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Sto alla porta e busso

Gesù bussa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 17 novembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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STO ALLA PORTA E BUSSO

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 17 novembre 2020.

Abbiamo ascoltato questa bellissima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo III dell’Apocalisse.

Ciascuno di noi può ritrovarsi in qualcuna delle caratteristiche di queste Chiese.

Sappiamo che “all’angelo della Chiesa” di Sardi, ad esempio, o “all’angelo della Chiesa di Laodicea”, vuol dire al Vescovo della Chiesa di…; erano Chiese ben concrete, che sottolineano situazioni spirituali molto precise.

“Conosco le tue opere, ti si crede vivo e sei morto…”

“…non ho trovato perfette le tue opere davanti al Padre mio”.

Noi che tanto sottolineiamo che non dobbiamo essere perfezionisti, che la perfezione è solo del cielo, che Dio non guarda queste cose ma il cuore, come le facciamo andare d’accordo con questa Parola del Signore: “…non ho trovato perfette le tue opere…”

“…rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire…”?

Dio cerca la perfezione e noi dobbiamo fare di tutto per corrispondere a questa sua attesa. Sapete, chi non ci incita alla perfezione, chi prende in giro accusando di perfezionismo colui che mira alla perfezione, chi cerca di abbassare il livello, al livello puramente umano, al livello puro della fragilità, della debolezza, dell’inconsistenza, è perché lui per primo non tende alla perfezione.

Non tendere alla perfezione, vuol dire non tendere alla santità, questo è il punto!

Questo è il punto, perché quella è la via perfetta!

Il Signore cerca la santità! Per cos’altro è morto, se no?

Già Dostoevskij sottolineava, tra tutti i misteri di Gesù, l’importanza essenziale dell’Incarnazione; è lei che ci rende Dio così prossimo, così vicino, così tangibile, così concreto.

È questo mistero meraviglioso che celebreremo tra poco più di un mese, che ci dà la possibilità di salvarci e di vedere che il peccato non è l’ultima parola sull’uomo, anzi, Gesù per questo è venuto.

Potremo o non potremo fare i cenoni, fare i pranzi di Natale, fare…?

Sì, sono cose importante anche quelle, belle, ma innanzitutto chiediamoci: «Come potremo vivere questo Natale, con quale spirito, con quale cuore?»

“Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convertiti”.

Capite?

Tutti noi abbiamo memoria di come abbiamo ricevuto la parola del Signore, di come noi l’abbiamo ascoltata, magari tanto tempo fa; questa parola va custodita, va protetta e solo così ci possiamo veramente convertire.

Poi, c’è questo messaggio tremendo alla Chiesa di Laodicea, questa è la situazione spirituale peggiore che possa accaderci: “Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioe né freddo né caldo (tre volte lo ripete, in neanche una frase lo ripete tre volte, non sei né freddo né caldo, sei tiepido), sto per vomitarti dalla mia bocca”.

Il tiepido, lo dice la parola stessa, è colui che non è né di Dio né del mondo, è lì, è una via di mezzo, capite? Questo è il tiepido, è una via di mezzo, non è né di Dio né del mondo. In fin dei conti, non è neanche di sé stesso ma, sapete, se non sei né di Dio né del mondo, è perché stai cercando una via di mezzo, che ti permetta di fare quello che vuoi, quando vuoi, come vuoi, dove vuoi. Questo è il punto! È perché ti illudi di poter evitare di fare la scelta, la scelta radicale, la scelta da che parte stare e cerchi di vivere nel compromesso, di non dispiacere a nessuno, di far piacere a tutti, ma il Signore dice che meglio sarebbe se tu fossi totalmente dato al peccato, almeno sapresti di essere in uno stato ben preciso. Meglio ancora, ovviamente, sarebbe se tu fossi completamente di Dio, certo, ma il tiepido non lo vuole.

Il tiepido fa le cose tanto per farle, fa il minimo sindacale, il minimo richiesto e lo fa anche male: arriva alla Messa in ritardo, esce in anticipo, si confessa raramente, prega poco e/o male.

Dio non c’entra.

Vedete, noi riusciamo a trovare un accordo un po’ con tutti, anche con chi non crede, sui valori etici: la pace, l’amore, la fratellanza, l’ecologia, tutte queste cose. Noi riusciamo abbastanza a trovare un accordo su queste cose; chi crede e chi non crede su queste cose riesce a trovare un terreno comune. Ma quando cominciamo a mettere dentro il nome di Gesù, vengono fuori i problemi, perché essere Cristiano non vuol dire una vita eticamente morale. In fin dei conti potremmo dire che il Cristianesimo non è una religione, il Cristianesimo è una persona, è Gesù, questo è il punto!

