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Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

Cuore Immacolato di Maria

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria»
Sabato 17 giugno 2023 – Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 5, 33-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 17 giugno 2023. Oggi celebriamo la memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria. Ieri abbiamo festeggiato la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e oggi si festeggia il Cuore Immacolato di Maria

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quinto del Vangelo di San Matteo, versetti 33-37.

Cerchiamo di capire un po’ questa consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Oggi celebriamo il Suo Cuore e tutti sapete che c’è questa pratica bellissima del consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria. Ieri ci siamo consacrati al Sacro Cuore di Gesù e vi ho detto, appunto, anche la bellezza e l’importanza di recitare l’ammenda ogni venerdì. Sarebbe bello se alla Santa Messa di ogni giorno rinnovassimo la nostra consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. Consacrandosi al Cuore di Gesù, non possiamo non consacrarci al Cuore Immacolato di Maria. La madre e il figlio vanno sempre insieme. 

Dicendovi “Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria” sono sicuro che a voi viene in mente subito San Luigi Maria Grignion de Montfort; quindi, dire “Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria” è dire: Trattato della vera devozione a Maria che ha scritto San Luigi Maria Grignion de Montfort. 

La consacrazione come schiavo d’amore a Maria Santissima risale ai primi tempi del cristianesimo. Lo dico perché, sapete, ci sono persone che disprezzano la consacrazione come schiavo d’amore a Maria Santissima. Ci sono proprio persone che lo disprezzano, purtroppo anche sacerdoti, purtroppo per loro! Primo perché, evidentemente, non hanno mai letto il Trattato della vera devozione di San Luigi Maria; secondo perché credo che non abbiano proprio capito nulla del Cuore Immacolato di Maria. E solo a sentire la parola “schiavo” subito viene loro l’orticaria.

Dobbiamo capire bene le parole, perché le parole non hanno un solo significato e le parole non rimandano a una sola immagine. Quindi, prima di disprezzare qualcosa bisogna capirlo, avere la disponibilità e lo spazio interiore per capire, avere la voglia di capire e non subito reagire male. 

La devozione alla Santissima Vergine è affiorata nei cuori dei fedeli fin dai primi tempi della Chiesa. Già agli albori del Cristianesimo, Lei era oggetto di grande venerazione, di atti di amore e di fiducia, come lo dimostrano le più antiche icone e teneri canti della Chiesa primitiva. Del resto, si può affermare che la devozione alla Madre di Dio è stata trasmessa dagli stessi Apostoli, poiché non sembra concepibile che ci sia stato un lasso di silenzio tra loro e i primi Padri della Chiesa, che non mancano di menzionarLa nei loro scritti.

Adesso abbiate pazienza perché devo prendere le varie citazioni, perché sapete… non so se le sentite già, ma le iene sono già uscite dalla cuccia; quindi, bisogna cominciare a preparare la difesa, altrimenti queste sono già lì con la bava, pronte. 

Quando si parla della Vergine Maria e quando si parla dell’Eucarestia, guardate, non c’è argomento più “sugoso” per le iene, per svegliarle. Sentono un odore che le sveglia immediatamente, quindi bisogna stare attenti ed essere molto precisi, altrimenti vengono a farti le pulci e a dire: “No, ma, sa, però…” e poi cominciano a dire: “Non è che questo padre dice…”. Questo padre, quell’altro, basta che un sacerdote parli della Vergine e dell’Eucarestia e hanno tutti la stessa condanna, tutti la stessa fine. La frase tipica è: “Non è che dice tutto sbagliato, è che dice un po’ bene e un po’ male”. Che, anche logicamente è impossibile, non è possibile che uno dica un po’ bene e un po’male, perché non siamo schizofrenici, non siamo posseduti da spiriti e l’individuo è uno; quindi, ha un nous che si muove dentro nella sua testolina. Se è formato bene, ha una buona metodologia, ha una buona teologia, un buono studio, produce cose buone, altrimenti produce cose cattive, ma non può fare un po’ sì e un po’no, a seconda di come uno si sveglia al mattino! 

Andiamo avanti.

La Vergine Maria era considerata “il venerando tesoro di tutto l’orbe”, — così la chiama San Cirillo di Alessandria — e la Madonna ha costituito per i cristiani — fin da subito — una immagine perfetta di Nostro Signore Gesù… All’inizio della storia della Chiesa già troviamo documenti che esaltano la santità della Madre di Dio, menzionano il suo ruolo di Mediatrice, Le riservano il trattamento di Signora e, poco più tardi, il titolo di Regina della creazione. In manifestazioni di venerazione come queste si vedono, in embrione, i fondamenti della devozione a Lei che culminano nella consacrazione come schiavo d’amore.

