Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 7 marzo 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 7
Eccoci giunti a lunedì 7 marzo 2022, ricordiamo oggi le sante martiri Perpetua e Felicita.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XXV di San Matteo, versetti 31-46.
Oggi il Padre Avrillon ci propone come riflessione, come idea sintetica di questa giornata: il timore, giorno di timore, leggiamo:
LUNEDI’ DOPO LA DOMENICA
Giorno di timore
“Risvegliatevi allo strepito di questa tromba e di questa sonora voce, che sarà un giorno molto forte abbastanza per risvegliar tutti gli uomini dal sonno della morte.”
Un inizio deciso.
“Immaginatevi d’intendere queste terribili parole: Sorgete, o morti, venite al giudizio.”
Immaginiamoci:
“Immaginatevi d’intendere queste terribili parole: Sorgete, o morti, venite al giudizio.”
È giunto il tempo di essere giudicati.
“Uscite dal vostro letto, come dal vostro sepolcro”
In effetti per qualcuno di noi è molto sepolcro il letto, bisogna riconoscerlo. É diventato un po’ un mantra in questa nuova religione salutista, in questo nuovo vitello d’oro che è il corpo, la salute. Una volta, poco tempo fa, se prendevi un’aspirina in più: “Ecco sei un salutista, sei un ipocondriaco, ecco metti la salute prima di tutto…” , non potevi avere in casa neanche un’aspirina perché se avevi in casa un’aspirina: “Ma cos’è questa casa, una farmacia?”
Adesso, invece, in questa nuova religione, nessuno più si azzarda a dire una parola, anzi, le farmacie sono diventate delle succursali di casa nostra. Uno dice: “Mi manca un farmaco, aspetta che vado dal vicino, perché tanto sono sicuro che ce l’ha anche lui, anzi è probabile che l’abbia più lui che non la farmacia”. E dentro a questa nuova religione della salute — credetemi, sapeste quanto mi fa strano essere proprio io a dire queste cose, voi non potete immaginare, vabbè, lo scoprirete in Cielo — il letto fa parte di uno dei 10 Comandamenti, ed è vero che è un sepolcro, sembra quasi che sappia di morte. La morte di che cosa? La morte dell’ordine, la morte dell’ascesi, la morte dell’equilibrio per cui veramente è un sepolcro, cioè dove la vita finisce. Disordini di orari come ad esempio andare a letto tardissimo la sera. Già ve l’ho detto ma ve lo ripeto, perché sapeste quante volte incontro queste ipocrisie. Se vado a letto a mezzanotte, all’una, alle due perché “ho tante cose da fare”, perché “ho tanto da studiare”, perché “sono molto oberato”, va benissimo, è segno di grande equilibrio, assolutamente, è comprensibilissimo e la nuova religione della salute assolutamente ti omaggia. Se tu invece ti svegli presto, prima di quando tutti gli altri zombie escono dai loro sepolcri, allora no: “Ma tu stai scherzando! Ma sai che disastro metabolico ti crea questa cosa?”, che uno dice: “Ma io fino all’altro giorno neanche sapevo che esistesse un disastro metabolico, adesso vengo a scoprire questa cosa”.
“Tu non hai idea di che disastro metabolico ti causa! Ma tu non sai i cicli del sonno… non hai idea sopra a tutti i tuoi ormoni… ma tu vuoi fare impazzire le tue ghiandole surrenali! Ma stai scherzando! Avrai una produzione di ormoni pazzesca! Ma tu ti devasti!”
“Scusami, se vado a letto alle due, all’una, va tutto bene, se mi sveglio presto… ma ti sembra…?”
Per grazia di Dio, San Carlo Borromeo, San Giovanni Maria Vianney, San Pio da Pietralcina, San Pietro D’Alcantara… grazie al cielo, beati loro, non hanno vissuto nel tempo della nuova religione della salute e hanno vissuto molto meglio di tanti altri che invece hanno fatto della salute un dio. E, di sicuro, quando si svegliavano non sembrava di vedere degli zombie che camminavano e non era gente che usciva da un sepolcro ma era gente che aveva, anche poco, ma riposato, dentro ad un ordine e non dentro a un sepolcro. Il nostro letto non può essere un sepolcro, non deve essere un sepolcro. E quando ci alziamo non possiamo essere zombie a cui non si può parlare, che non si possono guardare, a cui non si può dire niente, non si può incrociare lo sguardo perché per le prime tre ore sono fuori di testa completamente.
“Uscite dal vostro letto, come dal vostro sepolcro, con questo spaventoso pensiero, e ritenetelo tutto il giorno con fare di tanto in tanto infocati atti di amor di Dio.”
