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Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 5

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di martedì 1° novembre 2022, Solennità di Tutti i Santi

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

SECONDA LETTURA (1 Gv 3, 1-3)

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 1 novembre 2022.

Oggi celebriamo la Solennità di Tutti i Santi.

Oggi ricorre anche la Festa del dogma dell’Assunzione di Maria del 1950; mi sembra che anche questo sia degno di nota… il primo novembre del 1950 fu proclamato il dogma dell’ Assunzione di Maria Vergine da Papa Pio XII.

 Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo terzo della prima Lettera di san Giovanni Apostolo, versetti 1-3. 

In questo giorno così denso di ricordi e memorie proseguiamo il nostro ciclo di meditazioni sulle Passiflore Eucaristiche; siamo arrivati a leggere la parte dedicata alla beata Alexandrina Maria da Costa della quale abbiamo festeggiato la memoria il tredici di ottobre, giorno della sua morte.

È importante ora dare testimonianza di ciò che avvenne nei 40 giorni di segregazione subita dalla Beata, durante la quale appunto venne trattata, e anche la sorella e i parenti, come fossero malintenzionati e truffaldini. Fin dall’inizio del ricovero la beata Alexandrina si trovò in una condizione fisica e interiore al limite del sopportabile, spesso infatti appariva come morta; ma tutto era nella Provvidenza a maggior gloria di Dio, per dimostrare ai medici e agli studiosi, riguardo alla Beata, l’inutilità dei farmaci e dell’alimentazione e per mostrare al mondo la potenza della Santa Eucarestia (ricordate che lei viveva il digiuno assoluto). 

“Quante volte le infermiere mi si avvicinarono, convinte che ero morta! Passarono cinque giorni di continua agonia, più nell’anima che nel corpo, perché in quelle crisi non permisero mai che Deolinda mi venisse vicina, mentre in casa tante volte erano necessarie due persone per sostenermi. Erano tutti persuasi che la crisi fosse dovuta a mancanza di alimentazione e che, così isolata e senza chi me la potesse dare, io avrei sentito la necessità di chiederla o sarei morta. 

Tutti gli assistenti e anche il medico erano convinti che fosse una imbrogliona e, tenendola segregata da tutto e da tutti, alla fine sarebbe stata smascherata. 

Come si ingannavano! Non sapevano che l’alimento mi veniva dall’Ostia santa che ricevevo ogni giorno!

Il dott. Azevedo (l’unico medico sempre umano e rispettoso che accompagnò la Beata per gran parte della sua missione di vittima) venne a trovarmi in quei giorni e fu informato di tutto da mia sorella, fuori della mia camera. Giunto presso il mio letto, senza che mi fossi accorta, l’infermiera gli suggerì che io avevo bisogno di medicine. Fu allora che io apersi gli occhi e udii che le rispondeva:

Questa ammalata è venuta per la constatazione del digiuno e nulla più. Credo che il dott. Araújo (incaricato di far rispettare il protocollo di verifica scientifica del digiuno e della salute della Beata, persona scorretta e schiavo della ideologia materialista) stia alle condizioni. Non permetto che le si facciano iniezioni o altro, a meno che ella non lo chieda. Vedranno che la crisi passerà, spariranno le occhiaie, ritornerà il colorito e il polso diventerà normale, o quasi normale perché non favorito dal clima marino. Le assicuro una cosa, mia signora: lei morirà, io morirò, ma l’ammalata non morirà in questo ospedale”.

Quindi, seduto vicino a me, mi diede un po’ del conforto di cui avevo bisogno.

Per volontà di Dio, dopo cinque giorni, il vomito passò, ritornò il colorito normale insieme alla luminosità degli occhi. Durante la successiva visita del mio medico la signora assistente uscì con questa frase:

Guardi, signor dottore, guardi che volto!

Ed egli delicatamente ma con fermezza:

  • Sono state le cotolette e le iniezioni (ovviamente con ironia)!

 Gesù ha voluto mostrare ancora una volta il suo potere in questa umile creatura. Tutte le assistenti eseguirono scrupolosamente l’ordine del dott. Araújo e non mi abbandonarono un momento. Aprivano la porta della camera soltanto per lasciare entrare i medici e le infermiere. Nonostante la mia trasformazione, né il dott. Araújo né le infermiere si volevano convincere che io potessi vivere senza alimentazione.”

Quando noi siamo vittime dell’ideologia, ma neanche se il sole ci splende negli occhi cambiamo idea! 

