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Cercate sempre il più perfetto – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.8

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Cercate sempre il più perfetto – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.8
Mercoledì 8 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 14, 25-33)

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 8 novembre 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quattordicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 25-33.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo terzo, paragrafo quinto.

5 — Per questo vi prego che vi rendiate tali da meritare da Dio queste due cose: la prima che nel gran numero di santi e dotti personaggi che oggi difendono la Chiesa, vi siano molti che, come ho detto, abbiano le necessarie prerogative, e che Dio le conceda a coloro che non le hanno del tutto, perché un uomo perfetto fa assai più di un gran numero di imperfetti. E la seconda, che, una volta gettatisi in questa lotta, non certo piccola, come ho detto, il Signore li sorregga con la sua mano, affinché si guardino da tutti i pericoli del mondo e attraversino questo mare burrascoso con le orecchie chiuse al canto delle sirene. Se presso Dio possiamo in ciò qualche cosa, ecco che anche noi combattiamo per la sua gloria, benché chiuse in solitudine. E io darò per assai bene impiegati i travagli sofferti nell’erigere questa casuccia, dove volli che si osservasse con ogni possibile perfezione la regola primitiva di nostra Signora e Imperatrice.

Vedete come ritorna questo tema del difendere la Chiesa, del difendere la gloria di Dio. Santa Teresa ci ricorda l’importanza di meritare da Dio due cose, sempre in riferimento a questi capitani, a questi soldati che difendono la Chiesa. La prima cosa è che:

…abbiano le necessarie prerogative, e che Dio le conceda a coloro che non le hanno del tutto…

non per chissà quale ragione strana, ma:

perché un uomo perfetto fa assai più di un gran numero di imperfetti.

Vedete come torna la lotta di Santa Teresa all’imperfezione. Santa Teresa continua a rimarcare, sottolineare, stigmatizzare l’imperfezione. Noi che diciamo: “Eh beh, ma cosa vuoi, sono un essere umano, sono un uomo…” Quanto siamo lontani dalla logica di Dio e dall’insegnamento dei santi! Dobbiamo chiedere a Dio, dobbiamo meritare da Dio questa grazia: avere le “necessarie prerogative”, quelle che ha spiegato fino adesso. E chi non le ha, le chieda, bisogna anche pregare perché le abbia.

«Un uomo perfetto fa assai più di un gran numero di imperfetti». Poi vedremo in cosa consiste questa perfezione, lo vedremo tra poco. 

Ecco perché forse facciamo tanto poco; ecco perché forse otteniamo dal cielo tanto poco. Ci agitiamo molto, ma facciamo poco. Perché? Perché siamo imperfetti, siamo molto imperfetti. E questa imperfezione incide; che ci piaccia o che non ci piaccia, incide; incide gravemente nel servizio di Dio.

La seconda cosa è:

che, una volta gettatisi in questa lotta… il Signore li sorregga con la sua mano

Dobbiamo pregare per questo: Signore, sorreggi con la tua mano i predicatori, i teologi, tutti i capitani, i soldati che combattono per la tua gloria, sorreggili. Sorreggili con la tua mano, perché?

affinché si guardino da tutti i pericoli del mondo 

(quindi li evitino) e perché abbiano:

orecchie chiuse al canto delle sirene.

Ricordate Ulisse che si fa legare al palo della nave per ascoltare il canto delle sirene senza buttarsi nell’acqua. Anche noi dobbiamo legarci alla Croce, non per ascoltare il canto delle sirene, ma per chiudere le nostre orecchie al canto delle sirene. Non ci interessa questo canto, anzi, noi non vogliamo che questo canto neppure tocchi le nostre orecchie; vogliamo che le nostre orecchie rimangano in uno stato verginale, che vuol dire abituate ad ascoltare solo la voce dello sposo; abituate ad ascoltare solo la voce dello Spirito Santo; abituate ad ascoltare solo ciò che il Signore vuole dirci, non le sirene. Che poi, quando le ascoltiamo, finiamo in mare e moriamo annegati come tutti gli altri. Le orecchie chiuse, perché tenerle aperte vuol dire presumere di sé, dire: “Io ce la faccio”. No! Nessuno di noi ce la fa, il canto delle sirene è troppo forte, troppo suadente, troppo violento; non si resiste e allora bisogna chiudere le orecchie, dice Santa Teresa, bisogna attraversare il mare con le orecchie chiuse, non cedendo alle loro lusinghe, alle lusinghe che vengono dal mondo.

