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Le radici spirituali delle malattie psichiche: undicesima parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 27 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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LE RADICI SPIRITUALI DELLE MALATTIE PSICHICHE – Undicesima Parte

Eccoci giunti a sabato 27 febbraio 2021, oggi facciamo memoria, come ogni 27 del mese, dell’Apparizione della Madonna a Rue du Bac, giorno nel quale ha consegnato la Medaglia Miracolosa, che abbiamo imparato in questi anni ad apprezzare tanto e alla quale essere devoti.

Il Vangelo della santa Messa di oggi è tratto dal cap. V di San Matteo, vv 43-48 ci richiama ancora a questa perfezione questa volta nella carità, ad amare tutti, ad amare i nemici.

“Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”

Per crescere in questo cammino di perfezione stiamo vedendo questo bellissimo libro del prof. Larchet, “L’inconscio Spirituale”, siamo arrivati al paragrafo 7°.

“Sopravvalutazione dell’io”

Se vogliamo essere perfetti l’io deve stare al suo posto.

“Un certo numero di malattie psichiche comporta, fra le altre cause, una sopravvalutazione dell’io. Questo stato spirituale patogeno ha un grande ruolo in particolare nella nevrosi isterica e nella psicosi paranoica, ma lo si ritrova anche nella schizofrenia e in altre malattie psichiche.”

È radice di molti mali questa sopravvalutazione dell’io, questo stato patogeno.

“Può vertere su taluni aspetti dell’io e anche procedere di pari passo con un sentimento di svalutazione che la persona ha per altri aspetti dell’io, oppure, ancora, essere la «compensazione» d’un sentimento, più profondo, di svalutazione dell’io.”

Sopravvalutazione o svalutazione di fatto sono due facce della stessa medaglia.

“Ma di questo sentimento di svalutazione dell’io parleremo nella sezione seguente. Alla base della sopravvalutazione dell’io, troviamo tre malattie spirituali: l’amore egoistico di sé, la vanagloria e l’orgoglio.

  1. L’amore egoistico di sé, possiamo considerarlo la madre di tutte le passioni, cioè la radice di tutte le altre malattie spirituali. C’è tuttavia una forma di amore di sé che è virtuosa, che fa parte dello stato spirituale normale dell’uomo, raccomandata anche dal Cristo nel primo comandamento (“Amerai il prossimo tuo come te stesso”, Matteo 19,19; 22,39; Luca 10,27) e consistente nell’amarsi in quanto creatura a immagine di Dio e chiamata ad attuare la somiglianza con Lui, dunque ad amarsi in Dio e ad amare in sé Dio. L’amore di sé-passione è una perversione di questo amore di sé virtuoso e consiste, al contrario, nell’amor proprio, nel suo senso primario e non edulcorato della parola, cioè in un amore egoistico di sé, in quanto amore dell’io decaduto, amore distolto da Dio e rivolto al mondo, considerato nelle sue apparenze sensibili, un amore che da quel momento fa vivere una vita carnale e non più spirituale.”

L’amor proprio è la perversione dell’amore di sé virtuoso, è un amore egoistico di sé in quanto amore dell’io decaduto, è l’amore di sé separato dall’amore di Dio.

“2. La vanagloria, detta anche «vanità», consiste, nella sua forma comune, nel mostrarsi fiero e glorificarsi dei beni che uno possiede o crede di possedere, nel desiderare di essere in vista, considerato, ammirato, stimato, onorato e lodato dagli altri uomini. Ma la caratteristica comune ai beni di cui il vanitoso si mostra fiero è quella di essere beni terreni, «carnali»; sono una considerazione e una gloria umana che il vanitoso si aspetta dal loro possesso. Il vanitoso è colui che si glorifica e desidera l’ammirazione d’altri per doni che la natura gli ha concesso, come la bellezza (reale o presunta) del suo corpo o della sua voce, ma anche per la sua andatura, la sua prestanza e tutto ciò che contribuisce a dargli una bella apparenza. Può anche gloriarsi e aspettarsi considerazione per la sua abilità manuale o il suo saper fare in questo o quel campo. La vanagloria porta chi ne è malato a innalzarsi e farsi ammirare per la sua posizione sociale, le ricchezze e i beni materiali che si è procurato, o anche per il suo potere. A un livello più sottile, perché non riguarda, come il precedente, il campo dell’apparenza e della materialità, sebbene sia quasi altrettanto diffuso, è vanagloria mostrarsi fiero delle proprie qualità intellettuali, morali o spirituali e cercare per questo l’attenzione, l’ammirazione e le lodi degli altri.”

E’ vanagloria mostrarsi fiero delle mie capacità e cercare l’ammirazione e le lodi delle persone. Ecco perché Padre Pio scrive pagine così serie e così importanti sul tema della vanagloria. Questo non vuol dire che devo prendere le mie qualità e nasconderle sotto terra, perché, capite, il passaggio è veloce e allora arrivo all’estremo proposto e penso che non devo mostrare niente. No, non è così. È quando io mi sento tronfio che non va bene, ma quello che sono non devo nasconderlo, non devo averne vergogna.

