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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 24

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Martedì 7 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 7, 1-13)

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”.
Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.
E diceva loro: “Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 7 febbraio 2023. Ricordiamo oggi il beato papa Pio IX. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di San Marco, versetti 1-13.

Dovremmo avere sempre sott’occhio questo Vangelo perché, purtroppo, siamo molto abili nel trascurare, o meglio nell’annullare i Comandamenti di Dio per affermare i nostri precetti.

Continuiamo la nostra lettura e riflessione sul testo di Bonhoeffer, Vita Comune.

Dobbiamo ricominciare a conoscere la sacra Scrittura come l’hanno conosciuta i nostri padri. 

Pensiamo a san Girolamo, a sant’Agostino e via di seguito. 

Non possiamo avere scrupoli per il tempo e il lavoro impiegato a questo scopo. Dobbiamo imparare a conoscere la Scrittura innanzitutto per amore della nostra salvezza. 

Importantissimo! Lo diceva san Girolamo: “Ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo”. Ci serve per la salvezza!

Ma inoltre ci sono tanti altri validi motivi per considerare impellente questa esigenza. Ad esempio, come conseguire una certa sicurezza e fiducia nell’azione personale ed ecclesiale, se non abbiamo il solido fondamento della Scrittura? Non è il nostro cuore (io direi: non dovrebbe essere il nostro cuore, perché poi invece capita che lo sia) a decidere la strada, ma la Parola di Dio. Ma oggi chi è che comprende ancora, in modo corretto, la necessità della «prova della Scrittura»? Molto spesso sentiamo elencare innumerevoli argomenti tratti «dalla vita», dall’«esperienza», per motivare importanti decisioni, ma non sentiamo mai la prova della Scrittura, che magari indicherebbe una direzione opposta. 

Fermiamoci qui un attimo. Quando devo fare una scelta, quando devo prendere una decisione e sono lì che devo decidere velocemente, perché non fare riferimento alla Parola di Dio? Devo decidere se perdonare o no un fratello; devo decidere se osservare o no il riposo della domenica; devo decidere se tradire o meno mia moglie (o mio marito), per esempio. Uno potrebbe dire che cose del genere non le decide a tavolino. Beh, sì, anche. Perché se il Tizio o la Tizia di turno mi invitano a fare un’apericena e so che, intanto, ci sono a casa mio marito (o moglie) con i bimbi che mi stanno aspettando per cena, devo decidere a tavolino se andarci o no; sapendo che, magari, quella cosa apre la porta ad altro, devo decidere. E perché non avere la Sacra Scrittura come guida? Che cosa dice il Sesto Comandamento? Che cosa dice il Terzo Comandamento? Che cosa dice Gesù nel capitolo quinto di san Matteo, per esempio?

 Non so, perché non avere questo criterio? Perché non dire che è la Parola di Dio che mi guida? Poi, certo, avrò pure il confessore (noi non siamo luterani) a cui chiedere conferma, ma magari in quel momento il confessore è impegnato è in confessionale, sta pregando, non c’è, non riesco a raggiungerlo. Però abbiamo un grande aiuto nella Parola di Dio: potremmo ricavarne un grande beneficio. Noi, però, non sentiamo mai parlare della “prova della Scrittura”: è vero, sentiamo parlare della vita, dell’esperienza, prendiamo da lì le norme, ma è vero che la parola di Dio può indicarci una direzione diversa!

Non c’è da meravigliarsi comunque che si tenti di gettare discredito sulla prova della Scrittura, da parte di chi neppure legge la Scrittura con serietà, non la conosce e non l’indaga a fondo.

Di solito, chi getta discredito su qualcosa, lo fa perché è ignorante di quella cosa, non la conosce. Chi parla male del Salterio di Gesù e di Maria, del Santo Rosario, lo fa perché non lo prega; parla male dell’astinenza, della penitenza, della mortificazione chi non le pratica; relativizza la preghiera chi non prega. “Sì, va beh, non esagerare non è che ti devi confessare così di frequente” lo dicono colui o colei che per primi non si confessano; chi va a Messa una volta all’anno sarà il primo che ti prende in giro perché tu vai a Messa due volte! Chi non è abituato a una vita di intimità con Dio, prenderà in giro chi lo è. 

Voi mi perdonerete se con qualche frequenza io farò riferimento alla mia nonna, ma lei è stata per me una grandissima catechista e, soprattutto, un grandissimo punto di riferimento umano. Ricordo la cura che lei mi ha insegnato ad avere per la mia persona. Poi, guardandomi intorno, che cosa vedevo di frequente che purtroppo vedo ancora? Tanti “scappati di casa”. È così; non è stato loro insegnato, non lo avranno imparato loro, non lo avranno interiorizzato, non ne avranno avuto l’occasione io non lo so e non li giudico negativamente: dico solo che sono degli “scappati di casa”. Questo è reale: trasandati, mal curati, mal vestiti, con una pessima cura personale e tutto questo perché? Perché non ho imparato o non ho voluto imparare, non ho voluto cimentarmi nel cogliere la grandezza e la bellezza che sta racchiusa in quella realtà, la Parola di Dio e la cura di sé. Voi sapete che l’accidia è un peccato capitale, un vizio capitale, che è contrario a questa “cura”!

