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“I vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21,34)

IntimitacolSignore

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 29 novembre 2015, prima domenica d’Avvento (S. Messa del giorno).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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“I vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21,34)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Inizia proprio oggi, con questa domenica, il tempo dell’Avvento.

Noi siamo troppo abituati a pensare di sapere già tutto quello che ci capiterà, tutto quello che ci attenderà, tutto quello che vorremo, che faremo, che vedremo; abbiamo già programmato tutto nella nostra testa, noi siamo un po’ come i signori della storia, i padroni della storia e della vita.

In questo Avvento, non sappiamo il Signore cosa ha in serbo per noi, per alcuni di noi potrebbe essere l’ultimo Avvento della vita; tra un anno, magari, qualcuno di noi non ci sarà più, a partire da me, potrebbe essere l’ultima occasione che abbiamo di poter vivere un tempo di preparazione al Natale del Signore, per tante ragioni.

Quindi dovremmo vivere l’Avvento, questo Avvento, come se fosse il primo, l’unico e l’ultimo, viverlo bene, viverlo come tempo di attesa, come tempo di preparazione, come apertura del cuore all’incontro vero col Signore, con ciò che il Signore ha pensato per noi, ha in serbo per noi.

Il Signore in questo Vangelo ci dice diverse cose, ci parla della Sua venuta, del Suo ritorno nella Storia, e diciamo che non descrive questo momento come un momento goliardico, non lo descrive come un momento gioioso, nel senso che sarà gioioso per coloro che hanno vissuto e vivono in grazia di Dio, per coloro che veramente attendono Dio, per gli altri, in realtà, è tutt’altro che un momento gioioso.

Parla di gente che morirà dalla paura… sono parole forti!

Parla di questo ritorno, di questo giorno, come un laccio che si abbatterà su tutti coloro che vivono sulla faccia della terra, cioè Gesù le cose le dice chiare, poi, se noi non le vogliamo ascoltare o le vogliamo camuffare e cambiare, siamo liberi di farlo.

Se vogliamo addolcirle e viverle in un’altra maniera, siamo liberissimi di farlo, però questo è lo status quo, Gesù dice: «Questo è ciò che ti attende, quindi adesso valuta tu cosa vuoi fare rispetto a questo giorno».

L’Avvento è un’anticipazione, è come se fosse un tempo prolungato, dove noi iniziamo a vivere come se fosse il momento nel quale Gesù tornerà, quindi un momento di grande attesa.

Il Signore ci dice, in questo tempo di grande attesa, quali devono essere le attenzioni che dobbiamo avere; Gesù dice: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita».

Ci sono tre bestie che minano la vigilanza del cuore cristiano, cioè che sottraggono linfa al cuore del cristiano, che vuol dire vitalità, per poter vivere veramente questo incontro col Signore.

Innanzitutto, Lui ci dice di stare attenti a noi stessi, vuol dire che dobbiamo vigliare su di noi, dobbiamo vegliare molto su di noi, stare molto attenti a noi!

Invece di guardare gli altri, di pensare alla vita degli altri, di occuparci degli altri, di giudicare gli altri, dovremmo di più giudicare noi stessi, valutare noi stessi, guardare noi stessi e mettere noi stessi in una situazione di sicurezza.

Dissipazioni… Cos’è una dissipazione? È tutto ciò che disperde, che porta via, tutto ciò che distrae, tutto, qualsiasi cosa! È ciò che avviene come in una emorragia, oppure come se ci fossero dei filtri che vengono costantemente ad essere sommati davanti ai nostri occhi e che di fatto impediscono di vedere.

La dissipazione rispetto a che cosa? Se io vengo dissipato, vuol dire che c’è qualcosa che attrae la mia attenzione, se no non c’è dissipazione, se sono distratto, non c’è dissipazione; se sono concentrato a contemplare un quadro e c’è una persona che mi tira, una che mi parla, una che mi disturba, ovviamente mi distrae dalla contemplazione, mi dissipa da quel punto e io non sono più lì.

Allora il punto è Gesù, tutto ciò che mi distrae da Gesù è dissipazione, e potrebbe avere i panni di qualcosa di molto mondano, ma potrebbe avere anche i panni di qualcosa di molto religioso.

Ci sono tante cose religiose che noi facciamo che nella realtà non conducono a Dio, cioè non ci portano al Signore, sono semplicemente un fare, ma non portano dentro di sé una spiritualità. Un fare religioso, che non ha dentro di sé la vitalità della spiritualità, è un fare da fariseo.

