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La necessità dell’umiltà – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.52

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La necessità dell’umiltà – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.52
Venerdì 22 dicembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (1Sam 1,24-28)

In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’èfa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 22 dicembre 2023.

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal primo libro di Samuele capitolo primo, versetti 24-28.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Siamo arrivati al capitolo diciassettesimo.

CAPITOLO 17

Non tutte le anime sono atte alla contemplazione e alcune vi arrivano assai tardi; ma il vero umile va contento per dove il Signore lo conduce.

1 — Finalmente sembra che cominci a parlarvi dell’orazione… Ma ho da intrattenervi alquanto sopra una cosa assai importante: sull’umiltà, virtù indispensabile in questa casa dove l’orazione è l’esercizio principale. Di nostro sommo interesse, come ho detto, è studiare il modo di praticare seriamente l’umiltà, perché è una virtù di capitale importanza, assolutamente indispensabile per le anime di orazione. Ma come potrà il vero umile persuadersi di essere così virtuoso da eguagliare i contemplativi? Che Dio nella sua bontà e misericordia lo possa far tale, non c’è da dubitare; ma io vorrei che quest’anima si tenesse sempre nell’ultimo posto, secondo l’insegnamento e l’esempio di nostro Signore. Nel caso che Dio la voglia elevare alla contemplazione, deve fare il possibile per disporsi; ma se diversa è la volontà del Signore, l’umiltà la indurrà a considerarsi fin troppo fortunata di servire le serve di Dio, ringraziando Sua Maestà di averla chiamata in così santa compagnia, mentre non meritava che di essere schiava del demonio nell’inferno.

2 — E non dico questo senza una buona ragione, perché, ripeto, è assai importante persuadersi che Dio non guida tutti per la medesima via, potendo darsi benissimo che agli occhi suoi quegli che si crede più indietro sia invece il più innanzi. Perciò non bisogna credere che le monache di questo monastero siano tutte contemplative per il fatto che tutte fanno orazione. Non è possibile. È sventurata colei che non lo fosse, se non fosse insieme persuasa che si tratta di un puro dono di Dio, non comandato, non necessario alla salute e che nessuno potrà mai richiederle. Se fa quello che ho detto, diverrà molto perfetta anche senz’essere contemplativa: anzi, per il fatto che agisce con fatica maggiore, può essere che ne abbia anche maggior merito. Il Signore la tratta come un’anima forte, e se qui non le fa godere le sue delizie, sarà per dargliele tutte insieme nell’altra vita. Non si perda di coraggio, né abbandoni la orazione, ma continui a fare come le altre, perché talvolta il Signore viene assai tardi, e dà allora in un istante quanto agli altri in molti anni.

Vediamo un attimo che cosa dicono questi due paragrafi. Torna il tema dell’umiltà; per poter fare orazione, è necessaria l’umiltà. Un’anima superba non può fare orazione. Quindi, bisogna ingegnarsi per praticare in modo serio l’umiltà e, per chi fa orazione, è assolutamente indispensabile, dice Santa Teresa: “di capitale importanza”. Questo vuol dire che dobbiamo fare proprio di tutto, ma veramente di tutto, per crescere nell’umiltà. 

Poi, l’altra cosa che impariamo oggi, è che Dio non guida tutti per la medesima via. Questo, guardate, è molto importante, perché? Perché è facile cadere in un errore; quale? “La via che percorro io, la devono percorrere tutti”, e questo non solo nei contenuti, ma anche nei tempi e nei modi. Ma questo è sbagliato, perché Dio non conduce tutti attraverso la medesima via. Ci sono tante vie per arrivare al Signore, non ce n’è una sola. Quindi, impariamo a pensare e a credere che la via che il Signore ci ha mostrato per condurci, è una possibile via, e lasciamo a Dio la libertà di essere Dio; e, quindi, permettiamo agli altri di seguire anche altre vie. L’importante non è la via, ma l’importante è Dio.

Ecco, e quindi lei dice: non pensiate che le monache di questo monastero (come di ogni monastero) siano tutte contemplative; cioè, “siccome fanno l’orazione, allora sono tutte contemplative”: non è possibile, lei dice, giustamente, non possono essere tutte uguali, non c’è una via sola.

La contemplazione — dice Santa Teresa — è “un puro dono di Dio, non è comandato, non è necessario alla salute, e nessuno potrà mai richiederlo”. Cioè, io non posso richiedere a te che tu sia un contemplativo, è una richiesta assolutamente illecita, perché essere contemplativi è un dono di Dio. Uno può diventare molto perfetto anche se non è contemplativo. Quindi, non è che, siccome io non ho il dono della contemplazione, allora non posso fare il cammino di perfezione. Anzi, lei dice che, “proprio perché agisce con fatica maggiore, può darsi che ne abbia anche maggior merito”. Il Signore la tratta come un’anima forte, alla quale dà tutte le sue delizie dopo, quindi: non si perda di coraggio, non abbandoni l’orazione… andiamo avanti! “Ma io non sono contemplativo!”; e fa niente, vai avanti a pregare; perché poi, può succedere che il Signore, dopo tanti anni, in un istante ti concede questo dono.