Ricordate quando a Fatima la Vergine Maria fece il miracolo del sole che, apparendo improvvisamente nel cielo in un giorno di pioggia torrenziale, fu visto da più di trentamila persone cambiare colore – verde, rosso, nero – e roteare quasi piombasse sulla terra. Un miracolo incredibile tanto che la gente impazziva dalla paura… e c’erano anche i giornalisti atei e massoni che erano lì per svergognare i tre pastorelli, ma il più accanito di tutti si convertirà scrivendo un articolo incredibile su questo fatto. Si convertirono tutti? No, vanno a casa ‘con le pive nel sacco’, ma non si convertono.

Pensiamo che vedere un miracolo faccia venire la fede…no, non è così perché chi non vuol vedere, non vede, è cieco. 

Ricordate la vicenda del cieco nato? Quante volte gli hanno chiesto: “Chi era, che cosa ti ha fatto”? E alla fine lui ha detto: “Basta, quante volte devo ripetere? Volete diventare anche voi suoi discepoli?” Ma quelli, figuriamoci! Se ti ho raccontato il miracolo tre volte, non è che alla quarta tu credi… neanche se te lo racconto cento volte! 

Il popolo di Dio riconosceva in Alexandrina il riflesso di Gesù, e la cercava ovunque, anche nella segregazione dell’ospedale:

“La vigilia della partenza fu giornata di visite. Passarono vicino a me tutti i fanciulli del «Rifugio». Pregai con loro e distribuii caramelle. Mia sorella non pareva più la stessa: fu notato da tutti. Oltre mille e cinquecento persone vennero a visitarmi… Dovettero intervenire i carabinieri per mantener l’ordine. Uno di questi si limitò a stare vicino a me, accontentandosi di dire per tutto il tempo: – Avanti! Passate avanti! – Che impressione, quel movimento di folla! Neppure le suppliche di mia sorella valsero a farlo cessare; neppure i carabinieri.”

Nel 1944 il nuovo direttore spirituale, il salesiano don Umberto Pasquale, incoraggiò Alessandrina, perché continuasse a dettare il suo diario, dopo aver constatato le altezze spirituali a cui era pervenuta; ciò che essa fece con spirito di obbedienza fino alla morte.

Nello stesso anno 1944 Alessandrina si iscrisse all’Unione dei Cooperatori Salesiani. Volle collocare il suo diploma di Cooperatrice “in luogo da poterlo avere sempre sotto gli occhi”, per collaborare col suo dolore e con le sue preghiere alla salvezza delle anime, soprattutto giovanili. Pregò e soffrì per la santificazione dei Cooperatori di tutto il mondo.

Andavano al suo capezzale anche medici, scienziati e teologi. Erano quindi pressoché quotidiani gli incontri fra queste persone e la Beata Alexandrina sdraiata nel letto paralizzata da anni e crocefissa da dolori fisici e interiori terribili. Ha dovuto anche sottoporsi a test, domande e lei trasformava ogni occasione per dare caritatevole testimonianza della potenza divina propria della Santa Eucarestia, come nell’incontro che segue:

(Diario, 25-10-1944): Poco dopo cominciarono le visite: da Gesù ebbi la forza per sopportare tanto grandi sacrifici. Alle 14,30 entrarono in camera cinque uomini; ebbi subito il presentimento che uno di loro era medico. Mi interrogarono. Non so perché il mio sguardo si fissava principalmente su di uno. Seppi in seguito che costui era proprio medico. Con il suddetto presentimento rispondevo a tutte le domande e cercavo di spiegarmi il meglio possibile circa la mia malattia. Non mi venne meno la serenità. O Gesù, solo Tu sai quanto mi costò tutto questo! Mio Dio, quando finirà? Certamente soltanto con la mia morte.

Rispondevo anche con fermezza, perché la verità ha un solo cammino. Portarono poi il discorso sulla alimentazione. Che duro colpo! Almeno nessuno sapesse!

– Allora, non mangia nulla, proprio nulla? – Non sapevo se stavo parlando con persone religiose, tuttavia, senza rispetto umano, risposi:

– Faccio la Comunione tutti i giorni.

Vi fu un silenzio profondo di alcuni momenti: non vi fu un gesto, non un sorriso. Poco dopo si congedarono rispettosi e delicati. Gesù, Mammina, divino Spirito Santo, date la vostra luce a queste anime: che siano vostre e seguano le vostre vie. Le mie umiliazioni ed i miei sacrifici siano salvezza per tutti.

