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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Giudizio particolare, V parte

Novissimi: il Giudizio particolare

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 30 novembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Giudizio particolare, V parte

Eccoci giunti a martedì 30 novembre 2021. Oggi festeggiamo Sant’Andrea Apostolo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo IV di San Matteo, versetti 18-22. 

Gesù chiama, chiama e chiede di andare dietro a Lui. Non davanti, non a fianco, ma dietro. Noi siamo chiamati ad andare dietro, sempre, a Gesù. 

“Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.”
“Essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.”

Non possiamo tergiversare quando seguiamo il Signore, ci vuole una prontezza nel seguire Gesù, una prontezza nell’osservare i Suoi Comandamenti e la Sua Volontà. 

Andiamo avanti con “I Novissimi” di don Alberione stavamo leggendo il punto nel quale si tratta il tema della schiettezza con Dio:

 “Se il giudizio venisse adesso, noi potremmo dire che siamo stati sostanzialmente fedeli a Dio? È sostanzialmente fedele a Dio chi ascolta i suoi comandamenti, chi lo ama, chi lo serve, chi schiva il peccato e, se qualche volta è caduto, si rialza e fa penitenza e si rimette nella fedeltà al servizio di Dio. Quando verrà il Giudice supremo, troverà che quest’anima ha fatto bene: «Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!» (Mt 24,46).”

Essere fedeli a Dio vuol dire amarlo, vuol dire osservare i Comandamenti, servirlo, evitare il peccato e, se cado, confessarmi il prima possibile.

 “Se invece l’anima disobbedisce a Dio, trasgredendo la sua legge; se cerca ricchezze ed onori; se fa solamente i suoi doveri per timore degli uomini, alla fine quest’anima dovrà dire che fu infedele al Signore. Un po’ di bene lo si fa tutti; ma esaminiamo qual è la sostanza e quali sono le intenzioni: se si mira a Dio o a noi stessi. Il giudizio di Dio sarà molto profondo: «Perlustrerò Gerusalemme con lanterne» (Sof 1,12). E quanti errori allora non saranno imputati, perché in sostanza si cercava Iddio. Quante opere che apparivano buone, invece, esaminate al lume di Dio, si vedranno guaste da molti difetti e peccati.”

Ci saranno anche errori che non saranno imputati, perché di fatto uno non l’ha fatto con cattiveria, ma l’ha fatto per seguire il Signore.

 “Siamo sinceri col Signore? cerchiamo Iddio con tutto il cuore? Allorché noi ci confessiamo, ci confessiamo schiettamente? Si trovano anime che cercano Iddio davvero, e accusano la sostanza dei loro difetti e dei loro peccati, e la vera radice del loro male: l’amor proprio, la superbia, l’invidia, la mollezza, l’accidia, ecc. Vi sono anime invece che neppure al confessionale sono schiette. Questo è veramente il loro male: tacciono, coprono, dissimulano. Vi sono persone che, anzi, per partito preso, sistematicamente cercano di nascondersi. Davvero che esse non fanno che ingannare se stesse! Iddio non lo si può ingannare. Iddio scruta le intenzioni.”

Dobbiamo imparare ad essere sinceri, che vuol dire chiamare le cose con il loro nome.

2. Siamo schietti col prossimo

“Cadranno tutti quanti gli inganni che l’uomo può architettare con insipiente prudenza umana; tutto si rivelerà al giudizio. Vi sarà l’accusa: chi, e di che cosa accuseranno il peccatore al giudizio di Dio? Accuseranno il peccatore gli Angeli che l’hanno veduto peccare, dicendo quanto si sono adoperati per ritrarlo dal male, e inutilmente. Accuseranno il peccatore i demoni che lo hanno tentato e fatto cadere, concludendo ormai che l’anima appartiene a loro. Accuseranno il peccatore perfino i muri, dove egli ha peccato: «La pietra griderà dalla parete» (Ab 2,11). Accuserà il peccatore la sua stessa coscienza. I rimorsi della coscienza si fanno tante volte tacere, si dissimula e si ritarda ad ascoltare la sua voce. I farisei si riducevano ad una santità esteriore, avanti agli uomini, lavando il bicchiere al l’esterno: sepolcri imbiancati che rassomigliavano a certi che si proclamano galantuomini. L’uomo ha doveri come cristiano, come creatura, con Dio, con se stesso; non è certo sufficiente che ne compia una parte; tutti deve adempirli. Che se anche gli avessero eretti monumenti, fosse elevato ad alte cariche, vestito di speciali divise, ricordalo: il giudizio gli toglierebbe la maschera, se non fosse davvero buono, giusto, santo.”

