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L’eremita ingannato – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.63

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’eremita ingannato – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.63
Martedì 2 gennaio 2024 – Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, Vescovi e Dottori della Chiesa

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (1 Gv 2, 22-28)

Figlioli, chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito.
E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 2 gennaio 2024. Festeggiamo quest’oggi i Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa.

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla prima lettera di san Giovanni apostolo, capitolo secondo, versetti 22-28.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al paragrafo dodicesimo del capitolo diciannovesimo.

12 — Soggiungo, anzi, che non sarebbe male sforzarsi di mutare desiderio — sempre che lo si possa — con il pensiero che vivendo si servirebbe meglio il Signore, giovando a qualche anima che altrimenti potrebbe perdersi. Pensate, inoltre, che più si serve Dio, più si merita e più intimamente lo si godrà, senza poi dire che bisogna sempre temere per il poco che finora lo si è servito. Questi argomenti sono assai utili, aiuteranno a sopportare la prova e a mitigarne il tormento. Non parliamo poi dei grandi merito che tali anime si accumulano, se per il maggior servizio di Dio sopportano l’angustia di vivere quaggiù, nonostante la pena che ne sentono. Per me sono come persone schiacciate sotto il peso di una prova terribile o di un profondo dolore, e le vado consolando dicendo loro: “Abbiate pazienza! Abbandonatevi nelle mani di Dio! Sottomettetevi in tutto alla sua volontà, nulla essendovi di più sicuro che rimettersi al suo divino beneplacito”.

13 — Non è poi impossibile che un tale desiderio di vedere Iddio sia suscitato dal demonio. Cassiano racconta di un eremita di asprissima penitenza che per il desiderio di andar presto a Dio fu istigato dal demonio a gettarsi in un pozzo. Ma egli non doveva aver servito il Signore con rettitudine e umiltà, perché Dio è fedele e non avrebbe mai permesso che si accecasse in una cosa così evidente. Se quel desiderio gli fosse venuto da Dio, lungi dal portarlo al male, gli avrebbe recato luce, discrezione e saviezza. È innegabile. Ma il nostro mortale avversario non trascura alcun mezzo per nuocerci e non dorme mai: stiamo sempre all’erta anche noi. Questo consiglio è utilissimo per molte cose, particolarmente per quando si tratta di abbreviare l’orazione, nonostante ogni sua dolcezza, allorché le forze corporali cominciano a risentirne, o ne ha danno la testa. La discrezione è necessaria in ogni cosa.

Il pensiero che, vivendo, si servirebbe meglio il Signore e che, vivendo, si può giovare a qualche anima che potrebbe perdersi — dice Santa Teresa — è un bel pensiero, che può aiutare a mutare, o quantomeno a mitigare, questo desiderio ardente di andare a incontrare il Signore. Vedete: nel desiderio ardente di andare a incontrare il Signore, sono io che lo desidero; nel desiderio di vivere per servire meglio il Signore, ogni giorno di più, e di giovare a qualche persona, al centro ci sono Dio e l’altro, o gli altri (perché non è una persona sola); mi sembra molto bello. “Perché vivi? Perché tu vivi?” — “Io vivo per servire ogni giorno meglio il Signore, e perché vorrei giovare a qualcuno, tutto qui”. Ovviamente, più si serve Dio, e più meriti si acquistano, più intimamente si godrà Dio. E, inoltre, uno se è un po’umile dice: anche perché, fino adesso, magari non l’ho servito proprio così perfettamente, quindi potrei servirlo meglio, se avrò più giorni. In questo modo, si può sopportare meglio l’esilio, la lontananza dalla Gerusalemme celeste; si può offrire al Signore questa angustia, e anche questo è meritevole.

Perciò, Santa Teresa dice: abbiate pazienza, abbandonatevi nelle mani di Dio — che bei verbi … — sottomettetevi in tutto alla sua volontà; non c’è nulla di più sicuro che rimettersi al divino beneplacito. Capite quante belle indicazioni, quante occasioni, all’interno di questa prova, che è appunto quella di desiderare di incontrare il Signore, di vedere il Signore faccia a faccia, di stare con Dio? C’è la possibilità di dire: un momento, un momento…

