Omelia
Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 20 dicembre 2015 (S. Messa del giorno).
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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Testo della meditazione
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Il “fiat” di Maria
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato!
È giusto e doveroso che l’ultima domenica prima di Natale sia dedicata, dalla liturgia della Parola, alla figura centrale e fondamentale per la nostra redenzione, che è la Vergine Maria.
Noi siamo stati redenti dal Sangue di Cristo, certo.
È il sacrificio in croce di Gesù che ci ha salvati dal peccato.
Bene, ma se non ci fosse stato il “Sì”, il “Fiat”, della Vergine Maria, non avremmo avuto questa grazia redentiva, perché, per Dio, le persone non sono interscambiabili.
Non è che che se uno dice no, vabbè…prendo un altro, no, no.
Il Signore ha pensato a ciascuno di noi dall’eternità per questo momento, per questa situazione storica, per questa vita, per questo incarico, per questa indicazione.
Ha pensato a questo, il Signore Gesù, non ha pensato ad altro: Dio ha voluto per noi il meglio, dandoci questo genere di vita, e si aspetta che noi diamo il meglio.
La Vergine Maria ha colto la Volontà di Dio su sé stessa e ha detto il suo “Sì”, e da questo “Sì” è nato il Salvatore ed è nata la nostra salvezza.
La nostra salvezza viene dal “Sì” della Vergine Maria.
Quindi, è bello che il giorno di Natale contempliamo Gesù che nasce, certo, ma non dimentichiamo che quel Gesù nasce, solo perché la Vergine Maria ha detto “Sì”.
Vorrei, quest’oggi, concentrare la nostra attenzione su questo “Sì”, perché nella nostra vita ci sono troppi “No” e ci sono troppi “Sì”, flebili, indecisi, paurosi, titubanti, mediocri, incompleti, non totali, non gioiosi, misurati, troppi “Sì” calcolati, troppi “Sì” interessati, che non hanno niente a che vedere con il “Sì” della Vergine Maria.
Ecco perché Gesù dice: «Il vostro parlare sia “Sì, sì”, “No, no”».
Noi non possiamo dire “Sì” quando è “No”.
Quante volte nelle nostre relazioni si respira l’ipocrisia!
Vengono lì, con questa faccina da santina infilzata a dirti parole dolci, quando nel cuore invece hanno il diavolo.
Se io nel cuore non ho l’amore, la dolcezza, la stima, il voler bene a una persona, perché devo fare la parte di quello che non sono?
Non lo faccio, non lo dico, sto zitto, perché devo fare l’ipocrita?
La Vergine Maria, quando ha detto “Sì”, era “Sì”, era veramente un “Sì”, era un “Sì” in pienezza, era un “Sì” consapevole, cosciente e responsabile, non era un “Sì” sentimentale, era un “Sì”, che era tutta la Sua vita.
Ora, da questo Vangelo, purtroppo, spesse volte, si ricava l’origine, si ricava la radice, dell’assistenzialismo, ma è sbagliato.
A parte che lo dice già il Concilio Vaticano II, che è sbagliato, ma, al di là di questo, è sbagliato, perché è una forzatura ermeneutica, una forzatura interpretativa del testo.
Noi diciamo: «Hai visto la Madonna? Ecco, la prima cosa che ha fatto la Madonna è stata quella di andare a servire Sua sorella, ecco, quindi noi dobbiamo servirci l’uno con l’altro».
Calma… calma.
La prima cosa che ha fatto la Madonna non è stato andare a servire Sua sorella, la prima cosa che ha fatto la Madonna è stato dire di sì a Dio, questa è la prima cosa!
Come seconda cosa è andata a servire Elisabetta, sorella nella fede, certo, va bene, come noi siamo fratelli e sorelle nella fede, ma la prima cosa che ha fatto la Vergine Maria non è stata quella di assistere qualcuno, è la seconda o la terza.
La prima è stata quella di dire “Sì” a Dio, Lei infatti va già in attesa di Gesù, la Madonna va già riempita degli effetti del suo “Sì”.
Quando una persona dice “Sì” a Dio, veramente, allora è capace di qualunque gesto di attenzione a tutti, cioè da un “Sì”, detto veramente a Dio, viene ogni meraviglia in terra.
Madre Teresa di Calcutta, che tra poco sarà canonizzata, è un esempio.
Innanzitutto, è una risposta a Dio, al Suo “Sitio”, ho sete, che sente dentro si sé; lei sente Gesù che le dice: «Ho sete, ho sete di anime». Madre Teresa di Calcutta non nasce come donna che va a servire i lebbrosi, assolutamente, infatti la prima cosa che fece non fu andare a servire i lebbrosi. Lei aveva sentito Gesù che le diceva: «Sii la Mia luce nei bui di Calcutta!», cioè di andare a salvare le anime dei bambini, lei aveva questo come primo incarico.
