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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 39

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Mercoledì 22 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

PRIMA LETTURA (Gl 2, 12-18)

Così dice il Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male». Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?». Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 22 febbraio 2023.  Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratto dal secondo capitolo del Libro di Gioele, versetti 12-18.

Come annunciavamo ieri, oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. È un giorno di particolare raccoglimento e silenzio; è un giorno di digiuno, di astinenza dalle carni, un giorno in cui la Chiesa ci chiede di concentrarci in modo particolare su Gesù, su un forte raccoglimento. 

Il digiuno, il raccoglimento, l’astinenza non sono mai fine a se stessi: il fine di tutto questo è sempre Dio, l’Unione con Dio. La Chiesa ci invita proprio in questo giorno a iniziare il tempo importante della Quaresima che non dovrebbe avere come scopo quello, diciamo così, di macerarci nella penitenza, ma quello di usare anche la penitenza, anche il digiuno, anche i sacrifici per una conversione. 

Al termine dei quaranta giorni dovremmo aver maturato un passo importante da fare almeno in un aspetto della nostra vita: quaranta giorni per allenarci e poi, quando arriva Pasqua, non torniamo come prima, altrimenti non sono serviti. Quando arriva Pasqua è il tempo di fare un salto e dire: “Bene, per quaranta giorni mi sono allenato a cambiare questa cosa, a impegnarmi su questo. L’ascolto della Parola di Dio — come stiamo vedendo leggendo il libro di Bonhoeffer — l’Adorazione Eucaristica, la preghiera mi hanno fatto capire che il Signore mi chiede non uno sforzo “volontaristico”, ma una risposta; Dio mi invita a una conversione su un aspetto della mia vita, non su mille. Quindi in questi quaranta giorni mi sono allenato e ho capito che da adesso devo fare così!”. 

Credo che questo possa essere un modo bello, utile, cristiano di affrontare questo tempo della Quaresima, in modo che, alla fine, almeno su qualcosina la mia vita è cambiata.

Oggi, poi, ricorre anche un’altra data bella: il 22 febbraio 1931 fu il giorno in cui Gesù apparve a Santa Faustina Kowalska e disse di far dipingere il quadro della Divina Misericordia, la cui Festa celebreremo esattamente otto giorni dopo la Santa Pasqua, la Domenica in Albis. Mi è sembrato bello, magari lo sapevate già, condividere con voi questa informazione.

Credo che in tanti conosciate la Serva di Dio Suor Josefa Menendez, che nacque a Madrid il 4 febbraio 1890: entrò come umile sorella coadiutrice nella Società del Sacro Cuore di Gesù e poi morì a Poitiers all’età di trentatré anni. È Serva di Dio. Credo che tutti abbiano sentito nominare il libro molto bello, “Colui che parla dal fuoco” che raccoglie un po’ la sua esperienza interiore.

 Ovviamente — nessuno è vincolato nella fede — siamo libri di credere o non credere alle rivelazioni private, nemmeno alle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes, a Fatima, non c’è nessun obbligo, la Chiesa lascia una grande libertà su questa cosa. Sono apparizioni riconosciute, però uno può dire: “No, a me basta la Scrittura e non ho bisogno di altro!”. Liberissimo! Siamo assolutamente liberi di dire che queste cose non ci interessano. Però siamo anche liberi di dire: “Vediamo che cosa dicono”, quindi anche di crederci; liberi di leggere circa l’esperienza di Fatima, di Lourdes, dei pastorelli santi, di Santa Caterina Labourè e di dire: “Sì, mi voglio fidare, mi fido di questo messaggio che è stato consegnato”. Pensate a Fatima, pensate a Lourdes.

La Serva di Dio Suor Josefa Menendez (io ho letto il testo e mi è sembrato veramente molto, molto bello, un grande aiuto, la testimonianza di un’ esperienza spirituale molto intesa e molto interessante) scrive di un colloquio che lei ebbe con Gesù; ecco, ve lo lascio. Lei scrive:

“E ora ecco che cosa farai per consolarmi dei peccati del mondo, soprattutto di quelli delle mie anime consacrate: durante la Quaresima reciterai ogni giorno il Miserere – che è il Salmo 50 – con vera umiltà aggiungendovi il Padre Nostro”.

