Scroll Top

D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 14

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 14
Domenica 20 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 15, 21-28)

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”.
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.
Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 20 agosto 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa messa di oggi, tratto dal capitolo quindicesimo del Vangelo di San Matteo, versetti 21-28.

Di questo Vangelo mi permetto solo di sottolineare, tra le tante bellezze che ha, l’amore di questa mamma. L’amore veramente sa fare cose impossibili, sapete perché? Perché l’amore, quando è vero amore — e l’amore di questa mamma era verissimo — è fondato nell’umiltà. Quindi, ecco perché nulla è impossibile a chi ama; ecco perché il motto di Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi”, perché l’umile può fare tutto quello che vuole, perché non farà mai altro che amore, spargerà amore, donerà amore e ciò che domanderà sarà sempre e solo amore. Un amore che cerca di realizzare il vero bene dell’altro, non la sua felicità. Attenti, perché è diverso! Non sempre il vero bene dell’altro è la sua felicità. Alle volte il vero bene dell’altro può essere anche la sua sofferenza, il suo dolore; perché crescere e liberarsi dai vizi, dal peccato, da ciò che è sbagliato, correggersi è difficile, fa soffrire. Ma chi ama vuole sempre il vero bene dell’altro e il vero bene per questa bambina, come avete visto in questo Vangelo, qual era? Essere liberata dal demonio. E la mamma ci riesce. La mamma siro-fenicia ci riesce. E quindi? Noi non possiamo fare altro che chiedere al Signore questa grazia immensa, d’imparare ad amare così.

E veniamo al nostro testo di Bonhoeffer, Sequela.

Come abbiamo visto ieri, stavamo parlando della cura pastorale e, sia ieri che oggi, ovviamente queste parole vanno soprattutto ai sacerdoti: so che ci sono diversi confratelli che ascoltano queste meditazioni, spero di poter essere di giovamento anche per loro. Sento ovviamente tutto il peso, tutta la responsabilità di questo compito, di poter dire una parola, almeno una parola, tra le tante che dico, che sia un frammento di luce per la vita di qualche sacerdote.

Proprio ieri vedevamo come si interrompa il dialogo pastorale quando Bonhoeffer dice che non ci sono più pesci da pigliare, quando si considera solo una delle due proposizioni, cioè “solo chi crede ubbidisce” e invece si dimentica la prima: “per credere bisogna obbedire”. 

“Vieni Pietro” e lui scende dalla barca. Ecco la chiamata: Pietro obbedisce e lì si realizza la fede. Questo è un esempio che Bonhoeffer fa, ma ce ne sono tantissimi. Non si può più aiutare la persona indurita, che è esattamente il contrario della mamma del Vangelo di oggi. Vedete, la mamma siro-fenicia anche lei ha fatto prima — se avete notato — un grandissimo atto di obbedienza — diciamo così — nel senso che non si è né risentita, né si è opposta a quello che dice Gesù:

“Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”

Chissà se l’avesse detto a uno di noi… a voi no perché siete bravi, l’avesse detto a me, guardate, sarei diventato un puma. Perché? Perché ovviamente l’orgoglio e la superbia si scatenano: “Cosa? Ma come ti permetti di dire a me che sono un cagnolino?”. Lei invece obbedisce, perché dice: “Sì, è vero, hai ragione”. Resta dentro a quella “classificazione”: sono un cagnolino. È qui che sta l’obbedienza secondo me. E allora sviluppa, potremmo definirla, “la spiritualità del cagnolino” che dovremmo avere tutti. “La piccola via del cagnolino” che è quella che dice: “Sì, lo sono”. Ed ecco che, siccome ha obbedito, arriva la fede e dice: “Sì, però anche i cagnolini…” Ed è vero che Gesù rimane disarmato, felicemente disarmato, di fronte a questa bellissima intuizione geniale che viene alla mamma di questa bambina tormentata dal demonio; rimane disarmato, perché solo la fede ti può dare questa intuizione: «eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Bellissimo!