E lei dice:

…anche noi combattiamo per la sua gloria, benché chiuse in solitudine.

E questo vale per le monache e, a maggior ragione, vale per tutti i nostri “monasteri Betania” che abbiamo, di cui vi ho parlato giorni fa, le nostre famiglie, che devono essere delle Betania. E Betania era un po’ il monastero, potremmo dire, ante litteram. Ve l’ho già detto: Maria e Marta, una che serve e l’altra che ascolta, che prega. E le nostre famiglie sono così, dovrebbero essere così, dove lo scopo è quello dell’ascolto, quello dello stare in ascolto del Signore, senza farci distrarre da cose inutili, dalle sirene. Questo è “combattere per la sua gloria”; tutti dovremmo combattere per la sua gloria, chi in un modo, chi nell’altro, chi con la preghiera — ma lo vedremo adesso più avanti — chi, invece, andando proprio fisicamente: con la predicazione, con la teologia. 

S. Teresa dice:

E io darò per assai bene impiegati i travagli sofferti nell’erigere questa casuccia…

Che bello: la chiama “casuccia”. Le nostre famiglie sono un po’delle casucce, no? E quanti travagli avete dovuto sopportare per erigere la vostra casuccia e per tenerla bella, adorna, pulita, accogliente verso il Signore, verso la verità, verso gli amici di Dio?

…dove volli che si osservasse con ogni possibile perfezione la regola primitiva di nostra Signora e Imperatrice.

Mamma mia! Altro che “davanti alla Vergine Maria non ci si mette in ginocchio”! Davanti a un’imperatrice! Non ci si mette in ginocchio davanti a un’imperatrice? Ma certo! Lo dice Santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa, la chiama Imperatrice: Signora e Imperatrice; mamma mia che espressione forte.

…con ogni possibile perfezione…

Avete visto: “l’uomo perfetto”, “la possibile perfezione”, “ogni possibile perfezione”, “la regola primitiva”. È fortissima questa cosa, questo ritorno alla perfezione, osservare la regola, essere perfetti, osservare la regola in modo perfetto, la “regola primitiva” … di chi? Della Vergine Maria! “Fratelli e sorelle scalze della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, ricordate? Poi scrive:

6 — Non crediate che sia inutile pregare sempre a questo scopo. — Attenti a cosa dice adesso — So che vi sono persone a cui sembra troppo duro non pregare assai per sé stesse. Ma vi può essere orazione migliore?

Ma è vero! Guardate, a me è capitato. Ci sono persone generosissime, veramente, e solitamente sono quelle che soffrono di più; persone generosissime, che hanno malattie gravi, o che hanno sofferenze interiori, sofferenze spirituali, sofferenze morali, gravissime; che hanno situazioni familiari tremende, che hanno situazioni proprio interiori pesantissime, ovviamente nascoste agli occhi del mondo, agli occhi dei più. E ci sono queste persone che sono generosissime nel pregare, quando dici loro: guarda, ho un’intenzione grave, ho un’intenzione importante. 

Per inciso, quando un sacerdote chiede: “Pregate, vi chiedo preghiere per questa intenzione”, è sempre una cosa seria. Per cosa pensate che un sacerdote chieda di pregare? C’è sempre sotto una motivazione seria, una motivazione gravissima, sennò un sacerdote non si mette lì a dire: “Per favore, prega per questa intenzione”. 

