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Angeli e non uomini – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.6

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Angeli e non uomini – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.6
Lunedì 6 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 14, 12-14)

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 6 novembre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quattordicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 12-14.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo terzo, paragrafo terzo.

3 — Potete forse domandarmi perché insisto tanto su questo punto e perché dobbiamo aiutare coloro che sono migliori di noi. Ve lo voglio dire: perché credo che non conosciate bene quanto siete obbligate a Dio per avervi chiamate in questa casa, dove potete vivere in grande quiete, lontane dagli affari, dalle occasioni pericolose e da ogni contatto col mondo. Questa è una grazia assai grande. Coloro di cui parlo ne sono privi. E non è meno bene che lo siano oggi che in altri tempi, perché essi devono sostenere i deboli e dar coraggio ai pusilli. Che farebbero i soldati senza capitani? Questi devono vivere con gli uomini, conversare con loro, entrare nei palazzi e adattarsi, alle volte, esternamente, alle esigenze del mondo. Credete voi figliuole, che ci voglia poca virtù per trattare così col mondo, immischiarsi, come ho detto, nelle conversazioni del mondo e ciò nonostante mantenersi interiormente estranei, nemici del mondo, dimorarvi come se si fosse in un deserto: insomma, essere angeli e non uomini? Se i capitani non facessero così, non ne meriterebbero il nome. In tal caso il Signore non permetta nemmeno che escano dalla cella, perché farebbero più male che bene. Per coloro che insegnano non è questo il tempo da farsi vedere imperfetti.

Come vi ho detto ieri, questo paragrafo terzo — avete sentito — è veramente molto denso. Ecco perché ho voluto farlo oggi dedicandoci il tempo necessario. Lei dice: insisto su questo argomento. Ricordate che ieri ha parlato dei soldati valorosi, ha parlato del fatto che non ci arrenderemo mai, ha parlato dei capitani affinché siano santificati, ha detto che i buoni cristiani non devono star chiusi nella fortezza, non devono passare al nemico, che bisogna pregare per la perfezione di questi capitani, che sarebbero i predicatori e i teologi, aiutarli, insomma.

Allora lei ribadisce: io insisto, insisto, questo è un argomento troppo importante. E, innanzitutto, lei dice: guardate la vostra situazione, il vostro stato — di queste monache — siete obbligate verso Dio, che vi ha chiamate in questa casa. C’è un obbligo di riconoscenza e bisogna sentirlo, lei dice, per:

questa casa, dove potete vivere in grande quiete, lontane dagli affari, dalle occasioni pericolose e da ogni contatto col mondo.

Quindi, capite? Dice alle monache che la loro è una condizione di privilegio; ovviamente perché vive dentro una certa logica, una certa logica di colui che ha capito che il mondo non è quel paradiso che vuole sembrare, assolutamente! E quindi, vivere in un monastero vuol dire effettivamente vivere dentro una grande quiete; vuol dire effettivamente essere lontani da tutti gli affari, dalle occasioni pericolose, da tutti i contatti che il mondo offre. Perché uno si è ritirato rispetto a tutto questo, si è ritirato non per paura, ma perché ha scelto la parte migliore, ha scelto lo stare con il Signore. E lei dice che questa è una grazia: questa vocazione è una grazia, una grazia assai grande. E loro devono essere riconoscenti, devono rendersene conto. E aggiunge: di questa grazia, che voi avete, ne sono privi coloro di cui vi sto parlando, cioè i capitani, i teologi, i predicatori, perché? Perché devono sostenere i deboli e dar coraggio ai pusillanimi. Lei dice: 

Che farebbero i soldati senza capitani?

I capitani hanno questo compito: di essere in mezzo ai loro soldati, di stare con i loro soldati, di guidarli, di formarli, di incoraggiarli, di sostenerli. Capite che la grazia di cui lei stava parlando — ha parlato poco fa alle monache — loro non ce l’hanno! Non possono rimanere «in grande quiete, lontano dagli affari, dalle occasioni pericolose e da ogni contatto col mondo», perché devono essere proprio lì, in mezzo. E quindi? E quindi cosa devono fare? Devono vivere con gli uomini, devono conversare con loro, devono entrare nei palazzi, devono addirittura, alle volte, esternamente, adattarsi alle esigenze del mondo. Cioè, vedete? Questi capitani sono proprio in mezzo alla mischia. È questa la loro vocazione!

La loro vocazione è proprio di essere in mezzo alla mischia. E quindi devono essere pronti ad andare ovunque: stare in mezzo alle persone, conversare con loro, entrare nei palazzi, andare in mezzo ai ricchi e in mezzo ai poveri, e poi si devono anche, alle volte, almeno esternamente, adattare alle esigenze del mondo. Il mondo ha delle esigenze, il mondo reclama “dei diritti”, e alcuni di questi, quelli che non sono chiaramente contro Dio, vanno rispettati, bisogna assecondarle queste esigenze, i capitani lo devono fare. E quindi lei dice:

Credete voi figliuole, che ci voglia poca virtù per trattare così col mondo…

No! Ovviamente ce ne vuole tanta!