(Diario, 1-12-1944, venerdì): Venne Gesù, venne pieno d’amore: – “Vieni, figlia mia, pazza di dolore e di amore, vieni verso di Me. È dolore che salva le anime, è pazzia di amore per Me. Se il mondo conoscesse questa vita di amore, questa unione coniugale di Gesù con l’anima vergine, con l’anima che sceglie per sua sposa! La ignora e, siccome la ignora, la calunnia, la disprezza, la perseguita. O mia colomba bella, tu sei sposa e sei madre; madre che non cessa di essere vergine. Sei madre dei peccatori: sono figli del tuo dolore, figli del tuo sangue che stai perdendo goccia a goccia, figli del tuo amore.”

È assurdo, ma è vero: quando noi ignoriamo qualcosa, invece di dire: “Boh? Io non lo so, non riesco a capire questa cosa, non l’ho mai provata e, siccome io non sono il Padre Eterno, posso pensare che qualcuno abbia effettivamente questa esperienza che io non conosco, che qualcuno sia diverso da me”; invece di dire questo, diciamo: “Siccome non sei come me, io ti calunnio, ti disprezzo!” 

È così… ed ecco perché lei dice: “Almeno l’uomo non sapesse…!” Poi, se capiscono e credono, ti ammirano e ti stimano, altrimenti è certo che ti calunniano, che ti disprezzano e perseguitano. Guardate che queste cose le facciamo noi; siamo noi che facciamo queste cose magari con le persone a cui diciamo di voler più bene!

“Dal cielo, figlia mia, udirai sovente molti peccatori chiamarti dalla terra ed acclamarti col dolce nome di madre. Ti acclameranno così coloro che si vedranno liberi dalle mani del demonio e riconosceranno di essere stati liberati da te, avvicinandosi così al mio Cuore divino. Grande amore, beato dolore! …”

Io sono uno di questi, sono devotissimo della beata Alexandrina Maria da Costa e più volte ho visto il suo intervento nella mia vita.

“Mio Gesù, mio Gesù, quanto resto vergognosa e confusa! Se io potessi occultare tutto questo! Se fosse solo fra Te e me! Mi confonde sentire questo e vedere la mia miseria.”

Risponde Gesù:

“Già lo sai che ho bisogno della tua miseria per nascondere in te le mie grandezze. Scrivi tutto, scrivi, figlia mia. Se ciò che dico rimanesse occulto, nulla gioverebbe per il mondo. Madre dei peccatori, nuova corredentrice, salvali.”

Vedete il Cielo, Gesù, la Vergine Maria che espressioni bellissime e fortissime usano con il beato Alano, con i Santi… 

“Non vi fu mai né tornerà ad esserci una vittima immolata sotto questa forma, perché mai vi fu tanta necessità come oggi; mai il mondo ha peccato così. Diciannove secoli sono trascorsi da quando lo venni sulla terra e dovetti ancora oggi suscitare una nuova anima corredentrice scelta da Me per ricordare al mondo ciò che Cristo ha sofferto, ciò che è il dolore, cioè che è l’amore e la pazzia per le anime. Sei la nuova corredentrice che vieni a salvarle, sei la nuova corredentrice che incendia nell’umanità l’amore di Gesù. Nuova corredentrice che sarà ricordata fino a quando il mondo esisterà. Figlia mia, sei libro nel quale sono scritte con dolore e con sangue, a lettere d’oro, tutte le scienze divine! Coraggio, amata, non temere le tempeste, non temere il rimbombo del tuono annunziatore della nube che fa piovere grazie, amore e manna celeste. Saziati, figlia mia: è di amore e di manna che tu vivi. Saziati per distribuire alle anime.”

Mi sentii immersa nell’amore di Gesù con tale intensità che, terminato il colloquio, pensavo di non sopportare il fuoco che mi divorava il cuore…

(Diario, 2-12-1944): Disse Gesù: “È molto ferito il mio divin Cuore. I peccatori non desistono dai loro crimini. Mi offendono sempre più con disonestà ed impurità. Il piacere, la carne, la maledetta carne! Anche dai sacerdoti sono tanto offeso… Fanno strage, scandalizzano tanto! Coraggio! Dammi riparazione con i combattimenti contro il demonio… Il dolore è figlio dell’amore.”

