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Il gradimento di Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.89

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il gradimento di Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.89
Domenica 28 gennaio 2024 – (San Tommaso d’Aquino, Sacerdote e Dottore della Chiesa)

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 1, 21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”.
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 28 gennaio 2024. Oggi ricordiamo e festeggiamo anche San Tommaso d’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 21-28. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo ventinovesimo.

CAPITOLO 29

Altri consigli per arrivare all’orazione di raccoglimento, e come non si debba far caso di essere nelle grazie dei superiori.

1 — Per amor di Dio, figliuole, — forte questo incipit — non preoccupatevi mai di aver le grazie dei Superiori. Cercate di fare in tutto il vostro dovere, e sarete sicure d’incontrare il gradimento di quel Dio che vi dovrà premiare, anche se i Superiori non ve ne dimostrino soddisfazione. Non siamo venute qui per cercare una ricompensa terrena. Perciò il nostro pensiero sia sempre rivolto a ciò che è eterno, e non facciamo mai conto dei beni terreni che durano neppure quanto la vita. Oggi i Superiori saranno contenti di una sorella, ma se domani vi scorgeranno più avanzate in virtù, se la passeranno meglio con voi. Comunque, non preoccupatevene affatto, e guardatevi dal fomentare questi pensieri che cominciano sempre con poco, e finiscono col fare gran danno. Troncateli subito sul nascere, pensando che il vostro regno non è sulla terra e che tutto passa rapidamente. 

2 — Però, questo non è che un espediente volgare, non di molta perfezione. Per voi invece è meglio desiderare che la prova si prolunghi, mantenendovi in quello stato di umiliazione per amore di quel Dio che avete nell’anima. Rientrate in voi stesse, consideratevi nell’intimità dell’anima vostra nel modo che ho detto, e troverete con voi il vostro Maestro che non vi verrà mai meno. Anzi, più le consolazioni della terra vi faranno difetto, più Egli v’inonderà della sua gioia. Egli è pieno di compassione, né mai abbandona chi, afflitto e disprezzato, confida in Lui. David afferma che il Signore è con gli afflitti. Lo credete o non lo credete? E se lo credete, perché tanto tormentarvi?

3 — Ah, Signor mio! Se vi conoscessimo intimamente, non ci lasceremmo contristare da verun evento, perché sorprendente è la vostra liberalità con coloro che confidano in Voi. Credetemi, amiche mie: persuaderci di questa verità è di capitale importanza, perché ci aiuta a conoscere che tutti i favori della terra non sono che menzogna quando impediscono all’anima di star raccolta. E chi, o figliuole, ve lo potrebbe far intendere? Non io di sicuro. So che sarei tenuta a conoscerla più di tutte, ma non finisco mai di comprenderla come si deve.

Dunque, vediamo questi primi tre paragrafi del capitolo ventinovesimo che, come avete compreso molto bene, sono dei paragrafi assai importanti. Santa Teresa scrive: «Per amor di Dio…» — si sente proprio tutta la pressione interiore forte che c’è in questa frase — «… non preoccupatevi mai di avere le grazie dei superiori»; lei questo lo scrive a delle monache, ma questo guardate che si può e si deve applicare a chiunque di noi, perché chiunque di noi ha un superiore. 

Non c’è una persona che — come dire — possiamo considerare stia al vertice della piramide, che non abbia qualcuno a cui dover rendere conto; tutti dobbiamo rendere conto a qualcuno, quindi tutti abbiamo almeno un superiore. 

S. Teresa dice: non preoccuparti di avere le sue grazie. «Cercate di fare in tutto il vostro dovere»; ecco, questo è ciò che conta: fare in tutto il nostro dovere; quindi, chi fa la mamma, faccia la mamma e lo faccia bene, così il papà, così il marito, così la moglie, così i figli, così il dottore, così il sacerdote, così la suora, così il diacono, così… tutti! 

Se tu fai quello che ai miei tempi si chiamava lo spazzino… — adesso si chiama operatore ecologico ma è la stessa cosa, capite, non cambia niente; è esattamente la stessa cosa e non c’è proprio niente di umiliante, di brutto, di negativo a dire che uno fa lo spazzino. L’operatore ecologico, che cos’è che fa? Spazza la strada; e lo spazzino, cos’è che fa? Spazza la strada. Che cosa c’è di così… Vedete come siamo banali nei nostri modi di fare, di pensare, che false cortesie che abbiamo. Che cosa c’è di più importante, di più utile, che avere le strade pulite? È fondamentale! Come è bello camminare in una zona pulita.