E quindi io, che esperienza faccio di questo Gesù?

Aveva ragione Don Divo Barsotti a dire (lui usava questa espressione un po’ forte, ma si capisce in che senso): «Non esiste “l’aldilà”, non esiste “l’aldiqua”, esiste Gesù!», quindi esiste solo una cosa, sei o non sei in Gesù, basta!

Se tu sei in Gesù, “l’aldilà”o “l’aldiqua” non contano più, perché quando tu morirai, che cosa succede? Succede che va avanti, per sempre, ciò che tu hai fin lì vissuto, cioè la comunione con Gesù; quella comunione con Gesù, che tu hai vissuto in tutta la tua vita, diventerà per sempre. Non è sbagliata per niente questa prospettiva: il fulcro di tutto è Gesù!

Ma quanto Gesù incide veramente sulla nostra vita? Quanto Gesù la cambia questa vita?

“Non sei né freddo né caldo”

Dobbiamo essere qualcosa, dobbiamo appartenere a qualcuno, o a Gesù o al mondo.

Non c’è una terza via! Non c’è una zona neutrale e lo sappiamo benissimo, che non c’è.

“Tu dici: «Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla»”.

Mamma mia, che parole terribili! Che superbia! Che autosufficienza! È il bastare a se stessi, terribile! Magari noi non lo diciamo a parole, però lo diciamo coi fatti, ci comportiamo come coloro che bastano a se stessi.

Guardate, sono parole che uno, quando le legge, dice: «Signore, Ti prego,  Ti supplico, Ti supplico, concedimi la grazia di non finire in una situazione del genere, perché veramente sarebbe tragico».

“Ma non sai di essere infelice, un miserabile, un povero cieco e nudo”.

Cioè si arriva ad un tale punto di tiepidezza, di corruzione interiore a motivo di questa tiepidezza, di questo non essere né dell’uno né dell’altro, che neanche più ci accorgiamo di essere degli infelici, dei miserabili, dei poveri ciechi nudi.

Rendiamoci conto, si può arrivare fin qui e non rendersi più conto dello stato della propria coscienza, terribile!

“Ti consiglio di comprare da me oro purificato dal fuoco, per diventare ricco”.

Beh, capite che in questa purificazione del fuoco possiamo vederci dentro la purificazione della persecuzione, la purificazione della sofferenza; abbiamo bisogno di questo oro, di questa preziosità che nasce dai tormenti, dai tormenti di essere di Gesù.

Quando siamo di Gesù, il mondo ci tormenta, perché non ci riconosce più come suoi e in ogni modo cerca di tentarci, non dico subito al male, ma alla tiepidezza, al compromesso, al “ma sì”, “ma dai”, “per una volta”, “ma sì”, “ma dai”…

Dobbiamo stare attenti!

“Abiti bianchi per vestirti, perché non appaia la tua vergognosa nudità”.

E qui, come non pensare al Sacramento della Confessione? Abbiamo bisogno di questo Sacramento, abbiamo bisogno di questo Sacramento!

Notate: in una giornata, noi che diciamo che abbiamo tante cose da fare (perché noi diciamo sempre che abbiamo tante cose da fare), in una giornata strapiena (perché noi siamo strapieni di cose da fare), quando arriva il momento di mangiare, di bere e di dormire, guardate, non ce n’è per nessuno, non ce n’è per nessuno!

Tutte le importantissime cose da fare improvvisamente, misteriosamente, passano in secondo piano, si allineano perfettamente. È incredibile!

Quando abbiamo da fare le cose, ce le ricordiamo, ce le ricordiamo come se fossimo un orologio svizzero e guai a chi ci tocca, guai a chi ci tocca!

Quando ci sono da fare le cose di Dio, per esempio confessarci, dobbiamo metterci gli appunti, devono essere gli altri che ce lo ricordano, ce le scordiamo; le cose di Dio noi ce le dimentichiamo, ma le nostre cose no, le nostre cose no, le cose importanti per noi non ce le dimentichiamo, assolutamente, sono ben fisse.

A me non è mai capitato qualcuno che mi dicesse: «Mamma, padre, ma sa che sono le dieci di sera e oggi mi sono dimenticato di mangiare!»

Non mi è mai accaduto che qualcuno mi dicesse una frase simile: «Padre, non sa che sono due giorni che mi sono dimenticato di dormire! Ho talmente tante cose da fare, che ho dimenticato di dormire».

Non mi è mai successo! Nessuno, nessuno che mi dicesse una roba del genere, mai, mai, mai accaduto!

Quante volte, quante volte mi è successo di sentire: «Padre, mi sono dimenticato di pregare!», «Padre, mi sono dimenticato di andare a Messa!», «Padre, mi sono dimenticato di fare quella novena!», «Padre, mi sono dimenticato di andarmi a confessare!»