Davanti a Dio noi siamo quello che siamo.

“Il giusto sarà esaltato al tribunale di Dio; sarà esaltato dagli Angeli, i quali sono testimoni fedeli delle sue buone opere. Sarà esaltato al tribunale di Dio dai demoni, i quali mostreranno la loro rabbia per non averlo potuto conquistare. Sarà esaltato al tribunale di Dio anche dai banchi, perfino dai muri, perfino dai luoghi i quali lo hanno veduto operare il bene; e quanto più [gli atti buoni] erano occulti, tanto più lo esalteranno e grideranno in suo favore. Sarà esaltato più di tutto il giusto dalla sua coscienza: la coscienza di cui ha ascoltato le voci, la coscienza che ha seguito fedelmente.”

Vi ricordate quando dissi: “Ciò che conta è seguire la propria coscienza”. Vedete? Il Beato Alberione sta dicendo esattamente la stessa cosa.

“Sarà esaltato più di tutto il giusto dalla sua coscienza: la coscienza di cui ha ascoltato le voci, la coscienza che ha seguito fedelmente.”

Questo vi ho continuato a ripetere nei mesi passati, quando vi dicevo: “Non entro nel merito delle questioni, non mi interessa, lo fanno già altri, non mi interessa entrare nel merito di questo, e quell’altro, ciò che mi interessa è: imparate ad ascoltare la vostra coscienza, educate la vostra coscienza affinché sia una coscienza vera e una coscienza certa, e poi obbedite a quella coscienza, seguite la coscienza che è la Voce di Dio in voi. Noi, davanti a Dio, dovremo rendere conto della nostra coscienza, non di quella di Tizio, di Caio e di Sempronio. Dovremo render conto  della fedeltà, dell’ascolto, della cura della nostra coscienza. Adesso anche dal Beato don Alberione avete sentito la stessa cosa.

“Siamo sinceri con gli uomini! Mancano di sincerità coloro che sono dominati da ipocrisia e che fanno il bene solo perché veduti. Mancano pure di sincerità coloro che lasciano il bene per rispetto umano.”

E quante volte succede questo.

 “È necessario che noi abbiamo vero amor di Dio, e poi confessiamo le nostre convinzioni, la nostra pietà, a fronte alta, con schiettezza.”

Non dobbiamo avere vergogna di quello in cui crediamo, di chi, in chi crediamo.

 “Il giudizio degli uomini su questa terra poco importa; chi ci giudicherà sarà il Signore. Nell’eternità e i buoni e i cattivi renderanno la testimonianza con sincerità alla virtù del giusto; e nell’eternità e i buoni e i cattivi renderanno testimonianza della coscienza falsa del peccatore. Questo mondo è spesso tutto occupato nelle esteriorità e nell’apparenza; e quante volte noi siamo in pericolo di seguire le massime del mondo che dissimulano il male! Siamo schietti cogli uomini; e ne avremo lode da Dio: «Allora ciascuno avrà la sua lode da Dio» (1Cor 4,5).”

3. Siamo schietti con noi stessi

“Dopo la testimonianza al tribunale di Dio, verranno le discussioni. 

