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Servire Dio – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.33

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Servire Dio – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.33
Domenica 3 dicembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 13, 33-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 3 dicembre 2023. Oggi è la prima domenica di Avvento.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal tredicesimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 33-37.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo dodicesimo.

CAPITOLO 12

Chi ama veramente Iddio deve far poco conto della vita e dell’onore.

1 — Passiamo ad altre cose, anch’esse molto importanti, benché non lo sembrino. Sulla via della perfezione ci sembra tutto gravoso, e giustamente, perché si tratta di muover guerra a noi stessi. Ma appena ci mettiamo all’opera, Dio ci accorda tante grazie e agisce sull’anima con tanta forza che essa considera subito per poca cosa tutto quello che in questa vita si può fare. Per noi monache, poi, il più è fatto. Abbiamo rinunciato per amor di Dio alla nostra libertà, sottoponendola a quella degli altri, e ora pratichiamo tante penitenze, digiuni, silenzi, clausura e assistenza al coro. Anche a volerci trattare con delicatezza, come avrò fatto soltanto io nei vari monasteri in cui sono stata, non lo possiamo che assai raramente. Ora, perché tanta ritrosia a mortificare il nostro interno, quando questa mortificazione rende più perfetto e meritorio tutto il resto, e ci aiuta a praticarlo con maggior pace e soavità? A questo stato, come ho detto, non si arriva che a poco a poco, rinnegando la propria volontà e i desideri della natura fin nelle più piccole cose, in modo da terminare con il pieno dominio dello spirito sul corpo.

Allora, cosa ci dice Santa Teresa? Ci dice che, quando ci incamminiamo sulla via della perfezione, tutto sembra gravoso; ed effettivamente è gravoso, perché si tratta di fare guerra a noi stessi, è questa la fatica. Il cammino di perfezione non prevede che io faccia guerra agli altri, ma che faccia guerra a me; però — lei dice — appena ci mettiamo all’opera, cioè appena decidiamo veramente di fare questo cammino di perfezione, Dio ci accorda tante grazie e agisce sull’anima con così tanta forza, che tutto diventa facile, cioè, lo si fa con facilità; questa forza, queste grazie che vengono da Dio, ci permettono veramente di fare un cammino di perfezione; veramente!

Ed ecco, lei parla delle monache, ovviamente, ma anche noi possiamo pensare alla nostra vita; anche tanti di noi fanno diverse penitenze, fanno dei digiuni, scelgono di fare i momenti di silenzio, sono fedeli a dei precisi tempi di preghiera… e poi anche alla loro libertà, tanti di noi sono chiamati — pensate a chi è sposato, in un certo senso chi è sposato sottomette la sua libertà all’altro — bene, allora lei dice:

perché tanta ritrosia a mortificare il nostro interno

Ecco: se già facciamo tante cose esternamente importanti, perché tanta ritrosia a mortificare il nostro interno?

Ora, a questo stato — lei dice — si giunge a poco a poco; quindi il cammino di perfezione non si fa tutto in un colpo, in un giorno; ci vuole tempo, bisogna rinnegare la propria volontà e i desideri della natura, fin nelle più piccole cose. 

Ecco, io direi, partiamo proprio dalle più piccole cose; cioè, quando devo rinnegare, rinneghiamo proprio le piccole cose: ho una voglia matta di bermi un bicchierone ghiacciato di Coca Cola; sapete, quando è estate — ma anche quando è inverno — è sempre buona, quindi uno dice: adesso proprio fa caldo, ho una sete, c’è quella bella Coca Cola ghiacciata in frigorifero… e io la tiro fuori e mi bevo un bel bicchierone di Coca Cola ghiacciato. Uno ci pensa e dice: “Mah, per imparare a rinnegare la mia volontà e i desideri della mia natura — la sete — mi bevo un bel bicchiere di acqua fresca”, che, rispetto a un bicchierone di Coca Cola ghiacciata — magari con dentro un pezzo di limone — beh, insomma, la natura lo sente, il nostro gusto se ne accorge, poi vai tu a spiegargli: sì, ma l’acqua ti fa meglio, quella là è piena di zucchero, e poi fa male, poi ti buca lo stomaco… sì sì, tutto vero, però la nostra natura dice: eh, insomma, questa è dura, è dura! 