A Padre Avrillon vorrei dire: “Come faccio ad immaginare chi esce dal letto come da un sepolcro e poi fa gli atti di amor di Dio? La vedo dura.
“Questo era l’esercizio di S. Gregorio il Grande, e con più ragione dev’essere il vostro. Egli era giusto e santo, voi siete peccatore. In ogni vostra azione interrogate voi stesso se piaccia a Dio, e se vi sarà di riprensione nel giorno del giudizio.”
Sarà un po’ dura.
“Fatela colla stessa attenzione con cui vorreste averla fatta allora.”
Andiamo avanti che è meglio.
Adesso vediamo il timor di Dio tratto dal Vangelo di oggi:
Meditazione sul timor di Dio, tratta dal Vangelo
“Quando il Figliuolo dell’uomo verrà a giudicare i vivi e i morti, separerà gli eletti dai reprobi, metterà quelli alla dritta e questi alla sinistra, come un pastore separa i capretti dagli agnelli. Egli dirà ai giusti: Venite benedetti dal mio Padre, venite a possedere il regno, che vi è preparato. E agli empi: Ritiratevi da me maledetti; e quelli andranno in paradiso, e questi nell’ inferno Qual lugubre e doloroso spettacolo ci presenta oggi il nostro Salvatore! E quale spaventosa descrizione ci fa di un giudice sdegnato, che è per accusare, condannare e fulminare il peccatore!”
Queste cose il Padre Avrillon non se le sogna, sono scritte nel Vangelo, è il discorso che poi io vi farò tra un po’, non so quando, comunque vi farò. Stiamo ai dati di realtà: se la realtà, se il Vangelo non corrisponde le nostre idee, dobbiamo cambiare le nostre idee, non il Vangelo. Questo è il Vangelo.
“Sdegno del mio Dio quanto sei terribile! Ultimo giudizio quanto sei formidabile! Condizione dell’empio, quanto sarai allora deplorabile! E saremmo crudeli verso noi stessi, se questo sorprendente spettacolo ci lasciasse nella nostra insensibilità, e se non ci riempisse d’un santo timore, come anche non ci facesse prendere tutti quei rimedi atti ad evitare i mali eterni, che ci vengono minacciati dalla bocca stessa di Dio nostro giudice, il quale non ci minaccia so non perchè ci ama e vuol essere il nostro Salvatore.”
Non la pensiamo così, comunque va bene, almeno ogni tanto, almeno in Quaresima sentire queste cose non ci fa male.
Sì, se la cosa che ho in mente è il cornetto col cappuccio, è un problema, se il mio primo pensiero è il caffè, non ci vedo molto spazio per questo sorprendente spettacolo che ci deve colpire dal giudizio di Dio.
“Ma perché Gesù ci fa una così terribile descrizione del suo giudizio?”
Domanda interessante.
“E perché ci stimola a fare una grande attenzione sulla lettura che ne faremo? La ragione è, dice sant’Agostino, affinché pensandovi, lo temiamo, e temendolo lo preveniamo, e prevenendolo vi ci prepariamo, e colla nostra preparazione ci rendiamo degni di comparirvi senza timore; e finalmente che questo Salvatore mettendoci alla destra abbiamo la consolazione di sentir queste parole: Venite benedetti dal mio Padre, venite a prender possesso del regno, che vi è stato preparato sin dal principio del mondo.”
Bellissimo questo pensiero, sarebbe da scrivere.
“Temete dunque, dice questo Padre, temete questo giorno terribile. Gesù vuole che oggi siate in timore, affinché vi mettiate in stato di non temere allora.”
Certo, perché se noi temiamo adesso, se viviamo nel santo timore di Dio — che non è il terrore, è il santo timore di Dio — se noi viviamo oggi nel santo timore di Dio, quando moriremo andremo incontro a Gesù come Santa Teresina, come Santa Scolastica, come San Benedetto, come il Cardinal Schuster.
“Risovvengavi, che queste verità nella bocca di S. Paolo fecero una volta tremare un pagano: e sarebbe ben sorprendente che essendo predicate ai cristiani, non imprimessero nel loro cuore un salutevole timore; e se temessero, e il loro timore fosse sterile ed infruttuoso, si esporrebbero ad un altro timore molto più spaventoso, il quale sarebbe senza rimedio alcuno.”
Quindi il nostro timore deve portare a dei frutti.
“Gli empi andranno al supplizio eterno, ed i giusti alla vita eterna: ecco il terribile avvenimento di questo gran giorno di timore. Rappresentatevi dunque questo tremendo spettacolo nel suo più orrido apparato. Il sole eclissato, la luna tinta di sangue, gli astri oscurati, il tremore della terra , tutti i sepolcri aperti…”
I letti disfatti, questo lo aggiungo io.
