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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 8

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 8 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 8

Eccoci giunti a martedì 8 marzo 2022. Abbiamo ascoltato la prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia capitolo 55, versetti 10-11. 

Continuiamo la nostra lettura del libro del Padre Avrillon per questa Quaresima 2022: “Giorno di zelo”. Ecco, oggi il giorno è tutto dedicato a questo tema dello zelo.

 Che cosa vuol dire avere zelo? Adesso lo leggiamo.

Martedì dopo la I Domenica – Giorno di zelo

“Non abbiate altra mira in tutto ciò che oggi farete, che la gloria di Dio — ecco che cos’è lo zelo — sia per la vostra salute, che per quella del prossimo. Studiatevi di riferire per quanto vi è possibile tutte le vostre azioni a questo fine; in tal guisa voi praticherete lo zelo che vi è prescritto, né vi è altra cosa che un amore fervente.

Formate adesso questa intenzione, purificatene i motivi, ripetetene l’atto col cuore e colla bocca più che potrete in questo giorno: unitevi interiormente con tutti i santi, che faticano con zelo sulla terra per la conversione delle anime, e per l’aumento della gloria di Dio, com’anche con tutti i beati che glorificano Dio nel cielo e lo glorificheranno per tutta l’eternità”

Bella questa cosa: lo zelo, lo zelo per la gloria di Dio, per la nostra salute e quella del prossimo, innanzitutto per la salute spirituale e poi anche per quella corporale, e quindi bisogna al mattino formulare queste intenzioni. 

Vediamo il Vangelo:

Meditazione sopra lo zelo, tratta dal Vangelo 

“Gesù entrando nella città di Gerusalemme, tutto il popolo ne fu commosso, e ciascuno dimandava a sé stesso: Chi è colui? Molti dicevano: È Gesù, profeta di Nazaret in Galilea, ma Gesù passò senza dar retta a queste espressioni popolari, ed andò direttamente al tempio per scacciare i venditori. 

Ammirate qui lo zelo incomparabile di Cristo per la casa di Dio, che è casa di preghiera e non di commercio.”

Questo non dobbiamo mai dimenticarlo: la Casa di Dio, la chiesa, le nostre chiese, le nostre parrocchie, i nostri santuari, le nostre cappelline sono case di preghiera e non di commercio.

“Egli si espone al furore di quegli uomini interessati, rovescia le loro tavole, li tratta da ladri, quantunque vendessero animali destinati ai sacrifici.”

Gesù non ha paura del furore degli uomini, e quindi fa quello che deve fare.

“Da questo tempio materiale, di cui avremo occasione di parlar altre volte, passiamo al tempio spirituale, e all’anima dello stesso Dio, ch’è l’anima del cristiano, e persuadetevi, che se Gesù era così zelante per l’onore del primo, il quale non era fabbricato che di pietre o per mano degli uomini, quanto egli è zelante e quanto noi per conseguenza dobbiamo esser pieni di zelo per l’onore, per la purità e per la santità del secondo — l’anima dell’uomo — che Egli stesso ha fabbricato per farvi la sua dimora e ricevervi le nostre adorazioni ed i nostri omaggi?

Voi siete questo tempio mistico ed animato, dice l’apostolo S. Paolo, voi siete stato consacrato e dedicato a Dio nel battesimo, che vi ha purificato e tolto dall’impero del demonio col sangue adorabile dell’agnello senza macchia, di cui siete stato asperso, lavato e redento. Per mezzo dei sacramenti dai quali avreste dovuto esser santificato, pel suo corpo, anima e divinità, che hanno tante volte reiterata la consacrazione del vostro mistico tempio, quante volte avete ricevuta degnamente l’Eucarestia. Giudicate da tutto ciò quanto quest’adorabile Salvatore dev’esser geloso d’un tempio — che siamo noi — in cui tante volte ha fatta corporalmente la sua dimora, e se ne compiace quando siete fedele alle sue grazie, e quando riputate vostre delizie il possederlo.”

A me sembrano delle riflessioni veramente tanto belle quanto chiare.

“Corrispondete con fedeltà allo zelo del vostro Dio.”

Sono da vivere queste cose, capite? C’è poco da fare, sono da vivere.

