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Obbedire a chi?

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 28 aprile 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

Obbedire a chi?

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a giovedì 28 aprile 2022.

Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo V degli Atti degli Apostoli, versetti 27-33.

Prima cosa che osserviamo: il sommo sacerdote, insieme al sinedrio, avevano proibito espressamente di insegnare nel nome di Gesù; l’autorità religiosa del tempo disse agli Apostoli: «Voi non dovete insegnare nel nome di Gesù»; sempre il sommo sacerdote ci dice che gli Apostoli, invece, avevano riempito Gerusalemme dell’insegnamento di Gesù.

Allora, anche noi dovremmo chiederci se riempiamo i luoghi che frequentiamo dell’insegnamento delle “cose” di Gesù, che non vuol dire, sempre e per forza, parlare di Gesù, perché vuol dire innanzitutto vivere l’insegnamento di Gesù con la nostra vita, fare la differenza in questo mondo.

La differenza, non perché la facciamo noi, in quanto bravi, la differenza la fa Gesù nel momento in cui Lo testimoniamo, mi verrebbe da dire anche col silenzio in certe occasioni, stando zitti.

Quando tutti parlano, quando tutti fanno discorsi volgari, quando tutti fanno discorsi inutili, quando tutti fanno discorsi brutti, stare zitti; quel silenzio, credetelo, ha un peso, gli altri lo sentono, sentono che non si sta partecipando a qualcosa di condiviso tra di loro.

Insegnare”… quindi è fondamentale insegnare nel nome di Gesù, è fondamentale insegnare la dottrina di Gesù, e noi dobbiamo riempire i luoghi nei quali viviamo di questa testimonianza.

Poi il sommo sacerdote dice: «Volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».

«Eh… sì, esatto, perché voi lo avete ucciso», dice San Pietro.

Cioè, San Pietro chiama le cose con il loro nome e assegna a ciascuno le sue responsabilità: è così che si deve fare!

Chi frequenta Gesù, chi conosce Gesù, chi è amico di Gesù, non può fare diversamente, perché sa che, essendo Gesù “la Verità”, non si può chiamare “mela” la pera, non si può dire bene, quando è male, e soprattutto non si può far finta di niente, chiudere gli occhi sul male compiuto da qualcuno, perché ognuno deve assumersi le sue responsabilità, nel bene e nel male, che ha fatto o che ha permesso.

Vedete che, invece, il sommo sacerdote non accetta di vedersi riconosciuta questa responsabilità, e questo è un altro punto importante. Peccati ne facciamo tutti… ma oggi va di moda la fragilità.

Io, francamente, vi devo dire che sono un po’ stanco, innanzitutto umanamente, poi soprattutto spiritualemente, ma sono stanco di sentire continuamente parlare di fragilità, di ferite, di debolezze, di sentir dire che siamo fragili… mah… siamo tutti così fragili?

A me non sembra di vedere tutta questa gente fragile che cammina per la strada, tutti questi feriti… ma dove sono tutti questi feriti?

E che ferite abbiamo? Non so… quali sono le nostre ferite?

Io non ho mai sentito Madre Teresa di Calcutta parlare delle ferite… le ferite? Lei stava dalla mattina alla sera in mezzo ai più deboli e ai più fragili, ma io non l’ho mai sentita fare questi discorsi.

Io ho la sensazione che noi usiamo le categorie del debole, del fragile, del ferito e tutte queste cose per coprire il vero problema, che è il peccato.

Siccome io mi sento debole, fragile, ferito… allora…

Notate, sono tre aspetti che, casualmente, non dipendono da me.

Debole… cosa ci posso fare se sono debole? Se sono debole sono debole, non è che lo scelgo io, che stamattina mi sveglio e decido di essere debole, se sono debole sono debole.

Fragile… che colpa ne ho? Se ad esempio ho i capelli fragili che cadono, se ho le unghie fragili che si spezzano, se ho le ossa fragili e ho male, se ho i denti fragili che cadono, non è che dipenda da me.