Speriamo che ci siano tanti sacerdoti che chiedono ai propri fedeli: “Pregate per questa intenzione; ho questa intenzione importantissima: pregate per questa intenzione”. 

E questa intenzione, cosa può essere? Questa intenzione può essere: una mamma con quattro o cinque figli o due figli, quello che è, che sta morendo di cancro; un’intenzione può essere un matrimonio che si sta distruggendo e magari ci sono dei bambini piccoli appena nati. Possono essere intenzioni anche più grosse, perché noi neanche immaginiamo, neanche le possiamo pensare. Ma il cuore di un sacerdote quante cose ascolta, quante cose conosce, quante persone lo raggiungono, quante croci vede, quante situazioni di sofferenza incontra…

Non crediate che sia inutile pregare sempre a questo scopo.

Noi dobbiamo pregare sempre, lo dice Santa Teresa: pregare sempre per questo motivo; per tutte le ragioni che vi ho detto fino ad oggi; in questo capitolo terzo, soprattutto, quante ragioni vi ho detto? Vi ho detto, non io, ma Santa Teresa che vi ho letto e commentato; sono lì, sotto gli occhi di tutti. E per queste intenzioni dobbiamo pregare, pregare tanto, offrire sacrifici, offrire sofferenze, offrire le nostre malattie, offrire i nostri disappunti, offrire le nostre umiliazioni. 

Poi:

vi sono persone a cui sembra troppo duro non pregare assai per sé stesse

Sapete, a me vengono in mente proprio i poveri, i veri poveri; i veri poveri che, con grande dignità, ti si accostano, e quasi neanche ti chiedono, ti guardano e ti dicono: ho bisogno. E non penso immediatamente ai soldi, ci sono tante povertà a questo mondo. “Ho bisogno”; ho bisogno di una parola buona, ho bisogno di un conforto, ho bisogno di un ascolto, ho bisogno un po’ del tuo tempo, ho bisogno, ho bisogno di te.

E chiedere a qualcuno: “Per favore, prega per me; prega per questa intenzione; per favore, fai una novena con me; recitiamo il Santo Rosario insieme per questa intenzione”.

Noi non dobbiamo conoscere le intenzioni, sapete? Sono curiosità inutili; noi non siamo tenuti a conoscere le intenzioni. Non dobbiamo dire: “E qual è l’intenzione?”; nome, cognome, indirizzo… Ma a noi non interessa, lo sa Dio. Una persona ci dice: “Prega per una mia intenzione” — “Ma certo!” — “Vuoi sapere qual è?” — “No, non lo voglio sapere. Non voglio avere neanche questa soddisfazione, non voglio sapere niente, la sa Dio. Dio la sa?” — “Sì” — “Basta. Io prego per la tua intenzione, qualunque essa sia”. Così rimane anche riservata, rispettiamo il pudore delle persone, perché magari, può essere un sacerdote, può essere un papà di famiglia, può essere una mamma, può darsi che siano in crisi; che sia un momento difficile del loro cammino vocazionale, che non capiscano più niente, non vedono più che cosa è bene e cosa è male. Magari stanno vivendo delle tentazioni terribili e ti dicono: prega per me. E noi dobbiamo andare a dire: perché? Ma che domande sono? Ma no, perché dobbiamo umiliare? No… Abbiamo bisogno di sentirci dire: “È perché sono in crisi; è perché sto pensando di lasciare mia moglie; è perché sto pensando di lasciare il sacerdozio, è perché sto pensando di uscire dal monastero, è perché sto pensando di rinnegare il Signore…” Ma no, non sono cose che mi interessano.

