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S. Marta – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.53

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: S. Marta – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.53
Sabato 23 dicembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 1, 57-66)

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Testo della meditazione

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Eccoci giunti a sabato 23 dicembre 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 57-66.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Siamo arrivati al capitolo diciassettesimo, paragrafo quinto.

5 — Di S. Marta non si dice che fosse contemplativa. Eppure non lascia di essere una gran santa. Non vi basterebbe somigliare a questa donna felice che meritò tante volte di ospitare in casa sua nostro Signore Gesù Cristo, preparargli da mangiare, servirlo e mangiare lei stessa alla sua mensa? Se foste tutte assorte come Maddalena, più nessuno preparerebbe da mangiare all’Ospite divino. Orbene, immaginate che il nostro monastero sia come la casa di S. Marta, dove occorre attendere a ogni ufficio. Quelle che vanno per la via attiva non mormorino di quelle che si beano nella contemplazione, perché il Signore ne prenderebbe le difese, anche se esse non parlassero, dimentiche di sé e di ogni altra cosa, come esse sono generalmente.

6 — Pensino che tra loro vi dev’essere pure qualcuna che prepari il cibo al Maestro, ed essa si ritenga fortunata di poterlo servire come Marta. Non dimentichino che la vera umiltà consiste nell’essere disposti ad accettare con gioia quanto il Signore vuole da noi, considerandoci indegni di essere chiamati suoi servi. Che se poi la contemplazione, l’orazione mentale e vocale, la cura delle inferme, i diversi uffici della casa e perfino i lavori più bassi, concorrono a servire l’Ospite divino che viene ad abitare, mangiare e ricrearsi con noi, che ci importa di aver questo, piuttosto che quell’altro ufficio?

7 — Non voglio dire con questo che la mancanza di contemplazione dipenda da noi, ma solo che da parte nostra dobbiamo prestarci a tutto. Essa non dipende da noi, ma da Dio. E se a Lui piace di lasciarci nello stesso ufficio anche dopo molti anni, non è forse una ben curiosa umiltà quella di colei che voglia cambiarlo di sua testa? Lasciate fare al Padrone di casa che è saggio e potente, e conosce bene quel che conviene a voi e a Lui. Fate quello che dipende da voi, disponetevi alla contemplazione con la perfezione che ho detto, e state sicure che Egli non mancherà di concedervela, purché siate veramente umili e distaccate. Se non ve l’accorda, sarà per volervela riservare tutt’intera nel cielo. Finché siete quaggiù, vi vuol trattare da anime forti, dandovi da portare la croce, come Lui stesso l’ha portata. E non è forse una gran prova di amicizia volere per voi, quello che ha voluto per sé? E chi vi dice che, in fatto di premio, la via della contemplazione vi sia più feconda dell’altra? Si tratta di giudizi che Egli assolutamente si riserva, e che noi non possiamo penetrare. È un gran bene che l’elezione della nostra via non sia lasciata in nostro arbitrio, perché, siccome la contemplazione sembra di maggior riposo, finiremmo col voler essere tutte contemplative. Quanto invece si guadagna col non voler guadagnare a nostro arbitrio! No, in questo non vi è da temere alcuna perdita, non permettendo mai il Signore che un’anima mortificata ne patisca, fuorché per un suo maggior bene.

Allora, vediamo questi ultimi tre paragrafi di questo capitolo diciassettesimo. Santa Teresa fa riferimento alla casa di Betania, dove abbiamo Santa Marta, abbiamo Maria Maddalena, e dove abbiamo Lazzaro; e lei dice che di Santa Marta non si dice che fosse contemplativa, però questo non toglie che è stata una grande santa. Aveva molte cose da fare, e le ha fatte. 

Bisogna saper trovare la sapienza di Dio e la saggezza di Dio nella realtà che ci circonda, in quello che siamo, in quello che facciamo; per cui lei dice: non dobbiamo mormorare uno degli altri, né chi vive l’esperienza di Santa Marta verso chi vive l’esperienza di Maria, né viceversa, perché ognuno ha la sua strada, ognuno ha la sua storia. Sentite, in queste parole di Santa Teresa, quanta libertà, quanta serenità c’è.

E poi abbiamo questa bellissima definizione sulla vera umiltà:

la vera umiltà consiste nell’essere disposti ad accettare con gioia quanto il Signore vuole da noi…

Accettare con gioia! Non basta accettare. Bisogna accettare con gioia, questa è la vera umiltà, e:

…considerandoci indegni di essere chiamati suoi servi.

E lei dice: se ciò che noi facciamo concorre a servire l’ospite divino (questo è il tema), a noi cosa interessa se facciamo un ufficio piuttosto che un altro? Che importanza ha? L’importante è servire: c’è chi lo farà con la contemplazione, c’è chi lo farà con l’orazione mentale, con l’orazione vocale, con la cura degli infermi, con gli uffici della casa; ognuno ha il suo compito, l’importante è servire Dio.

E poi lei ritorna su questo tema del “lasciarci nello stesso ufficio per molti anni”, e dice che non tocca a noi volerlo cambiare. 

Poi, lei dice: fate quello che dipende da voi, disponetevi alla contemplazione attraverso la perfezione — e quindi, seguendo questo cammino di perfezione che lei ci ha indicato — e poi lasciamo fare al Signore che, o ce la dà adesso, o ce la darà dopo la morte, comunque questa contemplazione arriverà. E fidiamoci, fidiamoci del giudizio di Dio. 

Ecco, poi lei dice: siccome la contemplazione sembra di maggiore riposo, stiamo attenti che alla fine vorremo essere tutti i contemplativi. Quindi, è bene che sia Dio a decidere.

Va bene, ecco, mi sembra che questo ritorno costante sulla vera umiltà e su questa accettazione gioiosa di ciò che vuole il Signore, sia veramente ciò che fa la differenza.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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