Allora, [ritornando a Bonhoeffer] se si dimentica la seconda proposizione la persona si indurisce. Si indurisce perché non ha e non può avere la fede, dice lui, e quindi è inutile parlare. Però andiamo avanti:

Il responsabile della cura pastorale già a questo punto pensa di trovarsi in presenza dell’enigma ultimo, per cui Dio ad alcuni dona la fede, ad altri la nega. Quindi questa proposizione conduce alla capitolazione. 

Uno dice: “Vabbè, a questa persona Dio non ha donato la fede, basta, fine”.

La persona indurita resta sola e continua a lamentarsi della propria miseria con rassegnazione.

Guardate, è vero: la persona che è indurita, che non ha fede poiché — ricordate quello che ha detto Bonhoeffer — non ha volutamente obbedito o comunque ha volutamente resistito all’obbedienza, ad abbandonare sé stesso e le proprie prospettive, tutto quello che abbiamo detto nei giorni scorsi, è una persona sola. Una persona sola. 

Guardiamoci bene dentro: tutte le volte che noi sperimentiamo questi cali profondi di obbedienza, di conseguenza abbiamo anche questi cali di fede. E siamo soli, soli, soli, soli, sperimentiamo una solitudine, mi viene da dire, infernale. Perché all’inferno sono soli! 

Suor Lucia, tanti santi, Santa Faustina Kowalska, i Sogni di Don Bosco, ma tanti altri, insomma, che sono stati portati all’inferno, hanno visto un inferno assolutamente pieno. I pastorelli di Fatima vedevano queste anime che ondeggiavano dentro queste fiamme infernali insieme ai demoni. Terribile, una scena terribile. Quindi non sono pochi! E non a caso la Vergine Maria chiede di pregare affinché ci si sacrifichi, affinché si convertano le persone. Ma sono soli, soli! L’assenza della grazia di Dio, l’assenza di questo amore profondo verso Dio produce persone sole. 

E non dimentichiamo — io l’ho sempre in mente — quello che non di rado ripeteva padre Amorth. Quando qualcuno gli diceva: “Io credo però non vado in chiesa”, “Io credo però non rispetto i comandamenti” padre Amorth rispondeva: “Anche il diavolo crede! Anche i demoni credono in Dio”. E il Vangelo è pieno di questo! Pieno! Quante volte nel Vangelo si trova che i demoni dicano a Gesù: “tu sei il figlio di Dio”? Il demonio, Lucifero crede in Dio, però non obbedisce. L’inferno è stato creato proprio in funzione di questo atto solenne di disobbedienza da parte di Lucifero verso Dio. Il progetto dell’incarnazione del Verbo ha scatenato la disobbedienza radicale di Lucifero e di tutti i suoi compagni angeli. E quindi sono stati precipitati all’inferno, tutti soli, Lucifero e compagni. Possono essere centinaia di miriadi di migliaia, non conta, sono tutti soli.

“Resta sola”, è vero, la persona indurita resta sola. “E si lamenta della propria miseria con rassegnazione”, cosa deve fare? Cosa deve fare?

Continua Bonhoeffer:

Ma proprio qui è il punto di svolta del dialogo. È un’inversione totale. Non si discute più, non ci si concentra più sui problemi e sulle miserie dell’altro, ma tutta l’attenzione si rivolge alla persona stessa dell’altro, che vuol nascondersi dietro a quello schermo. Ora si irrompe nella fortezza, che quest’ultimo si è costruita, grazie alla proposizione: solo chi ubbidisce crede. Dunque lo scambio di battute si interrompe, e il responsabile della cura pastorale proseguirà dicendo: — facessimo anche noi così — «Tu non ubbidisci, tu neghi ubbidienza a Cristo, tu vuoi conservare per te una parte di autodominio. Non puoi udire Cristo, perché non sei ubbidiente, non puoi credere nella grazia, perché non vuoi ubbidire. C’è nel tuo cuore una parte indurita che non accoglie la chiamata di Cristo. La tua miseria è il tuo peccato».