Sant’Efrem di Nisibe è stato il primo Padre della Chiesa di cui si abbia notizia, che si è proclamato servo di Maria. Molti altri lo seguirono su questo luminoso tracciato della consacrazione d’amore. Oggetti dei secoli V e VI trovati in diversi luoghi dell’Impero Bizantino — anelli, collane, monete, tra gli altri — possiedono iscrizioni nelle quali La persona che lo portava si denomina “Servo della Madre di Dio”. 

Pensate voi!

Questo è citato da Roschini Gabriel Maria, è in un suo testo in spagnolo (La Madre de Dios, según la fe y la teología). Magari non è famoso, però comunque indica che c’è una ricerca su questo tema, che c’è uno studio, che non è un’invenzione di qualche pio devoto.

Nel VII secolo, Sant’Ildefonso di Toledo dichiarava: “Se sono tuo servo, è perché tuo Figlio è mio Signore. Tu sei mia Sovrana, perché sei la Schiava del mio Signore. Sono servo della Serva del mio Signore, perché Tu, mia Sovrana, sei la Madre del mio Signore”.

Bellissima anche questa espressione. Questo lo trovate nel De Virginitate Perpetua S. Mariæ, altro testo interessante.

E poi abbiamo, sempre di Sant’Ildefonso di Toledo:

Per dimostrare che sono a servizio del Signore, do come prova il dominio che sua Madre esercita su di me, perché servire alla sua Schiava è servire Lui. […] Con che entusiasmo desidero essere servo di questa Sovrana! Con che fedeltà voglio sottomettermi al suo giogo! Con che perfezione tento di essere docile ai suoi comandi! Con che ardore cerco di non sottrarmi al suo dominio! Con che avidità desidero stare sempre nel numero dei suoi veri servi! Mi sia, dunque, concesso di servirLa a dovere e, servendoLa, di meritare i suoi favori e poter essere sempre un suo irreprensibile servo.

La voce della grazia, che ispirava tanto illustri uomini quanto la gente semplice a consacrarsi alla Vergine Maria come schiavi, non poteva non toccare vari Successori di Pietro. All’inizio dell’VIII secolo, troviamo Papa Giovanni VII che si proclama servo di Maria; vari altri, posteriormente, così si sono denominati, tra loro: Nicola IV, Pio II, Paolo V, Alessandro VIII, Clemente IX, Innocenzo XI.

Quando l’ortodossia di questa devozione cominciò a esser messa in dubbio, non sono mancati saggi col cuore di figli che la seppero dimostrare con metodo, chiarezza e solide basi dottrinali. 

Ovviamente si mette in dubbio tutto. Tutto ciò che riguarda la Vergine Maria è sempre passato sotto il setaccio. Anche adesso, del resto, ecco perché sono così attento e lento nel parlarvi, perché devo prevedere ogni possibile obiezione per quanto in una mente umana e limitata come la mia sia possibile fare.

Tra questi possiamo citare San Bernardo da Chiaravalle, Sant’Alberto Magno, San Bonaventura, Riccardo di San Lorenzo e, soprattutto, San Luigi Maria Grignion de Montfort. Appoggiandosi sul privilegio della maternità divina concesso alla Madonna, nella sua pienezza di grazie, sull’amore a Lei dispensato dalla Santissima Trinità e sugli onori prestati dal Figlio di Dio alla sua Madre terrena, essi dimostrarono la legittimità teologica dell’atto di consacrazione come schiavo d’amore a Maria.

Nel 1595, una concezionista spagnola, madre Inês Batista di San Paolo, fondò ad Alcalá de Henares la Confraternita degli Schiavi della Madre di Dio, prima associazione formata con l’obiettivo esplicito di incentivare e praticare la schiavitù mariana, che, a quel tempo, si diffondeva in tutto il continente europeo. Toccò al Cardinale Bérulle, fondatore della Società dell’Oratorio, la gloria di introdurla in Francia.

Padre Olier, fondatore del Seminario e Società di San Sulpicio, di Parigi, la diffuse ancor più, impregnando col suo profumo la scuola francese di spiritualità, nella quale si sarebbe formato San Luigi Grignion de Montfort. Questo Santo, col suo Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, — che consiglio assolutamente a tutti di leggere— fissò definitivamente La consacrazione come schiavo d’amore a Gesù per mezzo di Maria: “quanto più un’anima si consacra a Maria, tanto più essa sarà consacrata a Gesù Cristo. Ecco perché la perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è nient’altro che una perfetta consacrazione alla Santissima Vergine”.

Ci sono molti, tuttavia che si spaventano con la parola schiavo e argomentano che nei primi secoli si usava l’espressione servo di Maria — servus Mariæ, in latino — per significare questa consegna totale, intera, fedele e piena di fiducia del proprio essere alla Madonna. 