Ecco, mi vengono in mente ancora Le Cronache di Narnia, che spero abbiate visto in questi giorni di Natale, ecco, nell’ultima parte, nell’ultima sezione, avete visto che il Principe Caspian ha la possibilità, offerta da Aslan, di varcare — come fa il topino sulla sua mezza noce — l’onda che ritorna su sé stessa (bellissima anche questa immagine) e di andare nella terra di Aslan. Però, mentre il topino è arrivato alla fine della sua missione, ed è proprio giunto il tempo per lui di salire su quell’onda enorme, e di poter così approdare alla terra di Aslan, il Principe Caspian avrebbe anche lui questo desiderio, per andare a trovare il padre; e Aslan gli dà questa possibilità, però gli dice: “Sappi che, chi oltrepassa l’onda, non può più tornare indietro” (non posso, ovviamente, soffermarmi e spiegare tutto il significato simbolico di tutta questa bellezza). E lui è lì… perché il desiderio di vedere suo padre, che era morto, è enorme, grandissimo, e ha fatto tutto per questo desiderio. Ma, a un certo punto, dice: “No, non vado; il desiderio è enorme, però so che il mio papà, che mio padre vorrebbe che io adesso facessi quello per cui sono fatto, cioè, diventassi re; vorrebbe che andassi sul trono che mi spetta, e… non posso abbandonare la mia gente, come re!” E quindi non va, non è il suo tempo.

Ecco, bisogna proprio imparare a prendere i nostri “desideri bellissimi”, superare questa onda enorme, e dire: “Signore, il desiderio c’è, fortissimo, però, fai tu!”. E poi stiamo attenti, perché c’è il demonio, e questo desiderio di vedere Dio, non è impossibile che sia suscitato dal demonio, come dice Santa Teresa, stiamo attenti. Ecco perché vi dico, vi ripeto, che è necessario avere un buon padre spirituale. E qui, Santa Teresa, racconta di Cassiano; narra la vicenda di questo eremita di grandissima penitenza, che viene istigato dal demonio a buttarsi in un pozzo per vedere Dio. E Santa Teresa dice: mhmm… evidentemente, nonostante la grande penitenza, l’asprissima penitenza: 

non doveva aver servito il Signore con rettitudine e umiltà, perché Dio è fedele e non avrebbe mai permesso che si accecasse in una cosa così evidente.

Quando noi rimaniamo accecati da qualche istigazione del demonio, è perché non abbiamo servito il Signore con rettitudine e umiltà. Purtroppo succede, purtroppo succede … Soprattutto, succede quando noi decidiamo di fare di testa nostra, quando decidiamo di fare la nostra volontà, quando “usciamo” dall’abbandonarci in Dio, dal sottometterci alla sua volontà, dal rimetterci al suo divino beneplacito, soprattutto lì, succede che serviamo il Signore senza rettitudine e umiltà, e allora sicuramente, state tranquilli, questa è proprio una certezza: il demonio interverrà e noi resteremo accecati. Proprio il termine esatto è: accecati. Anche in cose super evidenti, dove è evidente il tranello del demonio per tutti: “Vai buttati in un pozzo”, chi è che non capisce da solo? Basta aver fatto l’asilo dalle suore — no? — per intenderci, e avere proprio una conoscenza minima — minimissima, di un bambino dell’asilo — della vita cristiana, per capire che “andare a buttarmi in un pozzo per vedere Dio” non può venire da Dio, questo si capisce subito, tutti lo capiscono, anche un bambino dell’asilo, che è iscritto alla classe delle “margherite”. Sì!… Se non ha fatto l’errore di mancare di rettitudine e di umiltà nel servire il Signore; perché, se ha fatto questo errore, questo peccato, allora verrà accecato.

Avete notato Gesù come chiama i farisei? Tra i vari epiteti che usa rivolto agli scribi e farisei, ce n’è uno che Gesù ripete più volte, ed è: ciechi. Più volte lui li definisce: “guide cieche”; più volte dice che sono ciechi. “Ciechi!” Glielo ripete più volte. Certo, dice che sono ipocriti, (Gesù usava termini forti) però c’è questo termine: ciechi. 

Chi manca di rettitudine e di umiltà — scribi e farisei sicuramente mancavano di rettitudine e di umiltà — nel seguire il Signore, rimane accecato dal nemico, dal demonio, e quindi va a finire nel pozzo. Perché il demonio, che è omicida fin dal principio, che è invidia allo stato puro, odia l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio — l’uomo che può avere la possibilità di godere per sempre di Dio, l’uomo che può vivere nell’amicizia con Dio che lui, il demonio, ha perso — quindi fa di tutto per distruggerlo e per ucciderlo, e per portargli via l’anima. Allora gli dice: “Vai a buttarti nel pozzo”, e quello prende e si butta nel pozzo; che è proprio una cosa da accecati. È terribile, questa cosa! 