Lei, lasciando la Congregazione di Loreto, è andata esattamente subito a servire i bambini, non nel senso di riempire loro la pancia perché avevano fame, ma andare a servire nel senso di salvare l’anima, perché lei diceva: «Tantissime anime di questi bambini si perdono in quell’Inferno di Calcutta».
L’uomo che ha detto di sì a Dio, innanzitutto, si preoccupa della salvezza eterna delle anime, questa è la prima preoccupazione!
Certo poi, dice San Camillo de Lellis, per parlare di Dio, a queste persone che soffrono, dobbiamo anche metterle nella condizione di poter ascoltare. Quindi, se io ho davanti una persona che sta morendo di fame, ovviamente, non è che mi metto lì a disquisire del dogma della Trinità, perché se, poverino, sta morendo di fame, gli devo dar da mangiare, vero, ma attenzione che una cosa poi non escluda l’altra, che la mia preoccupazione sia dar da mangiare.
La prima preoccupazione non è questa!
La Vergine Maria qui ci insegna che, innanzitutto, la carità, quella vera, quella cristiana, nasce da un incontro reale con Dio e nasce da una risposta personale a Dio, cioè io devo dire a Dio il mio “Sì”.
È dalla mia vocazione, è dalla risposta alla mia vocazione, che nasce la carità.
Quindi, qual è la vocazione che abbiamo tutti?
Stiamo attenti quando parliamo di vocazione a non pensare al matrimonio o al sacerdozio, questi sono stili di vita, la vocazione che abbiamo noi è la chiamata alla santità e questa l’abbiamo tutti, questa è la nostra vocazione.
Quindi, parlando di vocazione, noi dobbiamo pensare alla santità.
Ora, in riferimento alla chiamata alla santità, che vuol dire all’amicizia con Gesù (che Papa Benedetto diceva essere segno dell’adulto nella fede; l’amicizia profonda con Gesù, questo è essere adulti nella fede, non è fare quello che voglio!), io rispondo “Sì” o rispondo “No”?
Questa è la domanda che ci dobbiamo fare!
La Vergine Maria ha risposto “Sì” e quindi, per miracolo, quando tu dici di sì a Dio, immediatamente dici di sì all’uomo, il contrario non avviene.
Avviene in questo modo, il “Sì” a Dio, quindi il “Sì” all’uomo.
La nostra vita cristiana ha perso troppo di spiritualità…
La cugina Elisabetta, se notate, per prima parla della Festa che faremo al primo dell’anno, la Solennità della Madre di Dio, “la Madre del mio Signore”, la Theotokos, la Madre di Dio.
Lutero, poverino, povero disgraziato e sfortunato uomo, nelle sue follie, una cosa ha detto giusta, che non c’è titolo più grande con il quale onorare la Vergine Maria, che chiamarLa “Madre di Dio”… certo!
Certo, persino Lutero, nella sua follia abnorme, ha colto questa Gemma, che “Madre di Dio” è il massimo per la Vergine Maria; infatti, il Primo dell’anno La chiamiamo “Madre di Dio”.
La cugina Elisabetta riconosce questo e, riempita di Spirito Santo, La chiama: «Benedetta tu, fra le donne» e dice: «Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo».
La Vergine Maria, quando è accolta, porta vita, come tutti coloro che dicono “Sì”, Lei ovviamente in pienezza.
La Vergine Maria porta cura, la Vergine Maria porta attenzione, porta servizio, perché Lei, per prima, si è fatta serva.
Nessuno può servire veramente gli altri, se prima di tutto non si è fatto schiavo di Dio.
Voi direte: «Oh…che parola ha usato, Padre? Schiavo di Dio…che abominio della desolazione! Noi siamo Figli di Dio! Ma che terminologia arcaica è questa qui?»
Questa è la terminologia dei Santi e Gesù Cristo è ancora più arcaico dei Santi, è venuto prima, e prima ancora del Concilio Vaticano II…
Schiavo di Dio, schiavo della Vergine Maria, sono i termini usati da Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa, sono i termini usati da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Teresa di Gesù Bambino, la stessa cosa: chiede a Dio di toglierLe la libertà di offenderLo, anche lei schiava.
Perché usano questi termini?
Perché la schiavitù? Cosa rappresenta? Che cosa ci dice?
Cosa sta dietro a questa idea?
Sta dietro il fatto che io voglio consacrare, cioè rendere sacra, la mia libertà, offrendola a Dio, cioè voglio che tutta la mia persona sia inviata, questo è il significato dell’essere schiava e dell’essere schiavo.
