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Tre fondazioni eucaristiche – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.12

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Tre fondazioni eucaristiche – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.12
Lunedì 1 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 28, 8-15)

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 1 aprile 2024. Oggi festeggiamo quello che si chiama il Lunedì dell’Angelo. E, quindi, auguri anche oggi, per questo giorno ancora così denso della Pasqua.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventottesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 8-15.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di San Manuel. E oggi, come vi avevo annunciato, leggiamo alcune informazioni biografiche supplementari riguardo il periodo a Huelva, come parroco. Questo non lo trovate nel libro; nel libro siamo arrivati a pagina ventotto, ci fermiamo e adesso faccio io questo intermezzo.

Quando divenne arciprete della parrocchia di San Pietro di Huelva, aveva solo 28 anni e ricoprì questo incarico per 10 anni, apportando notevoli cambiamenti nella parrocchia e nella città di Huelva, divenendo famoso in tutta la Spagna per le sue iniziative apostoliche. La situazione in cui viveva la popolazione parrocchiale è ben rappresentata da una frase inserita nella sua raccolta di aneddoti pastorali: «Mio Dio, una parrocchia di ventimila anime senza una comunione quotidiana!». 

In 10 anni, il giovane parroco cambia completamente il volto della parrocchia. Basti dire che, dopo solo 5 anni di ministero in quella parrocchia, sono state contate oltre 120.000 comunioni nel solo anno 1910. 

Il 16 novembre del 1908, in Siviglia, tiene la sua celebre conferenza, alla terza Settimana sociale spagnola, intitolata: “L’azione sociale del parroco”; divenne famosissimo in tutta la Spagna e in America Latina a motivo di questa sua conferenza nella quale, a soli 31 anni, davanti a cardinali e vescovi e preti provenienti da tutta la nazione, spiegò come ha potuto trasformare Huelva in un pezzetto di cielo. 

Iniziò nella cittadina dov’era parroco una serie di opere di fondazioni che saranno utili a facilitare la sua opera, la sua missione. Il 4 marzo 1910 fonda, a Huelva, l’Opera delle Tre Marie per i Tabernacoli-Calvari; nello stesso mese, scrive il suo primo libro: “Quello che può fare un parroco oggi”. Il 1 aprile 1911 inaugura solennemente la nuova Chiesa della Colonia scolastica del Polverin e fonda i Discepoli di San Giovanni, su sollecitazione di un novizio benedettino, estendendo così anche agli uomini l’Opera delle tre Marie, mentre il 2 ottobre 1912 fonda i Piccoli San Giovanni del Tabernacolo per i bambini, estendendo così l’opera anche all’infanzia. Il nome fu poi cambiato in Bambini Riparatori o Riparazione infantile eucaristica. Il 1 gennaio 1934 il ramo dell’opera viene dotato di un proprio regolamento e di una propria organizzazione. 

Il 4 marzo 1910, davanti ad un gruppo di donne, fedeli collaboratrici della sua attività apostolica, espose con forza il grande desiderio del suo cuore. Ce lo narra lui stesso così: «Permettete a me, che invoco molte volte la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, di invocare oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione in favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento. Vi chiedo una elemosina di affetto per Gesù Sacramentato… per amore di Maria Santissima e per amore di questo Cuore così mal corrisposto, vi chiedo che diventiate le Marie di questi tabernacoli abbandonati».

Così, con la semplicità del Vangelo, nacque l’«Opera dei Tabernacoli-Calvari»; opera per dare una risposta di amore riparatore all’amore di Cristo nell’Eucaristia, a esempio di Maria Immacolata, dell’apostolo San Giovanni e delle Marie che rimasero fedeli vicino a Gesù nel Calvario.

Allora, vediamo di capire bene cosa abbiamo letto. Dunque, avviene un miracolo: in questa parrocchia c’erano ventimila persone, ma nessuno faceva la comunione quotidiana. Dopo cinque anni dall’arrivo di don Manuel, si hanno centoventimila comunioni in un anno; siamo passati da zero a centoventimila, rendiamoci conto: cento-venti-mila comunioni in un anno. E quindi è chiaro che, in dieci anni, avviene un cambiamento radicale, totale, del volto della parrocchia, tanto da trasformare Huelva in un pezzetto di cielo.

Don Manuel compie delle opere pastorali molto concrete: l’Opera delle Tre Marie per i Tabernacoli Calvari; scrive “Quello che può fare un parroco oggi”, un testo molto, molto bello; fonda i Discepoli di San Giovanni e poi fonda i Piccoli San Giovanni del Tabernacolo per i bambini (che poi diventano Bambini Riparatori o Riparazione infantile eucaristica). Quindi lui, in concreto, fa tre opere pastorali tutte eucaristiche, tre opere diverse, che riguardano le donne, gli uomini e i bambini. Queste tre realtà sono tutte coinvolte in un’attività eucaristica. E lui cambia il volto della parrocchia, porta la fede dove non c’era più: da zero comunioni a centoventimila comunioni in un anno, dopo cinque anni di attività. Eh… è così!