Ecco, ho lì un bel contenitore da cinque chili — non so se esista, ma forse sì — di Nutella e dico: “Beh, insomma, stasera io e la Nutella!”. Allora viene in mente Santa Teresa, che mi dice: eh, ma tu devi cominciare a poco a poco a rinnegarti, a rinnegare la volontà, i desideri, no? E qual è il fine? Il dominio dell’anima sul corpo, questo è il fine. Non è in senso di disprezzo, ma in senso proprio di educazione, cioè lo spirito che educa il corpo, in questo senso. Il corpo, come un cavallo, non viene abbandonato a briglie sciolte, ma viene condotto.

E allora dico: vabbè, mangerò un quadratino di cioccolato al 100% di cacao, che è amarissimo…, però, insomma, uno dice: “Vabbè, non è che rinuncio proprio totalmente, mangerò…”. Ecco, e dopo che hai mangiato quello… di sicuro che mangi mezzo quadrettino, poi dici: “Va bene, basta, mi è passata la voglia, ecco, ho fatto la mia penitenza”. 

Ogni tanto facciamo qualche battuta, perché sennò altrimenti diventa troppo seria, la cosa….

E questi sono modi che non fanno assolutamente male a nessuno, che nessuno può dire che ci sono esagerazioni, no, sono modi proprio piccolini, molto semplici, di rinnegarci: vorrei mettere del sale nella pasta, perché è venuta un pochino insipida, dico: “Senti, inizio a rinnegare un po’ la mia natura, non lo metto”; e avanti così, no? Sono tanti i modi, tante cose, possiamo applicarle ovunque.

Paragrafo secondo:

2 — Tutto, o quasi tutto, consiste nella rinuncia di noi stessi e delle nostre soddisfazioni. 

Ecco, vedete: “tutto o quasi tutto”, interessante. Ricordatevi: per Santa Teresa, ma come per tutti i santi, lo scopo è il pieno dominio dello spirito sul corpo, così come ve l’ho spiegato: di questo corpo che viene diretto, che viene condotto dallo spirito e non viceversa. E così impariamo a rinunciare a noi stessi e alle nostre soddisfazioni: partiamo da quelle lecite per arrivare a quelle meno lecite, che sarà più difficile.

Chi comincia a servir davvero il Signore, il meno che gli può offrire è la vita. E che ne deve temere chi gli ha già consacrata la volontà? Il vero religioso, o uomo di orazione che pretende di godere i doni di Dio, dev’essere pronto a morire per Lui, magari nel martirio. Del resto, non lo sapete anche voi, sorelle, che la vita del buon religioso, di colui che vuol essere fra i più intimi di Dio, non è che un lungo martirio? Lo chiamo lungo, ed è tale in confronto a quello di coloro a cui fu troncata la testa. Ma la vita è breve. Per alcuni anzi brevissima. E noi non sappiamo se la nostra sia tale da venirci troncata un’ora, un istante solo, dopo la completa nostra dedizione al servizio di Dio. E non è cosa impossibile. No, di ciò che finisce non bisogna fare alcun conto. Ogni ora potrebbe essere l’ultima: e chi di voi non vorrebbe impiegarla bene?

Beh, direi che su questo paragrafo potremmo fermarci veramente tanto, sarà difficile dover andare oltre. Allora, se noi vogliamo servire il Signore — e io credo che lo vogliamo tutti — non possiamo che offrirgli la vita, questo è il minimo, se no che servizio è? E la vita gliela offre chiunque di noi, non conta il suo stato di vita, conta il fatto che: vuoi servire il Signore veramente? Vuoi veramente servire il Signore? Se vuoi veramente servire il Signore, il minimo che puoi fare è offrire la tua vita. Se poi gli hai già consacrato la tua volontà, che cosa devi temere? Certo, perché se la mia volontà è consacrata a Dio, per cui non faccio e non voglio fare altro che la sua volontà…

Il vero religioso… qui ovviamente lei sta parlando dei religiosi, proprio religiosi nel senso di frati e monache, però noi possiamo anche intenderlo come il vero cristiano, colui che è veramente cristiano, del resto non cambia nulla; il vero religioso è colui che si dedica totalmente, interamente, a portare alla perfezione la sua vita cristiana, questo è.