Mi ricordo che quando andavo a scuola avevo dei compagni di classe molto bravi, questo è capitato anche all’università, e qualcuno mi diceva:

“Sai Giorgio sono un po’ imbarazzato perché ho preso 30 e lode però non so come fare e ho vergogna di dirlo perché avevo detto che non ero preparato, ma io veramente mi sentivo insicuro”.

E in alcune occasioni succedeva che qualcuno si negava e non voleva dire il voto preso. Pur avendo preso un voto molto alto lo nascondeva altrimenti gli altri, divorati dall’invidia, lo avrebbero schernito e accusato di volersi mettere in mostra. E non era vero.

Quando vai all’università e qualcun altro lo sa e tu hai un esame, appena finisce l’esame la domanda che ti fanno è “come è andata?” Che tradotto vuol dire: “Che voto hai preso?” Perché è in questa maniera che noi quantifichiamo. Tutti veniamo valutati con un numero e tu uscirai con una media numerica e avrai un numero che ti si approprierà per tutta la vita, quindi uno deve avere la libertà di dirlo. Essere sé stessi, mostrare quello che uno è non è vanagloria. Stiamo attenti perché altrimenti dovremmo andare in giro tutti con gli scafandri, soprattutto i belli che dovrebbero cospargersi di cenere e riempirsi di carbone per non farsi vedere belli. No, non è questo. La realtà di quello che siamo non può essere nascosta, non devo essere io a mostrarla per ricevere plauso e consenso, ma se mi viene chiesto lo dirò.

Io ho assistito diverse volte a scene molto brutte di bullismo su questa cosa. Quando queste persone finivano gli esami, noi fuori che dovevamo ancora fare l’esame chiedevamo: “Come è andata, cosa ti ha chiesto, come è stato, è arrabbiato, è puntiglioso, ma ti ha fatto la domanda a scelta, ma quanto ti ha tenuto dentro, ma quanto è stata lunga”, insomma le classiche domande da universitari.

Alcuni di questi, che avevano preso voti eccellenti, uscendo dicevano di aver preso 30 e c’era chi li accusava di essere bugiardi perché prima dell’esame erano agitati e poi prendevano 30 e lode. Quindi gli altri pensavano che avessero mentito per mettersi in mostra, ma in realtà non è vero. Quella persona prende quel voto proprio perché, non sentendosi preparata, il suo studio è continuo. Una persona può sentirsi impreparata perché quello che chiede a sé stessa è tantissimo, ma questa non è vanagloria. Diciamo le cose come stanno, questa è la semplicità: se uno mi chiede come è andata io gli dico il voto che ho preso. Dobbiamo stare attenti alla vanagloria, ma anche all’umiltà pelosa, le due facce della stessa medaglia.

“Come da tutte le passioni, anche dalla vanagloria l’uomo ricava un certo tipo di piacere, che lo fa attaccare fortemente a essa, e per ottenerlo egli è pronto a fare di tutto, finanche, paradossalmente, a soffrire di tutto. È a causa di questo piacere, spesso ben potente, che l’uomo ravviva il suo amore egoistico di sé, che si concede alla vanagloria. Il carattere patologico della vanagloria, come di tutte le altre passioni, discende essenzialmente dal fatto di essere la perversione di un atteggiamento naturale e normale, di essere la deviazione di questo atteggiamento dal suo esercizio «secondo natura», conforme alla sua finalità essenziale, verso un esercizio «contro natura». Dio, infatti, infuse nella natura dell’uomo la tendenza alla gloria: ma è la gloria divina che l’uomo è destinato a ottenere, attraverso la sua unione con Dio, e non già quella gloria umana che appunto la passione ricerca e che, sulla scia di san Paolo, la Tradizione chiama «gloria secondo la carne» (Seconda lettera ai Corinzi 11,18). La distinzione fra queste due forme di gloria – quella che viene da Dio e quella che viene dagli uomini – si trova in molti testi che parlano di vanagloria. La troviamo esplicitata nel vangelo di Giovanni (12,43 ); san Paolo vi si riferisce in modo implicito quando dice di gloriarsi in Gesù Cristo, insieme mettendo in guardia dal pericolo che uno correrebbe gloriandosi fuori di Dio (Filippesi 3 ,3; Calati 6,14). La gloria che l’uomo riceve da Dio partecipando alla Sua gloria nell’unione con il Cristo è la sola che “merita veramente questo nome”. È la sola gloria reale, vera, assoluta, eterna. È d’altronde la sola che sia in linea con la finalità della natura umana e a misura della grandezza che Dio volle conferire all’uomo.”

Per oggi ci fermiamo qua. Cominciamo a chiedere al Signore la grazia di vivere veramente la Gloria di Dio e la nostra in funzione Sua, e di rinnegare e subito identificare la vanagloria. E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Sabato della I settimana di Quaresima

VANGELO (Mt 5,43-48)
Siate perfetti come il Padre vostro celeste.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

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