Se vi ricordate, anche prima di affrontare questo santo, ve l’ho sempre detto: mettiamo Gesù Eucarestia al centro, mettiamo la Vergine Maria insieme a Gesù Eucarestia, e lì avvengono i miracoli di ogni genere e tipo. E non servono tante cose, ne bastano due: l’Eucarestia e la Vergine Maria (le due colonne di San Giovanni Bosco); se leghiamo noi stessi e tutto ciò che facciamo a queste due colonne vediamo che: innanzitutto, tutto ciò che sta legato a queste due colonne è indistruttibile, e poi si costruisce, perché qualunque realtà che si edifica su queste due colonne, è una realtà fondata sulla roccia, ed ha un potere di sviluppo, un potere generativo, incalcolabile. Dopo, gli altri che guardano, dicono: “Quale sarà il segreto di questo giovane parroco per essere riuscito a portare da zero a centoventimila comunioni in un anno? Quale sarà il suo segreto per essere riuscito, in cinque anni, a cambiare il volto di questa parrocchia e portare la fede dove la fede non c’era più, dove tutti scappavano, dove il parroco che c’era prima non ci voleva neanche mettere più piede? — vi ricordate, l’abbiamo letto in questi giorni — Dove sarà il segreto?”

Ma vedete, il segreto è sempre quello: mettete l’Eucaristia e la Vergine Maria, e si vedono i miracoli, è così! Ma questo non è che uno lo inventa o è geniale a capirlo! È il Vangelo! Leggiamo il Vangelo, leggiamo l’esperienza dei santi e c’è scritto tutto; nessuno inventa niente. Solo che c’è un problema: qualcuno deve crederci per primo. È questo il problema! Ci vuole un san Manuel che, per primo, si metta in quella chiesa da solo a pregare, a pregare, a pregare; che si metta per primo lì, in quel confessionale, da solo, che non viene nessuno. E dai oggi e dai domani, la voce gira, la gente arriva. Ha fatto così, l’abbiamo letto in questi giorni.

Ecco perché nel ritiro di animazione vocazionale, di cui vi ho parlato ieri, che noi faremo a luglio — come potete vedere sulla locandina di cui vi ho parlato ieri — al centro di tutto questo nostro stare insieme, che cosa ci sarà? Come sempre, ci sarà l’Eucarestia; per cui ci sarà una notte intera dedicata all’adorazione eucaristica. E questa non è una cosa di poco conto! La notte tra il sabato e la domenica — quindi saremo ormai verso la fine del ritiro, perché avremo già fatto le conferenze, che saranno il venerdì 12 e il sabato 13 — quindi tra il 13 e il 14, ci sarà l’adorazione eucaristica notturna, fatta nel silenzio assoluto, non ci sarà altro che Gesù Eucaristia. Lasceremo dei testi che ciascuno potrà meditare, ci daremo il cambio a staffetta durante tutta la notte, a turni di un’ora, per prepararci bene al giorno della domenica, e poi per preparaci bene anche alla solennità del Madonna del Carmine, che sarà il 16 di luglio. Quindi, vi potete rendere conto di quanto sia fondamentale l’Eucarestia. Mettiamo l’Eucarestia al centro — in quei giorni ci sarà anche la recita del Rosario — leghiamoci alle due colonne, e si vedono questi miracoli. Questi miracoli sono reali, veramente un pezzetto di cielo… “La parrocchia di san Manuel diventa un pezzetto di cielo”.

Infatti, lo vedremo nell’introduzione della trascrizione della famosa conferenza che ho appena citato — conferenza famosissima, importantissima — che lui ha tenuto davanti a cardinali e vescovi e sacerdoti provenienti da tutta la nazione, dove lui spiega come ha potuto trasformare Huelva in un pezzetto di cielo. Se Huelva è stata trasformata in un pezzetto di cielo, qualunque realtà può essere trasformata in un pezzetto di cielo, qualunque!

Scusate: ma san Massimiliano Maria Kolbe come ha fatto a trasformare il bunker della morte, il bunker della fame — dove era stato gettato, insieme ai suoi compagni, a morire — in un pezzetto di cielo? Come ha fatto? Vi ricordate la sua storia? Vi ricordate come da quel luogo — da cui uscivano sempre grida, urla di disperazione, imprecazioni e quant’altro — quella volta, con la presenza di san Massimiliano Maria Kolbe, uscivano solo canti, preghiere, silenzio e morti decorosi, non disperati. Persone che morivano dentro a quella situazione terribile, drammatica, ma morivano da cristiani. E san Massimiliano Maria Kolbe morirà per ultimo, neanche da solo, lo dovranno uccidere con l’acido formico, perché non moriva. È incredibile. Qualunque realtà può essere trasformata in un pezzetto di cielo, quando al centro ci sta Gesù — in particolar modo Gesù Eucaristia — e l’altra colonna: la Vergine Maria. Sapete tutti la devozione enorme, meravigliosa, di san Massimiliano Maria Kolbe nei confronti della Vergine Maria, tutti la conosciamo, tutti sappiamo quanto lui amasse la medaglia miracolosa.