Noi sacerdoti credo che dovremmo trascriverci queste cinque righe e — mi verrebbe da dire — impararle a memoria e tenerle pronte, perché potrebbe accadere che qualcuno abbia bisogno di sentirsele dire. A un certo punto Bonhoeffer dice: “Basta! Basta tutto questo parlare”, io mi permetto di dire: basta tutta questa polemica e tutte queste disquisizioni: “E perché questo, perché quello, perché quell’altro?”

Qualche volta qualcuno mi scrive o mi dice: “Padre, mi hanno detto che nella Bibbia tutto quello che è narrato in Genesi è falso, un mito, Adamo ed Eva non sono mai esistiti. Cosa devo rispondere? Perché sennò non credono” — “Padre, mi hanno detto che Mosè, re Davide, Abramo non sono mai esistiti. Lei che ha studiato, mi dica: cosa devo rispondere?” —  “Mi hanno detto che non c’è parola nella Scrittura che parli del dogma dell’Assunzione di Maria Vergine in cielo anima e corpo e quindi io non so cosa rispondere” — “Padre, mi hanno detto che l’Eucarestia non può essere il corpo e il sangue di Cristo, perché è solo pane e solo vino. Io non so cosa rispondere, padre”. Non serve nessuna risposta, sapete? Voi potreste prendere la Summa Theologiae di San Tommaso, mettergliela lì davanti al volto, leggergliela, loro capire e non cambierebbe niente. Perché qui non è un problema di conoscenza, qui è un problema di obbedienza. È diverso! 

E allora lui dice: basta! Ora non parliamo più dei problemi e delle miserie dell’altra persona, non si discute più — dice Bonhoeffer — basta. Perché son tutte cose che quella persona usa per nascondersi dietro a questo schermo e nascondere il vero problema. Le accampa come scuse, ma come scuse assolutamente risibili, tanto sono assurde. “Adesso ci vuole fortezza”, bisogna essere forti. Bisogna essere forti ed entrare con un carro armato nel bunker che questa persona si è costruita grazie alla proposizione che solo chi crede ubbidisce. E siccome io non credo, non obbedisco, eh, certo, certo. Ma perché non credi? Questa è la domanda, perché non credi? E quindi lui dice: “le battute si interrompono”. E allora ecco queste cinque/sei righe solenni, sembrano quasi un esorcismo, diciamo così:

Tu non ubbidisci,

Vedete? Questa è la verità! Questo è il problema: che tu non ubbidisci.

tu neghi ubbidienza a Cristo, tu vuoi conservare per te una parte di autodominio.

Cioè, te la vuoi gestire tu la cosa.

Non puoi udire Cristo, perché non sei ubbidiente, non puoi credere nella grazia, perché non vuoi ubbidire. C’è nel tuo cuore una parte indurita che non accoglie la chiamata di Cristo.

E questa chiamata di Cristo può essere a qualunque livello, perché dentro noi lo sentiamo dove e su che cosa Gesù ci chiama; la chiamata di Cristo non è solo: sposati, fai il sacerdote, fa il monaco, fai la monaca; non è solamente questo grande momento. La chiamata di Cristo è ogni minuto della nostra vita. 

Prendiamo  Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce della quale abbiamo fatto pochi giorni fa la festa. Sapete che lei era ebrea e poi non era assolutamente credente. A un certo punto però Edith si converte. E tutti hanno in mente, giustamente, il momento solenne della sua conversione, quando lei, una notte, non riuscendo a dormire “a caso” nella libreria che ospitava il suo letto tirò fuori a caso un libro e “casualmente” le capita l’autobiografia di Santa Teresa d’Avila. Lei dice: “Adesso leggerò qualche pezzettino, qualche pagina così, poi mi viene sonno, mi addormento”. In realtà quella notte non dormì tutta la notte, lesse tutta l’autobiografia di Santa Teresa. Al mattino, quando si alzò era un’altra persona. Era un’altra persona che appunto voleva diventare cristiana, cattolica. E tutti hanno in mente sempre, questo momento solenne della sua vita, giustamente. 

