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Ciclo di catechesi – “L’imitazione di Cristo” – Lezione 5

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Lettura commentata del classico di spiritualità: “L’imitazione di Cristo” .

Lezione di lunedì 7 ottobre 2019

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione audio della catechesi

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“L’IMITAZIONE DI CRISTO”   Lezione 5

Ben ritrovati, continuiamo la nostra catechesi, siamo al capitolo VII dell’IMITAZIONE DI CRISTO

Capitolo VII

GUARDARSI DALLE VANE SPERANZE E FUGGIRE LA SUPERBIA

Chi mette la sua fiducia negli uomini e nelle altre creature è un insensato. Non ti rincresca di star sottoposto ad altri, per amore di Gesù Cristo, e di sembrare un poveretto, in questo mondo. Non appoggiarti alle tue forze, ma salda la tua speranza in Dio: se farai tutto quanto sta in te, Iddio aderirà al tuo buon volere. Non confidare nel sapere tuo o nella capacità di un uomo purchessia, ma piuttosto nella grazia di Dio, che sostiene gli umili e atterra i presuntuosi. Non vantarti delle ricchezze, se ne hai, e neppure delle potenti amicizie; il tuo vanto sia in Dio, che concede ogni cosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa. Non gonfiarti per la prestanza e la bellezza del tuo corpo; alla minima malattia esse si guastano e si deturpano. Non compiacerti di te stesso, a causa della tua abilità e della tua intelligenza, affinché tu non spiaccia a Dio, a cui appartiene tutto ciò che di buono hai sortito dalla natura. Non crederti migliore di altri, affinché, per avventura, tu non sia ri- tenuto peggiore dinanzi a Dio, che ben conosce quello che c’è in ogni uomo (cfr. Gv 2,25). Non insuperbire per le tue opere buone, perché il giudizio degli uomini è diverso da quello di Dio, cui spesso non pia- ce ciò che piace agli uomini. Anche se hai qualcosa di buono, pensa che altri abbia di meglio, cosicché tu mantenga l’umiltà. Nulla di male se ti metti al di sotto di tutti gli altri; molto male è invece se tu ti metti al di sopra di una sola persona. Nell’umile è pace indefettibile; nel cuore del superbo sono, invece, continua smania e inquietudine.

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“Chi mette la sua fiducia negli uomini e nelle altre creature è un insensato.”

Qui ci dobbiamo fermare subito, perché è molto importante capire, facendo un esame di coscienza subito, estremamente rigoroso e costante.

Noi la nostra fiducia in chi la mettiamo?

Abbiamo bisogno di avere fiducia in qualcuno, è un bisogno radicale, abbiamo bisogno di fidarci, perché comprendiamo la necessità di stringere un legame, avere una relazione, di avere un punto di riferimento.

Ci dobbiamo chiedere sempre, in chi riponiamo la nostra fiducia.

Il primo grande discriminante è chiedermi se la metto negli uomini o in Dio.

Se la metto negli uomini vuol dire confidare nelle persone e quindi ricercare la loro compagnia, il loro consenso, il loro sostegno, ricercare tutto ciò che mi dà un aiuto.

Se invece la metto in Dio, vuol dire ricercare tutto questo in Dio. Ricercarlo in Dio significa che io totalmente, in ogni cosa, in ogni occasione, in ogni situazione vado a cercare nel Signore colui che può essermi d’aiuto e colui che mi è di riferimento, colui che di fatto ha quella parola importante, unica, essenziale, che non è sostituibile, non è eventuale, ma è la parola di riferimento per la mia storia, per la mia vita.

Quando devo fare una scelta.

Quando sono sofferente, quando c’è qualcosa che mi tormenta, chi vado a cercare?

Devo cercare Dio.

Il testo ci dice che, se io questa fiducia, questa ricerca, la pongo negli uomini, di fatto sono insensato, perché l’uomo è terra. Noi uomini siamo incostanti, siamo un pò delle banderuole, non perché siamo cattivi, ma perché siamo fatti così, siamo creature. A meno di non essere arrivati ad un certo livello di cammino spirituale, di cammino umano, ad un certo grado di santità, risulta evidente a tutti, quanto siamo incostanti, quanto oggi sappiamo dire bianco e domani sappiamo dire nero, quanto la nostra parola è evanescente.