“Ti prostrerai a terra tre volte durante lo spazio di un’Ave Maria, per chiedere perdono e misericordia a nome dei peccatori e con questa stessa intenzione farai le penitenze che ti verranno permesse.”

Ecco, io ho pensato di dirvelo, poi uno può dire: “A me non interessa, farò altro!”. Benissimo, siamo liberissimi, però, magari c’è qualcuno a cui piacerebbe sapere che cosa fare di particolare in Quaresima, avere uno spunto, un suggerimento: ecco mi sembra bello 

Gesù, stando a quello che dice la Serva di Dio, ci chiede la recita del Salmo 50 che, tra l’altro, è presente nell’Ufficio Divino e lo recitiamo quando diciamo i Salmi, è presente nella Scrittura, è Parola di Dio; poi ci chiede il Padre Nostro che è una preghiera che penso riscuota consenso unanime; e poi ci chiede di prostraci “a terra tre volte durante lo spazio di un’Ave Maria, per chiedere perdono e misericordia“. Quindi Gesù domanda la preghiera del Salmo 50, preghiera famosissima; il Padre Nostro e poi l’Ave Maria prostrandoci a terra tre volte. 

Non mi sembra una richiesta stravagante, strana, contro la fede, contro la morale, contro la Chiesa. Mi sembra anche un impegno molto semplice e anche molto bello perché ci mette a confronto con la Parola di Dio, con l’Ave Maria, con il Padre Nostro e, soprattutto, come stiamo vedendo in questi giorni a proposito della preghiera di intercessione che ci sta commentando ampiamente il teologo Bonhoeffer – siamo ancora qui su questo tema – Gesù, attraverso Suor Josefa, ci propone questa preghiera di intercessione, di richiesta di Misericordia per i peccatori. 

Prima di proseguire, devo dirvi che ho ricevuto da uno di voi una mail molto bella e interessante (non dico il nome per rispetto della privacy) nella quale mi cita un’espressione di Sant’Agostino che io non conoscevo, quindi vedete quanto siano utili e importanti la collaborazione e l’aiuto che ci diamo. Io ringrazio questo signore e tutti quelli che mi aiutano nella predicazione, perché, sì, è vero, ho studiato e sto studiando la teologia, ma, ovviamente, essendo in essere umano, tantissime cose non le so. Quindi, se mi aiutate, se mi date degli spunti è importante! Li dico poi!

Dice così: “Mi permetta di citarle un pensiero di Sant’Agostino” e cita:

Come nella Chiesa Cattolica si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori dalla Chiesa Cattolica può esservi qualcosa di cattolico”.

Questo signore mi ha citato le parole di Sant’Agostino in relazione a quando, all’inizio, vi dissi che volevo leggervi questo testo del teologo luterano Bonhoeffer, dunque di un teologo non cattolico e vi ho spiegato un po’ la sua vita. Mi sono concentrato su questo testo e lo stiamo tuttora leggendo; sto proponendo tante meditazioni perché ritengo il testo molto bello e anche molti di voi mi hanno confermato che è molto utile – e di questo sono contento. 

Ecco: il 29 di gennaio vi lessi dalla Summa Theologiae quello che San Tommaso d’Aquino ha scritto sullo spirito di profezia dei demoni, sulla possibilità che anche i demoni dicano la verità; adesso Sant’Agostino, nel testo sul Battesimo contro i Donatisti, ci dice quello che, come mi ha sottolineato chi mi ha inviato per mail la citazione, ha citato papa Benedetto XVI durante l’Angelus del 30 settembre 2012, facendo riferimento al Vangelo di San Marco 9, 38-40. Potete andare facilmente a reperire questo Angelus di papa Benedetto XVI e troverete questa citazione con la spiegazione del Santo Padre.

