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La moneta d’oro e il fazzoletto

Monete

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 18 novembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

LA MONETA D’ORO E IL FAZZOLETTO

Eccoci giunti a mercoledì 18 novembre 2020, abbiamo ascoltato il Vangelo di oggi, tratto dal cap. XIX, vv 11-28. Ritorna ancora questo tema dei talenti, tra pochi giorni festeggeremo Cristo Re dell’Universo, anche noi dobbiamo chiederci se vogliamo, forse non tanto a parole quanto con la vita, che Gesù regni nel nostro cuore e nella nostra vita. Abbiamo già visto qualche giorno fa il peso, il significato dei talenti e abbiamo visto come ci sia qualcuno che per paura, una paura assolutamente sbagliata perché non è il timore di Dio questo è proprio la paura più bassa, per paura nasconde la sua moneta.

“Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo”

  • Come si fa ad avere questa paura di Dio?

Questa paura immobilizzante da dove viene? Questa paura che non fa mettere a frutto, che fa nascondere il talento, da dove viene?

Forse questa paura viene da una coscienza non retta. E’ come un non sentirsi a posto nel senso brutto del termine. Noi ci sentiamo a posto quando siamo in Dio. Questa cosa la si capisce meglio se la contestualizziamo con quello che succede nel mondo, non so se lo avete mai notato ma c’è una cosa strana che accade e che riguarda la presenza, l’atteggiamento dei cristiani, dei veri amici di Gesù nel mondo, se voi vi comportate da amici di Gesù, da cristiani, per il solo fatto che vi comportate da cristiani, attorno a voi si genererà un’avversione, un odio tremendo, un trattare male.

“Perché?”

Non penso a quelli di fuori, ai cosiddetti non credenti, penso a quelli di dentro. Credo che questa incomprensione, questo trattare male, questo diventare insofferenti affonda le sue radici nella paura. Questa paura nasce da una coscienza che ti richiama, che ti rimprovera, è come se il cristiano dovesse sempre sentirsi in colpa e chiedere il permesso di esistere, che poi si realizza nel chiedere permesso nel fare delle cose, quasi che si debba giustificare, scusare. Un cristiano che fa una penitenza è un problema, ti viene addosso il mondo. Gli altri se non vivono dentro a quella spiritualità, a quel mondo di appartenenza a Gesù non lo riconoscono e si spaventano, hanno paura perché sentono dentro che qualcosa chiama anche loro, quindi invece di far fruttare i loro talenti li nascondono, invece di mettersi a imitare i santi si nascondono e nascondono i loro doni, nascondono il loro coraggio, la loro chiamata ad affidarsi alla Divina Provvidenza e preferiscono una vita piana.

Richiede coraggio, sfida, buttarsi, rischiare seriamente. Non sentitevi in colpa, non sentitevi sbagliati se e quando siete cristiani, non c’è niente di sbagliato ad essere cristiani, e non c’è niente di sbagliato a vivere una vita spiritualmente sana, spiritualmente connotata, fatta di tutte le cose belle, di queste monete che il Signore ci dà che contraddistinguono la vita cristiana. Non c’è niente di male a pregare, niente di male a fare delle penitenze, quelle che il Signore vi suggerirà, niente di male a non fare quello che fanno tutti, niente di male ad avere una vita diversa. Dobbiamo lottare per poter ogni giorno affermare questa diversità.

Pensate se Santa Teresa D’Avila fosse diventata come tutti gli altri, non avremmo avuto Santa Teresa D’Avila. Ha vissuto la sua diversità rispetto a tutti quelli che aveva attorno, e grazie al Signore che l’ha fatto e così dobbiamo farlo anche noi. Di fatto questo mondo rappresenta per noi una grande prova, una grande tentazione che è quella del “così fan tutti”. Non devi sentirti sbagliato e non devi chiedere permesso a nessuno, non devi giustificarti con nessuno.

Si deve sentire in colpa chi fa il male non chi fa il bene.

Deve chiedere perdono e permesso chi fa il male non chi fa il bene, chi è contro Dio, non chi è per Dio. L’ideologia si radica sulla paura, so che qualcosa in me è sbagliato e allora se lo vedo fare da un altro mi sento giudicato. Bisogno lottare per essere se stessi per far fruttificare i propri talenti perché tutti vorrebbero fare in modo che tu li prendessi, li nascondessi e li mettessi via. Per farli fruttificare bisogna fare fatica. Non facciamoci chiudere la bocca da nessuno, chiamiamo le cose con il loro nome, diciamole per quello che sono e dobbiamo pretendere di vedere riconosciuti i diritti di colui che vuole vivere fedele a Dio.

“Chi ha sarà nell’abbondanza”

Dio non si lascia catturare da schemi asfittici, disumani.

Quest’oggi chiediamo al Signore la grazia di non spaventarci e continuare ad affermare l’importanza della nostra identità cristiana e quindi di mettere a frutto i nostri talenti, senza chiedere permesso a nessuno, senza sentirsi in colpa, senza doversi giustificare.

“Ti disturbo? Non guardarmi. Ma se ti senti giudicato per il solo fatto che io lo vivo, questo vuol dire che tu hai la coscienza sporca, che tu hai la coscienza che ti rimprovera. Ti senti fustigato dal fatto che la tua coscienza trova un’eco in ciò che io faccio e grida ancora di più quanto tu dovresti fare, quello che tu dovresti essere. Ma è un problema tuo”

Pensate Padre Pio nella sua vita non ha mai fatto un’omelia, faceva dei piccoli fervorini di qualche minuto, eppure tutta la gente accorreva a lui per come celebrava la Santa Messa, ma non è mai andato bene Padre Pio se non al popolo di Dio, ad alcune persone, a molte altre non andava bene. La Messa era troppo lunga, fu una delle prime accuse che gli fecero.

A te che cosa porta via? Che problema ti fa?

Il problema non è la lunghezza della Messa di Padre Pio, il problema è che quella Messa ti accende un sole addosso che ti indica tutto quello che tu dovresti essere e che tu non sei. La Messa celebrata da lui ti faceva vedere quello che Dio voleva da te e che tu non davi. Il problema allora non è Padre Pio. Non devo normalizzare lui, devo santificare me, questo è il problema.

“Padre Pio confessa troppo”

Cosa ti interessa? Vai a confessare anche tu. Porta via il tempo a chi?

“Padre Pio non viene in refettorio a mangiare alla sera e se ne sta su a pregare. Fa digiuno tutto il giorno.”

E allora? C’è più pastasciutta e pane per te, non sei contento?

“Padre pio si sveglia alle 3.00 di notte per prepararsi alla Messa.”

E allora? Disturba te?

Quel comportamento ti mette in discussione, ti fa sentire giudicato?

Risolvi il tuo giudizio. Uno che vuole diventare Santo crea problemi a molti, a tutti coloro che non vogliono la santità. Chiediamo al Signore la grazia di saper vivere, di saper mettere a frutto i nostri talenti e di saperglieli poi ridare fruttificati.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

VANGELO (Lc 19,11-28)
Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

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