutto”. Ma scherziamo? Non crolla proprio niente… stiamo sui contenuti storici che sono indiscutibili perché sono provati, comprovati e non si toccano.

Poi, che non sia stato san Domenico l’inventore del Rosario, va bene, ma egli ha comunque ricevuto delle rivelazioni importantissime, come adesso vi ripeterò. Dunque, dobbiamo stare attenti quando uno sposta l’attenzione e, prendendo cose di secondaria importanza, cerca di smontare tutto l’impianto.

Per chiarire questo aspetto basta comprendere, come abbiamo fatto nelle scorse meditazioni, che la Vergine Maria nella apparizioni a Tolosa del 1212 e del 1214, durante la ‘tempesta mariana’, non ha donato al Santo fondatore dei domenicani primariamente “il metodo” per venerarLa e onorarLa, perché appunto era già sedimentato nella pietà cristiana da secoli, anche se in varie forme; se mai si può dire che la Vergine abbia indicato al Santo la forma a Lei più gradita, ovvero quella delle 150 Salutazioni divise in tre corone.

Il metodo già c’era, Lei indica la forma, quella delle centocinquanta Salutazioni.

Il Dono della Vergine Maria a san Domenico, come abbiamo da poco visto nella testimonianza del beato Alano che ci ha raccontato nei particolari la storia della apparizione della Vergine Maria a Tolosa, consiste nelle sue promesse di grazia – che prima non c’erano –  legate alla propagazione del Rosario e alla venerazione e onore a Lei tributati con la recita delle tre corone: “Tutto quello che mi chiederai nel Rosario otterrai”, “Consiglia il Rosario e non temere: vedrai le più grandi meraviglie della potenza di Dio”. 

Questo non era ancora stato detto e di questo san Domenico è depositario.

Con queste parole la Regina del Cielo e della terra ci ha nominato eredi di innumerevoli grazie ottenute nei secoli da generazioni e generazioni di fedeli cattolici, e ci ha pure incaricato, ora come allora, di propagare e pregare il Rosario come mezzo potente di intercessione e di ottenimento di grazie.

E come se non bastasse tutto ciò è stato ribadito dalla Vergine Santissima apparendo al Beato Alano nella seconda metà del 1400, con ulteriori importanti indicazioni che stiamo pian piano approfondendo tramite i suoi preziosi testi.

Quindi procediamo sereni nel nostro percorso di studio e meditazione riguardo l’importanza della preghiera del Santo Rosario, ringraziando anche il padre Thurston che in qualche modo ha pure confermato implicitamente la nostra impostazione, rispettosa della sensibilità storico-critica, e quindi irreprensibile anche da questo specifico punto di vista accademico.

Ricordiamo che, seppur sia un uomo del 1400, il caro Beato Padre Alano fu insigne dottore in filosofia e teologia, non era un ignorante ‘devotone’, fu niente meno che professore alla prestigiosa Sorbona di Parigi. Egli, come abbiamo già detto, scrisse proprio una Apologia del Salterio di Gesù e Maria – che noi abbiamo anche letto un po’ insieme -ovvero una difesa del santo Rosario sul piano storico e teologico, avvalendosi di tutti gli strumenti messi a disposizione dagli studi tomisti che aveva condotto per anni, e quindi rendendo il suo lavoro autorevolissimo anche a livello accademico. Stupisce, ed è degno di grande ammirazione, il verificare come ancora oggi il suo lavoro sia capace di svolgere il compito per il quale è stato concepito, ovvero la difesa del Santo Rosario dalle critiche e dalle illazioni assolutamente infondate dei detrattori. 

Per poter distruggere una affermazione basata su un impianto errato,  bisogna prendere le fonti, come ha fatto il Padre Alano,  dimostrare che essa è falsa: fino ad allora… silenzio!

Un testo del 1400, devotissimo e al tempo stesso molto preciso sul piano storico e teologico, ci è bastato come fonte per sciogliere al sole le critiche apparentemente granitiche giunte oltre 500 anni dopo.

Bene, non dobbiamo avere paura di chi dice cose che, in apparenza, sembrano screditare tutto il lavoro fatto, ma, in realtà, non screditano proprio niente, anzi confermano ancora di più quello che abbiamo fatto fino adesso e che proseguiamo a vedere.

Vediamo il capitolo quinto.

I quindici Gioielli donati dalla Sposa, allo Sposo, il beato Alano.

Primo Gioiello è la remissione finale dei peccati. 

Dice la Vergine:

«Ho ottenuto per te, o Sposo, la remissione di tutti i peccati, per quanto gravi essi siano: non morirai nella colpa del peccato, ma se commetterai uno sbaglio, in questo mondo sarai punito, poiché molto spesso mi hai salutato con “Ave”: proprio senza colpa». 

Gli diede questo, perché lui fu per lungo tempo un gran peccatore, ed aveva vissuto irretito in diversi e numerosi tipi di peccati. E ciò fu pure di esempio per gli altri, affinché i peccatori sperino in Lei.

Ricordate che il beato Alano subì delle tentazioni terribili, tra le quali il suicidio, da cui la Vergine lo liberò.

Allora Maria non ha scelto un innocente, come anche Cristo scelse per il Matrimonio Spirituale una discepola piena di gratitudine, la Maddalena, per porre fiducia nel pentimento. E la stessa Maddalena partecipò anche a questo Sposalizio, come auspice del matrimonio e iniziatrice di questo, insieme a sua figlia Caterina Martire, anche lei Sposa di Gesù Cristo.

Secondo Gioiello. La Presenza di Maria: 

Ecco, perché molto spesso offristi a me, Maria, che è l’Illuminata dalla Grazia, dò a te questo chiarore celeste, affinché tu abbia sempre in me una luce presente, e sempre mi avrai e mi vedrai, come tua Assistente e Soccorritrice. E ciò in modo assai più manifesto e più vero, che se mi vedessi con gli occhi e mi toccassi con i sensi del corpo.”

Bene, ci fermiamo al secondo gioiello e domani vedremo i successivi. 

Quando recitiamo il Santo Rosario, pensiamo a questi bellissimi gioielli anche se non li conosciamo tutti, perché alcuni sono rimasti segreti, ma questo lo vedremo domani…

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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