I farisei facevano tantissime cose religiose, avevano una vita profondamente religiosa, ma non spirituale, non avevano la spiritualità, erano come devitalizzati, c’erano, ma senza vita. Facevano tante cose: andavano al tempio, facevano tutti i loro inchini, avevano la Legge, la Torah, la portavano sulla fronte, sull’orecchio a pendaglio, erano tutti precisi, seguivano tutte le norme, l’abluzione delle stoviglie, delle mani, rispettavano il Sabato… sì, tutte queste cose le facevano tutte, solo che le facevano senza spirito, non avevano spiritualità.

Non avere spiritualità vuol dire non avere devozione; non avevano affetto, non avevano intimità con Dio, era un puro fare per il fare, ma tu li vedevi muoversi, li vedevi camminare, li vedevi atteggiarsi ed erano tristi, vuoti, spenti, sterili.

San Francesco di Assisi, che non aveva internet, che non aveva l’iPhone, che non aveva l’e-mail, ma neanche le lettere col francobollo, niente, viveva in un posto sperduto in mezzo ai campi, come ha fatto a fare venire la voglia di fare i “Franceschi” a gente che abitava in Austria? Che legame c’era fra l’Austria e Assisi? Come facevano a conoscersi? Andavano a cavallo… ma hai voglia, ora che una notizia arriva a cavallo in Austria!

Questo, da lì, vivente, aveva uno stuolo infinito di persone che volevano fare i “Franceschi”, Francescani per questo, perché volevano fare come Francesco.

Come mai lui aveva questo, e tutti gli altri no? Semplice, perché lui aveva Gesù, gli altri no! Punto. Basta! Non ci sono altre spiegazioni!

Se tu hai la santità, se tu stai con Gesù, è ovvio… guardate Padre Pio da Pietrelcina!

Cosa faceva Padre Pio da Pietrelcina? Padre Pio da Pietrelcina non predicava mai, non faceva come faccio io che sto qui a predicare e a spiegare, no, no! Padre Pio da Pietrelcina celebrava solo la Messa, lui non predicava…e come mai venivano dal Perù, dalla Polonia?

Giovanni Paolo II, che va dalla Polonia a trovare Padre Pio da Pietrelcina… ma cosa gli è venuto in mente? Perché? Mentre gli altri frati o pretuncoli, che gli stavano intorno, erano lì che si rodevano…

Sapete che a Padre Pio avevano imposto di non poter celebrare la Messa più lunga, perché lui faceva la Messa di tre ore? Avevano mandato là apposta i preti a guardarlo e ad imporgli questo.

Lui aveva anche dei sacerdoti che all’inizio gli stavano dietro, andavano a trovarlo, gli volevano bene, poi basta, si è creato il terrore, una polizia del pensiero, per cui, se tu andavi da Padre Pio, tu eri così, così, così… allora, questi, pur avendo il crocefisso al collo, siccome non erano nati leoni, ma conigli, codardi e vigliacchi, quando hanno sentito che il consenso intorno tremava e che c’erano gli altri preti che li guardavano male, piuttosto che perdere il consenso di quei quattro poveri rimbambiti, hanno perso la testimonianza esistenziale di un Santo stimmatizzato, primo prete della Storia. Hanno rinunciato a Padre Pio, piuttosto che rinunciare a quelli là, che non sapevano neanche come si chiamavano.

Questo dissipa!

Loro si sono fatti strappare dall’anima Gesù Cristo!

La dissipazione strappa Gesù Cristo dalle nostre anime!

La televisione in sé non è un male, è un grande bene, perché ci aiuta ad essere informati, a guardare delle testimonianze molto belle, è uno strumento di comunicazione e di diffusione di massa bellissimo, il computer idem; certo che, se io la uso al posto di stare davanti al tabernacolo, è una dissipazione, se io la uso al posto di pregare davanti al crocefisso, è una dissipazione. In sé è utile, ma dipende dall’uso che io ne faccio, questo vale per tutte le cose, per tutte!

Noi dobbiamo imparare ad avere chiara una cosa: «Io quale centro voglio seguire? A quale vetta sto mirando?» Tutto ciò che mi distrae da quella vetta è una dissipazione, tutto, qualunque panno vesta!

Queste cose appesantiscono il cuore… dopo noi diciamo: «Non sento Dio». Ti credo!

Certo, perché il tuo cuore è schiacciato, è come un uccellino legato, come un uccellino che ha le ali tarpate, come fa a volare?

Questo mi tira giù, quell’altro mi tira giù, quest’altro mi tira giù, una volta è la televisione, un’altra volta è il fare e il brigare, un’altra volta sarà una lettura disordinata, un’altra volta saranno le chiacchiere infinite con le persone, ore e ore a perdere tempo…

Chiaro che San Francesco d’Assisi non viveva così! Prima di essere povero, San Francesco era innamorato di Gesù; prima, tutto, nasce così! Madre Teresa di Calcutta, prima di essere la donna dei lebbrosi, è stata la donna del crocefisso, ma questo non si dice mai! Nel suo diario è chiara questa cosa qui! Tutto nasce contemplando la croce, con quella frase di Gesù che le dice: «Sitio!» Tutto nasce da lì: «Ho sete!»