Come vi dicevo, adesso forse un po’ meno, ma comunque ci sono stati, ci saranno, probabilmente un po’ci sono ancora persone che si spaventano e quindi dicono: “Eh, insomma, schiavo non va bene, non mi piace. Forse servo ancora ancora, ma schiavo…”. Quindi diciamo che in latino, servus ha lo stesso senso della parola schiavo.

Questa forma di devozione a Maria non sarebbe, però, un po’ anacronistica e poco adeguata ai giorni nostri?  Non è quello che pensa uno dei Papi più recenti, che ha esercitato il suo lungo pontificato sotto un motto indubbiamente mariano: Totus tuus.

E quindi subito sapete di chi sto parlando, no?

Nell’Enciclica Redemptoris Mater, San Giovanni Paolo II insegna: “La spiritualità mariana, deve essere vista alla luce della Tradizione e, specialmente, della spiritualità alla quale ci esorta il Concilio. Inoltre, la spiritualità mariana, al pari della devozione corrispondente, trova una ricchissima fonte nell’esperienza storica delle persone e delle varie comunità cristiane, viventi tra i diversi popoli e nazioni su tutta la terra. In proposito, mi è caro ricordare, tra i tanti testimoni e maestri di tale spiritualità, la figura di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali.

È questo! Ci si consacra alla Vergine Maria quali schiavi d’amore per vivere bene il proprio Battesimo. Uno deve aver letto la “Consacrazione a Maria” del Monfort, sennò è inutile parlare così, per rubare ossigeno al pianeta. È importante, dobbiamo avere un impegno ecologico, quindi impariamo a parlare meno e a parlare bene, così rubiamo meno ossigeno al pianeta nel quale viviamo.

Rilevo con piacere come anche ai nostri giorni non manchino nuove manifestazioni di questa spiritualità e devozione. In occasione della sua visita al Santuario di Jasna Gora nel 1979 — non so quanti di noi si ricordano il testo e ce l’hanno bene in mente; questo lo dico soprattutto per le iene — lo stesso Papa Giovanni Paolo II spiega meglio in cosa consista questa consacrazione — quindi invito “le suddette” ad andarselo a guardare bene — Riferendosi all’“atto di totale servitù alla Madre di Dio” promosso dal Primate della Polonia nel 1966, egli ha spiegato: “L’atto parla della “servitù” e nasconde in sé un paradosso simile alle parole del Vangelo secondo le quali bisogna perdere la propria vita per ritrovarla (cfr. Mt 10, 39). L’amore infatti costituisce il compimento della libertà, ma, nello stesso tempo, “l’appartenere”, cioè il non essere liberi, fa parte della sua essenza. Però questo “non essere liberi” nell’amore, non viene percepito come una schiavitù, bensì come un’affermazione di libertà e come il suo compimento. L’atto di consacrazione nella schiavitù indica dunque una singolare dipendenza a una fiducia senza limiti. In questo senso la schiavitù (la non-libertà), esprime la pienezza della libertà, allo stesso modo che il Vangelo parla della necessità di perdere la vita per ritrovarla nella sua pienezza”. San Giovanni Paolo II ci invita, così, parafrasando San Paolo (cfr. Rm 8, 21), a partecipare alla gloriosa libertà degli schiavi di Maria.

Parole del Papa! Di San Giovanni Paolo II! Ecco, adesso le iene possono tornare a cuccia con la bocca asciutta, stavolta è andata male, sarà per la prossima, dai, l’importante è non perdere la speranza.

Ah, ecco molto bello questo:

Un anno dopo la visita del compianto Pontefice (papa Giovanni Paolo II) a Jasna Gora, in un articolo scritto per il giornale Folha de São Paulo, il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira sintetizzava tale paradosso con queste parole: “C’è una schiavitù che libera, e c’è una libertà che schiavizza” 

Perché questi che sono contro la schiavitù d’amore al Cuore Immacolato di Maria dicono: “No, perché noi non siamo schiavi, bisogna essere liberi”, ecco sono quelli poi che non si accorgono che c’è una libertà che schiavizza. Perché appunto, come ha detto il Papa, questa schiavitù risponde proprio al paradosso della Lettera ai Romani: “Perdo la mia vita poi per ritrovarla” — questo nel Vangelo, Matteo 10,39 — e “uno può essere libero ed essere invece schiavo”.

Egli — il professor Plinio Corrêa de Oliveira — denunciava la radicale inversione di valori nella mentalità dell’uomo moderno “affrancato” dall’obbligo di osservare i Comandamenti di Dio e della Chiesa: “Per alcuni è libero chi, con la ragione obnubilata e la volontà spezzata, spinto dalla follia dei sensi, ha la facoltà di scivolare voluttuosamente sullo slittino dei cattivi costumi. Ed è ‘schiavo’ colui che serve la propria ragione, vince con la forza di volontà le proprie passioni, obbedisce alle leggi divine e umane, e mette in pratica l’ordine”.