Ferito… mica mi ferisco da solo…

Sono tre aspetti, che, guardacaso, dipendono da altro e da altri, e io non ho nessuna responsabilità; allora, piuttosto che chiamare le cose con il loro nome, dove dovremmo usare la parola “peccato”, dove dovremmo usare la parola “ribellione”, dove dovremmo usare la parola “orgoglio”, o dire: «Faccio quello che voglio, faccio di testa mia», noi invece usiamo la parola “ferito”, “debole” e “fragile”.

Poi il bello è che vengono fuori questa sorta di pseudo omelie, che fanno anche i laici, poi me le mandano da ascoltare, con questi video emozionali, in cui alla fine non si capisce cosa hanno detto, o meglio, si capisce molto bene, ma non hanno detto niente, perché uno può parlare per un’ora ma, alla fine, cos’è che ha detto? In concreto, cosa ha detto? Qual è questo messaggio importante? Cioè, dopo un’ora che ti ascolto, io, vado a casa con che cosa? Con le mie ferite, con le mie fragilità e con le mie debolezze… sono esattamente tale e quale a prima, cioè non è cambiato niente, semplicemente ci siamo un po’ tutti abbracciati.

Oggi, pensiamo che, con l’abbraccio dell’universo, ci abbracciamo un po’ tutti, pensiamo che l’importante sia abbracciarci, che stiamo abbracciati, poi, fatto questo, siamo a posto.

Mi ha colpito una pubblicità che mi hanno mandato, che vi rende il senso di questa cosa. Questa è la frase: “Effetto terra, guida pratica per terrestri consapevoli”… rido e mi chiedo: «Che cosa vuol dire?».

Ripeto: “Effetto terra, guida pratica per terrestri consapevoli”.

Io leggo queste cose e dico: «Mah… va bene. Adesso abbiamo anche i “terrestri consapevoli”… Allora ci saranno anche i terrestri inconsapevoli? Ci sarà anche la guida teorica?».

“Guida pratica per terrestri consapevoli”… va bene.

Vedete, io queste cose ve le dico, per dirvi che le parole hanno un peso, e quando non ce l’hanno, è un problema.

Siamo talmente poveri di concetti, di idee, che parliamo del nulla, riusciamo a parlare del nulla, usando parole che non dicono niente; non dicono niente, ma le usiamo per coprire il vero problema… che è il peccato, che è la lontananza da Dio, che è la ribellione a Dio, che è tutto ciò che mi separa da Dio, questo è il problema!

Certo che, se tutto ciò che in me non va lo chiamo “fragilità”, “debolezza”… eh beh… certo, non dipende mica da me; se invece lo chiamo peccato, cambia tutto.

Infatti, vedete che il sommo sacerdote reagisce e dice: «Voi volete fare cadere su di noi la morte di quet’uomo».

Esatto, ma non è che noi lo vogliamo, è che così è stato; cioè, le cose vanno chiamate con il loro nome.

Voi avete gridato: «CrocifiggiLo, crocifiggiLo!», non i Samaritani, voi lo avete fatto! Chi Lo ha condotto perché fosse crocifisso? I pubblicani e le prostitute? No, voi. Quindi, chiamiamo le cose con il loro nome!

Vogliamo analizzare il problema dell’uomo? Cominciamo dal peccato, perché è esperienza di tutti noi che, quando togliamo il peccato dalla nostra vita, tante cose cambiano in melgio, anzi, tutto cambia in meglio, tutti lo abbiamo sperimentato, c’è poco da fare.

Poi, certo, siccome lottare contro il peccato è difficile e siccome per lottare contro il peccato ci vuole tanta umiltà, tanta perseveranza, tanta preghiera, tanta penitenza, tanto digiuno, beh, allora, ad un certo punto, è meglio parlare di debolezza, di fragilità e di ferite, meglio dire che siamo feriti.