Dopo diventerà la donna dei lebbrosi, ma innanzi tutto è la donna di Cristo, è una innamorata di Gesù!

Quindi, non aveva il cuore pesante, ma libero, intelligente, mobile, svelto… per questo i Santi facevano mille cose, perché dentro avevano una vita che si muoveva, che gli faceva fare qualsiasi cosa. I Santi sono i più grandi praticoni del mondo!

Santa Teresa d’Avila costruiva i monasteri attaccati ai porti… certo, perché mica era stupida, sapeva bene come si muoveva il mondo e ha fatto una quantità di cose incredibili, eppure era una donna contemplativa, perché quando hai dentro Gesù, fai.

Poi il Vangelo dice: «Dissipazioni, ubriachezze, affanni».

Sull’ubriachezza, guardate… sì, il vino, certo, il consumo che noi facciamo degli alcolici e dei superalcolici spese volte è smodato, ma io metterei nell’ubriachezza qualunque cosa genera uno stato di sgancio dalla realtà, di distrazione dalla realtà, tutto ciò che dà ebbrezza.

Anche il modo che abbiamo di concepire la fede è un po’ una ubriachezza… «Ah, sento Dio… devo sentire Dio…» Queste esperienze religiose che spingono all’effervescenza spirituale del sentire Dio, del sentimento di Dio, dell’ebrezza di Dio, dell’andare fuori di testa per sentire Dio… Questo non c’entra niente con il Cristianesimo!

I Santi, anzi, parlano della notte dei sensi, della notte dello Spirito, quindi non c’entra niente.

Santa Teresa di Gesù Bambino non ha toccato la disperazione per miracolo, ma lei a un certo punto dice: «Io credo, perché voglio credere!»

Madre Teresa di Calcutta non ha mai sentito Dio per tutta la sua vita, tranne che per un mese, non ha mai sentito Dio nella sua anima, mai, tranne che per un mese.

Quindi tutta questa roba che c’è in giro di questi afflati interiori, sanno molto di ebrezze, stiamo attenti a non ubriacarci di sentimentalismi, di sensazionalismi, tutta questa roba dello stare attento a tutte le cose che…

Le Sorelle [le Consacrate del centro nel quale si sta celebrando la S. Messa nella quale è stata pronunciata questa l’omelia, N.d.R.] hanno avuto questa idea molto intelligente di mettermi qui la Croce sull’altare, ecco, questo è il centro!

Qui non c’è ebrezza, se non di dolore e di abbandono, basta, tutto il resto è pula!

Poi ci sono gli affanni della vita… Di questi ne abbiamo tanti, no? Impariamo a dire: «Gesù, pensaci Tu!», ma davvero con fede, però!

Alle volte, guardandoci allo specchio, dobbiamo dire che sembra che tutto il mondo sia sulle nostre spalle, tutto dipende da noi, la nostra piccola vita sembra chissà cosa, in realtà non è così, impariamo ad affidarci al Signore, impariamo a dire a Gesù, veramente: «Pensaci Tu!»

C’è un bellissimo testo di Don Dolindo Ruotolo, che trovate su internet, che si intitola “Gesù, pensaci Tu!”, è una bellissima riflessione, è Gesù che parla a questo santo sacerdote, che era un uomo incredibile, morto adesso, e dice delle parole bellissime, con cui richiama l’uomo all’affidamento totale alla Provvidenza di Dio.

Quante volte si sentono angosce, paure, previsioni false…

Non abbiamo la disponibilità neanche per leggere in chiesa!

Io mi ricordo, appena ordinato prete, pochi mesi dopo, prima della Messa, (oramai era invalsa questa abitudine, cioè che tutti facevano così, quindi anche io ho fatto così, per poco tempo, perché poi ho cambiato subito registro) bisognava stare seduti nell’assemblea e quando qualcuno entrava si doveva andare là e dire: «Buon giorno, può leggere la prima lettura?»

«No, ho paura».

A cinquant’anni?  A cinquant’anni tu devi aver paura a dirmi che hai paura! A cinquant’anni tu hai paura a leggere una lettura?

«Non so leggere».

Mi sono detto: «Ma qui siamo all’analfabetismo! Qui nessuno va a scuola, mi hanno mandato in un convento del Burundi, ma dove sono?»

Come si fa a dire: «Non so leggere»?

Poi: «Se mi vedono leggere in chiesa, poi pensano che sono impegnato a livello cristiano».

Ah, certo, che sciocco, come si fa a non pensare che uno che va in chiesa, in realtà, non è un Cristiano, è un burattino che va in chiesa solamente per stare nascosto come i topi nei buchi, tanto per mettersi a posto la coscienza col Signore!