Sentite cosa dice adesso:

3 — Io passai più di quattordici anni senza poter meditare se non con l’aiuto di un libro, e credo che molti mi somiglino. Altri invece non possono meditare neppure con il libro, ma soltanto pregare vocalmente perché questo fissa un po’ di più la loro immaginazione. Altri poi hanno uno spirito così leggero che non possono fermarsi in nessuna cosa: sono sempre distratti, e se vogliono arrestare il pensiero sopra Dio, danno subito in mille fantasticherie, scrupoli e dubbi. Conosco una persona di età avanzata, molto virtuosa, penitente e gran serva di Dio, la quale consacra da vari anni tante ore all’orazione vocale, ma quanto alla mentale non ne è stata mai capace. Il più che possa, quando la va bene, è d’indugiarsi alquanto sopra quello che recita. Le anime di questo genere sono molte, ma se hanno umiltà, non credo che rimangano con minor merito di quelle che sperimentano grandi delizie; anzi sono uguali. Se non altro, camminano con maggiore sicurezza, perché non sappiamo se tali consolazioni siano da Dio o dal demonio. Se vengono dal demonio, sono assai pericolose, perché il perfido se ne serve per ispirare superbia, mentre se vengono da Dio, non si avrà nulla da temere, perché come ho detto più diffusamente nell’altro libro, portano con sé umiltà.

Quindi, Santa Teresa confessa che lei, per meditare, per quattordici anni, ha avuto bisogno di un libro; Santa Teresa di Gesù! E lei dice: credo che siano in tanti che mi assomiglino, cioè che per meditare hanno bisogno di un libro. 

Poi, lei dice: ci sono quelli che non riescono a meditare neanche col libro, e quindi sanno pregare solamente vocalmente. E poi ci sono quelli che non riescono a fermarsi in nessuna cosa, perché sono distratti; e se poi vogliono soffermare un po’ il pensiero sopra a Dio, subito la testa va chissà in quali fantasticherie. Per cui, lei parla di questa persona di età avanzata, che dava «tante ore alla orazione vocale ma, quanto alla mentale, non è stata mai capace»; al massimo poteva «indugiarsi sopra quello che recita». Ecco, lei dice che le anime così sono molte, però, se hanno umiltà, sono uguali a quelle che sperimentano grandi delizie. 

Vedete come è importante l’umiltà? Lei dice che, se non altro, camminano con maggiore sicurezza, perché non sappiamo mai se queste consolazioni vengono da Dio o dal demonio: se vengono dal demonio, fanno montare in superbia, se vengono da Dio, invece, portano con sé l’umiltà. Quindi vedete, uno dice: “Mah, forse è meglio restare in una situazione in cui non si vanno a toccare le vette”. 

Ecco vedete perché è importante l’umiltà.

4 — Le anime che non hanno tali consolazioni si mantengono in umiltà, e temendo che ciò avvenga per loro colpa, si sforzano con ogni cura di fare progressi. Non vedono in altri una lacrima senza pensare che se esse non ne versano è perché nel servizio di Dio sono molto indietro, mentre invece potrebbero essere assai innanzi. Buona son le lacrime, ma non sono tutte perfette. La sicurezza maggiore è sempre nell’umiltà, nella mortificazione, nel distacco e nelle altre virtù. Qui non vi sono pericoli. Non temete: arriverete anche voi alla perfezione, come i più alti contemplativi.

Ecco, quindi quando non si hanno queste consolazioni, si è certi che si sta dentro all’umiltà; si pensa magari, appunto, che dipende dalle nostre colpe, ci si impegna per fare progressi, ci si ritiene molto indietro nel servizio di Dio. E, invece, magari non è vero, può darsi che uno sia tanto avanti. 

Non fondiamo la sicurezza sulle lacrime: “Mi commuovo tanto, piango tanto”, ecco, no! Perché non sono tutte perfette, dice Santa Teresa. La sicurezza maggiore è sempre l’umiltà, nella mortificazione e nel distacco, e qui non ci sono pericoli.

Ecco, credo di aver fatto, attraverso Santa Teresa, un panorama molto importante e interessante che possiamo proprio riprendere in questa giornata e in questi giorni che — ormai pochi, pochissimi — ci separano dalla solennità del Natale.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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