Ci sono persone a cui sembra troppo duro non pregare per sé stesse. Tu gli dici: “Puoi pregare per questa intenzione?” — “Eh, ma uffa! Eh, ma… mi chiedi sempre di pregare per delle cose, mi chiedi sempre di pregare per te, è meglio pregare per me!”. Guardate fin dove si può arrivare! Noi che parliamo tanto di carità, parliamo tanto di attenzione! “Eh sì, vabbè. Eh, allora aspetta che chiamo padre Tizio per sapere se posso mettere due intenzioni nel mio Rosario; perché prima vengo io, prima vengono le mie intenzioni, prima viene quello che sta a cuore a me e poi, se mi diranno che è possibile, allora io metterò anche la tua intenzione, ma dopo! Prima devo pregare per la mia anima, devo pregare per la mia santità, devo pregare per le mie cose, per la mia…” E Santa Teresa risponde:

Ma vi può essere orazione migliore?

Vi può essere orazione migliore di pregare per quello scopo di cui vi avevo detto prima? E lei prosegue:

Se temete che non serva per scontare le pene del purgatorio, sappiate invece che vi serve moltissimo.

Perché qualcuno dice: “Eh, certo, se mi metto a pregare per altre intenzioni e poi dopo io ho le mie pene nel purgatorio da scontare e non le sconto più, e così poi, dopo, devo andare in purgatorio per colpa tua, perché mi hai fatto pregare”… Ma vi rendete conto che ragionamenti meschini che possiamo fare? 

Oppure semplicemente non ci interessa, non abbiamo voglia. Uno ci chiede di pregare per la sua intenzione: “Eh, ma perché devo pregare per quella intenzione? No, non ho voglia! Eh, mi devo mettere lì a dire una novena per un’intenzione che io non so neanche, che non mi sta a cuore, ma perché?”. È triste… 

Ed è altrettanto bello, invece, quando si trovano queste persone generose, che proprio col cuore ti dicono: “Ma sì, ma sì, ma sì, certo, certo”. E poi, magari, si inventano qualcosa, e ti dicono: “Sono andato ad accendere un cero alla Madonna di Loreto per quell’intenzione; sono andato ad accendere un cero a Lourdes per te”. E magari quella preghiera ha fatto la differenza e lo sapremo in cielo. Non possiamo essere avari con le preghiere, assolutamente.

Se poi vi rimane qualche cosa, rimanga pure!

Sentite Santa Teresa come scrive? Sentite la libertà dei santi. La libertà dei santi. Altro che dire: i santi son duri; sì, certo…

Se poi vi rimane qualche cosa, rimanga pure! Che m’importa di stare in purgatorio fino al giorno del giudizio, se con le mie preghiere salvo anche solo un’anima?

Avete capito? Lei dice: a me cosa interessa? Devo stare in purgatorio fino alla fine del mondo, fino al giorno del giudizio? Eh, va bene, che sia! Però io ho salvato un’anima! Ma secondo voi — no, ditemi — secondo voi il Signore lascia in purgatorio una persona fino alla fine del mondo, fino al giorno del giudizio, perché non ha pregato per sé e ha pregato per la salvezza di un’anima? Ma no, ma ditemi, ma che Gesù è questo? Non esiste! Gesù vede un’anima che ha pregato e offerto tutto per la salvezza di quell’anima, per quell’intenzione, per quella persona perché stava male e, secondo voi, Gesù non va a pensarci lui, ai tuoi bisogni? Oh… ma come facciamo ad essere così lontani dal Vangelo?

Che dire poi trattandosi di molte e dell’onore di Dio?

Se io prego per i predicatori, se io prego per i teologi, se io prego per i capitani, per i soldati, io sto pregando per l’onore di Dio, per la difesa e l’onore di Dio. Sto pregando per la salvezza di molte anime. Cosa mi interessa di tutto il resto? Dovrei dire: Signore, tu sai che cosa c’è nel mio cuore, sai le mie preoccupazioni, sai le mie intenzioni, io le prendo e le metto nel tuo cuore, fine. Da adesso, io pregherò sempre come dice Teresa: «non crediate che sia inutile pregare sempre a questo scopo». Sempre a questo scopo: “non c’è un’orazione migliore di questa”; benissimo! Lo ha detto Santa Teresa, io mi fido di Santa Teresa, Dottore della Chiesa. Benissimo: “Gesù, le mie intenzioni le metto nel tuo cuore, Vergine Maria le metto nelle tue mani”, fine: da adesso in poi io pregherò per questa intenzione. 

