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Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe, parte 24

Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe” di lunedì 24 ottobre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

VANGELO (Lc 13, 10-17)

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Audio della meditazione:

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Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 24 ottobre 2022.

Festeggiamo oggi Sant’Antonio Maria Claret, vescovo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 10-17.

Vedete: la verità può far vergognare, ci sono le persone che ringraziano: “Grazie, Signore, tu hai illuminato le mie tenebre. Ero tenebra, ma adesso voglio essere luce, ti ringrazio!” e ci sono persone che, a causa della verità si vergognano: la folla esulta, invece gli avversari si vergognano perché la verità smaschera le nostre ipocrisie.

Oggi inizia anche la Novena per le anime del Purgatorio che consiglio proprio con tutto il cuore di farla e farla bene perché merita.

Volevo anche dirvi questo… io spesso vi propongo la recita di Novene e qualcuno potrebbe chiedersi il perché del numero nove. Si tratta di una tradizione che si innesta nella figura di Maria Madre di Gesù e dei discepoli che attesero nel Cenacolo il dono dello Spirito Santo (Atti I, 12-14) per un periodo di nove giorni: dall’Ascensione di Gesù — quaranta giorni dopo la Resurrezione — alla Pentecoste. La Novena nasce da questa attesa di nove giorni.

Siamo arrivati al terzo sermone di san Domenico nel capitolo quarto e, oggi partiremo dalla seconda bestia dell’abisso…

Il cane dell’Invidia.

Questa Bestia, per mezzo degli odi, delle mormorazioni, delle detrazioni, della gioia per il danno altrui, della tristezza per il bene altrui avvelena tutto il mondo. 

Il parlar male degli altri, il godere del male degli altri è un veleno: stiamo attenti al cane dell’invidia! Purtroppo ci sono in giro non pochi cani rognosi di questo genere che sono gli invidiosi che parlano male… io ho la nausea quando mi capita di leggere post che contengono giudizi, polemiche, brutti epiteti, insulti contro gli altri… 

Quando ero piccolo mia mamma mi ricordava spesso che, quando uno manca di rispetto usando epiteti di diverso genere, anche se ha ragione, automaticamente passa dalla parte del torto. Chi ha ragione non ha bisogno di denigrare o insultare gli altri, fossero anche della peggiore specie: non c’è bisogno di farlo! Quella poi di chi pretende di farlo per mettere in guardia dal male è una scusa satanica. Solo Gesù può permettersi qualche giudizio, essendo Dio e vedendo il cuore dell’uomo. Solo Gesù può dire ‘ipocrita’ a qualcuno, essendo in grado di giudicare perfettamente. Noi possiamo esprimere un giudizio forse solo su di noi, ad esempio dicendo: “La mia vita non è proprio molto coerente”… ma non sugli altri! 

Pensate al vizio di mettere commenti cattivi sui social, al cyberbullismo che colpisce ragazzi che poi si suicidano o non vogliono andare più a scuola o cadono in anoressia, che vanno a finire dallo psichiatra perché? Per il cyberbullismo!

Ricordo che nella scuola dove insegnavo venivano degli esperti che parlavano a professori e studenti della  piaga terribile del bullismo fatto sui social attraverso le foto, i video o attraverso i commenti ferocissimi che si postano sulle pagine di qualcuno.  Basta, poi, su un social come Facebook togliere l’amicizia? No, perché i cyber-bulli cambiano profilo e il nome cercando di intrufolarsi oppure vanno sulla loro pagina personale, tolgono l’amicizia alla loro ‘vittima’ e scrivono su di lei le cose più immonde possibili che, però, attraverso le solite catene di conoscenze e amicizie, si vengono a scoprire. Io ho letto cose terrificanti, mostruose e falsissime che dall’esterno non si possono togliere. E allora io dicevo sempre: “Voi state sperimentando che cosa sia il morso dell’invidia e della gelosia che sono tipiche delle persone ignoranti: chi usa il computer per denigrare gli altri è un vigliacco codardo, perché si nasconde dietro al computer per dire cose immonde”. “No, ma mette nome e cognome…” Sì, ma non c’è il confronto, non c’è diatriba, non c’è la possibilità di dire la propria opinione e tutto sotto la scusa di dire la verità… No: andate a leggere   1 Corinzi, 13. 

Non crederò mai alla frase: “Per amore della verità io devo denigrare qualcuno”. Non esiste, non lo ha mai fatto nessuno. E Gesù queste cose le diceva direttamente, non si nascondeva.

A mio giudizio, come sacerdote, fare queste cose è un peccato mortale contro la carità: oggettivamente, poi soggettivamente lo sanno il Signore, la persona e, forse, il suo confessore, ma oggettivamente, come direbbe san Tommaso, questo è un peccato contro la carità! Non c’è nulla che possa giustificare un comportamento indegno come questo e, se noi fossimo onesti, dovremmo rifuggire da persone di questo genere come dalla peste. Il mormoratore, il denigratore, il calunniatore, il seminatore di zizzania sono veramente questi cani rognosi e rabbiosi dell’invidia… avete mai visto un cane con la rogna? È una cosa terribile! Cercate su internet… il cane con la rogna è pieno di pruriti, di sangue, di croste e di piaghe così come i mormoratori e i calunniatori che spandono veleno da tutte le parti. Noi, invece, dovremmo parlare secondo o dettami di 1 Corinzi,13: leggi e chiudi la bocca perché è terribile.

