Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 16 novembre 2020
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VENI, VIDI, VICI:
IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE
Eccoci giunti a lunedì 16 novembre 2020, abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, cap.I.
“Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convertiti e compi le opere di prima”
Forse alcuni di noi hanno in mente un primo tempo del loro amore per Dio e con Dio, un primo tempo dove tutto era bellissimo, potremmo dire un Eden del rapporto con Dio, questa terra benedetta protetta dove Dio camminava in mezzo a noi alla brezza del mattino nella rugiada del mattino, dove Dio conversava con noi, dove tutto era bello, facile, custodito, poi accadde qualcosa e progressivamente ci siamo persi, allontanati da quell’Eden.
Questa parabola della vita, questo primo amore, purtroppo è una lotta continua affinché rimanga presente, perché tutto concorre nella nostra vita a fare in modo che questo primo amore rimanga solo un ricordo molto lontano, affinché le porte del nostro Eden spirituale si chiudano alle nostre spalle, non tanto che noi veniamo cacciati fuori, quanto che noi ce ne andiamo con le nostre scelte.
“Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto”
C’è sempre un punto di caduta, un luogo spirituale che alle volte è anche fisico, dove siamo caduti, dove abbiamo cominciato a cadere, ad abbandonare questa intimità meravigliosa con il Signore, un luogo dove abbiamo incominciato a diventare freddi, mediocri, banali, tiepidi. Non abbiamo fatto magari cose terribili, è un po’ come la logica della rana bollita, ma ci siamo lasciati accendere il fuoco sotto l’acqua e abbiamo cominciato a bollire nell’acqua tiepida, quando poi ce ne siamo resi conto ormai la pentola era bollente, e noi storditi da quel torpore ci siamo lasciati prendere.
“Convertiti e compi le opere di prima”
C’è una sola via per tornare a quell’amore, ed è la conversione, la metànoia [μετάνοια] questo cambiamento della mente a 360°, un cambiamento radicale, corpo, anima, mente, tutto.
A questo proposito vorrei leggervi una parte dell’Epistolario di queste Lettere scelte ai Sacerdoti di don Dolindo Ruotolo, vol.6, c’è una lettera del 15 ottobre 1961 dove lui scrive:
Gesù dice all’anima:
“La tua guerra agli attacchi [del mondo, della carne, da tutto ciò che è sensibile, dal demonio] deve essere pronta come la guerra di Cesare. Veni, vidi, vici.”
Non dimentichiamo le tre “V” del guerriero:
VENI, VIDI, VICI
“Ogni esitazione nel combattere gli attacchi sensibili alle creature o alla terra è una sconfitta”
Si fa in fretta a perdere l’amore di un tempo, si fa così, basta un’esitazione.
“Se ti incontri con una creatura avvincente tu ti ci senti attratto e non te ne accorgi, è l’attrazione della calamita, il ferro non resiste alla calamita. E’ un poco lontano ma non è sicuro di rimanere lontano sol perché sta sulla sua posizione, se si accorge di un millimetro, tac, la calamita l’avvinto. Se guardo gli occhi sprizzanti sentimento, se ti fermi anche per un momento a ciò che appare come un’esuberanza, se ammiri i contorni che appariscono arte, ecco, tac, la calamita ti avvince e sei prigioniero. Sei Sacerdote, sei religioso, sei apostolo, sei candidato al Paradiso per una guerra fulminea come quella di Cesare, Veni, Vidi, Vici.”
Adesso Gesù lo spiega:
“Venisti alla vita nella comprensione di quello che si offre nel mondo, vedesti la sua vanità e vincesti le sue seduzioni consacrandoti a Me.”
Veni, vidi, vici. Gesù è il Maestro.
“Venisti nelle aule del Santuario, vedesti la difficoltà di santificarti nel mondo, vincesti ogni legame familiare e fosti religioso. Nell’apostolato vieni a contatto con il mondo e con le anime, ne vedi la miseria e le vinci con il sacro Ministero. Mediti? Tu vieni nell’intimo dell’anima tua, ne vedi la debolezza e invochi l’aiuto divino per vincerla.”
Veni, vidi, vici, sono le nostre tre “V”, i nostri tre verbi imperativi:
Venire, vedere, vincere.
“Vieni in contatto con le creature? Ne vedi le insidie che ti tendono e fuggendo da loro vinci te stesso. Di fronte alle insidie del mondo, del demonio e della carne che vogliono sbarrarti la conquista del Paradiso usa queste parole fondando sulla mia grazia e sul mio amore, e le tue potenze gridino al mondo che vorrebbero sconvolgerle: noi tireremo dritto operando per Dio solo. Di fronte alle tentazioni del demonio, le tue aspirazioni gridino: noi tireremo dritto nel desiderare solo il Paradiso. Di fronte alle seduzioni della carne, i tuoi sensi agitati gridino, vincendo: noi tireremo dritto, per la via del Calvario.”
A Roma ho scoperto che c’è un’espressione che mi ha fatto sorridere tantissimo:
Roma è tutta piena di stradine, cunicoli, è un labirinto, un giorno chiesi informazioni ad una persona per strada, per poter avere indicazioni su un posto.
Questa persona mi rispose:
“Deve andare dritto per dritto”
Sono rimasto lì, poi ho detto:
“Cosa vuol dire dritto per dritto? Se vado dritto non vado a sinistra o a destra. Cosa vuol dire questa ripetizione, questo rafforzativo?”