Tutto questo per dirci che siamo sulla strada giusta; che va bene; che, come abbiamo visto e stiamo vedendo, abbiamo queste riflessioni molto belle e molto vere anche se sono di un teologo luterano, Bonhoeffer, di questo teologo assolutamente famoso e non cattolico. Ho detto più volte che non dobbiamo avere una mentalità ristretta e piena di pregiudizi: se una persona dice la verità, dice la verità, quindi ha il diritto di essere ascoltata e noi dobbiamo mettere in pratica quello che ci viene annunciato. 

“Eh, sì, però non è cattolico!” E allora? Se quello che ha detto è vero, è vero! “Signore, questo non era dei nostri: scacciava i demoni e glielo abbiamo impedito!” e Gesù risponde: “No, non dovete impedirglielo, perché nessuno può parlare male di me e poi compiere miracoli o scacciare demoni. Non è dei nostri, ma non glielo impedite”.

Ecco, allora con questi conforti iniziamo la nostra Quaresima. Oggi ho rubato un po’ di tempo alla nostra meditazione per dirvi queste cose che, penso e spero, possano avere qualche utilità.

Continuiamo la nostra lettura del testo di Bonhoeffer, Vita Comune.

La riflessione sulla Scrittura, la preghiera e l’intercessione sono un servizio dovuto, nel quale la grazia di Dio si lascia trovare da noi; per questo dobbiamo abituarci a dedicarvi un momento fisso della giornata, come per ogni altro servizio da compiere. Questo non è “legalismo”, ma giusto ordine e fedeltà. Per lo più è il primo mattino il tempo opportuno, e noi abbiamo diritto, anche nei confronti degli altri, di utilizzare così questo tempo, facendo in modo che sia completamente indisturbato e silenzioso, nonostante tutte le difficoltà esterne. Per il pastore è un dovere imprescindibile, da cui dipende tutto il suo ministero. Chi sarà davvero fedele nelle grandi cose, se non sa esserlo nel quotidiano?

Diciamo due parole.

Innanzi tutto la riflessione sulla Scrittura, la preghiera, l’intercessione che cosa sono? Sono un servizio dovuto. Sono innanzi tutto un servizio; non sono degli atti di pietismo, di devozionismo, no! Quando sono veri, quando sono fatti bene, sono un servizio dove “la grazia di Dio si lascia trovare da noi“, ci dice Bonhoeffer. Noi siamo come dei cercatori d’oro e questo oro si lascia trovare da noi in questo servizio. Per questo ci deve essere, lui dice, “un momento fisso della giornata, come per ogni altro servizio che compiamo“: c’è un momento fisso per preparare da mangiare, per andare a lavorare e via di seguito e allora ci deve essere un momento fisso anche per pregare. 

E, quasi prevenendo una possibile accusa, Bonhoeffer dice che “questo non è legalismo“, visto che uno potrebbe obiettare: “Che cosa significa questo “momento fisso”? Qualunque tempo va bene!”. No: è un tempo fisso che tu devi stabilire, e non è “legalismo”, “ma giusto ordine e fedeltà“. È facile, anche per un tornaconto, confondere l’ordine e la fedeltà con il legalismo, soprattutto per chi è disordinato e infedele. Chi è disordinato e infedele, nelle piccole cose come nelle grandi, giudicherà “legalista” chi è ordinato e fedele.

Di solito, quando noi giudichiamo male le persone e diciamo di riscontrare il male nelle persone, dobbiamo stare molto attento perché rischiamo di fare una confessione pubblica dei nostri peccati: quando ci mettiamo a giudicare male gli altri, è molto possibile che stiamo parlando di noi stessi; di fatto, vediamo negli altri il male che abbiamo dentro di noi.