E allora Santa Teresa dice che, siccome Dio è fedele, non avrebbe mai permesso che quell’eremita finisse nel pozzo, se avesse servito Dio con rettitudine e umiltà; ma, poiché non l’ha servito con rettitudine e umiltà, Dio ha permesso che lui restasse accecato in una cosa così evidente. Certo che è evidente! Chi si va a buttare nel pozzo, sano di mente, e pensa di andare a vedere Dio? Nessuno! Ma, quando si è accecati, si è accecati, e si va nel pozzo.

Attenti ai desideri che noi abbiamo! Perché noi pensiamo che tutti i desideri, siccome sono buoni (apparentemente tali), vengono da Dio; no, perché c’è di mezzo il demonio. Anche il demonio, che si traveste da angelo di luce, è capace di suscitare desideri buoni, ma con fini perversi. Chiaro? 

Quindi attenti, ve l’ho già detto, soprattutto ai desideri più buoni, più santi. Sono i più pericolosi, sono quelli che vanno vagliati di più, perché sono i più insidiosi. 

Santa Teresa dice: se quel desiderio (buttarsi nel pozzo), gli fosse venuto da Dio, quali caratteristiche avrebbe avuto? 

Primo: non lo avrebbe portato al male. E uno dice: “Ma buttarsi nel pozzo, è male?” — “Eh, sì, t’ammazzi…” — “Eh, ma io così vedo Dio!” — “Ho capito, ma prima ti ammazzi, e quella cosa lì non è mai un bene”. Quindi, uno: t’ammazzi; e il vedere Dio, che poi è un’ipotesi, perché tu non sai se veramente lo vedrai, è un’ipotesi, e qui ci sta l’inganno del diavolo, perché ti suicidi, quindi non vedi nessun Dio, ma, comunque … Tu ti vai a mettere in una condizione assurda, folle, quella di buttarti giù e di ucciderti, e questo è male. Ammazzarsi, non è mai un bene; quindi, se viene da Dio non porta al male. 

Secondo: porta luce; e, invece, abbiamo detto che questo è accecato, che questo è cieco. 

Poi: porta discrezione e saggezza; tutte cose che questo eremita non aveva e che non hanno coloro che vogliono seguire i loro desideri — anche buoni, anche belli, anche stupendi, anche santi — senza rettitudine e senza umiltà; quindi, senza abbandonarsi nelle mani di Dio, senza sottomettersi in tutto alla sua volontà, “in tutto alla sua volontà”, senza rimettersi al suo divino beneplacito. 

Qualunque desiderio, lo ripeto, fosse anche il più buono, il più santo, il più bello… «È innegabile».

Scrive Santa Teresa:

il nostro mortale avversario non trascura alcun mezzo per nuocerci e non dorme mai…

Il demonio non dorme mai, non va a nanna, non ne ha bisogno. Lui è attività pura, costante, non dorme mai, e poi è dotato di intelligenza angelica, che è assolutamente superiore alla nostra. La nostra intelligenza umana, è molto inferiore all’intelligenza angelica di Lucifero, quindi, capite? Siamo assolutamente impari nella lotta! Allora Santa Teresa ci dice: stiamo allerta anche noi, che vuol dire: rettitudine e umiltà; con tutto quello che abbiamo detto fin qui sulla rettitudine e l’umiltà.

Stiamo attenti a cosa dice adesso:

Questo consiglio è utilissimo per molte cose, particolarmente per quando si tratta di abbreviare l’orazione, nonostante ogni sua dolcezza, allorché le forze corporali cominciano a risentirne, o ne ha danno la testa. La discrezione è necessaria in ogni cosa.

Vi do un esempio di questa mancanza di discrezione, un esempio di questo rimanere accecati, un esempio di come il demonio sa aggirare queste “anime sante”, chiamiamole così, questi monaci eremiti, pieni di aspre penitenze: siamo a dicembre, magari ho appena fatto l’influenza, arriva il momento in cui mi viene nella testa il pensiero di dire: “Vado a trovare Gesù in chiesa, nel tabernacolo”. Bellissimo, va bene, prendo ed esco, vado là… Un freddo… a dicembre/gennaio, un freddo…. “Ah, ma io, per amore del Signore, sto qui un’ora; faccio la mia Ora Santa qua, al freddo e al gelo, davanti al tabernacolo, perché tanto Gesù mi aiuterà, perché, per amore di Dio, io sono pronto a soffrire qualunque penitenza; per amore di Dio, io mi scalderò col fuoco del suo Cuore Eucaristico; per amore di Dio, io rinuncio al caldo della mia casa, per stare qui al freddo e al gelo”. 