Mi sono messo a ridere, e ho detto:
“Scusi ma non ho mai sentito dire: dritto per dritto”
Dopo pensandoci, mi sono detto che non era poi così peregrina l’espressione, infatti non è detto che se io devo andare dritto, vado veramente dritto. E’ quello che abbiamo sentito adesso nelle pagine di Don Dolindo, nelle parole di Gesù, questi tre bellissimi verbi che dovrebbero diventare le espressioni della nostra vita di tutti i giorni:
Veni, vidi, vici.
“Tu sei un combattente – dice Gesù – un combattente e per la divina gloria e per la salute delle anime.”
Pensate se ogni Sacerdote sentisse dentro di sé questo imperativo incendiario:
“Tu sei un combattente per la divina gloria e per la salute delle anime”
- Un Sacerdote, è Sacerdote perché? Perché viene ordinato Sacerdote?
Per questo, per la divina gloria e la salute delle anime. Non c’è altro, tutto il resto è un’aggiunta, un orpello.
“Vivi di Me e tu mi farai amare. Sii Vangelo vivente nella tua vita e mi farai conoscere.”
Un Sacerdote che non prega, o prega male, è la stessa cosa, non pregare o pregare male è la stessa cosa. Non fare i compiti o farli male è la stessa cosa, non studiare o studiare male è la stessa cosa. Un Sacerdote che non prega o prega male è come corda stonata che non dà armonia ma gracida e disturba. Gesù ripete spesso questa frase:
“Tu che mi ami e vuoi amarmi”
Già mi ami, però mi vuoi amare di più.
“Vivi di Me e tu mi farai amare.”
“Se un Sacerdote indulge facilmente alla sua natura..”
Per natura intendiamo tutto, la natura umana, possiamo mettere dentro tutto, il riposo, il mangiare, il guardare, il sentire, tutta la sua natura.
“Se un Sacerdote indulge facilmente alla sua natura, diventa come un dolce putrefatto che mangiato avvelena e produce intossicazione anche quando all’apparenza buona sembra che odori di vaniglia”
Invece odora di marcio! Odora del sacco dell’umido.
“Quanto la purezza è cara a Dio, e quale segreto di grazia contiene. Ogni turbamento impuro è come un embolo nella circolazione della Divina grazia nell’anima, perciò sii puro come un Angelo e non ti lasciare affascinare dal mondo, né dagli allettamenti delle creature, fuggi anche le più remote occasioni del male, perché la favilla che oggi appare innocua, domani è principio di incendio e di rovina.”
Quanto è semplice nella sua formulazione e quanto è vera questa frase:
“Se guardi la terra, la terra ti affascina, se guardi il Cielo, ti affascina il Cielo.”
Noi siamo affascinati da quello che guardiamo.
Sei affascinato dalla terra?
E’ perché tu guardi la terra.
Sei affascinato dal Cielo?
E’ perché tu guardi il Cielo.
“Sii santo se vuoi santificare, perché non si dona ciò che non si ha.”
Un prete, ma chiunque di noi, che non ha spiritualità, che non ha esperienza profonda dell’amicizia con Gesù, è come un carbone spento sporca solamente, non santifica nessuno, perché non può dare quello che non ha.
Se non ha la frequentazione, se non ha l’amicizia con Gesù, cos’è che dà? Che cosa insegna? Di cosa parla?
Di niente. Si può parlare di niente, noi siamo esperti del niente, del parlare di cose vane, di niente.
Le dita di un Sacerdote dovrebbero essere corrose da che cosa?
Dai libri che ha letto, che ha studiato, dai libri che ha mediato davanti al Tabernacolo. Il Sacerdote dovrebbe avere le ginocchia corrose dai pavimenti su cui ha strisciato, e i suoi occhi dovrebbero essere degli specchi che riflettono solamente l’Eucarestia. Uno guarda il Tabernacolo, poi guarda gli occhi del Sacerdote e dovrebbe vedere la stessa cosa, perché il Sacerdote guarda talmente tanto l’Eucarestia che se io guardo i suoi occhi vedo l’Eucarestia. Le sue mani tanto amano l’Eucarestia che sono diventate Eucarestia anche loro.
“Se guardi la terra, la terra ti affascina, se guardi il Cielo, ti affascina il Cielo”
Dobbiamo abituarci a guardare il Cielo, a santificarci per santificare, se no andiamo sull’altare, sul presbiterio, all’ambone e quando poi facciamo l’omelia parliamo di politica, della terra, dell’ecologia, dei poveri..
Di cosa possiamo parlare?
Di tutto quello di cui può parlare un assistente sociale.
Di cosa parliamo?
Di niente. Parliamo della terra in modo terreno, perché si può parlare della terra in modo celeste, così come si può parlare del Cielo in modo terreno. Il Cielo ha le sue categorie, il suo stile, il suo linguaggio che è tipicamente il linguaggio della mistica. Il Sacerdote dovrebbe essere un esperto di mistica, dovrebbe saper spiegare la mistica come una mamma di casa sa fare la pasta fatta in casa o una bella torta. Siamo diventati mestieranti del sacro, facciamo fatica a trasmettere la sacralità, il senso del sacro, perché siamo rimasti affascinati dalla terra.
Quest’oggi chiediamo al Signore la grazia di ritornare al primo amore, si può basta volerlo, basta guardare il Cielo, basta applicare il nostro nuovo motto:
Veni, Vidi, Vici.
Con questi verbi meravigliosi noi andiamo incontro al mondo con questo nuovo stile, perché vogliamo tornare al nostro primo amore e ci vogliamo convertire e compiere le opere di prima, le opere di Dio, la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
PRIMA LETTURA (Ap 1,1-5;2,1-5)
Ricorda da dove sei caduto e convèrtiti.
Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.
Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. [Io udii il Signore che mi diceva]:
«All’angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi:
“Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro. Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima”».