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Lo stile del mondo – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.7

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Lo stile del mondo – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.7
Martedì 7 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 14, 15-24)

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 7 novembre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quattordicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 15-24.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo terzo, paragrafo quarto.

4 — Se non sono fermamente ed intimamente convinti che bisogna calpestare tutte le cose del mondo, staccarsi dal mutabile per non attaccarsi che all’eterno, finiranno col tradirsi, malgrado ogni loro attenzione in contrario. Non è forse con il mondo che essi intendono combattere? Stiano quindi sicuri che non verranno perdonati, e che nessuna delle loro imperfezioni passerà inosservata. Molte delle loro buone opere non saranno apprezzate, e forse neppure stimate per tali; ma quanto alle cattive ed imperfette, non ne sfuggirà neppure una: stiano sicurissimi. Mi domando ora con sorpresa chi mai possa aver dato al mondo l’idea della perfezione. Se egli ne usa, non è certo per volersi perfezionare. A ciò non si ritiene obbligato. Anzi, crede già di far troppo quando osserva convenevolmente i comandamenti. L’usa soltanto per condannare gli altri, e giudica alle volte come fatto per soddisfazione personale quello che invece è virtù. Non pensate quindi che ad affrontare questa lotta si abbia bisogno di poco aiuto divino: anzi, ne occorre moltissimo.

Abbiamo visto ieri il paragrafo terzo, dove nella parte finale si diceva:

In tal caso il Signore non permetta nemmeno che escano dalla cella, perché farebbero più male che bene. Per coloro che insegnano non è questo il tempo da farsi vedere imperfetti.

Quello che abbiamo letto oggi dice:

Se non sono fermamente ed intimamente convinti che bisogna calpestare tutte le cose del mondo, staccarsi dal mutabile per non attaccarsi che all’eterno, finiranno col tradirsi…

Quindi ci deve essere una convinzione radicale, soprattutto in questi capitani. Una convinzione radicale che è quella di calpestare; calpestare tutto ciò che è anti-Gesù, tutto ciò che è contrario a Gesù, tutto ciò che ha crocifisso Gesù, tutto ciò che è la ragione della morte in croce di Gesù.

Quindi calpestare e staccarsi; staccarsi da ciò che passa, per attaccarsi all’eternità. È difficile, perché noi, invece, siamo tentati fortemente di attaccarci a ciò che passa e non a ciò che è eterno. A noi risulta fondamentale attaccarci a ciò che è mutabile. E sembra un paradosso, uno dice: “Ma se è mutabile, perché mi attacco?” Perché lo vedo, perché lo tocco, perché costantemente ogni giorno ho a che fare con questa realtà, e quindi mi ci attacco, capite?

Ecco, stiamo attenti, perché altrimenti ci tradiamo. È un tradirsi, proprio. Noi non dobbiamo mai dimenticare che con il mondo dobbiamo combattere, dice Santa Teresa. Noi dobbiamo combattere con il mondo; perché il mondo — dice Santa Teresa — non ti perdona, il mondo non fa passare inosservata nessuna imperfezione. Ma è così, è così! Si fanno passare cose gravissime e terribili, ma quando si ha a che fare con i veri cristiani, soprattutto con questi capitani — quindi con i predicatori, con questi teologi di cui parla Santa Teresa, dedicati a difendere il Signore — lei dice: state attenti, perché «questo non è il tempo di farsi vedere imperfetti», perché il mondo non ti fa passare nulla, non ti perdona nulla, non lascia inosservato nulla:

Molte delle loro buone opere non saranno apprezzate, e forse neppure stimate per tali; ma quanto alle cattive ed imperfette, non ne sfuggirà neppure una…

E questo è anche un insegnamento di vita perché, vedete, leggere i Santi e i Dottori della Chiesa è importante, perché ci mostra e ci insegna come vivere la nostra vita giorno per giorno, e anche come non perdere serenità, cioè: “non stupirci”; non dobbiamo stupirci, invece noi ci stupiamo. Cioè, noi ci stupiamo del fatto che le nostre buone opere non vengono apprezzate; ci stupiamo e diciamo: “Ma come? Io ho fatto questo, questo, questo; io mi sono prodigato per questo; io ho dato tanto tempo per questo; io ho dato la mia vita per questo; io mi sono sacrificato per questo, e queste buone opere non vengono apprezzate, queste buone opere non vengono stimate, cioè come se uno non le avesse fatte.

Questo pesa, perché una persona dice: “Ma come, ma perché non viene riconosciuto il bene che ho fatto? Perché non viene riconosciuto il sacrificio della mia vita?” E guardate che spesse volte c’è dentro un grido di dolore. Ma legittimo! Legittimo, perché uno dice: “Io per questa cosa, per questa causa, per questa ragione, ho perso la vita. Per questa causa e per questa ragione, ho perso tutto. Tutto, ho perso tutto, più che se mi avessero ucciso. Perché non vengo stimato? Perché non vengo riconosciuto? Perché non vengo apprezzato? Perché nessuno ne parla? Perché sembra che sia trasparente?” Perché il mondo funziona così! È questo che va calpestato. Noi dal mondo non dobbiamo aspettarci niente, ma proprio niente.

