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Promettere e mantenere – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.101

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Promettere e mantenere – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.101
Venerdì 9 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 7, 31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 9 febbraio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 31-37.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo trentaduesimo, paragrafo quinto.

5 — Prima di dirvi quello che si guadagna, voglio spiegarvi l’importanza dell’offerta, affinché non abbiate a trasecolarvi e a dire che non l’avevate capita. Non imitate certe religiose che non fan altro che promettere e non adempiono mai nulla, con la scusa che non sapevano quello che promettevano.1

La nota dice:

1 Ciò dipende forse dal fatto che è più facile dire che fare. Se credono che una cosa equivalga all’altra, non capiranno nulla. Perciò prego che istruiate bene e lungamente quelle che in questa casa vorranno far professione, affinché sappiano che non devono contentarsi di parole, ma di opere. È mio desiderio che comprendiate bene con chi trattate. Perciò considerate quello che il buon Gesù ha offerto al Padre in nome nostro, che è poi un tutt’uno con quello che voi dite, quando lo pregate di compiere in voi la sua volontà. (Manoscr. Escor.).

Proseguiamo:

Ciò può anche essere, perché promettere di abbandonarsi in tutto alla volontà altrui non sembra molto difficile; ma poi, all’atto pratico, si vede che mantenere la parola come si deve, non è la cosa più facile, tanto che gli stessi Superiori, conoscendo la nostra debolezza, comandano quasi sempre con dolcezza, sino alle volte a trattare tutti nel medesimo modo, i forti come i deboli. Ma qui la cosa è diversa. Il Signore conosce quanto uno può fare; e se s’incontra con un’anima forte, non cessa di fare in lei il suo volere. 

Santa Teresa, in questo paragrafo, ci richiama l’importanza dell’offerta. E questo, diciamo così, per evitare che qualcuno possa dire: “Ah, ma io non sapevo; ah, ma io non immaginavo; ah, ma io non l’avevo capita”.

Stiamo attenti a non fare promesse che poi non manteniamo. Piuttosto che fare una promessa che poi non si va a mantenere è meglio non farla. È inutile promettere, promettere, promettere e poi non mantenere nulla. Come chi, per esempio, vuole fare voti su voti su voti; sì, e poi? Questi voti si mantengono, si rispettano, o no? 

“Ah, io voglio seguire il Signore facendo i voti privati di povertà, castità e obbedienza”. Sì, è una bella cosa, molto bella. Ma poi, concretamente, cosa vuol dire? 

Per una persona che vive fuori da un convento o da un monastero, che cosa vuol dire fare, per esempio, il voto di povertà? Dovrebbero chiederselo. Chi vuole fare questa cosa, se lo dovrebbe chiedere. Perché, capite, io faccio il voto di povertà e poi avanza il cibo e lo butto. Io faccio il voto di povertà e poi mi vanno a male le cose, perché non le ho mangiate. “No, ma il voto di povertà è essere poveri, non avere tanti soldi”. No! No no! Perché tu ne puoi avere anche pochissimi, ma se quei pochissimi li gestisci male, è la stessa cosa che averne tanti.

In senso positivo, potremmo dire che il voto di povertà è la gestione corretta, secondo Dio, dei propri averi. Il voto di castità è la gestione, secondo Dio, dei propri affetti e della propria corporeità; l’obbedienza è la gestione, secondo Dio, della propria libertà e della propria volontà. Non è: non fare questo, non fare quello, non fare quell’altro. Solo che, se io devo gestire i miei beni secondo Dio, eh, capite che mi chiama questo a molta responsabilità, e quindi non vado a buttare le cose, non le vado a sprecare… scrive Santa Teresa:

…con la scusa che non sapevano quello che promettevano.

Ecco, appunto; allora, invece di promettere qualcosa che non si sa veramente fino in fondo e bene, con chissà quale fretta, cominciamo a capire bene cosa sono le cose. È un po’ come quando si ha fretta di voler diventare sacerdoti, o si ha fretta di fare una professione religiosa, o si ha fretta di sposarsi, stessa cosa! Ma hai capito che cosa vuol dire fare quel passo? Hai tutte le carte in regola per fare quel passo?