Ma c’è un altro momento che, a mio giudizio, ha preparato questo momento, e fu quando lei rimase profondamente colpita da un fatto: quando lei vide una donna, probabilmente una mamma di famiglia, entrare in chiesa con le borse della spesa. Un gesto che tanti di voi fanno, grazie al cielo, e continuate a farlo perché voi non sapete che può essere opera di conversione in chi vi vede. Lei, grande filosofa, grande studiosa, professoressa universitaria, rimane sconvolta. Quello che per noi è un gesto normale per lei, magari per altri, è un gesto scandalosamente efficace nel bene. E lei dice: “Come mai questa donna, immersa nelle sue mille cose che ha da fare — le borse della spesa — entra in una chiesa?”. Ecco l’opera della grazia, attraverso l’esempio meraviglioso di questa mamma, di quest’altra donna, che risponde a quella che in quel momento era la piccola chiamata di Gesù per lei e passando davanti a una chiesa dice: “No, io adesso entro in chiesa a fare un saluto a Gesù”, con le sue borse. Sapete, quando tutti in strada corrono, fischiano, suonano, e prendi questo, prendi quell’altro, la frutta e il pane e la pasta e la verdura e le cose, i dolci. Tutte queste borse… poi uno è stanco e dice: “Ah, ma io vado a casa!”. “No, io mi fermo, con le mie borse, allungo un po’ il pezzo. Entro in chiesa e saluto Gesù”. Questa donna — e non sapremo mai chi è — ha iniziato l’opera di conversione della grandissima Edith Stein, che diventerà monaca di clausura e poi morirà martire nei campi di concentramento.

La chiamata di Cristo! Noi abbiamo tante chiamate lungo la nostra giornata. Questa donna ha risposto alla sua piccola chiamata, che per lei era di andare a salutare Gesù in Chiesa e, chi l’ha vista — lei non sapeva di essere vista — ha iniziato un cammino di conversione, ha iniziato a porsi delle domande. Questa donna è stata un segno tangibile della grazia di Dio. Vedete! E quindi il cuore, quando noi rispondiamo costantemente a queste chiamate, il cuore non si indurisce, rimane morbido.

Guardate questa frase è bellissima perché è verissima:

La tua miseria è il tuo peccato

Noi non siamo miseri perché siamo poveri, perché ci manca questo, e quell’altro. Noi siamo miseri nella misura in cui siamo pieni di peccati. Non nella misura in cui siamo peccatori, attenzione! Tutti siamo peccatori. Ma un conto è essere peccatori e un conto è essere pieni di peccati e restare pieni di peccati, vivere nel peccato, questa è un’altra roba. Questo non è essere peccatori, questo è essere empi, è diverso. 

Purtroppo, non è facile trovare qualcuno che oggi ti dica: “la tua miseria è il tuo peccato”. Abbiamo bisogno di un luterano, capite? Abbiamo bisogno di un luterano come Bonhoeffer che ci viene a dire questa cosa. E noi sacerdoti, probabilmente, dovremmo recuperare questa franchezza, questa capacità di irrompere nei bunker di coloro che si nascondono, ingannati dall’idea che per ubbidire prima devi credere… ma perché non credi!? E allora sentite:

Ora è Cristo stesso ad essere di nuovo in primo piano…

Vedete, è cambiata tutta la prospettiva, prima era l’altro: “Eh, ma dai, ma credi…” — vi ricordate il dialogo che abbiamo visto ieri — adesso cambia prospettiva: non è più l’altro, è Gesù. In primo piano torna ad essere Gesù. E cosa fa questo Gesù attraverso queste cinque bellissime, stupende, meravigliose righe che vi ho letto di Bonhoeffer?

… e muove il suo attacco al demonio nell’altro, finora celato dietro la grazia a buon mercato.

Quando noi sacerdoti abbiamo la grazia di Dio di saper dire, costi quel che costi, queste cinque parole a chi il Signore ci ha messo di fronte perché ha un estremo bisogno di essere liberato dal demonio, noi permettiamo a Cristo di muovere il suo attacco decisivo contro il demonio che sta nell’altro, di sgusciarlo fuori. Questo demonio si nasconde dove? Dietro la grazia a buon mercato.