Il vero religioso è (lei qui dà una definizione interessante): «uomo di orazione che pretende di godere i doni di Dio»; questo è il religioso. Il vero religioso, il vero frate, la vera suora, la vera monaca — e io aggiungo: il vero cristiano — è un uomo di preghiera, che pretende di godere i doni di Dio; questo è il vero religioso. Lei ci dà una definizione bellissima: “uomo di orazione”. Ecco, questo vero religioso, questo uomo di preghiera che vuole godere i doni di Dio, deve essere pronto a morire per Dio, ogni giorno. Ogni giorno noi, alla Comunione, dovremmo dire a Gesù: Gesù, dammi la forza, oggi, di essere pronto a morire per te.

È già la seconda volta che torna questo tema, quando lei dice: “non siete venuti qui per accarezzarvi, ma per morire per Gesù Cristo”; vi ricordate? L’abbiamo visto qualche giorno fa e qui ancora: “pronto a morire per Gesù, magari nel martirio”, lei scrive.

“La vita del buon religioso” … lo riprende, e qui dà un’altra definizione di chi è il buon religioso. Prima ha detto chi era il vero religioso e adesso dice chi è il buon religioso. Lei dice:

…la vita del buon religioso, di colui che vuol essere fra i più intimi di Dio.

Vedete che Santa Teresa ci sta dicendo chi è il religioso vero, il religioso buono, chi è il vero cristiano, chi è il buon cristiano: un uomo di preghiera che vuole godere dei doni di Dio e che vuole essere fra i più intimi di Dio; bellissimo! Tre caratteristiche del vero religioso, del vero cristiano.

Ora — dice Santa Teresa — la vita del buon religioso, di colui che vuol essere tra i più intimi di Dio, non è che un lungo martirio; non lo sapete? Il vero cristiano, il buon cristiano, colui che vuole essere intimo di Dio, deve prepararsi a morire per lui, deve prepararsi a un lungo martirio; lungo, perché dura tutta la vita, da quel momento in poi; e aggiunge: però attenti perché noi non sappiamo quando moriremo; magari oggi, alla Comunione, qualcuno di noi fa il proposito di voler servire davvero il Signore… questo è il proposito: “Signore, io ho deciso che ti voglio veramente servire”; quindi, si prepara, deve prepararsi a morire per Gesù, deve prepararsi a un lungo martirio — quindi, deve essere uomo di preghiera, deve essere l’uomo che vuole godere i doni di Dio, vuol essere tra i più intimi di Dio — ora, lei dice: quando tu prendi questa decisione interiore, di servire davvero il Signore, tu non sai che magari è stato deciso che tu morirai tra un’ora, che in capo a stasera morirai. Infatti, lei lo dice:

E noi non sappiamo se la nostra sia tale da venirci troncata un’ora, un istante solo, dopo la completa nostra dedizione al servizio di Dio.

Non lo sappiamo! Magari adesso abbiamo deciso di dedicarci totalmente a Dio, e tra un’ora moriamo. Ma lei dice che di ciò che finisce, non bisogna far conto.

Quindi, di questa vita, in un certo senso, non dobbiamo farne conto, se non in funzione del fatto che decidiamo di servire davvero il Signore.

Ogni ora potrebbe essere l’ultima.

Questa è una frase importantissima, ogni ora della nostra giornata. Io, oggi, vi faccio questa omelia e stasera potrei morire. Finisco l’omelia, mi alzo, mi viene un infarto e muoio; ogni ora potrebbe essere l’ultima.

Voi che ascoltate questa omelia — qualcuno di voi la sta ascoltando, e magari dice: io oggi decido di voler veramente servire il Signore, da adesso in poi, decido la mia completa dedizione al suo servizio — benissimo — e, tra tre ore, muore. E allora lei dice che dato che:

ogni ora potrebbe essere l’ultima: e chi di voi non vorrebbe impiegarla bene?