La sensatezza sta nel riporre tutto in Dio, questo è sensato anche perché evitiamo così di cadere nel rischio dei ricatti, i ricatti affettivi ad esempio, Dio non fa un ricatto affettivo su di noi, mai, gli uomini si. Inoltre la stima degli uomini ha sempre un prezzo, di norma è sempre legata ad un tentare di possedere l’altro, di manipolarlo, di farlo a propria immagine e somiglianza. La stima degli uomini è proporzionata a quanto noi siamo secondo il loro gusto.

La stima di Dio è sempre legata alla Verità e cerca sempre di farmi essere il meglio possibile in questo cammino umano e spirituale, punta sempre a farmi diventare una persona migliore, attraverso tante vie.

Tutto questo non è facile, perché gli uomini li vediamo, Dio no. Non è facile perché noi siamo molto asserviti ai nostri sensi, per cui tutto ciò che passa sotto i sensi è immediatamente percepibile, gustabile. Siccome Dio sfugge ai sensi, o meglio si comunica in un modo diverso da come noi siamo abituati a percepire la realtà, noi preferiamo andare a soddisfare subito i nostri bisogni. Questo riporre la nostra fiducia negli uomini è legata al fatto che se io la ripongo negli uomini ho la possibilità di avere immediatamente un riscontro, che poi di fatto, spesse volte, mi lascia peggio di prima.

Perché?

Perché qualunque sofferenza noi portiamo nel cuore, nessun uomo di fatto la può risolvere, Dio sì, sia perché può risolvere veramente la sofferenza, sia perché mi può insegnare a portare, a vivere quella sofferenza, in modo umano e cristiano, Dio può farlo, l’uomo no. Noi non siamo in grado di fare questo, possiamo offrire una compagnia, una temporanea consolazione, ma da lì a portare quella realtà, c’è una grande distanza.

Si rischia di rimanere molto delusi quando si confida negli uomini, perché tu ti aspetti una risposta e poi ne arriva un’altra, ti aspetti un comportamento e ne scopri un altro e questo è fonte di sofferenza e di delusione, tanto grande quanto io ho confidato.

“Non ti rincresca di star sottoposto ad altri, per amore di Gesù Cristo, e di sembrare un poveretto, in questo mondo.”

Non è proprio il programma della nostra vita. Noi non vogliamo essere sottoposti agli altri, noi vogliamo comandare gli altri, perché noi bramiamo il potere più di tutto. La terza tentazione del demonio a Gesù, è proprio questa, la tentazione del potere:

“Tutto questo sarà tuo se…”

Sottoporsi agli altri è molto difficile perché richiede una grande saldezza interiore, devo sapere chi sono e su chi sono fondato, per potermi sottoporre ad un’altra persona, altrimenti la mia identità viene schiacciata, mi perdo.

Perché noi abbiamo bisogno di esercitare il potere?

Perché esercitare il potere ci dà l’illusione di essere quel qualcuno che di fatto non siamo. Attraverso l’esercizio del potere io copro il mio essere un fallimento, copro la mia inadeguatezza, la mia insensatezza, ma se io non ho il potere e sono sottoposto ad un altro, viene fuori tutto lo spessore che io ho, che sono.

Scegliere di stare sotto agli altri per Amore di Gesù.

Questa è la condizione essenziale di tutta la vita cristiana. Tutto quello che noi facciamo, penitenze, preghiere, mortificazioni, sacrificio, studio, opere, tutto deve essere compiuto per Amore di Gesù. Deve essere l’Amore e l’Amore per Gesù che muove tutti i nostri comportamenti e soprattutto pensieri.

Potreste fare un esercizio:

Stasera prima di andare a letto, vi mettete davanti ad una bella croce, con carta e penna in mano, e provate a ripensare a quei due, tre pensieri che oggi vi hanno maggiormente occupato il cuore e la mente, e provate a chiedere a questi pensieri:

Io vi ho pensati per Amore di Gesù Cristo? Ho permesso a voi di abitare la mia mente e il mio cuore, per Amore di Gesù Cristo?

Se la risposta è no, allora c’è un’altra domanda che dovete farvi:

Per amore di chi li ho ospitati? Per amore di chi sono entrati nella mia mente e nel mio cuore?