“… la figura orribile de’ riprovati che ne sorgono, tutti gli uomini morti in un istante risuscitati. Alzate il vostro capo, dice lo Spirito Santo, mirate la faccia di Gesù, gli occhi suoi accesi di sdegno, la sua croce risplendente e tutta insanguinata. Mettetevi in positura di reo innanzi a questo giudice, che tutto vede, che tutto conosce, che pesa tutto, che giudicherà sino le vostre opere buone, che punirà tutto ciò che sarà stato contrario alla sua legge, e non potrà esser placato né dalle preghiere, né dalle lagrime, né da’ gemiti, né dalla penitenza, che allora più non servirà a niente.”
Mi immagino, sono curioso di guardarmi un attimo intorno, e guardare quelli del «davanti a Gesù si sta in piedi perché dobbiamo assumere l’atteggiamento dei risorti». Li voglio vedere davanti al giudizio di Dio questi che stanno in piedi davanti a questo Gesù.
“Ma tu non devi avere l’atteggiamento del risorto davanti al Risorto? Cosa fai lì così? Davanti a Gesù si sta in piedi, davanti al Re dell’Universo? Ma stai scherzando?”
“Prosteso in spirito innanzi a questo formidabile tribunale, e sotto gli occhi di questo giudice illuminato ed inflessibile, penetrate nel più profondo del vostro cuore, pesate tutti i vostri pensieri e desideri e tutte le vostre azioni col peso del santuario. Esaminatevi con rigore, allontanate con premura l’amor proprio da questo esame, perché potrebbe impedirvi di conoscere quali voi vi siate.”
Quindi dobbiamo allontanare l’amor proprio perché se no non capiamo chi siamo. Mi sembra di sentire qualcuno dire: “Sì, ma, Padre Giorgio, questa cosa è fuori tempo! Ma cos’è ’sta roba?”
Guardate, queste riflessioni del Padre Avrillon io le ritrovo in tutti i Santi, in un modo o in un altro, le ritrovo in tutti i Santi. Quello che oggi invece si va dicendo io non lo trovo nei Santi, però, sapete, ammetto tranquillamente la mia ignoranza, sarà assolutamente certo che non lo trovo perché non li ho studiati, semplice, perché non li conosco, benissimo allora io dico: “Mandatemi le fonti”. Di queste cose che dice Padre Avrillon vi posso citare Santa Veronica Giuliani, il Giudizio Particolare e Universale del Santo Curato d’Ars, San Carlo Borromeo, San Pio da Pietrelcina, Santa Teresa d’Avila, …, ma di quello che va oggi per la maggiore io non ne conosco. Se qualcuno invece ne conosce, per l’amor del cielo, avete la mia e-mail, la mia e-mail ormai è pubblica, la conoscono anche i gatti, prendete e mi mandate le fonti, il tal il Santo, il tal Dottore della Chiesa in questo libro scrive così… esattamente il contrario di quello che lei, Padre, ha detto. E io dirò: “Finalmente! Così almeno avremo anche delle prove contrarie, benissimo”. Fino ad allora io vado avanti per questa strada perché non ne conosco un’altra, perché non mi appoggio su quello che dice il teologo Tizio Caio e Sempronio, che è di adesso e non è né Santo, né Beato, né Dottore della Chiesa. È una sua idea, vabbè anche a me piacciono i ceci, però non è che, siccome a me piacciono i ceci e posso fare la teologia sui ceci, allora tutti devono mangiare i ceci perché lo dico io, no, capite, perché io sono il signor nessuno. Dobbiamo stare alle fonti, appoggiarci ai Padri, appoggiarci a questo Depositum Fidei, a questo dobbiamo appoggiarci, non alle stravaganze di chi più vuole apparire fantasioso.
“Aprite il libro della vostra coscienza, interrogatela, fatela parlare…”
Questo dobbiamo fare, perché, vedete, questi padri, come Padre Avrillon, ma come tutti i Santi, tu li leggi e li capisci, sono chiari, duri, difficili, severi, tutto quello che volete, ma sono chiari. Uno dice: “Io ho capito”, e poi, dentro, anche se ti senti un po’ rodere, devi ammettere: “Questi hanno ragione! Sì, un po’ mi brucia, certo, perché sono nel torto, però hanno ragione. Li capisco, sono chiari, sono logici e hanno ragione”. Gli altri, invece, non si capisce un tubo, arrivi la fine di sette frasi e dici: “Ma questo cosa ha detto? Boh! Tutto e il suo contrario, non si capisce niente”, dentro ti senti una roba… e dici: “Sono uguale a prima”. Appunto, questo è il problema.