Vi ho già detto che la manifestazione principe di una malattia psichiatrica (non è l’unica), di norma, è la trascuratezza per la propria persona. Se, tra l’altro, voi andate a vedere nei Vangeli, i casi di possessione diabolica sono descritti come se il soggetto perdesse il dominio di sé, la cura di sé: ricordate l’indemoniato dei sepolcri? Si percuoteva, si gettava nell’acqua, si gettava nel fuoco, girava tra i sepolcri tutto nudo e, quando Gesù lo libera e lo guarisce, lo trovano seduto e sano di mente ai piedi di Gesù. Vestito, seduto e sano di mente! Interessante questa parabola di vita! 

E noi non confessiamo mai l’accidia! Quando la confessiamo? A parte che, magari, neanche sappiamo che cosa sia l’accidia! Sappiamo che c’è questo peccato ma, mentre della lussuria sappiamo vita, morte e miracoli, perché ci piace andare a indagarla, l’accidia… boh chissà che cos’è questa accidia, non l’ho mai capito molto. Beh, andiamo oltre! Ma è uno dei sette vizi capitali; non esiste solo la lussuria, sono tanti sette vizi capitali, non è solo uno!

Ovviamente questi “scappati di casa” saranno i primi non solo a non avere cura di sé, ma anche a non avere cura degli altri. Non sanno prendersi cura di niente e di nessuno e ti deridono nella misura in cui tu hai cura di te stesso e degli altri, perché sembrerà sempre eccessivo. Certo, questi in casa non hanno neanche un’aspirina! Anche solo se hai il pesce rosso, l’aspirina in casa devi averla! Perché, paradossalmente, magari hai un figlio e non hai in casa nemmeno un’aspirina, ma se hai un cane… hai in casa un armadio pieno di medicine per il cane, perché il cane va curato! Quindi c’è tutta la sua sezione “male all’orecchio, male alla pancia, vitamine per la lucentezza del pelo, per la forfora, per l’occhio irritato, contro la filaria, contro le zecche, contro le pulci, contro gli eczemi”… per il cane c’è tutta la boutique farmaceutica! Poi, per tuo figlio? Neanche l’aspirina! “No, vedi, sai deve farsi gli anticorpi!”. Ah, ho capito! Tuo figlio deve farsi gli anticorpi, il cane, invece, ha lo psicologo di riferimento. Va bene, basta saperle queste cose! Adesso che lo so tu vai a destra e io vado a sinistra, altrimenti, un giorno vengo a casa tua a mangiare e mi trovo nel piatto il “Ciappi” invece che lo spezzatino! “No, sa, va beh, ma tanto!” Oppure mi trovo la cavallette fritte perché sono molto proteiche, no?

Stiamo lontani da questi venditori di fumo, da questi ciarlatani, da gente che getta discredito su tutto ciò che lei per prima non conosce, non applica, non vive e non sperimenta. Quando sento qualcuno parlare male di un testo, di un libro, di un autore, io chiedo sempre: “Ma lo hai letto?” No? E allora di che cosa parli? 

Parlano male di san Tommaso d’Aquino. Benissimo! L’hai letto? No? E allora come fai dirlo?

“Ah, il Concilio Vaticano II bellissimo!” Lo hai letto? No? Come fai a dirlo? 

“Ah, il Concilio Vaticano II bruttissimo!” Lo hai letto? No? Come fai a dirlo? Che cosa hai letto del Concilio Vaticano II? Tre righe, forse? Allora non puoi parlare!

Non si può parlare di quello che non si conosce: si deve stare zitti perché l’ignorante è colui che deve tacere e imparare! Non può salire in cattedra e insegnare, non è possibile: è una contraddizione! Non si può imparare da un ignorante non c’è niente da imparare perché “ignora”. Ignorante è colui che ignora, quindi non può insegnare. Chi può insegnare? Chi conosce !

“Ah, Bonhoeffer terrificante!”. Lo hai letto? No? Allora di che cosa stai parlando? “No, ma lui faceva questo e quest’altro”. I contenuti! Usciamo dalle etichette ignoranti: prima devi conoscere, poi parli. 

