Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 9 settembre 2020
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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LE BEATITUDINI: I DUE OROLOGI
Eccoci giunti a mercoledì 9 settembre, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. VI di San Luca.
“Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva..”
Gesù guarda i suoi discepoli e pensa ai suoi discepoli, e li pensa nel mondo ma con uno sguardo proiettato nell’Eternità. E’ questa la differenza tra Gesù e noi, noi tendiamo molto a guardare la storia, noi stessi, gli altri, quello che ci accade, come se non esistesse l’Eternità, come se tutto finisse qui, per cui non riusciamo a vederci beati, non riusciamo a vedere la beatitudine degli amici di Gesù, perché ci manca il confronto con l’Eternità, con ciò che non finisce, con ciò che è perennemente vero, e allora accade che ci rattristiamo, ci amareggiamo, ci sconfortiamo, alle volte ci disperiamo, restiamo disorientanti, soffriamo tantissimo, il Signore invece ci ricorda qual’è la vera Beatitudine:
La vera beatitudine è essere poveri.
Il non avere nulla non inteso come il non avere ricchezze, ma il non avere nulla nel senso di non avere una certezza in questo mondo, che poi questa certezza diventi una certezza economica, può anche essere, ma non c’è solo la certezza economica, c’è anche la certezza affettiva, la certezza che viene dal consenso degli uomini; pensate alla certezza della salute, lo stare bene, quanta certezza ci dà, quanta autonomia ci dà, quanta indipendenza, la povertà della salute quanto invece rende tutto più difficile; pensate alla povertà legata anche alle risorse interiori, essere poveri magari di intuito, di intelligenza, la fatica che qualcuno fa a studiare, il non comprendere subito le cose, sono tutte forme di povertà, queste, come tante altre che a ciascuno di noi possono venire alla mente.
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.»
Se noi viviamo tutto questo con Gesù, se noi siamo con Gesù, Lui vede le nostre povertà, e vede che sono povertà che non ci impediscono di seguirlo, questa è la cosa importante, possiamo essere poveri di tutto ma sempre con Gesù. Se stiamo con Gesù il Regno di Dio è nostro.
«Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.»
Quelli che seguivano Gesù non penso fossero persone totalmente indigenti, qualcuno di loro sarà stato anche affamato, ma non penso che Gesù avesse accanto, mentre li guardava e mentre guardava tutti noi, avesse davanti agli occhi delle persone affamate fisicamente, penso che avesse davanti persone che avevano e hanno fame in generale, che sentono dentro una mancanza, un bisogno, e questa fame può avere mille nomi. Stare con Gesù vuol dire trovare la sazietà, Gesù è il Regno di Dio, è Lui che ci realizza, è Colui che ci sazia, che sazia la nostra fame; la fame che noi proviamo trova la sua soddisfazione sempre e solo in Gesù, non possiamo trovarla in altro, o in altri. Tutte le volte che noi cerchiamo di sfamarci andando altrove restiamo ancora più affamati.
«Beati voi, che ora piangete, perché riderete.»
Se voi le mettete tutte insieme queste beatitudini, è tutta una descrizione di situazioni di vita molto sofferenti. Quante volte portiamo dentro di noi una radicale commozione e sofferenza che ci porta fino alle lacrime per le molteplici, innumerevoli situazioni della vita che ci fanno soffrire e ci fanno piangere.
E poi la persecuzione a motivo di Gesù:
«Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.»
Il non aver fatto niente di particolarmente grave, semplicemente seguire il Signore. L’essere trattati male perché si segue il Signore.
Gesù ci dice di rallegrarci in quel giorno, quando succederanno queste cose e magari qualcuno di noi le sta già vivendo, pensiamo ad esempio a tutti i cristiani perseguitati.
«Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.»
Tutto lo sguardo di Gesù è rivolto all’Eternità, come se ci dicesse:
“Va bene tutte queste cose che state vivendo sono difficili, sono pesanti, ma voi le dovete guardare in relazione all’Eternità, non in relazione alla vita presente”
E questo ci fa sicuramente tanto bene. Imparare ad alzare gli occhi al Cielo. Altrimenti noi crediamo di essere persone spirituali ma non lo siamo, perché siamo solo persone mondane, persone che sulla bocca hanno il nome di Gesù ma il cuore riposa nella logica del mondo e quindi basta che qualcosa non funzioni nel momento presente e tutto l’impianto salta, è come se noi dovessimo avere due orologi, un orologio che misura il tempo, che ci colloca nel tempo del mondo, della vita umana, e poi dovremmo avere un altro orologio fatto in un modo completamente diverso che ci colloca nell’Eternità e noi dovremmo guardarli tutti e due e dovremmo sempre posizionare l’orologio del tempo che noi viviamo quotidianamente, all’interno dell’orologio dell’Eternità e dire:
“Sì questa cosa, in questo momento preciso, è motivo di sofferenza, di persecuzione etc, ma collocata nell’Eternità che valore ha?”
Questo è quello che conta. Mi viene spesso in mente San Francesco di Fatima che quando giocava qualche volta con i suoi amici, sapete tra bambini si vuole vincere, si gioca per vincere, e magari baravano, forzavano le cose, poi litigavano, e Francesco appena succedevano queste cose diceva:
“Sì, hai vinto tu, la palla è tua”
E Giacinta gli chiedeva: “Perché fai così? Perché lasci tutto?”
E lui rispondeva: “A me cosa m’importa, a me non interessa nulla, ciò che mi interessa è Gesù”
Faceva le cose ma aveva sempre davanti agli occhi l’Orologio dell’Eternità.
Chiediamo al Signore questa grazia oggi di puntare il nostro sguardo verso il Cielo, come Gesù:
“Alzàti gli occhi..”
Lui li alza verso di noi, noi li dobbiamo alzare verso di Lui, fissarlo e comprendere che questo mondo è importante solo nella misura in cui lo collochiamo all’interno del rapporto con Gesù.
Auguro a tutti una buona giornata, che vuol dire una giornata divina, inserita nella vita della Trinità, una giornata densa del rapporto col Signore, cominciamola bene, con la preghiera, col silenzio, col riferirci a Gesù, offrendola a Gesù e stando con Gesù.
E su tutti voi discenda la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.
Mercoledì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
VANGELO (Lc 6,20-26)
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».