Per amore di qualcuno di sicuro, ed è certo che se non è per Amore di Gesù Cristo, tutti gli altri amori sono amori disordinati, non sono amori. Perché anche il pensiero legato ad una persona amata, se non è fatto per Amore di Gesù, non è fatto per amore di nessuno, è fatto per bisogno, per egoismo, per affermazione di sé, per orgoglio, per vittimismo, per permalosità, per narcisismo, per dire la tua onnipotenza, per tante ragioni che non sono Gesù.

Se lo farò per Amore di Gesù, non mi interessa che un altro mi comandi, anzi, potremmo arrivare addirittura a dire che ci piace, perché avere un’altra persona a cui far riferimento, che si assume la responsabilità e l’onere del comando, mette pace al cuore, perché ci si deve solo affidare, sempre per Amore di Gesù.

A noi invece dà fastidio quando qualcuno ha un comportamento che ci mette un pò in ombra. Quando qualcuno fa qualcosa che dovremmo fare noi, che riguarda il nostro campo, le nostre cose, quando qualcuno ci fa apparire un po’ di meno, a noi dà fastidio, perché siamo attaccati a quelle cose, Gesù non c’entra niente.

Non siamo nella logica: offro tutto questo per Amore di Gesù, ma tutto questo lo vivo per amore mio, che non è amore.

“Non appoggiarti alle tue forze, ma salda la tua speranza in Dio: se farai tutto quanto sta in te, Iddio aderirà al tuo buon volere.”

Avete mai conosciuto quelle persone che dicono:

“Faccio tutto io, sono bravo solo io e faccio tutto da solo”

In realtà poi fanno solo un grande disastro. Questo modo di fare, del non chiedere mai aiuto, dell’arrangiarsi da soli, del non chiedere mai un consiglio, un confronto, del fare quello che si vuole, e dopo, con i lacrimoni che gocciolano, si va a raccogliere i frutti che non ci sono, nella terra fredda del nostro cuore, e si va a chiedere un consiglio, ma ormai è troppo tardi, il consiglio non si chiede dopo, ma prima. E’ inutile chiedere un consiglio dopo, è prima che devo sapere come fare, ma questo richiede una grande sapienza, una grande umiltà. La persona veramente saggia e quindi la persona che veramente impara e cresce, è la persona non solo che trova una buona guida, ma che impara come si sale la montagna, questa è la persona saggia.

E una persona saggia, come impara a salire la montagna?

Stando accanto ad una buona guida con l’umiltà di colui che ha bisogno di imparare tutto, perché se io vado a scalare la montagna con una guida alpina bravissima e sono convinto di sapere già come si fa, la seguo, ma non imparerò niente, perché nel mio cuore porto la corruzione della superbia che mi impedisce di imparare qualsiasi cosa. Non ho avuto l’umiltà di voler conoscere come si scala la montagna, quali sono i segreti di una buona guida, i trucchi del mestiere, che cosa non bisogna mai fare e cosa invece bisogna sempre fare.

Il confronto, voluto, cercato, costante con l’altra persona, la persona saggia, esperta, capace, mi permette di imparare questo retto pensiero e di acquisire quell’arte umana e spirituale, per salire bene questa montagna.

“salda la tua speranza in Dio: se farai tutto quanto sta in te, Iddio aderirà al tuo buon volere.”

Se questo volere è buono, è vero, se è secondo il Suo volere, Dio aderisce a questo volere, lo sostiene, lo conforta, lo aiuta, lo purifica e lo porta avanti con te.

Quanto è importante la buona volontà.

“Non confidare nel sapere tuo o nella capacità di un uomo purchessia, ma piuttosto nella grazia di Dio, che sostiene gli umili e atterra i presuntuosi.”

Vuol dire che io non devo fondare tutta la mia confidenza sull’uomo o su di me che sono uomo, perché mi sento capace, perché mi sento esperto, perché mi sento arrivato.

Tutte le volte che noi siamo umili ci sentiamo portati sulle ali del vento, tutte le volte che noi siamo presuntuosi, superbi, facciamo l’esperienza di essere per terra.

“Non vantarti delle ricchezze, se ne hai, e neppure delle potenti amicizie; il tuo vanto sia in Dio, che concede ogni cosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa.”