«Ho dimenticato gli occhiali a casa».

Allora ho detto: «E come hai fatto a camminare?»

«No, è un problema diverso…».

Insomma, io passavo la domenica mattina a supplicare la gente, poi, ad un certo punto, mi sono stufato e ho detto: «Io sono un sacerdote e devo perdere così il tempo invece di pregare per cercare i lettori? Le leggo io le letture! Ho ricevuto il ministero del lettorato, faccio il lettorato! Faccio l’accolito, il lettore e anche il prete, faccio tutto!»

Se non abbiamo capito che servire all’altare del Signore e leggere in chiesa sono un onore, allora non abbiamo capito niente, allora proprio è meglio che non lo facciamo, perché non ha senso! Noi siamo veramente presi da affanni, che ci distolgono dalla verità!

Quanti “Sì, ma dai…”, “Sì, però…”, “Sì, lo so…”!

Quante volte perdiamo ore e ore in angosce e non dormiamo di notte, perché pensiamo a domani! Ma noi domani non sappiamo neanche se saremo vivi, di cosa ci preoccupiamo?

Stiamo lì a fare mille conti e mille pesi per questo, per quello e per quell’altro… ma cosa sappiamo della nostra vita, che non possiamo nemmeno decidere per un’unghia del piede?

Magari domani mattina ci svegliamo, abbiamo quaranta di febbre e domani sera siamo in ospedale in terapia intensiva! Ma cosa ne sappiamo noi della nostra vita?

Cosa stiamo lì a farci questioni?

Il Signore Dio dice: «Cerca prima il Regno di Dio e la Sua Giustizia, tutto il resto sarà dato in più!» Ma tu ci credi o non ci credi, a questa Parola di Gesù?

Impariamo nella preghiera a dire: «Signore, c’è questa questione, c’è questo problema, pensaci Tu! Aiutami Tu! Io ci metto la mia buona volontà, io ci metto la preghiera, ci metto la disponibilità, ci metto tutto quello che vuoi, ma poi pensaci Tu! Fai Tu la grazia! Fai Tu, Colui che opera nella mia storia! Dammi Tu il segno che Tu sei presente e che veramente mi aiuti!»

Se non siamo in grado di dare la nostra presenza e la nostra corrispondenza nelle cose più materiali del mondo, come facciamo a pensare di poter dare la nostra corrispondenza a Dio, che non vediamo, al Signore, che non possiamo toccare?

Tutte queste cose, voi capite benissimo, diventano un impedimento serio all’incontro col Signore, perché poi, quando arriva la morte, e arriva per tutti, noi non potremo dire: «Scusa devo andare!»

«No…adesso basta!»

«Ma dovevo fare…»

«La farà qualcun’altro, adesso tu lasci tutto e vieni con me!»

La morte fa così, arriva quando vuole lei, e prende chi vuole lei.

«Aspetta che mi devo andare a confessare!»

«No! Non c’è più tempo… dovevi farlo prima! Hai avuto cinquant’anni per farlo, hai avuto quarant’anni, hai avuto settant’anni per farlo!»

«Ma io domenica avevo qui i parenti…»

«Dovevi fare una scelta diversa!»

«Nel Vangelo queste cose sono scritte, ti sono state anche spiegate. Le hai gestite male? Adesso ti assumi la tua responsabilità, fino in fondo, non a pezzi, totalmente». Se noi ragionassimo di più sull’Avvento del Signore, sull’incontro con il Signore, voi capite che le scelte che facciamo cambierebbero radicalmente direzione, lasceremmo andare tante di quelle cose inutili, lasceremmo agli altri tante di quelle cose che non servono a niente e diremmo: «Fai tu! Ma fai tu quello che vuoi! Ma pensaci tu, va benissimo, fai quello che vuoi! Quello che a me interessa è il Signore, quello che a me interessa è stare con Gesù, poi tutto il resto è un di più».

Che questa domenica di Avvento ci apra a un tempo di Avvento che sia veramente una preparazione e una liberazione!

Che sia una liberazione seria, partendo proprio dal Sacramento della Confessione!

Farlo bene, farlo frequentemente e imparare a visitare spesso Gesù nel tabernacolo.

Andate spesso a trovare il Signore!

State spesso in adorazione davanti a Dio!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Le letture del giorno

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Prima lettura

Ger 33,14-16 – Farò germogliare per Davide un germoglio giusto.

Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.

Salmo responsoriale

Sal 24

A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

Seconda lettura

1Ts 3,12-4,2 – Il Signore renda saldi i vostri cuori al momento della venuta di Cristo.

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

Canto al Vangelo

Sal 84,8

Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Alleluia.

Vangelo

Lc 21,25-28.34-36 – La vostra liberazione è vicina.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

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