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”… erano stanche e sfinite come pecore senza pastore”. (Mt 9,36)

Gesù invia gli apostoli

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «”… erano stanche e sfinite come pecore senza pastore”. (Mt 9,36)»
Domenica 18 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 9, 36 – 10, 8)

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!”.
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 18 giugno 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo nono del Vangelo di San Matteo, versetti 36 e seguenti.

Vediamo insieme di ricavare qualche spunto da questo Vangelo domenicale.

Innanzitutto, Gesù vede le folle. E che cosa vede in queste folle? In queste folle vede stanchezza, vede sfinimento, le vede come pecore che non hanno il pastore. Per questo sono sfinite, per questo sono stanche. E questa visione fa provare una profonda compassione a Gesù. 

Non è l’unico che vede le folle, tutti vedevano le folle, ma solo Gesù le vede stanche, sfinite. Questo è molto importante perché ci dice com’è il cuore di Gesù. Gesù vede oltre quello che vedono tutti, non guarda l’apparenza. Gesù non vede semplicemente persone. Gesù vede i bisogni delle persone. Non vede semplicemente volti, corpi che si muovono, Gesù vede i cuori che gemono, che sanguinano.

Io credo che ciascuno di noi abbia provato nella sua vita l’essere stanco e sfinito, quei momenti nella vita in cui dici: “Basta! Io non ce la faccio più. Non ci riesco più, questo è veramente troppo”. Quei momenti nella vita dove, aprendo le finestre sul tuo presente, vedi buio pesto, vedi quel buio profondo senza luce, senza stelle, senza luna. Guardi fuori e senti un vento fortissimo che sibila e poi senti la pioggia, e poi l’unica luce che vedi è quella dei fulmini, e poi c’è freddo. E uno, guardando questo, dice: “Ma come faccio a sopportarlo? Come faccio a vivere dentro a questo buio, questo freddo, questo vento ghiacciato, questo luogo così inospitale? Non c’è vita per me qui, non c’è luce, non c’è nulla”.

Proprio in questo momento si è alzato qui fuori — ho le finestre aperte — un vento fortissimo sibilante, mi fa senso! E fa effetto! Anche se siamo a giugno, però fa effetto sentire questo vento. Il vento… il buio.

Gesù vede questo, Gesù ci vede, Gesù ti vede.

E vedete, tante possono essere le cause di questo sfinimento e di questa stanchezza, tante possono essere le cause seconde; anche se a noi sembrano primarie, in realtà sono cause seconde. Perché la causa primaria di quando noi siamo stanchi, sfiniti, quando noi siamo proprio a terra, è l’essere senza pastore. Questa è proprio la causa primaria. Il vento scompiglia tutto e tu senti la tua vita che rimane frastornata, ma ricordiamoci che la causa primaria è l’essere senza pastore.

Vi ricordate che vi ho raccontato che da ragazzo in estate andavo a pascolare un gregge? Finiti gli studi, finita la scuola, per qualche estate sono andato in montagna con i miei genitori e, giustamente, per evitare il rischio che si corre d’estate, di perdere il tempo, una volta finiti i compiti e tutte le varie cose, si era creata questa possibilità, di andare via al mattino presto — perché voi sapete il gregge parte al mattino presto — e poi tornare nel tardo pomeriggio, intorno alle cinque, cinque e mezza, una cosa così. E si stava fuori tutta la giornata! Perché pascolare un gregge non è come stare in ufficio, che tu timbri il cartellino. Tu parti, vai con i cani pastore e poi torni quando torni. Perché devi portare il gregge in montagna. Andavamo proprio su, sui monti, quindi una cosa massacrante, pesantissima. E poi mangi con un con un occhio sul panino e un occhio sul gregge, sui cani, perché chiaramente i cani, che vedono lungo, sono più fondamentali del tuo panino. I cani, appena c’è qualcosa che non va, subito si drizzano, perché tengono veramente tutto sott’occhio. Per cui tu devi stare attento a vedere i cani, più che le pecore. Perché sai che se il cane è li tranquillo, vigilante — perché il cane pastore è sempre vigilante, vigilante ma tranquillo — anche tu puoi mangiare il tuo panino in pace, ma se cominci a vedere che si alza e si muove e comincia a fare i suoi versi e ti chiama e si agita, e allora vuol dire che magari qualche pecora si è allontanata un po’ troppo e quindi devi andarla a prendere.