  1. La discussione per il peccatore. Quali scuse potrà mai portare il peccatore? Forse vorrà dire che egli non aveva le grazie necessarie? Ma il Signore risponderebbe: Se tu avessi pregato, le grazie ti sarebbero state date. Forse vorrà dire che non ha avuto tempo abbastanza e che sperava di darsi a Dio più tardi? Ma risponderebbe il Signore: Il tempo ti fu dato e quanto ne hai sciupato!… Altri con lo stesso tempo, anzi forse con meno, si sono fatti molto santi. Forse vorrà dire il peccatore: I miei compagni non facevano diversamente da me; ho fatto come essi? Risponderebbe il Signore che gli altri daranno conto delle loro opere, non appena verrà il loro turno di giudizio; che intanto però egli già è al tribunale di Dio e quindi pensi a giustificare se stesso. Vorrà forse dire il peccatore che le passioni erano troppo violente? Ma il Signore risponderebbe subito: I Santi si sono fatti tali usandosi violenza… Il regno di Dio è dei coraggiosi e dei forti. D’altra parte la preghiera rende possibile per la grazia di Dio ciò che non sarebbe possibile agli uomini. L’iniquo si sentirà come turata la bocca. 
  2. La discussione per il giusto. Egli non attribuirà a se stesso il bene che ha fatto. Dirà: Se io sono stato fedele al Signore è per l’aiuto che mi è venuto dal Signore stesso. Dirà: Signore, io devo baciare i piedi degli Angeli e di Maria SS.ma, per gli aiuti ricevuti da essi. Se non sono caduto è per la grazia della santa Comunione; se, caduto, mi sono rialzato, è per l’aiuto che ho avuto dal confessore. Dirà ancora: Signore, voi vi siete degnato di arricchire l’anima mia nel battesimo, nella cresima, all’altare, nella santa Messa; Signore, l’anima mia è piena di riconoscenza verso di Voi! Sono le vostre piaghe, o Gesù, i miei meriti. È la vostra misericordia che mi ha salvato. Desidero, Signore, il Paradiso, non tanto per me, quanto per la vostra gloria, affinché io canti in eterno le vostre misericordie. Da tutte le parti del cielo e della terra si leverà una testimonianza universale, la quale proclamerà santa quest’anima e degna del Paradiso, e il Signore la introdurrà nel gaudio eterno, perché bella, perché ricca di meriti, perché Gesù Cristo vi vedrà scolpita la sua immagine stessa: «Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo» (Rm 8,29). Siamo schietti con noi stessi, particolarmente per le voci della coscienza.”

Vedete come ritorna il tema della coscienza.

Questa coscienza fa sentire la sua voce innanzi al bene da compiersi: è un forte incitamento ad operare con coraggio. Fa sentire la sua voce innanzi al male: è un richiamo potente. Ascoltiamolo. Più ancora: dopo il bene è soddisfatta, dopo il male ci richiama. Ascoltiamola. La coscienza chiede di progredire, di salire ogni giorno nella perfezione, di aumentare i meriti, e il giusto cammina sulla via diritta ogni giorno, fedelmente. Ebbene, questa coscienza invocherà dal Giudice supremo il premio. Facciamo l’esame di coscienza; ma con sincerità e schiettezza, e dove la coscienza ci dice male, non tentiamo scuse, non illudiamoci. Dove la coscienza ci dice bene, siamo perseveranti senza venir a compromessi. Il demonio architetta ogni giorno inganni, scuse, ma sono arti diaboliche. Diceva già Cicerone: «Alla sera spegni i lumi, entra nella tua camera, fa’ tacere tutto attorno a te, e poi fa’ passare in esame, in esame spassionato, tutte le tue opere, tutte le tue parole, tutti i tuoi sentimenti, tutti i luoghi dove sei stato…». Pochi fanno un giudizio spassionato di sé! Pochi! Purtroppo la voce della passione, le arti maligne e ingannevoli del demonio, le massime del mondo, coprono, illudono tanti. Domandiamo al Signore la grazia di essere sinceri con noi stessi. Se davvero cerchiamo Iddio, camminiamo decisi, avanti, senza alcun timore! Ma se noi ci accorgiamo che cerchiamo noi stessi, cambiamo, temiamo. Il timore di Dio, l’abbiamo letto, è sapienza.”

Bella questa cosa, di metterci lì alla sera e di lasciarci guidare dallo Spirito Santo e poi di ripercorrere la giornata e vedere come ci siamo comportati, i luoghi nei quali siamo stati, cosa abbiamo fatto e appuntarci dove abbiamo sbagliato. Vedete, sono cose semplici, tanto semplici, quanto difficili da fare. E allora invochiamo lo Spirito Santo, invochiamo la Vergine Maria, invochiamo la grazia su di noi, invochiamo il Servo di Dio Jean Thierry, nostro frate Carmelitano, chiediamo anche a lui, in questa Novena, la grazia di essere veramente innamorati di Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 4, 18-22)

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

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