Appena Lei riceve questo saluto, immediatamente reagisce tutto, perché la Vergine Maria è la perfetta serva di Dio, e chi è servo di Dio, porta Dio, perché non ha nient’altro che quello.
A chi rinuncia, a chi vuole rinunciare a tutta la sua storia, a tutta la sua vita per Dio, non rimane altro che Dio, e porta solo Dio, non sé stesso.
Noi siamo invasi da Cristiani che portano sé stessi, ma non sono interessanti: chi porta se stesso non è interessante. Non c’è niente di interessante in noi da guardare, noi siamo interessanti quando portiamo Dio e basta.
Noi invece portiamo le nostre idee, strampalate, le nostre trovate degli ultimi cinque minuti, le nostre intuizioni più o meno soffocate e annacquate dai fumi, così…
Noi portiamo quello che ci piace, quello che piace a noi, quello che secondo noi è giusto, ma capite che l’anima non può basare la sua vita sul “secondo me”, sul “a me piace” sul “io credo”.
Non ci interessa niente di quello che ti piace, non ci interessa niente di quello che tu credi, quello che ci interessa è la Verità di Dio, quello che la Tradizione della Chiesa, quello che i Santi, ci hanno insegnato essere la Verità, non quello che io penso.
Cosa vuol dire “io penso”?
Vabbè, io penso tante cose, ma queste non sono la Verità, non fondano il terreno su cui costruire l’edificio della mia vita.
È fondamentale, quindi, che la nostra vita cristiana, nell’approssimarsi ormai del giorno di Natale, metta al centro la spiritualità.
Teresa di Gesù scrive: «Cosa vuol dire essere spirituali?»
Testualmente risponde: «Essere spirituali, vuol dire essere venduti in tutto il mondo come schiavi, marchiati a fuoco con il ferro della croce».
Non vi aspettavate una definizione del genere, no?
Non ha niente a che vedere con avere la testa campata per aria, non ha niente a che vedere con le bollicine dello spirito: «Ah… che bello! Io sento il Signore… facciamo esperienza di Dio…»
Ma che esperienza di Dio…! Ma, per favore, cerchiamo di essere un po’ realistici! Ma che esperienza di che cosa?
«Facciamo il trenino, facciamo il ballo!» Ma che ballo! Siamo davanti a Gesù Cristo che muore in croce! Siamo davanti ad una Famiglia che è stata reietta, espulsa e mandata via da tutti gli uomini! Siamo davanti alla strage degli innocenti!
Siamo davanti a Gesù Cristo che, appena nasce, è segno di contraddizione…
Ma che ballo di che cosa? Ma cosa vuoi ballare?
Incomincia a capire che sei davanti ad un Uomo che muore e ad una Madre, che si offre totalmente per te, che neanche ti conosce!
Invece di coltivare odio, rancore, rabbia, perché gli stanno ammazzando l’unico Figlio, innocentemente ucciso, senza un giusto processo, Lei, lì sotto, raccoglie l’umanità tra le Sue braccia fondando la pietà di tutti i secoli…e tu vai avanti con questa scena di balli e di canti? Ma di che cosa?
Ma davanti a questa scena dobbiamo cadere in ginocchio in un silenzio profondissimo!
Davanti a questa scena dovremmo dire: «Ma la mia anima, dov’è? Rispetto al Golgota, dov’è la mia anima?»
Il Natale è semplicemente l’anticipazione del Golgota, della Pasqua. Il Natale è in funzione della Pasqua, se non c’è la Pasqua, non c’è neanche il Natale.
È già crocifisso Gesù Bambino lì dentro! È già crocifisso…
È già stigmatizzato nella Sua vita di Calvario e di dolore: infatti, già dall’inizio, verrà respinto; infatti, già dall’inizio, non trova posto da nessuna parte, lo mandano via tutti; infatti, già dall’inizio, lo vogliono uccidere e al Suo posto fanno una strage di bambini per uccidere Lui.
Capite? Un ballo, una danza, una gioia, che sono indescrivibili…
Dovremmo dirlo a quelle mamme che hanno visto tutti i loro bambini morti a causa della cattiveria di Erode…
Allora, sarebbe opportuno che noi cominciassimo a far nascere una vera spiritualità.
Che cosa vuol dire?
Vuol dire una vera preghiera, quotidiana. La preghiera non è come l’aspirina che si prende quando hai la febbre, la preghiera si prende tutti i giorni, si fa tutti i giorni.
Tutti i giorni si prega!
La Santa Messa… questa cosa che si sente: la Messa domenicale…
Se crediamo in quello che ha detto Gesù (dobbiamo partire dall’idea che crediamo tutti in quello che ha detto Gesù, ma questo non è detto…), al capitolo VI del Vangelo di Giovanni, Gesù dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha in sé la vita. Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non ha in sé la vita eterna. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda».