Perché gli scribi e i farisei vedevano in Gesù le cose brutte che dicevano di Gesù? Perché le avevano dentro di loro, perché loro erano così! È un dato di fatto! Perché la Maddalena, Zaccheo, il buon ladrone e tanti altri non hanno detto queste cose di Gesù? Perché non avevano dentro questo male; credo che questo sia il male radicale, perché una può essere una prostituta come la Maddalena, uno può essere un ladro, come Zaccheo, come il buon ladrone sulla croce, ma non avere il male contro la carità, non avere un cuore cattivo, spietato, ingiusto, malvagio. Gli scribi e i farisei probabilmente non avevano sulla coscienza peccati come la prostituzione o come il rubare (questo forse un po’ sì), moralmente, esteriormente erano irreprensibili, ma dentro che cosa erano? Gesù ce lo dice; addirittura dice che loro avevano per padre il diavolo (ricordate il capitolo 8 di San Giovanni?). La loro era una situazione grave e importante! Di solito, dunque, chi dentro ha un male e non lo combatte, soprattutto se si tratta di un male contro la carità, poi lo prende e lo usa come lente di lettura degli altri, accusandoli di quel male.

E su questa cosa dobbiamo stare molto attenti perché è un peccato grave contro la carità e perché, magari, accusiamo ingiustamente qualcuno. Figuratevi che san Francesco di Sales, nel libro Filotea che vi invito a leggere – è un classico della spiritualità cristiana – dice di stare attenti perché, se vediamo una persona rubare, non possiamo dire che è un ladro, perché, magari, è la prima volta che lo fa e questo non fa di lui un ladro. Noi non sappiamo perché abbia rubato. Se voi vedete una persona ubriacarsi, non potete dire che è un ubriacone perché non sapete perché lo abbia fatto e, magari, è la prima volta che lo fa. State attenti, perché di questi giudizi dovremo rendere conto a Dio: se noi esprimiamo giudizi di questa entità, rischiamo di fare giudizi temerari e poi anche di dire chi, di fatto, siamo noi. 

Nel Vangelo Gesù è chiaro: “Non giudicate e non sarete giudicati”; il giudizio spetta a Dio, ma noi ci mettiamo a giudicare le persone con troppa facilità, magari non sapendo niente di quelle persone. Non giudichiamo mai le persone per “sentito dire”: non fa di noi persone sagge. Non giudichiamo mai gli altri per quello che ci viene riferito. Una persona va conosciuta, incontrata, perché, sapete la gente non sempre dice il vero.

Bonhoeffer dice che non si tratta di legalismo, ma di ordine e fedeltà. E qui dipende da uno com’è: chi è ordinato e fedele dirà: “È giusto avere un momento fisso anche per la preghiera”. Se uno non è né ordinato né fedele, dirà: “Va beh non esageriamo se non è adesso, è dopo!”. Eh, no! Se tu fai così con il lavoro, ti licenziano. E la preghiera non è importante almeno come il tuo lavoro, dico “almeno”? Secondo me lo è di più! 

Il rapporto con Dio non è importante tanto quanto andare dal dottore. Eppure, se il dottore ti dice: “venga qui alle otto di mattino” e tu arrivi alle tre di pomeriggio, il dottore non c’è più! Perché non c’è più? Perché ti ha detto “alle otto”! Eh, va bene, non essere legalista se non sono le otto, saranno le tre: peccato che alle tre il dottore non ci sarà più!

La preghiera è più o meno importante che andare a prendere un treno? No, ditemi… non lo direte mai perché nessuno può dire che la preghiera sia importante tanto quanto andare a prendere un treno, questo sarebbe troppo. Allora possiamo dire che la preghiera sia più importante. Se il treno parte alle otto, e tu arrivi alle otto e cinque, il treno, così come l’aereo, è andato! Eh, va beh non è che dovete essere così legalisti: se non arrivo alle otto, arrivo alle otto e un quarto, che cosa cambia? Cambia che il treno è andato! Tu puoi dire tutto quello che vuoi: il treno non c’è più! “E adesso che cosa faccio?” Ne prenderai un altro e, per la prossima volta, imparerai che le otto non sono le otto e un quarto. Questo è legalismo? No, questa è la realtà! E se tu vuoi vivere una vita reale, una vita sociale, da persona socialmente sana, devi accettare che nella tua vita, quindi anche nella preghiera, ci siano ordine e fedeltà.

