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Amare la luce della Verità

Luce

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture del 6 aprile 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Amare la luce della Verità

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Credo sia molto importante lasciarci interpellare da questo brano del capitolo 3 del Vangelo di San Giovanni, che abbiamo appena ascoltato, perché questo testo potrebbe essere parte del nostro quotidiano esame di coscienza.

 

Scrive San Giovanni: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie”.

Chi fa opere malvagie (cioè opere cattive, opere indegne, opere contro la Legge di Dio), chi vive nel peccato, non ama la luce, non ama stare nella luce, cioè non ama che gli altri vedano, non ama mostrare la sua vita, ma soprattutto mostrare il suo pensiero, non c’è chiarezza nelle sue parole.

Credo che sarà capitato anche a voi di ascoltare qualcuno che vi parla e non capire niente o poco, ascoltare dei discorsi che vogliono dire tutto ma anche il contrario di tutto; un discorrere ambiguo, in base al quale non si capisce la persona da che parte sta, che cosa vuole dire concretamente, discorsi fumosi, retorici, e uno, dopo che li ha ascoltati, è uguale a prima, non l’hanno toccato nel cuore, perché non sono discorsi di luce.

Il nostro parlare può essere luminoso, solo se la nostra anima è luminosa.

C’è un sogno molto interessante di San Giovanni Bosco.

Nel sogno, in particolare, lui vide dei ragazzi che andavano verso l’altare, su questo altare c’era una grandissima e bellissima statua della Vergine Maria e davanti all’altare stava un Angelo, che riceveva i doni che i ragazzi portavano alla Madonna.

Tra doni molto belli (alcuni portavano dei fichi, qualcuno portava dei fiori, qualcuno portava delle castagne, e tutti questi frutti e fiori hanno un significato nel sogno di San Giovanni Bosco), Lui dice che, ad un certo punto, l’Angelo, rivolto ad un giovane, che si era avvicinato all’altare dice: «Come ti permetti di presentarti davanti alla Beata Vergine Maria con un pugnale conficcato nel cuore? Non vedi che la tua anima è morta a causa del tuo peccato mortale? Vai e togliti prima quel pugnale!»

Se noi abbiamo un pugnale conficcato nel cuore, siamo morti; se non abbiamo a cuore di togliere queste opere malvagie, questo peccato, di cui San Giovanni parla spesso, noi non possiamo presentarci davanti a Dio, non possiamo presentarci in modo indegno davanti al Signore. L’Angelo manda via quel giovane: «Vai via! Non puoi stare davanti alla Vergine Maria con un pugnale nel petto!»

Noi cosa amiamo di più?

A livello di pensiero, di come ragioniamo, a livello di occhi, di quello che vediamo, di quello che ascoltiamo, dell’uso della lingua che facciamo, che cosa amiamo di più, le tenebre o la luce?

Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate”.

Nella mia vita cristiana, soprattutto quando ero giovane, io ho fatto un’esperienza che, leggendo questo testo, ogni volta che lo leggo, mi diventa sempre più chiara.

Quando ero piccolo, mi è capitato più di una volta di avere accanto delle persone più adulte che, o a me o ad altri miei compagni, ci prendevano in giro per la nostra devozione a Dio o alla Madonna.

Allora, guai mettersi in ginocchio davanti all’altare della Vergine Maria!

Guai fare una genuflessione alla Vergine!

Guai essere raccolti in chiesa!

Guai, quando si torna dalla Comunione e mettersi in ginocchio!

Guai dire il Rosario!

E avanti così.

Il Rosario era per loro il quinto peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, guai!

Il Rosario non si dice, assolutamente, è una pratica da donnicciole esaurite e vecchie!

Dopo che ho studiato un po’ di teologia, allora ho capito.

Ho capito che a quelle persone, siccome odiano la luce, siccome non vivono nella luce, dà fastidio vedere la luce.

A noi piace, o dà fastidio, vedere accanto a noi altri fratelli e sorelle che amano Dio, tanto più di noi, molto più di noi, nella misura in cui noi non amiamo tanto quanto amano loro.

Allora è importante che noi ci chiediamo: «Io quanto amo andare verso la luce? Quanto amo vivere nella luce e quanto voglio che le mie opere possano essere viste, possano servire alla glorificazione degli altri?»

Infatti, conclude: “Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

Certo, se le mie opere sono fatte in Dio, sono ben contento che possano venire a galla e servire per l’edificazione degli altri; ma, se le mie opere, i miei pensieri, sono malvagi, sono doppi, sono meschini, sono cattivi, è chiaro che io li nascondo, li camuffo e, se vedo qualcuno che butta luce sulla mia vita, che emana luce, che irradia luce sulla mia vita e fa vedere ai miei occhi quelle piaghe che non vanno, quei coltelli nel petto, se sono in cammino verso la luce, ringrazio e mi converto, diversamente, odio.

Oggi è mercoledì, il giorno dedicato a San Giuseppe, preghiamoLo affinché ci conceda la grazia di essere anche noi luce!

Il Signore si aspetta da noi che siamo anche noi luce e sale del mondo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Mercoledì della II settimana di Pasqua

PRIMA LETTURA (At 5,17-26)

Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo.

In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)

Rit: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Canto al Vangelo (Gv 3,16)

Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

VANGELO (Gv 3,16-21)

Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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