Dovremmo vantarci di Dio, dell’appartenere a Dio, del vivere in Grazia di Dio, del fatto che facciamo certe scelte e non altre, per Dio. Se il mio vanto è nel Signore posso essere anche in un buco, ma quel buco è abitato, perché Dio è con me, Dio mi sostiene, mi appoggia, mi rincuora, mi dà speranza, Lui diventa la mia speranza.

“il tuo vanto sia in Dio, che concede ogni cosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa.”

La differenza tra gli uomini e Dio, è che gli uomini danno le cose, Dio dà il Suo Sangue, Suo Figlio, la Sua Carne, il Suo Cuore. Noi non facciamo così. Dobbiamo avere uno sguardo realistico su di noi, noi diamo cose. E difficile dare se stessi, è talmente tanto difficile che quando incontriamo qualcuno che dà se stesso per noi, lo capiamo al contrario, perché non siamo abituati, la prendiamo come una presenza ingombrante, come una presenza opprimente, ansiogena, perché non siamo abituati ad avere qualcuno che dà se stesso per noi.

Quale cura avevano i santi per le persone a loro affidate! Una cura bellissima, pensate a S.Caterina da Siena che si toglie la tunica per darla al povero, a S.Elisabetta di Ungheria, a Madre Teresa di Calcutta, che cura avevano i santi degli altri, una cura totale, loro davano tutto se stessi agli altri. Noi invece diamo cose, diamo porzioni di tempo.

“Non gonfiarti per la prestanza e la bellezza del tuo corpo; alla minima malattia esse si guastano e si deturpano.”

Alla minima malattia tutta la mia bellezza e prestanza si guasta si deturpa. Forse dovremmo concentrare tutta la nostra attenzione su altro, che invece è Eterno, e questo altro si chiama “Anima”, “Dio”, Vita Eterna”.

“Non compiacerti di te stesso, a causa della tua abilità e della tua intelligenza, affinché tu non spiaccia a Dio, a cui appartiene tutto ciò che di buono hai sortito dalla natura.”

I doni che ho, vengono dal Signore, è inutile che l’usignolo si incanti del suo canto.

Non crederti migliore di altri, affinché, per avventura, tu non sia ritenuto peggiore dinanzi a Dio, che ben conosce quello che c’è in ogni uomo (cfr. Gv 2,25). Non insuperbire per le tue opere buone, perché il giudizio degli uomini è diverso da quello di Dio, cui spesso non piace ciò che piace agli uomini.”

Quelle che per noi sono opere buone magari per il Signore non lo sono. Quello che per noi è il meglio del meglio magari per il Signore è insufficiente.

Perché?

Perché dipende dalla qualità del nostro cuore, dipende da come è il nostro cuore.

 “Anche se hai qualcosa di buono, pensa che altri abbia di meglio, cosicché tu mantenga l’umiltà. Nulla di male se ti metti al di sotto di tutti gli altri; molto male è invece se tu ti metti al di sopra di una sola persona.”

Magari agli occhi di Dio quella persona è molto meno di te ma quel meno che ha, lo usa al massimo. Tu invece hai tanto e lo usi male o non lo usi affatto, quindi a cosa serve?

“Nell’umile è pace indefettibile;”

Nella persona vera c’è una grandissima pace. La persona che vive nella Verità, che vive di Verità, che cerca la Verità, che si nutre di Verità, vive una grande pace. La persona che invece fugge dalla Verità, che ha paura della Verità, che ama il nascondimento, può vivere solo dentro ad una grande inquietudine.

“nel cuore del superbo sono, invece, continua smania e inquietudine.”

Ve lo sempre detto, come facciamo a capire quando stiamo iniziando una strada sbagliata?

Quando in mezzo alle mille ragioni che noi crediamo di avere, c’è una cosa che manca, la pace, non riusciamo ad essere in pace. Quando invece tutte le cose sono al loro posto, cioè quando noi siamo esattamente dove Dio ci vuole e come Dio ci vuole e con chi Dio ci vuole, sorge l’Aurora di una grande serenità interiore, di una grande gioia, di una grande pace.

Perché?

Perché la nostra coscienza è in silenzio, non ha niente da rimproverarci.

Capitolo VIII

EVITARE L’ECCESSIVA FAMILIARITÀ

«Non aprire il tuo cuore al primo che capita» (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito sol- tanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D’altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.

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«Non aprire il tuo cuore al primo che capita» (Sir 8,22);

Dovremmo abolire i mercati.