Impieghiamo bene le nostre ore, veramente bene, facciamo bene tutto; un’ora dopo l’altra. Io guardo sempre le mie sveglie — ne ho più di una, eh — perché veramente non voglio perdere il tempo. Sono dislocate un po’ nella mia camera e mi danno sempre l’ora in relazione a dove mi muovo, quando entro in camera, quando vado a dormire, quando sono allo scrittoio per studiare — e, guardandole, ognuna di loro ha una storia (sono tutte, tra l’altro, un dono della mia nonna): c’è n’è una, la più antica di tutte, che è proprio una di quelle svegliette delle nostre nonne tutta un po’ dorata, bella… quella mi ha accompagnato per tutti gli anni dei miei studi: tutti gli anni dei miei studi ho sempre avuto quella sveglia con me, proprio davanti a me, e mi accompagnava, precisissima, perché dovevo sezionare tutte le varie ore che dedicavo allo studio e quindi tutti gli esami e tutti i miei corsi li ho preparati davanti a quella sveglia. Poi ne ho un’altra che mi ha accompagnato per la notte, che con un pulsantino si schiaccia e fa la luce. Poi ce n’è un’altra che invece è stata a fianco del letto della mia nonna quando è morta. Insomma, ogni volta che le guardo, oltre a ricordarmi del tempo, mi ricordano anche questi segmenti della vita e, del resto, ciò che misura il tempo, misura anche frammenti della nostra vita.

Adesso arriva Natale, non si sa mai che regalo fare alle persone: ma regalategli una bella sveglia! Una bella sveglia, guardate, è un bellissimo dono, un bellissimo dono perché richiama la persona al valore del tempo, all’importanza del tempo, potete scrivere un bellissimo biglietto e potreste scrivere proprio questa frase di Santa Teresa: «Ogni ora potrebbe essere l’ultima: e chi di voi non vorrebbe impiegarla bene?». 

Qualche volta, quando guardo le mie sveglie, dico: “Quante volte sono già passate, e forse ancora passeranno, sull’ora e il minuto e il secondo esatto in cui morirò”; è già scritto, e l’ho già passato e domani, forse, lo passerò ancora; perché — non so — mettete che sia alle tre, e quante volte sono già girate le tre? L’orario della nostra morte è già scritto in quella sveglia, c’è già, e noi ogni giorno lo ripassiamo, come il giorno della nostra morte, è già scritto nel calendario, non è che va inventato, e ogni anno lo superiamo; ma arriverà il giorno che quel giorno che per tot anni abbiamo superato, non lo supereremo più; quell’ora che per tot anni abbiamo superato, non la supereremo più. Per cui arriverà quel giorno, quell’ora, quel minuto, quel secondo che sarà l’ultimo della nostra vita. E non vorremmo averlo impiegato bene, quello come tutti quelli precedenti? Io penso di sì, io penso proprio di sì…

Ecco, allora impegniamoci a riprendere bene questo secondo paragrafo del capitolo dodicesimo del Cammino di perfezione, meditiamolo bene, in questa domenica che ci sta preparando al Natale, in questa settimana in cui vedremo anche la celebrazione della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, insomma, date importanti.

Ecco, prepariamo bene, sarà anche questo il tempo in cui le famiglie — speriamo — iniziano a fare il presepe, a fare l’albero di Natale, a fare un po’ che tutta la casa “dica” la festa del Natale. In occasione delle benedizioni natalizie, sono entrato nella casa di una signora anziana, che vive da sola, e mi ha detto: “Padre, questo è il mio angolo del Natale!”; e dovevate vedere, aveva già fatto tutto l’angolo del Natale, col presepe, con l’albero, con tutte le stelle filanti, tutta una cosa bellissima, tutte le luci e aveva già messo lì i suoi regali, e diceva: “A me piace così tanto guardarlo” — dico: “Eh, signora, siamo in due, sì, anche a me piace molto” — e diceva: “Guardi, mi da tanta gioia, è la festa che sento più di tutti” e dico: “Sì, è vero, è proprio vero, anche per me è così”.

Quindi riflettiamo in questi giorni di attesa anche il Vangelo ci dice: vegliate, vegliate, vegliate… eh, vegliamo! Allora vegliamo veramente, vegliamo, vegliamo con quello che Santa Teresa ci ha detto: questo lungo martirio, questo morire per il Signore; che poi, di fatto, visto che la vita finisce, lungo quanto? Bah, rispetto all’eternità, è niente; sì, ci sembra lungo, ma i giorni passano, gli anni passano, tutto passa, non dobbiamo farne troppo conto.

Invece dobbiamo deciderci — questo sì — di dedicarci totalmente al Signore. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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