“Entrate spesso nel santuario di questo tempio spirituale, che è il vostro cuore.”

Magari più di una volta all’anno! Perché se io nel mio tempio spirituale, nel mio cuore, non entro mai, mai una riflessione, mai un’introspezione, mai un conoscere se stessi, ma un mettersi in pace a pensare…

“Vedete se vi sono dei venditori interessati, che vi facciano un commercio straniero, ed interrompono il culto che si deve a Dio solo, cioè a dire, qualche attacco sensibile alla creatura o a voi stesso, il quale diminuisca l’amore che dovete avere unicamente per il solo Dio.”

Dobbiamo cercare i nostri venditori del tempio, quelli che fanno un commercio, nella fattispecie l’attaccamento alle creature o a me, l’amor proprio. E cosa fanno questi amori disordinati? Diminuiscono l’amore per Dio.

Un esempio:

— “Oh, Padre! Domenica non sono andato a Messa”

— “Come mai?”

— “Padre, io volevo andare a Messa, sapesse quanto volevo andare a Messa!”

— “E allora, perché non è andato alla Messa?”

— “Eh Padre, ho avuto un gravissimo impedimento”

— “Ah sì? Qual è stato questo gravissimo impedimento?”

Perché, sapete, le confessioni alle volte sono un parto, non è che uno chiama le cose con il suo nome e lo fa in modo consequenziale. No, bisogna stare lì ad ogni frase, a ogni parola stare lì a tirare fuori col forcipe…

— “Sono venuti gli zii a pranzo!”

— “Oh cielo! È una cosa gravissima! E quanti zii ha lei? Uno stuolo di zii, un esercito di zii?”

— “No, zio, zia e figlio”

— “Tre persone?”

— “Eh si”

— “Ho capito, e quindi?”

— “Eh, Padre, sa, prepara da mangiare…”

— “Eh già in effetti bisogna andare a prendere il vitello grasso, tutto, anche la coda”

— “Sì, prepara da mangiare, poi la tavola e poi ho dovuto pulire la casa…”

— “Grazie al cielo, almeno una volta ogni tanto. Evidentemente non lo fa mai, perché se ci impiega 12 ore per pulire una casa, evidentemente non lo fa mai.”

— “E poi ho dovuto cucinare…”

— “È andato a pescare la tartaruga? Avrà fatto il brodo di tartaruga”

— “Ma, Padre, ma mi prende in giro?”

— “Io? Figuriamoci, ci mancherebbe! Per preparare il pranzo con l’aggiunta di tre persone lei non è riuscito ad andare a Messa?”

— “Non vorrà mica che faccia brutte figure?”

— “Giammai, ci mancherebbe, ci mancherebbe, saltare la Messa va bene, mancare di zelo per il Signore va bene, ci mancherebbe, ma per zio e zietta, no.”

Questi sono i nostri attaccamenti disordinati che ci fanno mettere Dio al secondo posto, che diminuisco l’amore che dovremmo avere unicamente per Dio.

— “Poi, sa, io faccio sempre il segno di croce prima di mangiare, però quando viene zio e zietta non si può”

— “Perché non si può?” 

— “Eh non si può, perché se io lo faccio, loro, non essendo molto credenti, si offendono”

— “Oh mamma! E cosa c’è di offensivo nel Segno di croce?”

— “Eh, Padre, la sensibilità del non credere”

— “E la sensibilità del mio credere? Questo non conta niente? E la sensibilità del cuore di Cristo? Zero! Ci mancherebbe!” 

Quindi praticamente la domenica è diventata una sorta di masterchef prima puntata, praticamente, un po’ tipo vitello d’oro Esodo 32.

 “Forse vi troverete qualche inclinazione a questi beni fugaci, ed ai comodi di questa vita…”

Qui Padre Avrillon è veramente sfumato: “qualche inclinazione”… altro che inclinazioni!

“… forse qualche piccola macchia che disonora la sua purità…”

“Piccola macchia”… oh mamma!

“… o qualche idolo segreto che vi divide e vi distrae da Dio.”

Hai presente un mammut d’oro? Ecco, più o meno, quasi ci siamo.

“Abbattete, rovesciate generosamente quest’idolo.”