Quindi, quando si ha una vera devozione eucaristica, tutta l’opera pastorale che si fa è segnata dall’Eucarestia; certo — ripeto — qualcuno lo deve fare per primo; qualcuno deve crederci più di tutti gli altri, e dev’essere il primo a metterla in atto, e allora avverranno i miracoli. Ma non è che bisogna crederci perché bisogna credere sulla parola; no, no. Queste cose basta farle; se uno le fa, poi vede cosa succede, poi si capisce subito che cosa accade. 

Ed è esattamente la stessa cosa che poi faremo anche domenica prossima, quando ci vedremo a Rosa Mistica. Quale sarà il primo atto che noi faremo insieme domenica? La Santa Messa sarà il primo solenne atto che noi faremo insieme per iniziare la giornata di ritiro. Mentre a luglio faremo più giorni di ritiro spirituale per l’animazione vocazionale, quello che faremo invece domenica sarà una giornata sola ma, anche lì, segnata dalle due colonne, primo l’Eucarestia, con la quale inizieremo solennemente il giorno. Vi ricordo che la Santa Messa inizia alle 8:00, ma voi dovete arrivare non oltre le 7:30 per prendere posto in chiesa, per prepararci, anche perché sennò rischiate poi di rimanere in piedi, invece è bene essere seduti, anche per partecipare bene alla Santa Messa. Quindi io vi raccomando veramente di arrivare alle 7:30. Quando l’abbiamo fatto l’anno scorso, mi ricordo che io sono arrivato alle 7:30 e la chiesa era già quasi stracolma; quindi arrivate per tempo. Inizieremo con la Santa Messa, poi ci sarà la recita del Rosario — vi ricordo, ve l’ho già detto, di recitare il Santo Rosario mentre venite in macchina, perché state facendo un pellegrinaggio, vi state recando in un luogo di preghiera e di ritiro, quindi non ci si reca chiacchierando, parlando del più e del meno o ascoltando la radio; ci si reca in silenzio recitando il Rosario, magari le tre corone: il Salterio di Gesù e di Maria.

E poi ci sarà la vestizione dello scapolare per chi non l’ha mai vestito; per chi l’ha già vestito, ci sarà il rinnovo di questa consacrazione. E poi tutto il resto. 

Il modello è quello e si deve ripetere sempre, il modello di San Giovanni Bosco, di questa sua visione: le due colonne. Ogni cosa che facciamo va legata, va attaccata solennemente all’Eucarestia e alla Vergine Maria. Se facciamo così, allora vedremo i miracoli. Non solo i miracoli dei numeri, come a Huelva — “da zero a centoventimila comunioni”; non ci sono solo i miracoli dei numeri per cui i vescovi, cardinali, sacerdoti che dicono (come leggeremo domani in questa conferenza): “ma come hai fatto a trasformare Huelva in un pezzetto di cielo, quando tutti volevano scappare ed era un inferno?” — ma anche miracoli di qualità. S. Manuel fonda tre “associazioni” fatte di donne, uomini e bambini, tutti caratterizzati dal sottolineare un aspetto particolare della devozione eucaristica. Poi, capite, il Signore non si fa battere in generosità, il Signore fa la sua parte, la sua parola la mantiene. Però san Manuel fu il primo a crederci, fu il primo a scommettere a occhi chiusi, fu il primo a firmare la cambiale in bianco, a dire: io ci credo, io so che andrà benissimo; perché io sto scommettendo sulla parola di Gesù, e Gesù mantiene sempre la sua parola, sempre. E Gesù non si fa battere in generosità, mai!

E infatti così è stato per don Manuel e per tutti gli altri santi; è sempre stato così. Bisogna crederci però, e bisogna superare quello scoglio iniziale, dove tutti fuggono, dove tutti vedono il deserto, vedono che non è possibile fare niente; ecco che invece lì ci vuole qualcuno che ci creda, quindi, in questo caso, questo bravo sacerdote, don Manuel, che ci crede e che sta lì, anche se non c’è niente e nessuno, anche se non ha niente da fare, è lì; per il momento lui sta lì. Ma in cinque anni, questo stare lì e questo stare presso il Tabernacolo, cambierà il volto di quella parrocchia. Bene, allora domani vedremo — a Dio piacendo — questa introduzione della trascrizione della sua famosa conferenza che vi ho citato. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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