Il grande don Divo Barsotti, che penso tutti conosciate, il fondatore della “Comunità dei figli di Dio”, quando era in seminario, aveva proprio questo cruccio interiore, cioè lui diceva: “Ma io non sono così sicuro che il Signore mi voglia sacerdote”. E io ho bisogno di questa sicurezza — vedete la volontà di Dio? — ho bisogno di sapere se veramente il Signore mi chiama su questa strada, perché? Perché potrei essermela inventata io, potrebbe essere un’auto suggestione; potrebbe essere un mio desiderio, perché no? Un santo desiderio, ma “mio”. 

Non si va in cielo, con i santi desideri, si va in cielo facendo la volontà di Dio, dice il Vangelo, solo questo conta; non i miracoli, non fare i profeti, non cacciare i demoni; no, no, no, no. Ricordate: “Signore, abbiamo compiuto i miracoli nel tuo nome, cacciato i demoni, profetato…” — “Allontanatevi da me, voi tutti, operatori di iniquità”. Così c’è scritto nel Vangelo, eh! Non sono queste cose che ci fanno andare in cielo, “Ma colui che fa la volontà del Padre mio”, dice Gesù; e quindi, chi magari non fa niente di tutte queste cose che ho nominato — grandissime, stupende, meravigliose, bellissime — ma ha fatto la volontà di Dio.

Quindi: non promettiamo ciò che non conosciamo; non facciamo passi senza essere preparati a farli. Infatti, Santa Teresa poi, nella nota, nel Manoscritto Escorialense, lei dice:

Ciò dipende forse dal fatto che è più facile dire che fare.

Certo! È più facile! Quanto ci vorrà ad essere ordinati sacerdoti? Un’oretta di cerimonia. Quanto ci vuole a sposarsi? Un’oretta di cerimonia. Ma poi è per sempre, attenzione! 

E lei dice, vedete:

È mio desiderio che comprendiate bene con chi trattate.

Cioè, con Dio. Bisogna capire bene che abbiamo a che fare con Dio. E poco prima aveva detto:

Perciò prego che istruiate bene e lungamente quelle che in questa casa vorranno far professione…

“Istruiate bene e lungamente”! Noi no, noi in quattro e quattr’otto vogliamo subito arrivare al dunque. 

Ma come faccio a fare un passo —qualunque passo, mi verrebbe da dire anche un passo fisico: esco dalla porta — se non ho la certezza che quella strada che sto andando a percorrere è nella volontà di Dio, è volontà di Dio? Ma dove vado, cosa faccio? Perché poi … le difficoltà, le croci, le sofferenze, verranno, eccome se verranno, e saranno sicuramente più grandi, più pesanti, più difficili di quello che tu e io abbiamo immaginato prima di fare il passo. E saranno completamente diverse da quello che avevamo in testa. 

Uno dice: “Ecco sì, allora io mi sposo; vabbè, sì, allora, le difficoltà che incontrerò saranno: queste, queste, queste e quest’altre. Sì, va bene, insomma, possiamo farcela. Il nostro amore è più grande di tutte le fatiche”. 

Uguale per un sacerdote: “Si, vabbè, da sacerdote incontrerò: questo, questo quest’altro; ah, ma il mio amore per Gesù, e Gesù per me, siamo più grandi di tutte queste cose qua, le superiamo”. 

Probabilmente, di quelle fatiche che tu hai in testa, non ne incontrerai neanche una e incontrerai altre croci, molto più pesanti di quelle che ti sei immaginato. Se in quei momenti non hai la certezza — ecco don Divo Barsotti; lui proprio chiede un segno al Signore. Adesso non sto qui a raccontarvi la storia, ma lui chiede un segno molto concreto, per capire — se non hai la certezza, poi mi spieghi quelle croci, quelle fatiche, come puoi portarle? Perché, capite: attenzione, non è un dettaglio, quello che vi sto dicendo.

Se si ha la certezza in mezzo a tutto il buio possibile, quella certezza diventa la tua unica luce, il tuo faro che ti conduce. 

Ecco perché è fondamentale la volontà di Dio, è fondamentale la certezza di fare la volontà di Dio. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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