Schiavi in senso ironico, no? Quindi lui dice: “Per alcuni è libero chi è ormai schiavo di una ragione obnubilata e si lascia scivolare sullo slittino dei cattivi costumi e ha una volontà spezzata ed è spinto dalla follia dei sensi e così invece paradossalmente chiamano schiavi coloro che invece vogliono servire Dio attraverso Maria”. Se trovate qualcosa scritto di questo professore leggetelo, perché fa degli scritti meravigliosi, proprio un uomo di Dio.

Ora, egli prosegue, per coloro che alla Santissima Vergine si consacrano liberamente come “schiavi d’amore”, Ella ottiene “le grazie di Dio che elevano le loro intelligenze fino alla comprensione lucidissima dei più alti temi della Fede, che danno alle loro volontà una forza angélica per salire liberamente fino a questi ideali, e per vincere tutti gli ostacoli interiori ed esteriori che a loro indebitamente si oppongano. […] Per tutti i fedeli, la ‘schiavitù d’amore’ è, dunque, questa angelica e somma libertà con cui la Madonna li aspetta alle soglie del XXI secolo: sorridente, attraente, invitandoli al Suo Regno, secondo la sua promessa pronunciata a Fatima: ‘Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà’”. 

Questo testo si intitola “Obbedire per essere liberi”.

Ecco, io con queste poche osservazioni, ho cercato di farvi comprendere la bellezza, l’importanza di consacrarci al Cuore Immacolato di Maria come suoi servi d’amore. E veramente troverete in questo testo del Montfort delle riflessioni bellissime, che io adesso, ovviamente, non posso stare qui a leggervi, perché se comincio a leggere questo libro… Sarebbe bello, forse chissà, magari lo farò un ciclo di catechesi sul Trattato del Montfort, sarebbe sicuramente molto interessante,  può darsi che lo farò. Nel frattempo, leggetelo, cominciate a leggerlo.

E oggi sarebbe bello che tutti ci si consacrasse al Cuore Immacolato di Maria, io spero che siamo già tutti consacrati, però magari qualcuno non lo è.

Qualcuno ogni tanto mi scrive e mi dice: “Padre, ma cosa devo fare per prepararmi a questa consacrazione?” E allora qualcuno comincia a dire: “Mah, devo fare una preparazione di un anno”. Allora, io sono di questa scuola e dico: secondo me la preparazione migliore è innanzitutto una vita cristiana vera, l’impegno per una vita cristiana vera, poi sicuramente il Salterio di Gesù di Maria, poi l’aver letto il “Trattato”, perché almeno lì si ha l’opportunità di capire bene in che cosa consiste questa consacrazione. Aver letto il “Trattato” e… a quel punto… volerlo! Se tu per leggere e meditare il Trattato ci impieghi un mese, ci vorrà un mese, se tu ci impieghi due settimane, ci vorranno due settimane, se ci impieghi dieci anni, ci vorranno dieci anni, dipende, non mettiamo un tempo, l’importante è essere preparati e sapere cosa stiamo andando a fare. E magari ripassare un po’che cos’è il Battesimo, visto che noi rinnoviamo i nostri impegni battesimali attraverso Maria.

Quindi questa consacrazione non è altro che un riportare alla coscienza l’impegno forte delle nostre promesse battesimali, e chiedere alla Vergine Maria di accompagnarci, sostenerci, fortificarci e aiutarci a consacrarci al Signore Gesù, questo è, basta leggerla.

E poi, tra l’altro, ne parla anche Padre Pio:

Un giorno chiesero a Padre Pio perché insistesse tanto a far fare la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.

Ma pensa! Anche Padre Pio, che era devotissimo alla Vergine Maria, insisteva molto perché ci si consacrasse al suo Cuore Immacolato.

Rispose:

“Perché è l’unico posto al mondo in cui Satana non ha messo piede e mai ve lo metterà per prendersi le anime che vi saranno entrate…e vi aspetta un futuro così diabolico che l’apocalisse è nulla a confronto, mettetevi lì dentro e starete al sicuro.”

Beh, più chiaro di così!

Quindi ciascuno faccia la sua scelta, io la mia l’ho già fatta, da anni, e sono felicissimo, e ogni giorno la rinnovo nella Santa Messa, tutti i giorni! Tutti i giorni rinnovo questo atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e al Sacratissimo Cuore di Gesù. Quindi io ve lo consiglio, magari potrebbe per qualcuno essere oggi l’inizio della preparazione, e magari, potreste fare l’Atto di Consacrazione il 16 di luglio — non manca molto — la Madonna del Carmelo potrebbe essere una bellissima data. Prepararsi a quel giorno, fare l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. L’importante è farlo!

Ricordiamoci tutti oggi nella preghiera del Salterio di Gesù e di Maria e stringiamoci a Lei. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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