E a noi piacciono tanto questi discorsi, il bello è questo; a noi piacciono, ci riempiono di sentimentalismi… e uno dice: «Adesso che tu lo hai ascoltato, adesso dimmi, da adesso in poi, che cosa cambierà nella tua vita», perché alla fine di questi discorsi, uno non cambia niente, tutto rimane così com’è. Ecco perché ci piacciono così tanto: perché uno alla fine si alza, va al bar e fa l’apericena, perché tanto non è cambiato niente e non cambierà niente. Sì, sono dei bei discorsi pomposi, con frasi ad effetto, ma che poi, alla fine, non portano da nessuna parte.

Se invece uno va a sentire un discorso o un sermone o una meditazione fatta dal Cardinal Newman, da San Giovanni Bosco, da San Giovanni Maria Vianney, cambia tutto. Se sei umile, quindi vero, cambia tutto. Inizia a cambiare la vita, ti si cambia addosso senza che te ne accorgi.

Guardate, dovreste fare questo esperimento, io l’ho fatto: voi fate una foto a una persona che avete conosciuto o che conoscete, prima o all’inizio della conversione, poi fate passare un anno… Se questa persona si è impegnata seriamente nel cammino di conversione, dopo un anno, rifate una foto della sua persona, mettetele a confronto… quella persona lì è cambiata fisicamente, gli si è cambiato il viso, gli si cambia il viso.

Uno magari dice: «Ha fatto la dieta…».

No, no, non è un tema di dieta, proprio gli si cambiano i lineamenti del viso, sembrano due persone diverse… e cosa è successo?

Guardate, a stare davanti al Signore, a Mosè, diventava il volto raggiante; cioè è una cosa seria stare davanti a Gesù, è vivo, eh!… E succede sempre qualcosa.

“Rispose allora Pietro […]: «Bisogna ubbidire a Dio, invece che agli uomini»”.

Quindi? Quindi, io dico e faccio quello che devo, fine della discussione.

E infatti poi glielo dice: «Il Dio dei nostri padri ha resuscitato Gesù, che voi avete ucciso, appendendolo ad una croce».

Visto? Ma perché lo fa? Perché bisogna ubbidire a Dio, piuttosto che agli uomini. Ci sono cose, nella vita degli uomini, che chiedono un’obbedienza che non si può dare!

In questo caso, addirittura, siamo nel mondo religioso del tempo e San Pietro si mette in opposizione, non perché gli piacesse mettersi in opposizione, ma perché Dio non era lì, in questi precetti, in questo modo di essere, e quindi obbedire a Dio voleva dire prendere una distanza da tutto questo, anche se questo purtroppo ha delle conseguenze.

All’udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte”.

Poi, alla fine ci riusciranno, perché moriranno tutti, ma vabbè… adesso no.

Perché si infuriano? Perché li vogliono mettere a morte?

Perché la verità brucia, perché la verità non ci piace, perché noi non sopportiamo chi ci dice la verità, ci dà fastidio, preferiamo nasconderci dietro le ferite, le debolezze e le fragilità. Noi stiamo bene lì, è la nostra zona di comfort… poi così veniamo anche coccolati, veniamo anche vezzeggiati, poi così veniamo anche compresi, perché dopo ci comprendiamo a vicenda, no? Come i cani che si leccano le piaghe…

Dopo ci capiamo a vicenda e ci copriamo a vicenda; quindi, il patto inespresso, ma assolutamente reale, qual è? È questo: «Io non schiaccio la coda a te e non ti dico niente su quello che tu sei e fai, e tu fai altrettanto con me, così saremo superamici e andremo d’amore e d’accordo».

Ma una vita così, vale la pena di essere vissuta?

Noi stiamo al mondo per vivere in questo modo?