E allora Bonhoeffer, come ci ha già detto e come ora ci ripete, afferma che per la preghiera “il primo mattino è il tempo opportuno“, aggiungendo una cosa importantissima: che noi abbiamo il diritto, anche nei confronti degli altri di avere quel tempo! Quante volte vi ho detto questa cosa! Io ve l’ho detta soprattutto in riferimento alla sera: vi raccomando, soprattutto con i sacerdoti, non disturbateli perché è un momento riservato, di preghiera, di silenzio, di meditazione; un momento in cui sono anche stanchi dopo una giornata intensa. Non disturbateli la sera; date loro la possibilità di essere tranquilli, di riordinare le idee, di mettersi davanti al Signore. San Pio da Pietrelcina non riceveva nessuno fino a dopo il Ringraziamento della Messa del mattino: nessuno poteva avvicinarsi a lui per parlare, né prima della Messa, né, soprattutto, dopo. E non erano cinque minuti, faceva un lungo Ringraziamento. Poi scendeva in confessionale e ci stava otto ore, ma il momento dell’incontro con Dio era sacro. Ricordare che vi ho parlato del kairos, il tempo grazioso, graziato dell’incontro con Dio?

Dunque, noi abbiamo il diritto, anche nei confronti degli altri, di utilizzare così questo tempo “facendo in modo che sia completamente indisturbato e silenzioso, nonostante tutte le difficoltà esterne”. Non è una mancanza di carità, è un diritto per ciascuno di noi che questo tempo, soprattutto al mattino, sia un tempo “indisturbato e silenzioso“, nonostante tutto quello che ci può essere intorno.

Uno, magari, dice che il tempo particolare per la preghiera non riesce ad averlo al mattino ma alla sera. Benissimo! Può fissarlo alla sera, ma quello deve essere un tempo indisturbato e silenzioso. Certo, se sono mamma o papà e ci sono mio marito o mio figlio che hanno bisogno di me, va bene… è ovvio: usiamo sempre l’equilibrio nelle cose, la sapienza. Però farò in modo di fare di tutto, tutto quello che mi sarà possibile per dedicare quel tempo silenzioso e indisturbato a Gesù. È un diritto averlo; poi non servono tre ore, basta anche un quarto d’ora, venti minuti, per una mamma e un papà vanno bene. Però che ci siano, che siano tutti per voi e per Dio. Questo lo dice Bonhoeffer, non io: io sono d’accordo con lui, ma sto leggendo il suo libro.

Per il pastore (io dico: per i sacerdoti) è un dovere imprescindibile, da cui dipende tutto il suo ministero. 

Un sacerdote non può non assolvere questo dovere! Io, personalmente, vi dico che sono d’accordo al mille per cento con quello che sta dicendo. Tutto il nostro ministero sacerdotale è legato in modo imprescindibile a questa importanza che diamo al rapporto con Dio, alla preghiera. Infatti, noi frati in una giornata abbiamo tre momenti fissi per la preghiera: il mattino, il mezzogiorno e la sera. Tutti insieme ci ritroviamo a pregare l’Ufficio Divino e a fare l’Orazione insieme. Sono tre momenti solenni in cui la giornata viene iniziata, spezzata e conclusa con la preghiera ed è un dovere imprescindibile. 

Tutti ricordano che il beato Cardinale Schuster, tranne che quando era assente per le visite pastorali e magari era lontanissimo, quando era a Milano era sempre presente in Coro in Duomo a pregare: cascasse il mondo lui era in Coro a pregare con tutti i canonici e tutte le sue attività si interrompevano. Quando arrivava il momento della preghiera comune, lui era presente.