Noi dobbiamo veramente combattere contro tutto che riguarda l’impurità che trasuda da tutte le parti: dalla televisione, dai discorsi, dai bar, dalle macchinette del caffè dove si sente di tutto e di più, dalle rampe delle scale, dagli ascensori, dai giornali. Ogni occasione è buona per fare battute volgari, per frasi con doppi sensi, per trasmettere cose immonde; ovunque trasuda l’impurità e ovunque c’è l’affermazione del piacere… Voglio dire: non è un male il piacere, anche san Tommaso lo diceva… Se mangio una buona bruschetta toscana, il piacere del gusto non è un male, assolutamente! Ma quando questo diventa il tutto, è un problema! Ecco perché Gesù dice: “Maledetta carne!” nel senso di quella carnalità che è totalizzante, che permea tutto, come se fosse l’ultima parola su tutto. Noi dobbiamo liberarci da tutto questo anche con piccoli gesti di penitenza, di rinuncia: non sempre il gusto, non sempre il piacere! 

“Gli amici della mia causa portano nelle loro mani il labaro del trionfo e della regalità divina. Coraggio, figlia mia. È Gesù che te lo chiede: coraggio! Ti rendo simile a Me. Anch’io fui perseguitato. In tutti i tempi la mia Chiesa e ciò che è mio furono oggetto di persecuzione. Come non deve esserlo ora la mia causa più ricca, la missione più difficile? Coraggio, amata! È la rabbia di Satana.”

Non ci dobbiamo preoccupare nè sconvolgere se siamo perseguitati, incompresi, calunniati, maltrattati per amore di Gesù: questa è la rabbia di Satana, perciò andiamo avanti…

E adesso sentite che cosa dice Gesù:

“Ho sete, ho sete, figlia mia, ho sete di amore. Le anime non conoscono la mia follia d’amore, mia colomba bella. Sono sempre pronto a riceverle. Do loro, offro loro il mio Cuore e voglio ospitarvele, voglio possederle.”

 “Gesù, Gesù, sento le tue ansie; vedo il tuo divin Cuore aperto. È stato l’amore che Ti ha lasciato ferire così. Che ferita, che piaga profonda! Vedo che da essa escono raggi tersi, incantevoli, raggi luminosi. Incendiami, Gesù, incendiami in quel fuoco divino; fa’ che io possa incendiare tutti i cuori, tutti i tuoi figli… Vedi la tortura del mio povero cuore. Lo sai che tante volte vorrei dirti: «Gesù, non ne posso più, non resisto più». Ma non te lo dico, mio Amore! Anzi, fa’ in fretta a darmi maggiori sofferenze, ma dammi con esse le anime!”

Gesù ripete anche in questo caso la sua sete d’amore e dice che non conosciamo la sua follia d’amore per le anime ‘Sono sempre pronto a riceverle’. E noi? Come rispondiamo a questa sete, a questo desiderio di Gesù di recarci da Lui, di stare con Lui presso il Tabernacolo? Adesso abbiamo anche il Salterio di Gesù e di Maria… che cosa c’è di più bello che stare davanti al Tabernacolo e recitare il nostro Salterio?

(Diario, 5-6-1945): Gesù si fece sentire nel mio cuore:

“Ho freddo, ho sete, ho fame. Mia Alexandrina, dammi ricovero, sazia la mia sete, la mia fame.”

“Come, mio Gesù? Come posso ospitarti in mezzo alla mia miseria? …”

Gesù sorrise dicendomi: “Dammi asilo nel tuo cuore, sazia la sete che ho di amare per quelli che non mi amano, estingui la mia fame di anime…”

Gesù ha fame e sete della tua anima, del tuo amore, della tua attenzione, della tua amicizia, del tuo tempo, del tuo silenzio: vorremmo negare a Gesù tutto questo? Vorremmo far morire di fame e di sete Gesù? 

Sentite ancora Gesù:

“L’anima che mi vuole possedere veramente deve avere la sensazione di non trovarmi mai. 

Dillo, scrivilo: te lo ordina Gesù. Dillo perché sappiano: sei sposa Mia ed io Sposo tuo. Che desideri di più, se hai Me? Che vita migliore puoi avere, se vivi di Gesù? Dillo perché comprendano. A te faccio di più di quanto agli Ebrei nel deserto: ti do la mia carne, ti do il mio sangue; non è questa la migliore vita, la migliore manna, più dolce di quella del deserto? Col darmi interamente a te, non ti lascio senza conforto.”

Veramente molto interessante; ci fermiamo qui perché abbiamo tanto su cui meditare e pensare.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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