Facile dirlo, Padre Avrillon! Tu che non ne hai! I miei sono i mammut, quelli belli pelosi, ti puoi immaginare a rovesciarli.

“Scacciate dal vostro spirito, dalla memoria, dalla immaginazione e dalla volontà tutti questi piccoli mostri, e fatene tante vittime per essergli sacrificate; eccovi i primi oggetti sui quali dovete esercitare il vostro zelo.”

Non è come dirlo… perché prendere zio e zietta e metterli al loro posto nel tuo cuore, non è come dirlo. Prendere i tuoi figli, tuo marito, tua moglie, tuo padre e tua madre e metterli al loro posto, non è come dirlo. Che è un bel posto, il quarto Comandamento è un bel posto, “Onora il padre e la madre” è un bel posto! Ma sta dopo Dio, sì.

“I ciechi e gli zoppi s’accostarono a Gesù mentre era ancora nel tempio, e diede la vista agli uni e dirizzò gli altri, ma gli scribi ed i principi dei sacerdoti vedendo questi miracoli, ed i fanciulli che gli davano mille benedizioni, se ne sdegnarono.”

Sono sempre lì a criticare. 

“Considerate che come lo zelo è il segno del più ardente e del più perfetto amore, l’invidia è tra tutti i vizi quello che gli è più contrario, perché essa vorrebbe impedire che Dio fosse onorato com’egli merita.” 

Qui mi permetto di aprire una parentesi. Quando vi parlo e faccio queste meditazioni magari cito dei casi di quel signore tal dei tali (senza dire il nome, ovviamente!). Ad esempio dico: “È venuto un signore che aveva 120 anni a parlarmi… è venuto un ragazzo di trent’anni a parlarmi…”. Ora, siccome io non sono un profeta, ma sono semplicemente un Sacerdote, avete presente quando si andava alle giostre e si lanciava la pallina che entrava dentro nel boccettino dove c’era il pesce e vincevi il pesce? Ecco, può succedere che mentre uno parla, casualmente, lancia — a me non è mai successo di prendere il pesce — però può succedere che anche Padre Giorgio lanci la pallina e prenda il pesce. Quindi se, parlando, come in questo caso, dell’invidia, io dico: “Conosco un signore di 35 anni, papà di famiglia con tre figli, che è molto invidioso” e caso vuole che chi ascolta questa omelia è mica vero che ha 35 anni, caso vuole che ha 3 figli e caso vuole che sta soffrendo per l’invidia, per esempio, o per la gelosia, o per la superbia, o per l’impurità, dipende da quello che dico… ecco, vi prego, per favore non dite: “Padre Giorgio sta pensando a me”.

Adesso, va bene tutto, però, capite non è che io parlando, sapendo che queste meditazioni vanno un po’ in tutta Italia — e non solo perché mi scrivono dall’America, dall’Africa, dalla Spagna, mi scrivono dall’Inghilterra — capite io non è che quando faccio la meditazione ho in mente il signor Tizio Caio e faccio l’omelia per lui, sarebbe un po’ da mentecatti! Quando faccio la meditazione è per tutti, poi certo cito un caso, ma non sto parlando di nessuno in modo particolare. A me serve astrarre da qualche caso che mi viene alla mente, in riferimento a quello che sto leggendo, per fare un prototipo, in modo tale che chiunque ascolta, che abbia 35 anni, come il signor Tizio Caio che ho citato o che ne abbia 120 o che ne abbia 12, si può tranquillamente ritrovare nel signor Tizio Caio. Cerco di proporre un universale che vada bene per tutti, altrimenti sarebbe un po’ da da sciocchi. 

Questo lo dico, e lo dico a ragion veduta, perché poi magari qualcuno mi dice: “Padre, in quell’omelia lei stava pensando me”. No, voglio bene a tutti ma non è così, non sto pensando a nessuno. “Quella cosa l’ha proprio detta per me”. Sì, ma nel senso che quella cosa va bene per te, non che l’ho detta pensando che doveva raggiungere te. Altrimenti poi succede che uno magari si offende, si risente, ci sta male, ci soffre, ci piange perché chissà dopo cosa ci legge dentro. Non è così. Guardate, le cose nella testa sono talmente tante che non mi posso ricordare tutte le situazioni. Capisco che voi siete tanti e io sono uno, quindi uno dice: “Padre Giorgio ha in mente me, sempre me, solamente me”. Guardate, con tutto il bene che vi voglio, non voglio ferire nessuno, ma non è così, perché umanamente non è possibile. Per cui non state male, non risentitevi, perché adesso qui appare l’invidia. 