“Ah, quella persona è terribile, è una pessima persona!”. L’hai conosciuta? Ci hai parlato insieme? Quanta pastasciutta hai mangiato insieme con lei? “Ah, io no, mai!”. Allora di chi stai parlando? Ma se non sai neanche chi sia, come si chiama! Come fai a parlarne male? 

E chi non vuol imparare a cimentarsi abitualmente e in prima persona con la Scrittura, non è un cristiano evangelico.

Noi diciamo: non è un cristiano cattolico.

Devo cimentarmi, devo confrontarmi con la Parola di Dio! Ecco che torniamo al tema dei Salmi, dell’Ufficio, della meditazione della Parola di Dio, della scelta di un Vangelo, perché, se no, che cosa leggo? Potrei entrare nel dettaglio, ma preferisco evitare.

Inoltre ci si dovrebbe chiedere come si pensi di poter aiutare nel modo giusto un fratello in difficoltà e in tentazione, senza ricorrere alla Parola stessa di Dio (questo è di un’importanza incredibile!). Tutte le nostre parole fanno presto a venir meno. 

Quante volte vi ho detto questa cosa! Non è il “Giorgio-pensiero” che vi salva, ma la Parola di Dio, l’esperienza dei Santi, il Magistero della Chiesa. Non il “Giorgio-pensiero”, quindi le fonti! Le fonti! Le fonti: bisogna sempre portare le fonti! 

“Io penso…; la mia idea è…; io ho capito che…” Non ci interessa, perché l’io-penso non mi salva; il tuo parere resta il tuo parere: non ha importanza! Se non è fondato su fonti autorevoli che devi citare e portarmi, conta come il due di quadri quando la briscola è coppe, cioè zero! Punto!

E vi ho già detto mille volte: se troviamo una persona in difficoltà, una persona che soffre, è inutile che andiamo lì a fare mille parole, mille chiacchiere e mille quaquaraquà! Che cosa volete che le interessi; che beneficio volete che le porti?
“No, ma io lo consolo!” Che cosa vuoi consolare? Chi mi consola – nei Santi le abbiamo già lette queste cose – è solo Dio: tu non puoi consolarmi!
“Dico la parolina dolce bella, faccio una carezza ”. Sì, ma io rimango con il cancro nell’intestino; se ho il cancro all’intestino, quello rimane lì!
“La Parola di Dio che cosa cambia?”. La Parola di Dio dà un senso; la Parola di Dio comincia a collocarmi in un senso, mi fa fare un percorso perché mi dice una presenza viva, reale accanto a me, la presenza di Dio che mi porta dove? All’Eucarestia perché le due cose vanno sempre insieme, per noi cattolici.

Vedete come cita la Scrittura? Noi non saremmo capaci di scrivere una pagina di un libro continuando a citare così la Scrittura: non la conosciamo!

Ma chi, simile a «un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52), è in grado di parlare attingendo alla pienezza della Parola di Dio, alla ricchezza delle prescrizioni, degli ammonimenti, delle consolazioni della Scrittura, grazie alla Parola di Dio scaccerà il demonio e sarà in grado di aiutare i fratelli. 

Certo, perché noi, citando la Parola di Dio, aiutiamo gli altri a prendere le decisioni giuste. Quante volte, con qualcuno che stava facendo certe scelte, a me è capitato di dire: “Ma a me questo cosa ricorda l’esperienza di Saul’

“In che senso?”

“Vai a leggere là; vai a vedere che cosa è successo tra Saul e Samuele; vai a vedere che cosa Dio ha detto a Samuele in relazione a Saul; vai a vedere che fine ha avuto il grande re Saul!” 

“Ma allora possono succedere queste cose per così poco?”

“Si, sì tu lo giudichi “poco”, ma l’obbedienza, dice la Scrittura, vale più del sacrificio!” E via di seguito…

Ma noi queste cose non le sappiamo, quindi che cosa diciamo? “Sì, vabbè, ma non è che mi devo mettere a osservare i Comandamenti di Dio in modo così rigoroso!”.

Fonte! Chi lo ha detto? Dove è scritto? Io nel Vangelo ho letto che della Legge noi dobbiamo osservare fino al più piccolo iota. Dimmi tu dove hai perso quello che hai detto! 

Stiamo attenti ai venditori di fumo che accecano!

“Eh, mai io, Padre, mi sono fidato perché quella è una persona autorevole!”. Brava oca! Brava oca! Ce l’hai il cervello, ce l’hai l’intelligenza? Sì? E allora perché non li usi? “Ma io credevo, io pensavo…” Eh, adesso ti arrangi, figlio mio! Hai scelto di bere alla fonte sbagliata! Avresti dovuto valutare, avresti dovuto discernere.