Torno a casa: ventiquattro ore dopo sono a letto con trentanove di febbre. “Eh! Come mai?” — “Ma chissà, chi lo sa! Come mai?” — “Eh, ma io…” — (colpi di tosse) — “eh, ma io…” — giù il raffreddore — “io pensavo che…”, “ma io volevo…”, “ma io dovevo fare l’Ora Santa davanti al tabernacolo…”. 

No, ma, scusa un momento: la testa Dio te l’ha data per ragionare o semplicemente per tenerti in testa una parrucca da pettinare e da metterci i bigodini? Fammi capire… Secondo te, Dio si aspetta da te che tu stai lì un’ora, al freddo e al gelo? Non puoi fare la preghiera in casa tua, al caldo, davanti a Gesù in croce? Così, adesso in nome di questa tua saggia e sapiente penitenza, te ne dovrai stare a casa sette giorni a letto bloccato dalla bronchite e da quant’altro; non potrai più andare alla messa, dovrai saltare la comunione; farai fatica a dire il Rosario, perché neanche ce la farai, con trentanove di febbre; dovrai spendere i soldi per le medicine; sarai un incomodo per tutti perché devi essere curato; perderai la possibilità di stare con le altre tue persone amiche, perché ovviamente ti sei ammalato, e sei lì che hai trentanove di febbre… Chi ci ha guadagnato? Prova un po’ a pensare: chi ha portato a casa il bottino più grande? Tu che hai fatto l’Ora Santa davanti al tabernacolo — un’ora, al freddo e al gelo — o qualcun altro, di nome Lucifero, che così si è portato a casa sette/otto/dieci giorni di malattia, con annessi e connessi?

“La discrezione è necessaria in ogni cosa”; e Santa Teresa, che aveva detto: “non saltate la preghiera per un nonnulla” — vi ricordate che diceva: non è che ho un po’ di mal di testa e allora non vado alla preghiera oggi perché ho mal di testa, non vado alla preghiera domani perché ho avuto il mal di testa ieri, non vado alla preghiera dopodomani perché non mi venga il mal di testa che mi è venuto due giorni fa — ok, allora se da una parte c’è questo, dall’altra lei dice: sì, ma c’è anche il fatto che se le forze corporali non ti reggono, se ne hai un danno alla testa, abbrevia l’orazione (lo dice lei!). Se sai che non è una scusante, ma non stai bene, basta! Dici: “Signore, la mia preghiera oggi, invece di fare l’orazione in ginocchio, lì davanti a te, la farò — non lo so — nel letto, perché non sto bene, la farò offrendo il mio riposo, la farò vegliando nel mio letto — non riesco neanche a dormire, perché sto male — la farò seduto sulla mia poltrona in casa, perché non posso prendere freddo”, eccetera, eccetera, eccetera. Capite?

Discrezione! La discrezione manca agli scribi e ai farisei ipocriti, ciechi, ciechi guide di ciechi; gli manca, e Dio permette che rimangano accecati, a castigo della loro mancanza di rettitudine e umiltà. 

Sì, a castigo, eh? Ho usato questo termine e lo ribadisco: a castigo! “Eh, ma Dio castiga?” — Eh, certo che Dio castiga, è un padre. Dio è padre, sì o no? Sì; allora castiga. Non esiste un padre che sia tale, che non sappia castigare e non debba castigare suo figlio, è così, è una legge, fa parte intrinseca dell’identità dell’essere padre: un padre deve saper premiare, deve saper castigare. L’amore non si esprime solo nel mondo di frutta candita, l’amore non è melassa, l’amore non è zucchero filato, l’amore è dolcezza e fermezza!

Il Vangelo, la Scrittura, è piena di Dio che premia, di Dio che castiga. Ci fa problema? Peggio per noi, vuol dire che dobbiamo prendere l’immagine che abbiamo di Dio e buttarla dalla finestra, perché non è il Dio di Gesù Cristo, non è il Dio della Sacra Scrittura, non è né il volto di Dio che emerge nell’Antico Testamento, né il volto di Dio che emerge nel Nuovo Testamento. Nei Vangeli, nelle lettere paoline, non c’è questo volto di Dio fatto stile “creme caramel”, non esiste. Quindi, Dio castiga, perché è padre; è come dice Santa Teresa, come dicono tutti i santi: andate a leggere quello che scrive Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Giovanni Maria Vianney… andate a leggere!

Quindi: rettitudine, umiltà e discrezione; discrezione vedete che ritorna sempre, “è necessaria in ogni cosa”. Usiamo la testa, Dio ce l’ha data, usiamola; dobbiamo fare tutto con discrezione, altrimenti il demonio ci farà gli sgambetti e cadremo per terra.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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