Sapete, in montagna il tempo è molto variabile, quindi magari parti al mattino che c’è bel tempo, ma poi a un certo punto cambia. Ricordo che un pomeriggio questa ragazza pastore mi disse: “Giorgio, muoviti perché sta arrivando il brutto tempo”. Io ho guardato in alto e ho detto: “Ma c’è il sole!”. C’era un sole a picco pazzesco. Io, ragazzo cittadino con in mano il mio panino, tranquillo… proprio “occhio da triglia lessa”, proprio sereno: “C’è il sole” — “No no no, muoviti, alzati, dobbiamo scendere immediatamente perché io capisco dal vento che sta arrivando un tempo bruttissimo e poi guarda i cani come sono agitati!” — “Oh, mamma — ho detto — senti io tutte queste cose ovviamente non le vedo, però mi fido. Se tu dici che adesso viene il brutto tempo anche se c’è il sole a picco, io mi fido”. E quindi abbiamo tirato su tutto, baracca e burattini e di corsa — col sole, in quel momento — di corsa giù dal monte. Ma le pecore: tranquillissime! Quello che a me colpiva è che queste non facevano una piega! Eh beh certo, c’era dietro il pastore, a fianco i cani… capite, loro dovevano pensare solo a bucare e basta. Non avevano “pensieri” (un modo per esprimere quello che voglio dirvi), non avevano preoccupazioni queste pecore. In effetti, da lì a un’oretta neanche, è venuto un temporale, mamma…  sembrava di essere in mezzo a un uragano, una roba pazzesca. Io agitatissimo, le pecore serene come se ci fosse un sole d’agosto. E io dicevo: “Ma guarda queste pecore, ma si può? Come sono tranquille!”. E loro, tranquille, scendevano, talmente tranquille che i cani ogni tanto mordevano loro il garretto per farle muovere. A me colpiva come la figura del pastore desse a queste pecore tanta serenità. Serenità che noi non avevamo ovviamente! Io sicuramente non l’avevo, magari lei più di me, ma io non avevo questa serenità. E io penso che il Signore abbia permesso che io facessi questa esperienza che mi è stata istruttiva, perché mi fa capire molto bene questa espressione di Gesù nel Vangelo.

Se noi abbiamo il pastore nella nostra vita, se abbiamo un pastore che è immagine del bel pastore, che è Gesù, guardate, può capitare tutto quello che volete, noi siamo tranquilli, perché abbiamo qualcuno che ha cura di noi, capite? Abbiamo qualcuno che sa fare il pastore, che ha cura di noi e sappiamo che da quel monte, in mezzo alla tempesta, questo qualcuno ci sa portar fuori, ci sa riportare all’ovile. Ecco perché Gesù dice: «Sono stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore»; ecco perché Gesù ne ha compassione.

Solo che, è vero quando voi dite: “E dove sono i pastori?” È vero! Sia per il numero, che son pochi, sia perché non tutti hanno voglia di fare il pastore; sembra una contraddizione in termini, però è così. Fare il pastore vuol dire stare con le pecore, non esiste un pastore che sta dietro la scrivania a guardare il computer, se vuoi fare il pastore non puoi fare attività da impiegato. Il pastore si veste da pastore, “profuma” da pastore. Quando tornavo a casa da queste escursioni nei boschi con le pecore, mia mamma non mi faceva neanche arrivare alla porta di casa. Così com’ero mi svestiva fuori, mi faceva mettere tutti gli abiti fuori, e poi, il passaggio dal pianerottolo alla doccia era in 0,1 pico secondi. E da là non uscivo fino a quando non mi ero lavato abbondantemente, perché, effettivamente, il pastore sa proprio di pastore, è uno… “Chanel numero 8”. Tu non puoi dire: “Non so che lavoro fa quello lì”. Anche se non lo conosci, lo senti che quello fa il pastore! C’è poco da fare! Se un pastore profuma di Chanel numero 5 — ovviamente se è una femmina, se è un maschio non lo so, avrà un altro profumo — c’è qualcosa che non torna! Evidentemente non è proprio quello il suo ruolo, il suo compito.

Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!”.

C’è tanta gente, — io ve l’ho già detto, ve lo ripeto e ve lo continuerò a ripetere — la mia esperienza pastorale mi ha sempre mostrato, insegnato che sono tante, tantissime le persone — i giovani, le famiglie, gli anziani, i malati — che hanno bisogno di Dio, che sono coscienti di questo bisogno e lo cercano. Sono veramente tante! Le persone serie che vogliono fare un bel cammino di fede, che si vogliono confessare con regolarità e confessarsi bene, andare alla messa quotidianamente, vivere bene i sacramenti, avere una vita di fede impegnata, imparare a conoscere la propria fede. Sono tante, tante, tantissime! 