Quando io ero Postulante e poi Novizio – come vi ho già detto avevo dei formatori molto bravi che mi hanno insegnato veramente tanto e che ricordo sempre con grande riconoscenza – loro mi dicevano sempre: “Ricordati, Giorgio, se la preghiera in Coro, ad esempio, inizia a mezzogiorno, tu non arrivare a mezzogiorno, assolutamente non alle 12:03 o alle 12:05, è sbagliato e disturbi gli altri, hai saltato l’appuntamento”. Non per “legalismo”, ma per “ordine e fedeltà”, direbbe Bonhoeffer. 

Oppure se la preghiera del mattino iniziava alle sei e trenta, loro mi dicevano: “Non arrivare alle sei e ventotto; arriva in Coro sempre dieci minuti prima”. “Come mai? Perché?” E loro rispondevano: “Perché così ti prepari. Non arrivare di corsa, trafelato, con l’abito messo male, con il fiato in gola come ti fossi appena svegliato. No: svegliati in tempo, ti prepari, ti vesti bene con il tuo abito, arrivi in Coro, saluti bene il Signore e prepari il tuo cuore alla preghiera. Poi prepari in Breviario sulla giornata con tutti in suoi segnali, così, quando arriva il resto della Comunità e si inizia a pregare, tu sei pronto, concentrato, calmo, pronto per l’incontro con il Signore e con i fratelli.”

Beh, avevano ragione! Tutte le volte che ho fatto così, ho vissuto una preghiera in comunità, un’orazione insieme bella, veramente profonda, ordinata, proficua, un incontro bello con il Signore. Le volte che, invece, ho magari ceduto alle difficoltà esterne o alla pigrizia per cui sono arrivato o in ritardo, o di corsa, è vero che la preghiera non è stata altrettanto bella o che non sono stato così concentrato come nelle altre occasioni. 

Ed è un dovere imprescindibile! San Benedetto diceva: “Nulla sia anteposto all’opus Dei, all’opera divina, nulla!”. 

“Eh, ma ci sono i fedeli che mi cercano, l’attività pastorale…” No! Non si salta la preghiera per l’attività pastorale, non è giusto, perché quello è un tempo da dedicare a Dio, quello è il tempo della preghiera. Ce lo dice anche Bonhoeffer: deve essere un momento fisso indisturbato e silenzioso, “nonostante tutte le difficoltà esterne“. Quello è un tempo nel quale si dice: “Basta!” Devo fare tante cose? Devo studiare? Se il giorno dopo hai un esame, ti viene da dire: “Il tempo della preghiera lo uso per studiare!”. No no! È il tempo della preghiera: chiudi e vai a pregare! 

Oggi abbiamo letto poco, però credo che abbiamo letto qualcosa di molto, molto bello. Potrebbe essere un impegno della Quaresima: oggi è il Mercoledì delle Ceneri e potremmo iniziare dicendo: “Il mio allenamento della Quaresima lo faccio su questo: il momento fisso nella giornata per la preghiera”. Ci pensate bene, sceglietevi un momento fisso e per i prossimi quaranta giorni: fedeli! Vedrete come è difficile: è difficile vivere questo ordine, questa puntualità e questa fedeltà! Vedrete come è difficile. Però, se vi allenate, vedrete come sarà bello e così, dalla Pasqua in poi, avrete il vostro momento fisso. Magari farete i primi dieci giorni della Quaresima con il momento fisso al mattino; poi, magari, vedete che al mattino non va bene (siamo in ascesi, in allenamento, askesis in greco significa “allenamento”) e allora lo spostate a mezzogiorno, nella pausa pranzo, va bene! Poi, dopo dieci giorni, magari, vedete che nella pausa pranzo non va bene e decidete di spostarlo alla sera, va bene! Allenati, trova il momento! Così, arrivato a Pasqua dirai: “In questi quaranta giorni di ascesi, di allenamento (che non significa “fustigarsi”, ma semplicemente “allenarsi”) ho capito che il mio momento fisso nella giornata per la preghiera è questo, e da qui in poi avrete fatto una Quaresima bellissima.

Di cuore, dunque, auguro a voi tutti un bellissimo giorno di Mercoledì delle Ceneri, fatto di silenzio, umiltà e preghiera e una santa Quaresima!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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