Infatti, appena vedo post di questo genere sulle mie pagine, io cancello immediatamente e banno la persona perché non voglio avere a che fare con cani rognosi e gente appestata dalla mormorazione, dall’invidia e dalla gelosia. Gesù diceva a Santa Faustina Kowalska:” La mormorazione è la peste dei conventi!” Avere accanto un mormoratore è come avere accanto un appestato; andate a leggere che cosa diceva san Giovanni Maria Vianney nella sua omelia sulla mormorazione. Voglio vedere se poi qualcuno ha ancora la voglia di dire una parola negativa, anche vera, contro un altro… può essere verissima, su un fatto vero, ma se tu lo vai in giro a dire, sei caduto nella mormorazione. Se, invece, dici il falso, cadi nella calunnia, peccato ancor più grave della mormorazione: andate a leggere che cosa scrive san Giovanni Maria Vianney sulla mormorazione che è il passo precedente alla calunnia. Se uno legge quell’omelia, va subito a confessarsi e non si avvicina all’Eucarestia finché non ha avuto l’assoluzione. Stiamo attenti perché di ogni cosa che scriviamo e diciamo dovremo rendere conto a Dio! I cani rognosi dell’invidia, della gelosia, della mormorazione e della detrazione sono veleno puro per tutto il mondo.

Prosegue san Domenico:

La fonte contro di essa svela la seconda parola nell’Angelica Salutazione, “Maria”. Ella infatti, come testimonia San Massimo, è la Madre e la Signora della Carità: la fonte e il fuoco dell’amore, che insieme illumina ed è vicina. 

Il cane rognoso dell’invidia è l’anti-Maria che è il fuoco dell’amore. Chi fa così è contro la Vergine Maria!

Mormorazione anche contro i sacerdoti e quello che fanno e su come si comportano… vi ho già raccontato di una volta che, da ragazzo, sono tornato a casa dai miei nonni e avevo litigato con il parroco: sono andato a lavarmi le mani e sono andato in sala da pranzo dove ho cominciato a dire un sacco di cose contro il parroco. La mia nonna si è fermata e ha detto: “Non ti permettere di fare mai più una cosa del genere! Ricordati: i sacerdoti sono come il carbone che se è acceso brucia, mentre se è spento sporca. Tu non toccarli mai, né con le mani né con la lingua!” Ho mangiato la pastasciutta con i lacrimoni che mi venivano giù… 

Guardate che è una cosa seria: la carità è il vincolo della perfezione… stiamo molto attento a noi stessi perché nessuno è esente da questi errori che, quando si commettono, bisogna correre ai ripari e immediatamente riparare perché non c’è via di soluzione se non quella di andare a chiedere perdono alla persona, pentirsi amaramente del male che si è fatto… stiamo lontani da questa peste e da coloro che portano addosso questa rogna. Noi dobbiamo dire loro: “Lascia stare, vai a confessarti. Sarà pure vero, ma a me non interessa sapere queste cose: non contaminarmi con il tuo veleno perché io voglio essere figlio della Madre Signora della Carità”. Sentite che cosa dice di Lei san Domenico:

Lei è il più ragguardevole Serafino. 

I Serafini sono i più vicini a Dio, sono quelli che ardono d’amore!

Ma quante e parimenti grandissime sono le tenebre per gli invidiosi. 

Quando uno è nell’invidia, vive male, non vede più la luce perché perde il fuoco della carità che è luce e riscalda; vive nel ghiaccio, infatti è nervoso, digrigna i denti e sbava come i cagnacci che stanno dietro ai cancelli abbaiando, quasi ruggendo, con la loro saliva infetta come quella dei varani…

Se la minima parte di esse potesse esistere materialmente in questo mondo, ottenebrerebbe completamente, levandoli dagli occhi, il sole e le stelle: sarebbero nulla rispetto ad esse le tenebre d’Egitto o i Cimmeri. È essa, che porta la notte eterna all’Inferno.

L’inferno è buio totale perché è invidia pura… Lucifero che cosa ci invidia? La possibilità di vivere in amicizia con Dio; lui è l’invidia per eccellenza e l’invidia, ricordate, si nutre sempre di sangue. O sangue fisico, e quindi ammazza, o sangue spirituale e quindi uccide spiritualmente con la calunnia e la diffamazione togliendo la fama.

All’inizio l’invidia è suadente… magari gli invidiosi sono in chiesa con la voce sibilante e la lingua biforcuta che esce velenosa dalla bocca, magari prima o dopo la Comunione (“Ah, hai saputo che hanno detto… io te lo dico in nome della carità, perché ti voglio bene e ti devo avvisare…”). 