Quando esco al mattino presto per andare a celebrare la Santa Messa, in giro per le strade di Milano, siamo: io, i podisti, quelli col cane e gli spazzini; siamo noi. Poi in alcuni punti siamo io e gli spazzini perché, in alcuni punti, i cani non ci sono, perché non c’è vicino il giardinetto, i podisti non ci sono, perché magari sono strade un po’ interne e quindi siamo solamente io e gli spazzini, e io li guardo, questi uomini — caldo, freddo, pioggia, neve, grandine, vento, brina — proprio imperterriti, incuranti; perché non è che vanno in giro con l’ombrello, si beccano tutta l’acqua addosso, uomini e donne, perché ho visto che ci sono anche delle signore, che fanno questo lavoro. E io li guardo e dico: “Pensa te! Qui, tutti dormono e pensa queste persone che lavoro importantissimo stanno facendo, che nessuno si accorge di niente, eppure quanto è importante! Andare a pulire, a togliere tutti i rifiuti dalle strade, lasciare la strada bella pulita, portare via tutto quello che va portato via, pulire le strade, tirar via le foglie, tirar via tutte le robe brutte. Poi, quando queste persone si sveglieranno al mattino e dovranno andare al lavoro, scenderanno e si troveranno la strada che sembra un salotto di Versailles, che uno dice: “Eh, cosa è successo?” — “Eh, son passati gli spazzini”. Un lavoro importantissimo! Qualunque lavoro faccia una persona, è un lavoro degno di ogni stima, perché è fondamentale.

Stiamo parlando di questa cosa, andiamo fino in fondo. Pensate a quelli che vanno a svuotare, a pulire le fosse biologiche… che veramente, questo è un lavoro… mamma mia! Ci vuole proprio uno stomaco forte, io non riuscirei a reggerlo — confesso questa cosa — perché esce un odore da quelle fosse che è veramente… questi tubi enormi gocciolanti di tutto il putridume possibile e immaginabile, e questi uomini che vanno. Io ho visto con i miei occhi, una fossa biologica che non era stata pulita per tempo, tracimare… Cari miei, si salvi chi può, eh! Si salvi chi può! Da evacuazione immediata, bisogna chiudere tutto, scappar via, perché è una cosa impossibile restare lì. E bisogna chiamare questi signori, queste persone, che vengano quanto prima a svuotarla, perché, a parte che è contaminante in una maniera terrificante, e poi è invivibile stare lì, vicini; io l’ho proprio vista con i miei occhi tracimare e ho detto: “Ma come?” — “Eh no, ci siamo dimenticati di pulirla”; ma stiamo scherzando?! Ma non ci si può dimenticare di pulire le fosse biologiche, cioè, è un disastro.

Qualunque cosa uno faccia, qualunque lavoro uno faccia, qualunque, è degno di stima e di rispetto, perché è fondamentale per il vivere civile; qualunque lavoro. Santa Teresa scrive:

Cercate di fare in tutto il vostro dovere…

Qualunque lavoro tu faccia, cerca di fare in tutto il tuo dovere e cerca di farlo bene, al meglio delle tue possibilità e capacità. Stai facendo quel lavoro? Fallo bene. Stai studiando? Studia bene. Devi operare? Opera al massimo delle tue potenzialità. Se io so che domani mattina ho un intervento di neurochirurgia, magari stasera non mi vado ad ubriacare, non vado a bere, a mangiare chissà cosa, andare a letto tardi, perché poi domani mattina, sul tavolo operatorio, ci sta un essere umano col cranio aperto, ed è richiesto a me il massimo delle mie capacità e potenzialità di concentrazione, perché sto operando un essere umano, capite?

Quindi Santa Teresa dice: «Cercate di fare in tutto il vostro dovere», in questo modo, facendo in tutto il nostro dovere, che cosa succederà? Noi incontreremo il gradimento di Dio. Non dice “del superiore”, dice “di Dio”; se tu farai di tutto, cercherai di fare di tutto per fare bene il tuo dovere, tu incontrerai il gradimento di Dio. È bellissima questa cosa! Incontrare il gradimento di Dio, vuol dire incontrare la sua benedizione, vuol dire che Dio è contento di te. 

Tu oggi hai fatto lo spazzino e sai che l’hai fatto bene, e che ti sei impegnato bene, benissimo, tu — stasera, oggi pomeriggio, quando finirai di lavorare — saprai di essere pieno della benedizione di Dio, tu saprai che stai vivendo del gradimento di Dio, non perché lo dice padre Giorgio, ma perché lo dice Santa Teresa di Gesù, dottore della Chiesa. «Sicure di incontrare il gradimento di quel Dio che vi dovrà premiare»; eh, capite? Cioè: avere il gradimento di Dio, avere la benedizione di Dio, non è un dettaglio, perché il premio arriverà da lui, capite? Non arriva da nessun altro, è lui che premia.

…anche se i Superiori non ve ne dimostrino soddisfazione. Non siamo venute qui per cercare una ricompensa terrena.

Quindi, lei dice: tu fai bene il tuo dovere e fai di tutto per farlo bene; questo ti farà incontrare il gradimento di colui che ti dovrà premiare, anche se i superiori non ti diranno niente, non si dimostreranno soddisfatti, anche — potremmo dire — se non incontrerai la soddisfazione dei tuoi o del tuo superiore. 