Ecco, allora chiediamo a Dio la grazia di saper vivere secondo questa logica che abbiamo ascoltato in questa Prima Lettura degli Atti degli Apostoli, così da ricevere lo Spirito Santo, perché anche noi siamo testimoni di fatti, come dice San Pietro.

Noi siamo testimoni di fatti, noi e lo Spirito Santo.

Alcuni di voi, qualche volta, soprattutto in certe occasioni quando ci sono eventi un po’ importanti, mi scrivono e mi dicono: «Padre, lei cosa ne pensa di questa cosa, perché ognuno dice la sua e non si capisce più niente. Vorrei sapere il suo parere. Lei cosa pensa? Va bene? È valida questa cosa? È giusta?»

E io ho imparato, o meglio, sto imparando a rispondere così: «Cara signora o caro signore, entrambi abbiamo le stesse fonti, perché quelle cose, spesse volte, sono già state scritte, sono lì. Le trova lei, come le trovo io; le può leggere lei, perché non è analfabeta, come le posso leggere io. Poi, possiamo andare tutti e due davanti a Gesù e cominciare a ragionare».

Perché devo toglierti la fatica di pensare? Non è giusto. Perché bisogna toglierti la fatica di assumerti le tue responsabilità in relazione a quello che la tua intelligenza e la tua coscienza ti dicono?

Vai a leggere! Leggi i fatti, leggi i testi, leggi le cose, informati!

Lo dice Gesù nel Vangelo: «Non siete capaci, da soli, di giudicare?»

Impara ad arrivare al dunque, poi, al massimo, quando sei arrivato al dunque, allora sarebbe più bello dire: «Guardi, Padre, questo è il fatto, questo è l’evento. Io mi sono informato, ho studiato, ho letto e, in base a quello che c’è scritto, cioè questo, questo e questo, paragonandolo, confrontandolo con questo evento, questo, questo e questo non tornano. Quindi, in sintesi, in conclusione, il mio giudizio è che…», e uno scrive il suo giudizio.

Questo è più interessante, perché allora, se tu mandi una email scritta così, tu potresti essere giunto a conclusioni corrette facendo ragionamenti sbagliati, oppure potresti aver fatto ragionamenti giusti ed essere arrivato a conclusioni errate. Allora, il compito mio, dove posso e dove sono capace, è quello di dirti: «Guarda, sono fermo alle tue premesse, alla tua analisi: l’analisi mi sembra errata, sistema l’analisi».

Noi, invece, abbiamo fretta di sapere se facciamo bene o se facciamo male, ma così non si cresce.

Allora io dico: «L’analisi è errata, sistema l’analisi, perché ci sono dei punti qui dentro, che non sono logici; non stai facendo ragionamenti corretti. Oppure, l’analisi è corretta, ma sei giunto a conclusioni errate, o parzialmente errate, devi rivedere le tue conclusioni».

Così, impariamo a pensare con la nostra testa e impariamo ad arrivare noi alle conclusioni a cui dobbiamo arrivare, perché (ripeto) le fonti, i fatti storici, gli eventi, li abbiamo tutti, sono gli stessi.

Io non ho una sfera magica di cristallo, non ho il Palantir dentro il quale vado a vedere l’occhio di Sauron, che mi rivela chissà quale magico sogno… no, no, ho le stesse fonti che avete voi, e non sono più intelligente di voi, più santo di voi, più bravo di noi, più dotto di voi… no, guardate, usciamo da questa narrativa che fa ridere i polli.

Tu prendi, studi, ti informi, leggi, e quindi poi… basta.

Così, la prima volta sbagli, magari al 100%, la seconda volta sbagli, magari all’80%, la terza volta sbagli al 50%, alla decima volta hai imparato a fare analisi corrette e ad arrivare a conclusioni corrette… bello.

Da lì in avanti, non ti ferma più nessuno, basta.

Da lì in avanti, sai usare la bilancia.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

PRIMA LETTURA (At 5, 27-33)

In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
All’udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.

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