Il problema che Gesù sottopone alla nostra attenzione, per il quale ci chiede di pregare, è esattamente il problema contrario a quello che abbiamo noi. Noi diciamo che non c’è gente che va in Chiesa, Gesù dice: “No, invece ce n’è troppa”. Ce n’è fin troppa di gente che cerca Dio. É che non ci sono i pastori, non ci sono gli operai! Quindi è un problema rovesciato. Ovviamente! Io lo dico come una cosa ovvia perché è vero, sono molto d’accordo con questo invito di Gesù! C’è tantissima gente, ma gli operai sono pochissimi. C’è una domanda incredibile e un’offerta scarsa. 

Tu prendi un prete santo — santo non vuol dire “santino con l’aureola”, ma vuol dire veramente innamorato di Gesù, che dentro il suo limite, dentro i suoi peccati, dentro la sua fatica, vuole amare il Signore, vuole seguire il Signore — tu prendi questo prete e lo metti in quella parrocchia, qualunque essa sia, da lì a un anno diventa un centro di spiritualità. Guardate, questo è sicuro! Questo è sicuro, proprio è certo! Perché, al di là dei mezzi di comunicazione che adesso abbiamo, che ovviamente facilitano tutto e abbreviano i tempi, il passaparola è più potente di WhatsApp. Quindi, quando tu fai un’esperienza di gregge e di pastore, ti pare che non ne parli con almeno dieci persone? Dieci come minimo.

E quindi dobbiamo pregare, dobbiamo pregare tanto. Dobbiamo pregare tanto innanzitutto perché anche noi sacerdoti impariamo a sentire compassione per tutte queste persone che cercano il Signore, per queste persone che sono stanche, che sono sfinite. Forse, possiamo anche dire, che sono stanche di cercare, perché magari hanno trovato tante porte chiuse o non hanno trovato nessuna porta. Noi dobbiamo pregare anche per loro, perché abbiano la forza di non arrendersi, di continuare a cercare e a pregare. Perché il Signore poi manda qualcuno.

Quindi Gesù vede le folle, vede quanto sono sfinite, vede quanto sono abbandonate, allora che cosa fa? Chiama i suoi dodici apostoli. Gesù è pratico! Gesù è pratico e poi è immediato. Quello che a me personalmente piace tantissimo di Gesù è che, secondo me, Lui vive secondo questo motto: dictum factum cioè “detto fatto”. Non è quello che dice: “Ma sì, aspetta, ci devo pensare, dammi il tempo, aspetta che devo categorizzare, mentalizzare, introiettare; aspetta che devo valutare, diamoci cinque giorni poi ci risentiamo, però tu aspetta il mio WhatsApp… Poi aspetta perché mi devo preparare, poi aspetta perché mi devo…” 

Nooo!! Gesù non è così! Dictum factum: c’è un problema? Lo risolviamo. C’è un’emergenza? Andiamo. Questa è la diagnosi? Immediatamente la cura. Ma non perché Gesù sia un interventista, o perché dobbiamo diventare noi interventisti, no! Ma perché se io sento le porte che sbattono per il vento mi alzo e le chiudo, non dico: “No, ma aspetta, adesso ci penso, aspetta che adesso devo fare una valutazione, aspetta, devo “mentalizzare”. Aspetta, devo chiedermi quante volte sbattono in un minuto. Ma è proprio necessario che esca a chiuderle?” — “Ma alzati e vai a chiudere queste benedette finestre, punto! Così finiscono di sbattere” — “Ah magari lo fa qualcun altro” — “No, fallo tu”. 

E Gesù, cosa fa? Gesù chiama a sé i suoi dodici apostoli e dà loro il potere sugli spiriti impuri, per scacciarli, e guarire ogni malattia e ogni infermità. Capite? Gesù chiama gli apostoli e dice: “Sentite — adesso sto facendo io una parafrasi — qui la situazione è grave. A me vedere tutte queste persone così mi si crepa il cuore; quindi, adesso io vi do i mezzi per aiutarli, per andare incontro a queste persone”. E quindi gli dà il potere di liberare e di guarire. 

Per prima cosa il potere di liberare dagli spiriti impuri che vuol dire il potere di liberare le persone dal dominio, dai fastidi dalle tentazioni del demonio; è la prima cosa! Subito! Perché, capite, questo è il nostro nemico, quindi il primo potere deve essere rivolto lì, è un potere esorcistico. Quindi cominciamo col darvi il potere di liberare le persone dagli influssi del demonio, così gli date un po’ di serenità interiore. 