Allo stesso tempo Santa Teresa dice: state attenti, perché da una parte le vostre buone opere non verranno né apprezzate né stimate, però ciò che d’imperfetto non sfuggirà al vaglio del mondo. Lei dice anche ciò che facciamo “di cattivo”, tutti noi facciamo i peccati, quindi, se uno cade e fa un peccato, fa una cosa cattiva, va bene. Ma magari fa solo un’imprudenza; magari dice una cosa che non dovrebbe dire; magari scappa una parola in più; magari ha un momento di… (non so neanche dire che momento può avere, comunque…) anche banalmente un momento di svago, tranquillo, lecito, assolutamente onesto, non peccaminoso però, diciamo, “non perfetto”. Allora lei dice di stare attenti perché di queste cose cattive o imperfette:

non ne sfuggirà neppure una: stiano sicurissimi.

Quindi il mondo chiude gli occhi su ciò che di buono tu hai fatto; sulle tue buone opere, neanche una parola, zitti. Ma sulle più piccole imperfezioni o, ancora peggio, se fai qualcosa di sbagliato, ti saltano addosso. «Non ne sfuggirà neppure una…», quindi questo cosa vuol dire? Vuol dire che è quello che diceva Padre Pio a coloro che lui dirigeva, soprattutto i sacerdoti; lui diceva: “Dovete essere irreprensibili. Non basta essere bravi, dovete essere irreprensibili perché, se anche solo troveranno un frammento, è la fine, vi salteranno in testa”.

Poi, invece, il mondo è assolutamente indulgente con chi è del mondo; quindi, chi è del mondo, può fare le cose più tremende e ci si chiude gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma se tu sei dalla parte di Dio, se tu sei un amico del Signore, se tu vivi secondo i comandamenti di Dio, se tu vivi secondo la logica di Dio, preparati, perché questo è il duplice trattamento che il mondo ti riserverà: non ti stimerà, non ti apprezzerà, non calcolerà, non riconoscerà nessuna delle tue buone opere o pochissime; ma per quelle cattive o imperfette ti salteranno subito addosso e non ne sfuggirà neppure una, “stiano sicurissimi”, dice Santa Teresa.

Quindi chi vuole essere un soldato o chi è un capitano, deve prepararsi assolutamente ad essere irreprensibile, lei l’ha detto prima:

…non è questo il tempo da farsi vedere imperfetti.

Ma non perché uno deve mascherare, nascondersi a fare il male, no, no, no, no. È perché bisogna condurre una vita di santità di altissimo spessore, di altissimo livello, proprio perché hai a che fare con Gesù, devi difendere Gesù, devi essere — direbbe e ha detto Padre Pio — irreprensibile; ma veramente irreprensibile, non per finta.

Lei dice: mi domando chi abbia dato al mondo l’idea della perfezione; cioè, incredibile, no? E lui (il mondo) non usa tale idea — dice Santa Teresa — per perfezionarsi, al contrario:

crede già di far troppo quando osserva convenevolmente i comandamenti.

Un tanto al metro, così… Ecco, lei dice:

L’usa — usa i comandamenti — soltanto per condannare gli altri…

Terribile: il mondo usa i comandamenti per condannare. Guardate che nella storia ci sono sempre state e anche oggi ci sono queste situazioni. Ci sono persone che hanno dato, stanno dando la vita per il Signore, che in nome di Dio vengono condannate. Ma non hanno colpe! Cioè, magari hanno delle imperfezioni, va bene, ma chi è che è perfetto? E perché non bisogna essere comprensivi, come si fa con tutti gli altri? Si pretende che qualcuno voli. Eppure, è così. Si usa Dio per condannare gli altri: è terribile! Invece che imparare dal Signore a essere buoni, comprensivi, a non pensare il male, a cercare di vedere il bene, si semina zizzania proprio in nome di Dio. Ma questo è quello che fa il mondo, il mondo fa così.

E, quindi, questo è un grande insegnamento che ci dà Santa Teresa. È un grande insegnamento di astuzia, di prudenza, nel rapportarci col mondo.

…e giudica alle volte come fatto per soddisfazione personale quello che invece è virtù.

Vedete? È tutto al rovescio, tutto al rovescio! Una persona compie un cammino di santità, quindi compie quel gesto, quella parola, quel fatto, quell’evento, come una virtù, perché è virtuoso, e invece il mondo lo guarda e dice: no, l’ha fatto per una soddisfazione personale. Cioè, vede il male; si usa Dio per condannare, per vedere il male dove non c’è.

Capite perché lei dice: “in questa lotta”? Perché è una lotta! Si ha bisogno di moltissimo aiuto divino, moltissimo aiuto divino. Ecco perché vi dico sempre: preghiamo, preghiamo, preghiamo. Preghiamo per i sacerdoti, preghiamo per i predicatori, preghiamo per coloro che difendono la verità, che amano la verità, che difendono il Signore, che difendono la Chiesa. Preghiamo, perché vedete, vedete che lotta col mondo — in questi primi quattro paragrafi del capitolo terzo — questi devono fare? Lei dice che c’è bisogno di moltissimo aiuto divino.

Ecco, allora non scordiamoci, non scordiamoci mai di pregare, di sacrificarci, di offrire. E chi ha il compito di combattere il mondo in modo così diretto come i capitani, si prepari.

Si prepari, perché la lotta è durissima.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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