Questo lo dico perché è proprio successo che qualcuno mi dicesse: “Padre, lei parlava di questo peccato, ha citato gli anni e gli anni casualmente sono proprio i miei, lei mica conoscerà tante persone che hanno questi anni.” Vi assicuro che conosco veramente tante persone con le fasce di età più svariate che vanno da giovanissimi ad anzianissimi, quindi non caricate le mie parole di intenzioni che non hanno e qualora vi venisse il dubbio — perché poi il diavolo sa fare i suoi giochi — qualora venisse il dubbio vi prego mi scrivete e mi dite il dubbio: “Padre in quell’occasione lei stava pensando a me?” e io subito vi rispondo: “No”. Ve lo dico già adesso, non sto pensando a nessuno, perché ciò che dico vi assicuro va bene per tutti.

Quando un giorno sarò morto, e spero che qualcuno venga al funerale, e vi ritroverete mentre stanno mettendo la mia bara nella terra, voi direte: “Ma lo sai che l’altro giorno ho fatto l’omelia, e me la sentivo proprio per me?” e quello accanto dirà: “Ma anch’io”. Sì, perché funziona così, queste parole che noi commentiamo sono parole di verità e la verità è per tutti, è utile a tutti, serve per tutti. Poi, certo, uno può far riferimento a un caso, è un caso. È come quando voi andate a fare un vaccino, non so prendete il vaccino dell’antipolio, della rosolia, contiene il batterio in esame, però è stato talmente neutralizzato che non c’è quasi più niente, serve proprio al corpo per allenarsi ed è una cosa universale che va bene per tutti. Così è questo, è come se noi facessimo una puntura di questo vaccino che ci aiuta a essere allenati contro tutti questi peccati. 

Spero di essere stato chiaro. E comunque, ricordatevi, invece di star male giorni e mesi, scrivete, chiedete e in cinque secondi risolviamo tutto, perché spesse volte la nostra testa ci fa degli scherzi terribili.

Quindi attenti all’invidia che è il sentimento, il peccato più contrario in assoluto all’amore perfetto, perché vuole impedire che Dio sia onorato. 

“Gesù permette per nostra istruzione, che questi due opposti siano qui chiaramente espressi. I fanciulli che erano meno istruiti nella legge degli scribi o principi de’ sacerdoti i quali ne erano gli interpreti, applaudiscono al gran miracolo del Salvatore, la loro voce, e le loro grida puerili lo glorificano secondo il loro potere, mentre gli altri ne concepiscono gelosia e sdegno. Lasciate là questi vecchi gelosi, ed abbiate anche voi indignazione. Non arrossite di unirvi con questi innocenti fanciulli, che pubblicano la gloria di Dio, e dimostrano la loro gioia coi loro applausi, e fan conoscere la potenza di lui nel fare sì strepitosi miracoli, e per far vedere quanto è grande il vostro amore ed il vostro zelo per Gesù Cristo. Non abbiate che una voce ed un cuore con questi fanciulli, siate persuasi che quando si ama Dio come si deve amare, si è zelante per la sua gloria, si mette tutto in opera per farlo onorare ed amare da lutto il mondo, e si amano quelli che l’amano e faticano per farlo amare.”

È vero, e si fa di tutto veramente, si fa di tutto per farlo onorare e amare in tutto il mondo e si amano quelli che lo amano e faticano per farlo amare, è vero, e noi dovremmo fare tanto per coloro che noi sappiamo che faticano e che lo amano, che faticano per farlo amare, per farlo conoscere, perché di fatto così collaboriamo alle fatiche apostoliche, collaboriamo alla diffusione, alla conoscenza di Dio, allo stare vicini a Dio.