Attenti:

Non fate mai caso di pene che finiscono, quando interviene il servizio di Colui che tante ne ha sofferte per noi.

Non fate caso alle pene che finiscono, alle sofferenze di questo mondo. Finiscono! Il freddo: passa; il caldo: passa, le persecuzioni: finiscono. Tanto moriamo… finisce! Le umiliazioni: finiscono. Tutto quello che noi facciamo per il servizio di Gesù, che ha sofferto l’impossibile per noi, non dobbiamo farci caso. Devi soffrire? Soffri! “Eh, ma io se faccio così poi mi perseguitano…” Eh va bene, fallo. “Eh, ma io se mi metto a riconoscere il Signore…” E va bene, finisce! Stai tranquillo, finisce. 

Ecco quando vi dicevo: cosa vuol dire essere perfetti? Adesso lei ce lo dice — un uomo perfetto, la perfezione — sentite cosa scrive:

Cercate sempre il più perfetto.

È incredibile questa cosa qui: cercare sempre il più perfetto; in tutto. E voi mi direte: “Ma cosa vuol dire cercare il più perfetto in tutto? Che cos’è il più perfetto?”

Sapete che cos’e il più perfetto? È Gesù. Traduciamo: cercate sempre Gesù; Lui è il più perfetto. Cercate sempre Gesù, in tutto! In tutto quello che fate, in tutto quello che pensate, in tutto quello che dite, cercate Gesù. E allora cercherete il più perfetto. Devi fare qualcosa? Cerca Gesù, fallo con Gesù, fallo per Gesù, quello è il più perfetto, non potrai fare altro che il più perfetto. 

Capite quando lei dice “ogni possibile perfezione”, quando lei dice “il Signore ha bisogno di uomini perfetti, perché uomini perfetti fanno più di mille imperfetti”. Chi sono gli uomini perfetti? Non sono quelli che non hanno difetti. È questo l’errore: non sono quelli che non hanno difetti, ma sono quelli che hanno messo Gesù Cristo al centro. Cercate sempre il più perfetto, cercate sempre Gesù.

Vi scongiuro per amor di Dio di pregare Sua Maestà affinché ci esaudisca.

Capite perché dobbiamo pregare sempre per questo?

Da parte mia, non ho mai cessato di farlo, nonostante la mia grande miseria: 

Santa Teresa non ha mai cessato di fare questo, se l’ha fatto lei, non dobbiamo farlo noi?

si tratta della sua gloria e del bene della sua Chiesa, ed è qui che convergono tutti i miei desideri.

Santa Teresa non aveva altri desideri: Questo! «Perché qui si tratta della sua gloria e del bene della sua Chiesa». Quindi non si può chiedere altro che questo.

Io spero che veramente al termine di questo Cammino di perfezione, il nostro modo di pregare e di essere cristiani sia stato completamente ribaltato. Siamo al capitolo tre, paragrafo sesto, del Cammino di perfezione, immaginatevi quando arriveremo all’ultimo. Perché, se ad ogni passo, cambiamo; se passo passo facciamo quello che dice Santa Teresa, la nostra vita cambia, da qui a Natale voi non vi riconoscerete più. Da qui a Natale sarete completamente diversi, nuovi, altro: sarete perfetti. Che, ripeto, non vuol dire non avere difetti, non vuol dire non fare sbagli, no, no.

Uomo perfetto è colui che cerca il più perfetto, cioè Gesù. Cercate sempre il più perfetto, cercate sempre Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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