Nel mare c’è un mollusco — non lo so, magari non è vero, non ci ho mai pensato se è un mollusco, ma penso di sì — in mare ci sono delle conchiglie che sono occupate dai paguri. Sono delle bestioline simpatiche, non facili da prendere. Questi qui occupano le conchiglie, cioè la conchiglia non è la loro, loro entrano in quella conchiglia e diventa la loro casa; provate voi a tirarli fuori, se riuscite! Non ci riuscite. Quelli piuttosto muoiono che farsi tirar fuori. Ecco Gesù è uno “spaguratore”, lui tira fuori i paguri. Solo che in questo caso il paguro è il demonio. E lui lo può fare quando noi invertiamo totalmente il dialogo, qui Bonhoeffer lo dice bene: “facciamo un’inversione totale”. Quando decidiamo di mettere al centro Cristo, quindi la grazia. Chiamiamo in causa, mettiamo in campo Gesù, e a quel punto Gesù fa quello che gli riesce meglio: liberarci dal demonio, dal peccato. Sentite:

Ora tutto dipende dal fatto che il responsabile della cura pastorale tenga presente le due proposizioni — adesso è fondamentale, fondamentale! — solo chi ubbidisce crede, solo chi crede ubbidisce.

Fondamentale! Non te ne dimenticare. In questo momento sono essenziali, le devi tenere assolutamente presenti. Devi tenere tutte e due, perché il demonio cerca invece di tenerne una sola, che è quella che abbiamo visto fino adesso; adesso che Cristo sta liberando dal demonio, sta compiendo questo esorcismo, tutto spirituale, di liberare quest’uomo dal suo peccato, tu non ti dimenticare mai le due proposizioni. 

Sentite che solennità bellissima:

In nome di Cristo il responsabile della cura pastorale deve chiamare all’ubbidienza, all’azione, al primo passo. Abbandona ciò che ti tiene vincolato e seguimi! In questo momento tutto dipende da questo passo. L’atteggiamento, che il disubbidiente aveva dimostrato, deve esser demolito, perché esso non consentiva di prestare ascolto a Cristo. Si deve stanare l’uomo in fuga dal nascondiglio che si è costruito. Solo una volta uscito all’aperto può tornare ad esser libero nel vedere, nell’udire, nel credere. In effetti al cospetto di Cristo non c’è alcun vantaggio nel compimento dell’opera, che come tale resta morta. Tuttavia, per poter credere, Pietro deve camminare sulla superficie ondeggiante del mare.

Bellissimo! Guardate, bellissimo, commovente! Io credo che tanti di noi, sentendo queste parole, oggi stiano risorgendo, stiano spalancando il cuore, come quando arriva il sole e dici: “Ecco, finalmente! Asciugami, liberami!”. Come quando ti sanano una piaga purulenta, malata e dolente: “Basta, non ne posso più, ti prego, aiutami”.

In nome di Cristo (…) deve chiamare all’ubbidienza, all’azione, al primo passo.

Adesso, vedete, è arrivato il momento imperativo, come in ogni esorcismo. In ogni esorcismo c’è un momento imperativo in cui si comanda direttamente al demonio. Adesso si comanda all’uomo: obbedisci, alzati, compi la tua azione, fai il primo passo, abbandona ciò che ti tiene vincolato e seguimi. Tutto dipende da questo passo. Io ho in mente situazioni di vita bellissime, addirittura situazioni di vocazioni bellissime nelle quali, se andiamo indietro, tutto è dipeso da un primo piccolo, apparentemente banale, passo. Da quel sì detto quel giorno, quella sera, scegliendo Cristo al posto di altro, da lì è nato tutto il resto.

L’atteggiamento, che il disubbidiente aveva dimostrato, deve esser demolito — perché? — perché esso non consentiva di prestare ascolto a Cristo. Si deve stanare l’uomo in fuga…

Quindi solo una volta che è uscito può vedere, può udire, può credere. Ci fermiamo qui, perché è veramente tanto oggi.

Bene, fate una Santa domenica, veramente una Santa domenica e preghiamo soprattutto per tutti i sacerdoti, perché tutti noi abbiamo la possibilità di poter compiere queste meravigliose opere di liberazione, di risurrezione e di ridare alle persone la bellezza dell’amicizia con Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati