Scroll Top

L’obbedienza al mandato di Dio

Gesù guarisce la suocera di Pietro

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di mercoledì 2 settembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo dell’omelia [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

L’OBBEDIENZA Al MANDATO DI DIO

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il Vangelo di quest’oggi, tratto dal capitolo IV di San Luca, narra questa vicenda dell’incontro tra Gesù e la malattia, tra Gesù e la sofferenza, tra Gesù e il bisogno, tra Gesù e coloro che non sanno più dove andare.

Immaginatevi queste persone così oppresse dal dolore…

La malattia fisica, la malattia spirituale sono qualcosa che toglie il fiato, qualcosa che lascia come disorientati, che ti assorbe totalmente perché ti impedisce: tu vorresti essere in chiesa e invece devi essere in ospedale per essere operato, per essere medicalizzato, per essere curato; tu vorresti fare una corsa e invece sei bloccato in un letto, sei bloccato su una sedia; vorresti andare a vedere i tuoi nipotini, non puoi, perché non c’è nessuno che ti porta e non puoi più guidare.

La malattia, la vecchiaia, la sofferenza fisica e spirituale sono molto invalidanti e rappresentano un problema grosso per molti di noi.

Negli indemoniati non vedi magari esteriormente una gamba rotta, un occhio ammaccato, ma che sofferenza interiore portano queste persone, che esteriormente nessuno vede!

Ebbene, tutto questo mondo di sofferenza, più o meno evidente, a partire dalla suocera di Pietro che aveva la febbre, incontra Gesù, che è il Salvatore.

Incontra Gesù, vanno da Gesù, li portano da Gesù, li conducono da Gesù e il Vangelo dice che Lui, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.

Gesù incontra e guarisce ciascuno personalmente, non fa una guarigione di massa.

Poteva farla, poteva dire: “Vi guarisco tutti!” ed erano tutti guariti, ma la malattia, la sofferenza, ha bisogno di essere incontrata con grande rispetto, con grande delicatezza e questo può accadere solo in un incontro personale.

Quindi, Gesù incontra ciascuno, ciascun volto, ciascun uomo, lo incontra personalmente, impone le mani, un altro gesto dove si crea presumibilmente un contatto, dove ciascuno si sente guardato, lui, individualmente, personalmente, e li guarisce.

Queste persone di fatto poi sono morte, cioè, dopo un anno, due anni, tre anni, quello che sarà, avranno contratto un’altra malattia e comunque sono tutte morte.

Gesù non è che risolve il dramma radicale dicendo: “Io ti rendo immortale, nessuna malattia ti colpirà più!”. Gesù però risolve quel momento presente, cioè, quasi a dire: ‘In questo momento io ti salvo! È un assaggio della salvezza eterna, che tu potresti incontrare, se continuerai a mantenere questo rapporto.”

Poi accade un fatto, che sembra proprio un fuori tema, credo per noi molto incomprensibile: dopo che alla sera ha fatto tutto questo, sul far del giorno, va in un luogo deserto. Vabbè, ci sta e non ci sta, cioè uno dice: “Vabbè, dopo tutta la serata che hai fatto, sarai anche stanco, riposati! Stai lì tranquillo!” No, Lui esce e lascia tutto questo bagno di folla, di persone buone, di persone come tanti di noi, di persone tranquille, malati, lascia tutte queste persone, guarite.

Questo è importante, non è che ne lascia indietro qualcuna, non è che dice: “No, io non le guarisco tutte!” No, le guarisce, il Vangelo dice che le ha guarite. Tutti questi guariti, tutti questi sanati, li lascia e va in un luogo deserto e cosa succede? Le folle, vedendo quello che Lui aveva fatto, Lo cercano, Lo raggiungono e tentano di trattenerLo, perché Lui non vada via. Perché? Perché voi capite che avere come vicino di casa uno che ti guarisce dalle malattie, uno che risolve i problemi fondamentali della tua vita, beh, fa comodo a tutti! Sapere che tu hai accanto una persona sicura, una persona capace di liberarti dal tuo dolore… chi è che non lo vorrebbe? Chi è che di noi non L’avrebbe trattenuto?

Egli però disse: “È necessario che io annunzi la buona notizia del Regno di Dio anche alle altre città!” e va e predica.

Ci saranno rimasti male, non sarà stato così semplice, il Vangelo è molto stringato e non è che racconta tutto quello che poi sarà accaduto, ma insomma, non è la risposta che loro si aspettavano di avere, sicuramente, cioè loro avranno detto: “Ma perché vai via? Ma dove vai? Ma stai qui! Stai con noi! Ti vogliamo bene!”

Ovviamente, li ha liberati dal male, L’avrebbero trattato come un re. Anche quando Lui moltiplica i pani (vi ricordate?), lo vanno a prendere per farlo re.

Vedete, questo comportamento di Gesù, apparentemente un po’ incomprensibile e motivo di sofferenza, in realtà è un comportamento assolutamente importante, da meditare e da riflettere. È il comportamento di un uomo libero, libero innanzi tutto nel fare la Volontà del Padre, questa è la libertà somma, compiere il Suo mandato. Il Suo mandato non è circoscritto per una particolare sezione di persone, è un mandato che è per tutti.

Lui lo dice: “Io sono mandato ad annunciare la notizia del Regno di Dio anche ad altre città, non solo a voi!”, ma noi, mossi dal bisogno, rischiamo alle volte di mettere il nostro egoismo prima della Volontà di Dio. Non è un egoismo, passatemi il termine, “cattivo”, non è un egoismo per il male, è un egoismo per star bene, ma è sempre egoismo. Quindi loro hanno tentato di impedirlo, senza saperlo poverini, ma hanno tentato di impedire a Gesù di compiere il Suo mandato, che non era quello innanzitutto di guarire le persone, ma era quello di predicare il Regno di Dio e poi di salvare tutti con la morte in croce.

Questo che cosa ci insegna?

Sapete, questo ci insegna che dobbiamo stare molto attenti alla gestione dei bisogni, a come noi ci rapportiamo con i nostri bisogni e badate, non intendo quelli illeciti o quelli secondari, o i più inutili, irrilevanti e dannosi, no, intendo proprio quelli più importanti, quelli di cui parla il Vangelo oggi: i bisogni della salute, il bisogno dello stare bene, il bisogno di vivere una vita buona, di vivere bene, i bisogni di stare bene nel corpo e nell’anima.

Di questi bisogni sto parlando, che sono i bisogni più belli e più importanti che ci siamo, ma dobbiamo stare attenti che questi bisogni non diventino tanto importanti da farci compiere l’errore di metterli davanti a Dio.

Dio sa di cosa abbiamo bisogno, dice la Scrittura, e quindi di fatto Dio ci dona ciò che ci serve, per quanto ci serve. Noi portiamo tutti la ferita del peccato originale e questa ferita pesa, fino a quando non saremo davanti a Dio pesa, pesa sotto tantissimi punti di vista. Uno è questo: non avere mai la certezza di poter dire: “Bene, sono guarito dal raffreddore, da domani starò sempre bene!”. Non lo sappiamo. “Mi è passata questa sofferenza interiore, adesso non ne avrò più nessuna!” Non lo sappiamo! Sappiamo che oggi stai meglio, domani non lo sappiamo. Sappiamo che oggi questo bisogno è stato sanato, domani non lo sappiamo. Dobbiamo stare attenti a non muovere Dio secondo i nostri bisogni, a non orientarLo ad uso e consumo nostro, senza cattiveria, per l’amor del cielo, senza cattiveria, ma succubi di questa mancanza di aria che abbiamo, che ci fa dire: “No, no, Gesù deve restare qui, perché mia figlia domani non starà bene, perché mio marito si potrebbe ammalare, perché io potrei avere bisogno. Gesù stai qui, resta qui, rimani qui!”, come Pietro, Giacomo e Giovanni: “Facciamo tre tende e rimaniamo qui!”

Ecco, Gesù non è una realtà che si può ingabbiare! Gesù ci insegna questa grande libertà interiore, questa apertura al mandato di Dio e ciascuno di noi ha il suo.

Sono un po’ come quelle famiglie dove, quando i figli si sposano, poi vanno a vivere a cinque metri di distanza dalla mamma, o quelle mamme, che dimenticano di essere mamme e diventano suocere, nel senso più basso del termine, così diventano motivo di sofferenza enorme per la famiglia appena creata. Perdono il mandato e diventano suocere nel senso brutto del termine, per cui diventano possessive, si attaccano, non vogliono lasciare andare, non vogliono permettere che quel figlio o quella figlia adempia al suo mandato, lo vogliono come cristallizzare, imprigionare e questo diventa un disastro. Noi dobbiamo innanzi tutto essere obbedienti al mandato, mai schiavi e obbedienti al bisogno!

Noi abbiamo un bisogno e Dio lo sa, quando vuole e come vuole ci verrà incontro, ma noi sempre liberi, come ci ha insegnato Gesù. Liberi noi dai bisogni e liberi noi dai bisogni altrui! Rispondere al bisogno sempre dove possibile, ma mai incatenarsi al bisogno della persona!

Madre Teresa di Calcutta, da questo punto di vista, è stata un esempio fulgido di grandissima libertà nella gestione e nella soddisfazione libera dei bisogni delle persone sofferenti.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (1Cor 3,1-9)
Noi siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?
Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit. Beato il popolo scelto dal Signore.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.

Canto al Vangelo (Lc 4,18)
Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.

VANGELO (Lc 4,38-44)
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

Post Correlati