Se è vero, se è vero quello che ha detto Gesù, tu vai a Messa una volta alla settimana?
Bene, allora mangerai e berrai fisicamente una volta alla settimana, vediamo se ci resisti… Per quale motivo, il tuo corpo ha un’esigenza più importante della tua anima, che è eterna? Vuol dire che tu non hai capito il valore dell’anima, che non senti l’urlo di fame dell’anima.
A Messa si va tutti i giorni, non si va una volta alla settimana!
Devi andare una volta la settimana per timbrare il cartellino? Non ci andare.
Tutti i giorni si va a Messa!
Questa cosa di essere a casa in pensione e sentirsi dire: «Eh… non so come ammazzare il tempo, allora vado a giocare a bocce, a carte al bar e a bere il vinello».
Ma sei fuori? Cos’è questa cosa?
Ma che vinello di che cosa, ma quali bocce, ma quali carte!
Ma dov’è la testa? Ma vai a pregare!
Ma vai a meditare, vai a servire gli altri!
Cosa vuol dire buttare via il tempo?
«No, perché sa, a me piace svegliarmi tardi al mattino…»
No, ma non dirle queste cose… non dirle…
Metti una mano sulla bocca e fai come le scimmie: non parlo, non vedo e non sento!
Non puoi dire queste cose qui, Gesù Cristo è lì che aspetta! È sempre solo…
Questa benedetta spiritualità dell’andare a fare visita Gesù nel Santissimo Sacramento, perché non la coltiviamo?
Perché tutti i giorni non facciamo questa cosa?
Quando ero postulante, il mio Padre Maestro di postulandato (un sant’uomo, adesso è morto) ci disse: «Voi qui, in postulandato, tutti i giorni, alle 15.00, andate a fare la visita al Santissimo, se no, prendete le vostre valigie e ve ne tornate a casa!»
Questa è la prima cosa che ci disse, appena arrivati.
«Qui, si fa la visita alle 15.00 al tabernacolo. Io voglio che tutti i giorni, alle 15.00, voi siate in cappella per la visita a Gesù nel Santissimo Sacramento. Se non la fate, tornate a casa».
È così che si fa discernimento vocazionale, mica a stare lì a fare le cose psicotiche e psicologiche… vediamo se uno ha la santità o se vuole essere santo, non se uno ha le assurdità mentali.
Questo, per primo, poi, per secondo: quando arrivò la fine del postulandato, lui ci disse: «Adesso finite di fare i postulanti, tra poco farete il noviziato e forse vi diranno ancora di andare a fare la visita; finito quel tempo, inizierete a studiare teologia e andrete all’università, voglio vedere quanti di voi, arrivati al sacerdozio, avranno ancora l’abitudine di andare a fare la visita al Santissimo Sacramento alle 15.00…»
Non va bene, non va bene…
Lui ci disse: «Se la fate perché ve lo dico io, non avete capito niente. Se voi la fate perché avete capito che lì c’è Gesù Cristo, allora avete capito tutto. Dovete farla sempre, sempre si va a trovare il Signore, sempre si prega».
Perché non recitiamo bene il Rosario ogni giorno?
«Perché non ho tempo».
Non è vero!
Sono tutte storie.
Abbiamo il tempo di fare tutto, tranne che di pregare.
Perché non abbiamo in mano il libro di meditazione?
«Ma io ho tante cose da fare…»
Ma mentre cammini perché non ascolti? Puoi ascoltare anche una registrazione.
Noi non le facciamo, perché non vogliamo, così la nostra spiritualità non decolla.
Questo non vuol dire celebrare il Santo Natale, perché non è il tempo dei doni, il Santo Natale, non è questa cosa qua.
Il Santo Natale non è il tempo della vacanza, il Santo Natale è il tempo dell’incontro.
Qua faremo la Messa alle 23.00, giusto? Ecco, non arrivate qua di corsa, ma trovate il vostro posto, sedetevi bene… Dite: «Ecco, io, il giorno di Natale vado là un’ora prima, due ore prima, e me ne sto là, davanti al Santissimo a pregare, a fare il conto della situazione dell’anno, a preparare il cuore alla nascita di Gesù, a confessarmi se mi devo confessare, a pregare la Madonna, ad affidarLe la mia vita, la mia famiglia».
Perché non farlo?
Usiamo queste occasioni che abbiamo per stare con il Signore, per diventare santi!
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia Lodato!
Letture del giorno
IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)
Prima lettura
Mi 5,1-4 – Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele.
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».
Salmo responsoriale
Sal 79
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda lettura
Eb 10,5-10 – Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Canto al Vangelo
Lc 1,38
Alleluia, alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia.
Vangelo
Lc 1,39-45 – A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».