Quindi, se noi abbiamo il riferimento alla Scrittura, questo ci aiuterà a portare poi la persona anche all’Eucarestia perché tutto quello che sappiamo sull’Eucarestia arriva dalla Scrittura. Vedete tutto il discorso che fa Gesù al capitolo 6 del Vangelo di Giovanni sul pane di vita? Perfetto! Leggi quello e capirai.

Ricordo che da adolescente (iniziava il tempo del “dobbiamo deciderci ad andare a Messa tutti i giorni”) l’andare a Messa tutti i giorni mi pareva una cosa impossibile e mi dicevo: “No, io non ce la farò mai: andare a Messa tutti i giorni… c’è la scuola!”
Immaginatevi, io dovevo prendere un treno e un pullman per andare a scuola e un pullman e un treno per tornare a casa! A volte facevo nove ore di lezione, partivo alle sei del mattino, finivo scuola alle cinque del pomeriggio e arrivavo a casa alle sette di sera! Come avrei potuto andare a Messa? 

Ricordo che il capitolo 6 di S. Giovanni mi ha aiutato tantissimo . Non so quanto tempo l’ho meditato quel capitolo! Dicevo: “Se è così, allora devo!”. Di corsa, correndo con l’affanno, in bicicletta, rischiando centomila incidenti ogni secondo – fa niente, incidenti mai avuti – alla Messa ci sono sempre andato!

La Scrittura è importante perché ci dà la conoscenza necessaria per dire: “Bene, se questo è il pensiero di Dio, io mi devo uniformare e ci devo andare e fare di tutto per andarci”. Ma se non conosco la Parola di Dio, come faccio?

Sapete, c’è stato un tempo in cui avete rischiato di non avere Padre Giorgio (qualcuno dirà: “Bene, sarebbe stato meglio!”, certo, qualcuno potrebbe dire così, ma un altro potrebbe dire: “No, se non avessi avuto Padre Giorgio, mi sarebbe dispiaciuto!”). 

Che cosa mi avrebbe impedito di arrivare fin qui? C’è stata una questione che credo di non avervi mai detto. Da adolescente, quando è iniziato il percorso della Messa quotidiana, ho cominciato ad avere un dubbio atroce: in virtù di che cosa in quel pezzo di pane ci sta Gesù? Come faccio io a sapere che è veramente il Corpo di Gesù? In virtù di che cosa? Non vi dico: sono impazzito dietro a questa cosa!

Sì, nel Vangelo Gesù parla del pane della vita; avevo letto Gv 6, ma come faccio io a sapere che nella Messa avviene questa cosa? Sapevo della transustanziazione, però ancora mi sfuggiva qualcosa. Allora vado dai sacerdoti e chiedo: “Scusate, ma io come faccio a sapere…?”. Dai sacerdoti, niente! Allora sono andato in biblioteca dell’oratorio a cercare libri su libri su libri, niente! Insomma, ero davvero disperato perché dicevo: “Qui non ne vengo a capo; non riesco a capire quale sia il fondamento che mi permetta di credere alla transustanziazione: in che modo avviene il cambio della sostanza?”. Allora sono andato a casa a cercare tra i miei libri che avevo e… indovinate? La mia nonna Anna! Mi aveva regalato un libro che si intitolava tipo I ragazzi e il professore, una cosa del genere o Le quaranta domande dei ragazzi, adesso non ricordo più bene. Il professore e i suoi ragazzi, qualcosa del genere. C’erano dei ragazzi che rivolgevano le loro domande al professore. È stato il Signore che ha permesso che ritrovassi quel libro: non l’avevo mai letto, ma evidentemente la mia nonna ci aveva visto lungo! Vedete che cosa può fare un libro? Lo apro, vado a cercare il capitolo “La Messa” e finalmente trovo qualcuno che mi parla del Memoriale ecco! A quel punto, io ho calato il libro e ho detto: “Dio ti ringrazio!” Mi sono studiato bene che cosa sia il Memoriale ed è in virtù del Memoriale, di tutta la concezione del Memoriale per la mentalità ebraica che finalmente ho capito dove si fondasse il “fate questo in memoria di me”. Capite che, però, è un po’ assurdo che io debba ringraziare la mia nonna che mi ha regalato quel libro, perché, se no, oggi chissà dove sarei.

Ecco perché dico: le fonti! Ecco perché dobbiamo conoscere la nostra fede.

Concludiamo così:

Qui ci fermiamo. «Fin da fanciullo hai conosciuto le sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza» (2 Tm 3,15).

Speriamo che, fin da fanciulli, abbiamo conosciuto le scritture! Ed è vero: qui ci fermiamo sia perché qui finisce la meditazione di oggi, sia perché qui c’è tutto, da qui dipende tutto. E se sin da fanciullo non hai conosciuto la Scrittura (2 Tm 3,15), che ti dà la sapienza per andare alla salvezza eterna, allora è il tempo di conoscerla adesso.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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