E qual è il luogo per eccellenza dell’esorcismo? Se uno mi dovesse dire: “Qual è il luogo, il potere proprio esorcistico tipico che Gesù ha dato per liberare gli uomini dal dominio di Satana?”. La Confessione: il sacramento della Confessione! Padre Amorth e tutti gli esorcisti sono concordi nel dire che niente è più potente — neanche l’esorcismo più esorcismo del mondo — niente è più potente della Santa Confessione riguardo al suo potere esorcistico. Ma certo! Innanzitutto, perché l’esorcismo è un sacramentale, la confessione è un sacramento! La differenza è profondissima, radicale. Nella confessione ottengo il perdono dei miei peccati e vengo lavato, attraverso l’intervento dello Spirito Santo, col sangue di Cristo dai miei peccati. Capite? Vengo rimesso in grazia di Dio. Questo l’esorcismo non lo può fare e non lo fa! L’esorcismo semplicemente libera dalla possessione diabolica, non è che toglie il peccato che è la causa prima di ogni male fisico e spirituale. Vi ricordate il professor Larchet e tutto il percorso che abbiamo fatto leggendo quel bellissimo libro sulle malattie spirituali, sulle malattie interiori?

Quindi “vieni liberato” e poi, anche se per esempio permane una malattia fisica — qualunque essa sia — cambia il modo di sopportarla, di viverla, cambia il modo di rapportarsi a questa malattia: perché cambi tu! Perché la porti con la grazia di Dio. È tutta un’altra cosa!

E poi: guarire ogni malattia e ogni infermità. Tutte! Vedete che è proprio un potere di liberazione, di guarigione. 

E poi li invita a predicare. 

Questo è quello che dovrebbe fare un pastore. Un pastore deve liberare, guarire e predicare. Predicare che il Regno dei cieli è vicino. E poi lo ripete:

Guarite gli infermi, risuscitate i morti

Beh, chi è in peccato mortale e va a confessarsi è un morto. E il sacramento della confessione fa resuscitare un morto, lo rimette in grazia di Dio.

purificate i lebbrosi

Beh, il peccato è peggio della lebbra.

scacciate i demoni

Vedete? Ancora una volta! Lo dice Lui: guarire, resuscitare, purificare, scacciare i demoni, guarire e liberare.

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Quando un sacerdote si rende disponibile, guardate, non gli rimane il tempo neanche per mangiare e per dormire. Questo è sicuro, è così, non c’è questione. Un sacerdote nullafacente, che ha tempo da buttar via, dovrebbe, a mio giudizio sedersi, anzi mettersi in ginocchio davanti al tabernacolo e dire al Signore: “Per favore aiutami a capire dove sto sbagliando”. Non dove stanno sbagliando gli altri, non: “Ecco perché la gente non viene, ecco perché le persone non vanno in chiesa, ecco perché non c’è più la fede”. No no no: “Dove sto sbagliando io. In che cosa non sono tuo vero servo, tuo vero ministro, tuo vero sacerdote. In che cosa non sono ancora conformato a te”. Perché se voi mettete lì un San Giovanni Maria Vianney, un Padre Pio, un Don Bosco e via di seguito, ripeto, in capo a un anno bisogna buttar giù quella chiesa e farne una cinque volte più grande. Questa non è una mia idea, questa è la storia. E: “contra factum non valet argumentum” diceva San Tommaso. Questa è la storia.

La storia ci ha insegnato che un San Francesco d’Assisi… guardate che cosa ha fatto senza Internet, senza YouTube, senza WhatsApp. E neanche era sacerdote. E Padre Pio, che cosa ha fatto? E San Giovanni Bosco, che cosa ha fatto? E San Giovanni Maria Vianney, che cosa ha fatto?

Preghiamo perché il Signore mandi dei pastori santi secondo il suo Cuore. Pregate per noi che già ci siamo, perché ci convertiamo, perché capiamo l’importanza della nostra vocazione bellissima, perché mettiamo da parte tutto per dedicarci a questo compito che il Signore ci ha affidato, a questo ministero. Perché impariamo volentieri a liberare e a guarire. Come? Sedendoci in confessionale. Sediamoci in confessionale e state tranquilli che quello è il luogo dei più grandi esorcismi e delle più grandi liberazioni e delle più grandi guarigioni.

Bene, allora vi auguro una Santa domenica.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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