Chiacchiere su chiacchiere su chiacchiere. Alla fine torni a casa che hai detto tutto quello che potevi dire, a tutti. Abbiamo questa smania di dover parlare, di dover raccontare, di doverci confidare e il 90% delle volte sono sempre i fatti degli altri.

“Non aprire il tuo cuore al primo che capita”

Il cuore è un sacrario, dove stanno dentro le cose più sacre, che sono i nostri sentimenti, che sono le cose che abbiamo ricevuto, le nostre sofferenze, le nostre gioie, le nostre esperienze più significative, non può essere messo sotto gli occhi di chiunque.

“i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio.”

Ditemi voi quando è stata l’ultima volta che nella valutazione di una persona, valutazione anche esterna, approssimativa, precaria, al termine della quale dobbiamo decidere se fidarci o no, la nostra valutazione ha avuto come criteri di discernimento, come coordinate essenziali, la saggezza e il timore di Dio?

Di solito neanche ci pensiamo, non valutiamo minimamente se quella persona vive nel timore di Dio. Quanto è importante vivere nel timore di Dio, che è il settimo dono dello Spirito Santo. Se una persona vive nel timore di Dio, vive temendo di offendere, di deludere, di fare del male al Cuore di Gesù, circondato di spine e al Cuore della Vergine Maria.

Se ho il timore di Dio, farò di tutto affinché il Signore sia contento di me, farò di tutto per rendere gioioso il cuore di Dio, quindi sono veramente una persona affidabile, sulla quale gli altri possono avere un sostegno vero, al quale possono dire quello che portano nel cuore.

 

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DOMANDE:

Se vado a chiedere consigli e mi trovo tutte le porte chiuse?

Vuol dire che ho chiesto consiglio alle persone sbagliate, semplice. La valutazione delle persone è fondamentale, ho reputato che le persone degne di darmi un consiglio, non lo erano. E’ più un problema della persona che non di coloro che hanno chiuso la porta, perché vuol dire che questa persona ha bisogno di imparare a discernere meglio, a valutare meglio. Queste esperienze dolorose ci insegnano che è bene essere molto accorti e usare questi criteri di valutazione.

 

Pensando al timore mi viene in mente anche un pò la confidenza, a Gesù piace di più il timore o la confidenza?

Come abbiamo detto diverse volte, il timore di Dio è il frutto più bello della confidenza in Dio. Noi quando sentiamo parlare del timore di Dio, sposiamo il timore di Dio con la paura di Dio, non c’entra niente. Il timore di Dio non è riversato su Dio, ma su di me, sono io che adotto tutte quelle astuzie che permettono alla mia vita di essere una vita secondo il Suo Gusto, secondo il gusto di Dio, una vita che piaccia a Dio, una vita che consoli il Signore, questo è il timore di Dio, quindi più io avrò confidenza, più questa confidenza sarà il segno che io vivo veramente nel timore di Dio, che non è l’eccessiva familiarità, perché neanche con Dio io devo avere eccessiva familiarità, cioè non devo mai perdere rispetto di Dio, perché Dio è Dio, io sono un uomo. Sono amato, sono suo figlio, ma questo non vuol dire che devo perdere il rispetto di Dio. Non a caso la Scrittura ci consegna che Gesù quando pregava si prostrava a terra.

E’ Figlio di Dio, perché si deve prostrare a terra?

Perché ci insegna come si prega, ci insegna come si sta davanti al Padre. Gesù aveva confidenza ma questa confidenza non toglie niente a quel sacro rispetto verso Suo Padre, anzi lo accresce.

 

In passato mi è capitato di scambiare il sentimento ossessivo e morboso di qualcuno nei miei confronti, in amore e dono totale di sé, in amicizia e relazione, quindi come si può avere la cartina tornasole per discernere una relazione morbosa e malata, da un reale dono di sé santo come insegna il Signore?

Io credo che la cartina tornasole sia una: se quella persona ama Dio più di me. Questa è la cartina tornasole. Io devo avere la prova che il suo amore per Dio è più grande dell’amore per me, che quindi è pronto a perdere me ma non Dio, e che è capace a dirmi di no se ciò che io chiedo è contro Dio o anche vagamente non è il meglio secondo Dio. La persona morbosa, che non sa amare, non regge a questa cosa, non regge a questa scelta, perché è attaccato a te, non perché ti ama e vuole il tuo bene, ma perché vuole il suo bene, il suo piacere e allora piuttosto che perdere te, perde Dio.