Questo, quante volte mi è accaduto, quante volte mi è accaduto! Perché? Perché non ci interessa un bel niente, questa è la verità. Questa è la verità! Perché non ci interessa un bel niente!

«Mi sono dimenticato che oggi era domenica e sono andato a lavorare», mai successo, mai successo. Ci ricordiamo molto bene che oggi è domenica, ci ricordiamo molto bene che oggi è giorno di riposo, ci ricordiamo molto bene che oggi è Ferragosto, ci ricordiamo molto bene che oggi è Natale, che oggi è Pasqua, certo che ce lo ricordiamo, perché così dormiamo, così facciamo le nostre cose, certo che ce lo ricordiamo. «Mi sono dimenticato il super mega pranzo di Babette della mia famiglia, con venticinque nipoti, cinquanta cognati, suocere, nuore e il mondo…» Ah, queste cose non ce le dimentichiamo, no, no, ci mettiamo un mese a prepararle, figuriamoci, figuriamoci, ma: «Mi sono dimenticato di pregare!», sì.

E come facciamo a rendere le nostre vesti bianche, se non ci confessiamo?

“Il collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista”, che potrebbe essere il dono delle lacrime, per esempio, perché no?

Piangere per Dio… Nella nostra vita per chi e per cosa abbiamo pianto? Noi piangiamo per il gatto, capite? Per il criceto, il criceto che muore… Per l’amor del cielo, il criceto è importante eh, nel senso che nessuno vuole togliere niente al club del criceto, ci mancherebbe, è assolutamente essenziale, è co-essenziale alla vita, quindi poi, guai a chi dice qualcosa contro i criceti, perché sapete che c’è un grande sponsor per i criceti e il suo mondo e i suoi mondi. Però capite che l’importanza del criceto, comunque, sarà sempre un pochino inferiore all’importanza di Dio e della nostra anima. Quindi, se piango per il criceto, a cui è venuto il mal di pancia, magari potrei piangere almeno anche per Dio, che è tanto trattato male, per esempio, che è tanto abbandonato nei tabernacoli, a cui tanti Cristiani non fanno neanche un saluto quando Gli passano davanti, come se dentro lì ci fosse del pane benedetto.

“Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo”.

«Sì, Gesù, ma io non lo voglio! Io non voglio essere rimproverato ed educato, non lo voglio, mi dà fastidio, non lo voglio!». Subito noi rispondiamo così, quando veniamo rimproverati ed educati, guai! Così cresciamo come i coyote del deserto. Avete mai visto i coyote del deserto? Andate a vedere come sono…randagi! Noi cresciamo randagi, perché non vogliamo…

Fate vedere quel bel cartone animato di Lilli e il vagabondo ai vostri nipotini in questo tempo natalizio, fateglielo vedere, che vi fa vedere bene la differenza tra il randagio e il cagnolino che ha una casa.

Noi siamo randagi, a noi piace stare con le nostre pulci, capite? A noi piace stare con le nostre pulci, all’umido della strada, del freddo, tutti belli sporchi, tutti belli bagnati, tutti belli col pelo tutto arruffato, tutto sporco, tutto pieno di croste e di nodi, a noi piace così, perché ci piace il mito delle stelle, di questa falsa libertà.

Va bene, per l’amor del cielo, ognuno fa le sue scelte, poi ci sono quelli intelligenti, che invece dicono: «Guarda, a me invece piace riposare su un bel tappeto caldo, davanti un bel camino, dove scoppietta dentro il legno, che arde, poi mi piace il calore di una famiglia, poi mi piacciono le carezze, poi mi piace la copertina con la quale mi coprono, poi mi piace mangiare le cosine buone che mi danno e non andare a prendere pezzi di carne marcia dalle pattumiere e via di seguito».

La vita è fatta di scelte, capite?

La vita è fatta di scelte: se vuoi essere come dice la volpe al Piccolo Principe, se vuoi essere addomesticata o addomesticato, devi accettare di essere amato e amato vuol dire rimproverato ed educato, questo vuol dire amato.

Chi ama rimprovera ed educa, solo così, non c’è un’altra via!

“Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e lui  con me e il vincitore lo farò sedere con me”, che bello!

Ecco, allora chiediamo al Signore questa grazia, di aprirGli subito, appena bussa, di farlo entrare e di stare con Lui.

Auguro a tutti voi una santa giornata e che il Signore vi ricopra della Sua benedizione. Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo! Amen

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Santa Elisabetta d’Ungheria

PRIMA LETTURA (Ap 3,1-6.14-22)
Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui.

Io Giovanni, udii il Signore che mi diceva:
«All’angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
“Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.
All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:
“Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”».

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