…immischiarsi, come ho detto, nelle conversazioni del mondo e, ciò nonostante, mantenersi interiormente estranei, nemici del mondo, dimorarvi come se si fosse in un deserto: insomma, essere angeli e non uomini?

Capite è difficilissimo! È difficilissimo! Ci vuole tanta virtù, perché devi trattare, devi immischiarti con il mondo, con le sue conversazioni, e, nonostante questo, rimanere estranei, almeno interiormente; cioè, rimanere nemici. Cioè: non si può, perché devi trattare con lui (il mondo), diventare amico, devi trattare con lui da nemico, da estraneo; dimorare nel mondo, come se uno vivesse in un deserto; essere angeli e non uomini.

Se i capitani non facessero così, non ne meriterebbero il nome.

E questo è aut-aut. Cioè, Santa Teresa dice: se sei un predicatore, se sei un teologo, o fai così o non lo sei; è proprio un tuo dovere. Questo è un tuo dovere, devi vivere così, che è proprio vivere sul filo del rasoio, ma è questo quello che devi fare. Allora Santa Teresa dice che, se essi non facessero così, allora sarebbe meglio che non uscissero neanche di cella perché farebbero più male che bene; se non entrano in questa logica: stiano a casa loro.

Per coloro che insegnano non è questo il tempo da farsi vedere imperfetti.

Sapete, uno che ascolta tutto questo e che è chiamato a essere un predicatore, a essere un teologo, dice: “Beh, insomma, forse… chi me lo fa fare?” Cioè, nel senso che è difficile, è dura, ci vuole veramente tanta virtù. Ecco perché lei dice: voi siete obbligate verso Dio; ecco perché lei dice: avete una grazia grandissima; ma, nello stesso tempo, questa grazia — lei lo dice nel paragrafo secondo — deve portare a pregare tanto. Lei scrive:

…d’essere almeno forti nelle nostre preghiere, per aiutare questi servi di Dio, che … si affaticano per difendere il Signore.

Quindi, capite quanto è importante la preghiera?

E allora mi viene da dire: “Se non hai questo mandato, questo compito del Signore, di dover andare apertamente a doverlo difendere, non dartelo tu da solo”. Perché capite che è una cosa veramente pericolosissima, difficilissima. “Essere angeli, non uomini; non è il tempo di farsi vedere imperfetti”; che uno dice: “Vabbè, ma tutti siamo un po’ imperfetti, no?” 

E lei dice: sì, ma questo non è tempo per voi capitani di farvi vedere imperfetti. Perché? Perché avete troppe responsabilità: i soldati vi guardano, vi osservano. E voi non potete farvi vedere imperfetti dai soldati, sennò i soldati dicono: “Ma noi chi è che seguiamo? A chi stiamo dando in mano la nostra vita? Di chi ci stiamo fidando?” E questa cosa non va bene.

Quindi, se nella normalità di coloro che non sono capitani si può dire: “Va beh, ci sono le imperfezioni, e va bene, le gestiamo, le possiamo anche capire”; per un capitano Santa Teresa dice: no! Tu che insegni agli altri, stai attento che non è questo il tempo delle imperfezioni. Non vivere con tanta facilità la tua imperfezione; devi veramente impegnarti tanto, perché il tuo compito è quello di essere totalmente immerso nel mondo; però: come se tu fossi in un deserto; però: interiormente estraneo; però: come nemico del mondo; adattarti alle volte alle sue esigenze, però standone fuori.

Vedete che è proprio una contraddizione, eh? Un essere nel mondo, totalmente immerso, però, stando fuori. Vi ricorderete sicuramente la lettera a Diogneto, dove appunto dice chi sono i cristiani rispetto al mondo: questo essere “nel” ma non essere “del”. Per i capitani questo è fondamentale; ovviamente, anche i soldati dovranno vivere un po’ tutto questo: se i capitani lo dovranno vivere al massimo livello, anche i soldati dovranno essere così, perché sennò che soldati sono? Lei li chiama “soldati valorosi”, che non devono essere codardi.

Ecco, nei giorni scorsi, diverse volte, vi ho portato via molto tempo, oggi mi fermo. Questo quarto d’ora credo che sia sufficiente. E vi vorrei proprio chiedere di pregare tanto per tutti i soldati valorosi che combattono contro il mondo, la carne, il demonio — come dice San Giovanni Evangelista — e quindi questi nemici dell’aria; i soldati che combattono contro questo spirito mondano. Ricordiamoci sempre che il mondo non è da intendere come il creato, ma come tutto ciò che si pone in alternativa a Cristo, come tutto ciò che è nemico di Cristo, come tutto ciò che anticristico. Questo è “mondo”, così come lo intende San Giovanni, così come lo intende Santa Teresa.

E quindi pregare molto per questi “soldati”; usiamo questa espressione tra virgolette, perché non si intende certo il soldato quello dell’esercito di uno Stato, ma stiamo parlando proprio di tutta una battaglia spirituale. Questa è una battaglia totalmente, puramente spirituale; spirituale e anche intellettuale. E dobbiamo pregare tanto per i capitani, ma proprio tanto; dobbiamo imparare ogni giorno a pregare per questi coraggiosi capitani, per questi valorosi capitani, che hanno un compito arduissimo, che è quello di essere angeli e non uomini in mezzo al mondo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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