“Esaminatevi bene su questo articolo sì importante, sul quale molti s’ingannano, e fanno dei grandi errori, perché non vi hanno mai fatta la dovuta attenzione. Non avete voi provato come questi scribi e sacerdoti qualche sdegno interno, o qualche piccolo moto di gelosia, quando siete stato opposto agli altri a cagione della loro pietà e de’ loro talenti?”

Figuriamoci! Quello si mette in ginocchio ed ecco io comincio a volergli male perché lui si mette in ginocchio e io no; quello prega con devozione ed è raccolto, comincio a volergli male perché lui riesce e io no, e avanti, tutto così.

“Le lodi, che sono state loro date, non vi hanno punto contristato?”

Certo! Perché lodano lui e non me?

“Vi siete voi rallegrato della gloria che Dio ne riceveva?”

No, non ci abbiamo neanche pensato che Dio riceveva la gloria, perché IO devo ricevere gloria.

“Non avete voi riguardate le loro azioni più sante, e la loro reputazione con una segreta invidia?”

Quello riesce a fare il digiuno e io no, quello riesce a fare le mortificazioni e io no, quello riesce a fare le preghiere fatte col cuore e io no, e allora? E allora avanti.

“Non le avete voi esaminate con una maligna attenzione per criticarle?”

Certo, noi, a Messa, invece di guardare Dio guardiamo gli altri, e come si alzano, come si siedono, dove si mettono, come si inginocchiano, perché lo fanno, quando lo fanno, come lo fanno…

“Non le avete voi contradette, o diminuite maliziosamente?”

Siamo bravi a fare queste cose, a minimizzare le cose belle degli altri.

“Non siete voi silenzioso quando erano applauditi, ed era ben giusto e convenevole che li applaudiste voi stesso?”

Siamo dentro in pieno a tutte queste cose qui, Padre Avrillon conosce molto bene il cristiano.

“Se così è, non avete alcun zelo, e per conseguenza non avete amor di Dio.”

Colpito e affondato. 

“Ma se dopo quest’esame voi provate zelo per la gloria di Dio, esaminate se il fuoco da cui è acceso è il fuoco del Santuario, se non è amaro ed indiscreto, se non è un piccolo sdegno che cerca nascondersi sotto questo specioso velo, o una vanità segreta, che cerca piuttosto la propria sua gloria che quella di Dio, in una parola se proviene dalla grazia e non dal naturale, se è regolato dalla prudenza e dalla discrezione.”

Soprattutto dalla prudenza e discrezione. Questo zelo per la gloria di Dio che fuoco è? Da dove viene? Veramente viene da Dio? Veramente è prudente e discreto? Chi lo sa! 

E ora una bella preghiera:

“Io seguo il vostro esempio, o Signore, voi m’avete consacrato e voi siete il mio Dio. Siate dunque sempre geloso di questo tempio ch’è vostro e che non sarà mai d’altri che di voi, perché, ohimè! Se voi ne allontanate la vostra divina gelosia ed il vostro zelo, cessereste di amarmi, e sarei la più infelice di tutte le creature. Illuminate questo tempio, o Signore, voi siete il padre de’ lumi, scoprite agli occhi miei i più piccoli difetti di questo tempio, voglio dire le più piccole macchie del mio cuore, per abbonirle. Datemi forza e coraggio di allontanarne tutto ciò che non è voi, che non è per voi e per la vostra gloria. Sostenete, o Signore, questo spirituale edifizio, voi che siete onnipotente, affinché i peccati non lo facciano andare in rovina. Accendete sull’altare di questo tempio un sacro fuoco che sempre arda e mai non si estingua.

Voi siete il mio Signore, il mio Salvatore, il mio Dio, ed il Dio del cielo e della terra, io devo perciò rendervi la gloria che vi è dovuta ed ardere di zelo per accrescerla. Ricevete dunque i miei omaggi e le mie adorazioni, ma ohimè! Come posso io rendere ciò ch’è dovuto ad un Dio sì degno d’esser onorato? Io voglio cercare nelle altre creature un supplemento alla mia debolezza. Siate dunque benedetto, lodato, onorato, adorato ed amato da tutti gli angeli e da tutte le creature, che sono e saranno sino alla fine del mondo e per tutta l’eternità. Amen” 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

PRIMA LETTURA (Is 55, 10-11)

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

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