“Aprite il libro della vostra coscienza, interrogatela, fatela parlare, la sua voce è quella di Dio.”
Quante volte vi ho ripetuto questa cosa, ricordate il Santo Cardinale Newman.
“La sua voce è quella di Dio.”
La coscienza.
“Ascoltatela con rispetto, cercate l’articolo il più importante sul quale Dio potrebbe fare il più aspro rimprovero: esaminate i vostri desideri, i vostri abiti viziosi, i vostri alletti, le vostre antipatie, la maniera con cui vi regolate nei vostri impieghi, come praticate la penitenza e la mortificazione, come impiegate il tempo, come ascoltate la divina Parola… ”
E io aggiungo SE la ascoltate.
“… e la Santa Messa.”
Se vi andate.
“Come frequentate i Sacramenti…”
Se li frequentate.
“… ed il frutto che ne ricavate.”
Se ne ricavo.
“Ricercate tutto, correggete tutto, ed in tal guisa risparmierete l’esame e la sentenza di questo giusto giudice.”
Perché noi diremo: “Gesù, mi sono veramente impegnato su questa cosa e ho tirato fuori tanta roba.”
“Entrate qui nel sentimento di S. Girolamo, il quale stando in solitudine menava una vita tanto penitente, e nondimeno diceva con voce tremante: Io tremo, o Signore, quando vedo quel libro aperto in cui la mia sentenza è scritta a caratteri indelebili, e vi vedo colla bilancia alla mano.”
Vedete i Santi? Lui li cita, ve l’ho detto poco fa. Sentiamo cosa dice San Girolamo. Ha tradotto la Scrittura! Non è l’ultimo pinco panco.
“Io tremo, o Signore, quando vedo quel libro aperto in cui la mia sentenza è scritta a caratteri indelebili, e vi vedo colla bilancia alla mano da una parte i miei peccati, ahimè! In sì gran numero; e dall’altra parte le mie opere buone, ma ohimè! Così poche? Il vostro braccio, o Signore, alza questa formidabile bilancia, ed il bene o il male che farà calare, sarà l’annunzio d’un eternità o felice od infelice. Domandate a voi stesso se le vostre virtù la vinceranno, o se i vostri peccati non faranno un peso enorme per precipitarvi nelle tenebre e ne’ supplizi eterni.”
Chiediamocelo. Questo è San Girolamo. Stiamo in compagnia dei Santi.
E ora sentiamo questa bellissima preghiera, che è veramente bella:
“Assisti in Spirito, o anima mia, al giudizio d’un riprovato, e temi la sua trista sorte. Vedi questo giudice implacabile, il viso e gli occhi pieni di fuoco del suo divino furore, che pronunzia con voce assai terribile la sentenza di eterna morte, e che nel momento lo scaccia dalla sua adorabile presenza, per esser consegnato ai demoni e alle fiamme divoratrici, che non si estingueranno giammai. Getta in seguito lo sguardo su questo misero dannato, vedilo confuso, disperato e tremante nella crudele impotenza di non potersi dare la morte ed annientarsi, circondato da spaventevoli abissi da’ quali non uscirà giammai! Abisso dello sdegno di Dio sul suo capo, di cui diviene una vittima infelice: l’abisso di peccati nella coscienza che lo lacerano con eterni rimorsi: l’abisso dell’inferno sotto i suoi piedi, dove va ad esser in un’istante precipitato senza speranza e senza rimedio.
Che avete fatto sinora per evitare questa disgrazia? Credete voi che non si trovino dei riprovati da per tutto, così nei poveri che nei grandi, nei plebei, nel mondo e perfino nel santuario, in cui quelli che vi sono addetti, saranno giudicati più rigorosamente degli altri, perché hanno ricevute grazie maggiori, ed hanno avuto più mezzi per salvarsi?
Quanto il vostro giudizio è terribile, o mio Dio, e quanto la vostra giustizia è formidabile! Ah non entrate in giudizio con me, perché mi confesso colpevole e son pronto a punirmi senza risparmiarmi. Salvate, o mio Dio, questo peccatore, che avete voluto redimere col vostro sangue, e fatemi sentire in quel temibile giorno quelle consolanti parole: Venite benedetti dal mio Padre, venite a possedere il Regno che vi ho preparato sin dal principio del mondo.”
Ecco, e allora dobbiamo proprio chiedere al Signore questa grazia, di non fare come hanno fatto i suoi Discepoli che hanno dormito mentre avrebbero dovuto consolarLo, che sono fuggiti quando avrebbero dovuto difenderLo e qualcuno lo ha anche tradito. Allora disponiamoci a vivere questo giorno alla luce del santo timore di Dio.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO (Mt 25, 31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».