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I soldati valorosi – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.5

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: I soldati valorosi – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.5
Domenica 5 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 23, 1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ”rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare ”rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ”padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ”maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 5 novembre 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventitreesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 1-12.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo terzo:

CAPITOLO 3

Continua l’argomento del primo capitolo, ed esorta le sorelle a pregare Iddio per i difensori della Chiesa — Termina con una esclamazione.

1 — Ritorno al fine principale per cui il Signore ci ha raccolte in questa casa, dove è mio vivo desiderio che facciamo qualche cosa per contentare Sua Maestà. Vedo che il male è molto grande, e scorgendo insieme che le forze umane sono incapaci contro questo incendio di eresia che si va estendendo di giorno in giorno, mi è parso bene ricorrere agli stessi espedienti che si usano in tempo di guerra. Quando il nemico è entrato in una regione, il principe di quella, vedendosi pressato da ogni parte, si ritira in una città che ha cura di ben fortificare, e di là si slancia di quando in quando sul nemico. E siccome non conduce all’assalto che soldati valorosi, fa più con essi che non con un gran numero di codardi, e ottiene spesso rivincita. Se poi non vince, nemmeno soccombe, e se non vi sono traditori non capitolerà che per la fame. Per noi invece, non varrà neppur questa: moriremo, ma non ci arrenderemo mai.

2 — Ma perché ho detto questo? Solo per farvi intendere, sorelle, che dobbiamo pregare senza fine perché dei buoni cristiani che stan chiusi nella fortezza, nessuno passi al nemico, e perché il Signore santifichi i capitani della fortezza e della città, che sono i predicatori e i teologi; e siccome la maggior parte di essi appartiene agli Ordini religiosi, pregare affinché raggiungano la perfezione del loro stato. È questo che più importa, perché il braccio che ci deve salvare non è il secolare ma l’ecclesiastico. E giacché noi non siamo così forti da difendere il nostro Re con quei mezzi, procuriamo d’essere almeno forti nelle nostre preghiere, per aiutare questi servi di Dio, che con tanti sforzi e sudori si sono agguerriti di scienza e buona vita, e ora si affaticano per difendere il Signore.

Ecco, vediamo allora di spiegare, di commentare questi due paragrafi che abbiamo appena letto. Allora, il fine principale per cui il Signore chiama queste tredici suore, queste tredici monache, queste tredici poverelle — come le chiama lei — è quello di “contentare”, far felice il Signore: questo è il loro scopo. Beh, sarebbe bello che fosse anche il nostro scopo: far felice il Signore, contentare il Signore. Lo scopo del nostro vivere, del nostro vivere insieme, del nostro stare insieme, di tutto quello che noi facciamo, dovrebbe essere quello di contentare il Signore.

Poi lei dice:

Vedo che il male è molto grande…

c’è un male grande — e fa riferimento, ovviamente all’eresia, di cui abbiamo già parlato — e queste forze umane possono poco o niente. Quindi lei, facendo riferimento al tempo di guerra, dice che innanzitutto ci si ritira in una città ben fortificata, e poi si va all’assalto con soldati valorosi. Soldati valorosi che valgono di più — anche se sono pochi — di tanti codardi. E poi lei dice che, se poi non si vince, neppure si soccombe; e, se non ci sono traditori, non si capitolerà se non per la fame. E continua: “Ma noi neanche questo, perché moriremo (forte questa espressione) ma non ci arrenderemo mai, non ci arrenderemo mai a cedere all’incendio, a questo grande male”; all’incendio di eresia di cui parla lei. Quindi lei dice: noi non ci arrenderemo mai, piuttosto moriremo; non ci arrenderemo neanche di fronte alla fame, neanche di fronte alla persecuzione più terribile, non ci arrendiamo. E aggiunge: perché vi ho detto tutto questo? Perché dobbiamo pregare senza fine perché i buoni cristiani non stiano chiusi nella fortezza, «nessuno passi al nemico e perché il Signore santifichi i capitani della fortezza della città, che sono i predicatori e i teologi». 

Quindi c’è una preghiera, una preghiera forte, intensa, che dobbiamo fare. Quindi: i buoni cristiani non rimangano chiusi nella fortezza, ma vadano a combattere, vadano all’assalto, come dice nel paragrafo precedente, “i soldati valorosi vanno all’assalto”; anche se son pochi non ha importanza, vanno all’assalto, questo è il primo punto per cui pregare. 

Poi, perché nessuno tradisca — secondo punto — quindi nessuno passi al nemico, e poi perché vengano santificati i capitani, che sono i teologi e i predicatori. 

E poi — altro punto — perché raggiungano la perfezione del loro stato (questi teologi e questi predicatori). 

Quindi lei dice: siccome noi monache non siamo così forti da poter difendere il Signore con questi mezzi — con la predicazione e con la teologia — allora possiamo essere forti nelle preghiere: «per aiutare questi servi Dio, che con tanti sforzi e sudori si sono agguerriti di scienza e buona vita, e ora si affaticano per difendere il Signore».

È un programma di vita, capite? Questo è veramente un programma di vita. Uno dice: “Io non ho tanti mezzi per…” si, va bene, va bene, qualcuno potrebbe appunto dire: “Non ho mezzi per poter difendere degnamente il Signore”. Beh, non hai mezzi nel senso che appunto non c’è tutta questa conoscenza, tutta questa scienza, non sei un predicatore, non sei un teologo; va bene, però hai la preghiera, e l’offerta della tua preghiera. Quindi essere forte nella preghiera per aiutare questi servi di Dio che, a loro volta, hanno tanto fatto fatica, hanno tanto sudato, si sono tanti agguerriti di scienza e di buona vita. Perché non basta la scienza, ci vuole anche una condotta di vita santa, degna.

E ora si affaticano per difendere il Signore

Quindi, ci sono i soldati valorosi che partono in battaglia all’assalto — in prima linea, potremmo dire — e poi ci sono gli altri che sono altrettanto valorosi, però non sono specializzati, non sono formati. E questi non possono andare in prima linea a combattere, perché non sono capaci di gestire le armi, che sono appunto la scienza e la buona vita. E allora cosa fanno? E allora pregano; pregano perché questi capitani vengono santificati, perché nessuno passi al nemico, perché chi è valoroso, chi può, non rimanga chiuso nella fortezza e perché possano difendere il Signore.

Mi fermo qua, ieri ho fatto una meditazione molto lunga, oggi la faccio più breve, perché — vedrete — il paragrafo terzo approfondirà quanto abbiamo detto fino adesso. E questo paragrafo ha bisogno di essere commentato con molta calma e molto bene. Voglio dedicare proprio una meditazione a questo paragrafo terzo, ma anche a quello successivo. Quindi mi fermo qui, perché penso che anche se ho fatto solo due paragrafi, oggi già abbiamo detto qualcosa di importante, di molto importante. Di molto importante e di molto attuale, perché è sempre attuale: quello che scrive Santa Teresa in queste pagine, è sempre attuale, in tutte le epoche della storia.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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