“Ho fatto benissimo questa cosa e non mi ha detto neanche brava, e non m’ha detto neanche…”; che importanza ha? Tu il tuo dovere non lo fai perché Tizio, Caio, Sempronio, fosse anche il generale d’armata, ti deve dire: “Bravissimo, quello che hai fatto va benissimo, sei bravissimo, sei stupendo, sei meraviglioso”. Cosa interessa? Cosa interessa? Io, quello che faccio, lo devo fare al meglio. 

Uno studente universitario va a fare un esame, e fa un esame brillantemente. Il docente dice allo studente, alla fine dell’esame: “Che voto ti daresti?” E lo studente rimane lì, un po’ così, comprensibile; anch’io rimarrei un po’ così, tutti rimarremo un po’ così, no? E uno dice: “Come, che voto mi darei! Come faccio a dire… Allora: ho partecipato bene a tutte le lezioni, non ho mai fatto assenze, ho sempre messo il massimo dell’impegno in tutte le lezioni”. Perché l’esame non è solamente su quello che sta succedendo in quel momento, l’esame è di tutto il corso, attenzione, eh? Attenzione, perché un professore che giudica un alunno — soprattutto all’università, ma non solo — in base a quello che accade in quell’interrogazione sbaglia molto. Quando tu vai a fare un esame all’università, bisogna tenere in considerazione tutto il tuo comportamento in tutti i mesi. Quindi: come hai partecipato, come sei stato assente/presente, come hai lavorato, insomma, tutto va tenuto in considerazione. 

E quindi questo alunno si trova un po’ impacciato, mancando forse un po’ di semplicità e di spontaneità, dice: “Eh, non lo so, faccia lei”. E questo gli dà un voto che non è degno dell’impegno di questo studente, il quale ci rimane malissimo, e il professore se ne rende conto subito; e dice: “Ma come, non sei contento, lo rifiuti, ti aspettavi di più?” E lo studente risponde: “Beh sì, questo non è conforme all’impegno che io ho dimostrato in tutto il corso e in questo esame”. 

Capita anche ai professori di essere indecisi o di non sapere cosa fare; capita anche ai docenti di essere un po’ così… Noi non dobbiamo avere in testa il giudizio dei superiori. 

Questo alunno, alla domanda del professore: “Che voto ti saresti dato?”, avrebbe dovuto dire: “Guardi, considerando tutto l’impegno di questo corso, considerando tutta la mia presenza, considerando quando mi sono impegnato, e considerando l’esito di questo esame, che ho risposto a tutte le domande, mi darei trenta, magari anche trenta e lode: trenta per l’esame, più la lode, perché mi sono impegnato benissimo in tutto il corso”. 

Perché io sono dotato di un cervello e di un giudizio, cioè noi tutti siamo capaci di giudicare gli altri, le altre cose, ma anche noi stessi, perché sennò c’è qualche problema, e se tu mi chiedi: “Che giudizio dai di te stesso?”, io devo essere capace di elaborare un giudizio su di me. Ma siccome noi siamo molto soggetti al giudizio degli altri, e all’approvazione dell’altro, e abbiamo paura di fare la figura dei superbi, degli altezzosi, di quelli che…allora ci tiriamo indietro. Non bisogna fare così, bisogna essere liberi. Quello studente avrebbe dovuto dire al professore quello che dice davanti a Dio: “Davanti a Dio, professore, io dico: Ho messo l’impegno massimo, durante il corso? Si. Ho messo l’impegno massimo per questo esame? Si. In questo esame, ho dato il massimo, è andato bene? Sì. Ho risposto a tutte le domande? Sì. Beh, quindi se il massimo è trenta e lode devo prendere trenta e lode, neanche trenta, trenta e lode, con l’applauso e il bacio”. Eh, certo! Magari il professore poteva dire: “Oh come sei superbo!” — “No, non sono superbo, sono vero, lei mi ha fatto la domanda e io rispondo con verità, se lei non mi avesse fatto la domanda, io non avrei detto niente, ma lei mi ha chiesto: che giudizio ti dai? Il giudizio, il voto che do a me, lo darei a chiunque, perché, se una persona si è comportata così, questo è il voto. Poi lei faccia quello che vuole. Mi vuol dare diciotto? E dia diciotto, pazienza, ma se lei mi fa la domanda, io dico la verità, quello che è vero”.

Ma, l’avere in testa — tutti abbiamo in testa — che è più importante, invece, il giudizio e la soddisfazione dei superiori e non di Dio, ecco che poi ci fa fare questi errori.

Ci fermiamo qui per oggi, ma questi tre paragrafi vedrete che li affronteremo passo passino perché, come già successo in passato, sono molto importanti e quindi bisogna andare avanti piano, piano, piano, piano, perché hanno un’incidenza, sulla nostra vita, fondamentale.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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