E’ esperienza frequente che noi piuttosto che perdere ciò che ci piace, perdiamo il Signore. Questo è il peccato. Scegliamo ciò che ci aggrada, infatti noi pecchiamo perché ci piace peccare, perché il peccato si attacca ai nostri gusti. Se noi avessimo in orrore il peccato non faremmo nessun peccato, perché non facciamo ciò che non ci piace.

Se noi acconsentiamo a peccare, a scegliere altro da Dio, vuol dire che il nostro amore è tutto rivolto verso di noi.

La persona che ama veramente è in grado di dire:

“Io ti voglio un grande bene, però il no resta no”

La persona che ama è una persona assolutamente libera, solo chi è veramente libero da sé, è capace di amare, chi invece è pieno di schiavitù, di condizionamenti, di irrisolti, non riesce ad amare, cerca se stesso continuamente, e tu gli starai bene fino a quando risponderai ai suoi bisogni, alle sue ricerche, a quello che lui vuole.

A noi una persona piace fino a quando non ci dice qualcosa che va contro le nostre idee, i nostri gusti, fino a quando non ci rimprovera, infatti ci pensiamo cento volte prima di andare a dire qualcosa a qualcuno che abbia una parvenza di rimprovero, di richiamo, di verifica, perché abbiamo paura che si offenda e quindi se ne vada, che abbia una brutta opinione di noi.

Quindi, noi cosa stiamo cercando?

 

Vorrei capire meglio la frase: Dio si comunica in modo diverso rispetto a come noi siamo abituati a percepire la realtà.

Perché la nostra realtà passa attraverso ai 5 sensi, ma non è che Dio passa attraverso il tatto, alla vista, il suo modo di comunicarsi è un modo diverso. Lui si comunica a noi, però ci raggiunge attraverso altre vie. Quando abbiamo delle intuizioni interiori, quando avvertiamo l’assenza di Dio, quel deserto interiore fortissimo, S.Teresa ci dice che occorre valutare bene da cosa è dovuto, può essere una prova o il frutto del mio peccato, se è il frutto del mio peccato, quel silenzio assordante è un modo di comunicarsi di Dio, di parlarmi e dirmi che lì Lui non c’è. E’ un modo diverso, però si comunica.

 

Per quanto riguarda l’inquietudine, se uno si mette davanti al Signore ma non trova motivi di inquietudine, legati al peccato, eppure l’inquietudine persiste, può essere fatto lo stesso discorso del deserto?

Se l’inquietudine è una prova, le ragioni le sa Dio e le capiremo col tempo, quando la prova sarà passata. Se invece le ragioni sono i nostri peccati o il nostro stile di vita che non è secondo Dio, questo è più complesso, perché sarebbe opportuno avere anche un metro di confronto, un bravo confessore che ci conosce e che ci aiuta a capire cosa può essere, ma dobbiamo imparare anche noi a conoscerci, a fare un confronto con ciò che è accaduto prima che iniziasse quell’inquietudine. Se siamo onesti e attenti e ce lo segniamo, salta fuori sempre qualcosa, magari anche una piccola cosa che ha fatto partire quell’inquietudine, quindi se la rimetto al suo posto, tutto torna come prima. Questo mi fa capire che il Signore ci teneva a quella cosa lì.

Il Signore ha tutto il desiderio che noi capiamo, però occorre preparare il cuore per capire bene, perché noi crediamo che capire vuol dire fare, no, capire non vuol dire fare, perché io posso anche capire qual’è la Volontà di Dio, ma poi non volerla fare. Quel tempo che noi impieghiamo per capire, serve per preparare il cuore alla comprensione e all’azione, quindi capirò quando sarò veramente pronto a fare, ciò che poi avrò capito dal Signore.

Guarda il video della catechesi su Youtube

Testo commentato durante il ciclo di catechesi:

“L’imitazione di Cristo”

Traduzione a cura di Ugo Nicolini

Edizioni San Paolo

Informazioni

Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.
La catechesi è preceduta da un momento di preghiera a partire dalle ore 20.00.

È anche possibile seguire la catechesi in diretta streaming sul profilo Facebook di p. Giorgio Maria Faré, ogni lunedì a partire dalle ore 21.

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