Ricordo di quando presi per la prima volta il gruppo dei giovani e ci fu qualcuno che mi aveva preceduto e mi voleva fare una ‘panoramica’ delle persone… No, no, no! Non voglio nessuna panoramica! Anche a scuola, quando insegnavo, qualche docente voleva farmi la ‘panoramica della classe’… no, no, no… Dio mi ha dotato di occhi, orecchie, cervello — magari poco ma ce l’ho — e le idee me le farò osservando la realtà per farmi le mie idee… non voglio sentir parlar male di nessuno. Se noi ascoltiamo quello che dice la gente, ci facciamo condizionare. 

La Belva di questo Abisso è il demone dell’invidia, che per lungo tempo apparve a voi sotto le bellissime spoglie di fanciulla, poi apparve a guisa di un cane nerissimo di montagna, le cui orecchie emettevano un fumo orribile, per l’ascolto delle detrazioni, la lingua era assai nera e pullulava di putridi vermi, per le diffamazioni che esalava, i denti veramente molto acuminati, per il linguaggio pungente.

Attenti all’ironia che morsica… i latini dicevano ridendo castigat mores, ma se noi dobbiamo correggere qualcuno non dobbiamo farlo ridendo, usando ironia, perché le parole pungenti sono già una mancanza di carità. Non schermiamoci dietro l’ironia per il fatto che  siamo vigliacchi senza il coraggio di avvicinare una persona con serietà per dirle quello che pensiamo; non usiamo il guanto dell’ironia per dire non dicendo: o stiamo zitti o, se vogliamo dire qualcosa, lo diciamo con i dovuti modi e non con il sorrisino malvagio e diabolico. 

Questa cosa devo ricordarla… “Guarda che hai qualcosa in bocca”. “Che cosa, Padre?” “Hai in bocca i vermi che ti consumano la lingua per le schifezze che stai dicendo!”.

Le parti posteriori erano abominevoli per il fetore e per l’oscenità, una parte era scoperta per la mancanza di peli, una parte era ricoperta da peli spinosi, tutta piena di aculei. Con essi lacera e insozza la fama innocente. Osservate i suoi crini setolosi, tutti come una spada. Con essi, oh quante e che crudeli morti diffonde di nascosto e apertamente, e contamina ogni cosa! La coda arcuata si attorcigliava una seconda volta, e tutti i peli di essa sembravano saette, appunto per scagliar frecce nell’oscurità ai puri di cuore.

Ecco i ‘leoni da tastiera’ che scrivono come questo cane abominevole!

I piedi erano più terrificanti della sua mostruosità, ed inoltre erano orribili per le unghie: ognuna di esse portava una balestra, pronta a colpire ciascuno che viene incontro. Dice bene Ambrogio: “Gli invidiosi muovono il passo per uccidere i corpi e le anime, per maledire Dio e i Santi. Perciò per liberarvi da questa Belva, lodate Dio nel Salterio”.

Trenta minuti per parlare solo della seconda bestia? Sì, perché questa è una bestia troppo diffusa, troppo grave. 

Domani vedremo la terza Bestia dell’Abisso, il maiale dell’Accidia e qui si salvi chi può: se il cane dell’invidia è terribile, il maiale è terrificante… prepariamoci a metterci tutti in ginocchio per fare penitenza.

Preghiamo tanto il Salterio di Gesù e di Maria per essere liberati da queste bestie che ci preparano dritti dritti per l’inferno. Se abbiamo sbagliato, confessiamoci, chiediamo perdono a Dio, ritorniamo sui nostri passi e ripariamo finché siamo in tempo.

Pochi giorni fa abbiamo festeggiato san Bruno: sapete come è nata la sua vocazione? Lui era in una cattedrale per un funerale solenne di un santo canonico, un santo monsignore morto in concetto di santità e di tale santità tutti parlavano; la cattedrale era piena e ad un certo punto il morto si sedette sulla bara e con una voce cavernosa e profonda disse: “Non pregate più per me; le vostre preghiere per me sono vane poiché io sono dannato!” Si rimise giù e… immaginate! San Bruno rimase talmente stravolto e terrorizzato da questo — che è un evento storico e documentato da notai — che lasciò tutto e andò in un eremo perché, se quel canonico morto in odore di santità era dannato, che ne sarebbe stato di lui? Infatti divenne san Bruno!

Il giudizio di Dio è una cosa seria; leggete l’omelia sul Giudizio particolare di san Giovanni Maria Vianney e smettiamola di prenderci in giro, di auto illuderci e di accampare scuse diaboliche per proseguire nel nostro comportamento empio e convertiamoci vivendo davvero da cristiani e facendo di 1Corinzi 13 il nostro modello, la nostra Magna Carta, il nostro esame di coscienza: la carità è benigna, non è invidiosa, non tratta male, non gode del male altrui, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta… ricordate? Questa deve essere la nostra vita: è veramente molto importante e, se abbiamo qualcuno con cui  stiamo male perché ci ha fatto del male, usiamo il Salterio, immergiamolo nel Salterio, leghiamolo nel Salterio in modo che venga toccato dalla Grazia di Dio e si possa convertire e comprendere il male che ha fatto. Ma assolutamente stiamo lontani dal cane abominevole dell’invidia!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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