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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 46

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di domenica 17 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 10, 38-42)

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 46

Eccoci giunti a domenica 17 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato questo bellissimo Vangelo di San Luca, capitolo X, versetti 38-42.

Noi, proprio oggi, iniziamo questa nuova meditazione di San Pietro Giuliano Eymard, dal titolo: “La preghiera mezzo della nostra santità”.

Guardate che bellissima coincidenza: il Vangelo di oggi mette al centro la contemplazione e noi iniziamo oggi il tema della preghiera.

Scrive San Pietro Giuliano Eymard:

“Meditazione Seconda.

La preghiera mezzo della nostra santità.

Far bene le nostre azioni, ecco il nostro commercio spirituale; farle secondo la regola, ecco la nostra santità; farle nello spirito di preghiera, è la nostra perfezione”.

Qui ha riassunto tutto: ciò che abbiamo detto fino adesso e ciò che diremo.

“I. – Lo spirito di preghiera vi è assolutamente necessario per più ragioni.

Innanzi tutto voi avete bisogno della grazia di Dio, di una grazia sovrabbondante, perché voi siete dei contemplativi adoratori, e come tali tenuti a condurre una vita tutta celeste e sempre animata da motivi sovrannaturali. Ora il solo mezzo per ottenere questa grazia è la preghiera. E poiché avete bisogno della grazia ad ogni istante, dovete farvi un’abitudine della preghiera e divenir uomini di preghiera”.

A me personalmente viene da dire: «Chi di noi, mamme, papà, chi di noi, Sacerdoti, suore, non ha bisogno della grazia di Dio in modo sovrabbondante? Chi di noi non è chiamato a condurre una vita tutta celeste, animata da motivi soprannaturali? Chi di noi?». Penso tutti.

Non ho in mente nessuna categoria di persone, delle quali io possa dire: «Non deve condurre una vita celeste, non deve essere animata da motivi soprannaturali, può condurre una vita tutta terrestre». Io non ho in mente nessuno.

Certo, se come vocazione ho quella di essere un contemplativo adoratore eucaristico, ancora di più, ma voi avete presente una mamma, avete presente un papà, che non conducono una vita tutta celeste?

È meglio che non facciano né la mamma né il papà!

Avete presente un padre, che non è animato da motivi soprannaturali in tutto quello che fa, dal lavoro, alla presenza in casa, al suo tempo libero?

Avete presente un Sacerdote che non conduce, lì dov’è, una vita tutta celeste e che non è animato da motivi soprannaturali?

È un Inferno… è un Inferno.

Mi ha colpito quando, un mese e mezzo fa, lessi un commento ad una mia meditazione di fine maggio, quelle sulle Litanie Lauretane, dove vi raccontai di quell’evento terribile dell’Ostia caduta per terra e poi bruciata.

Da lì ho poi scoperto che è una pratica abbastanza consueta, tra l’altro, perché poi mi hanno incominciato a scrivere diverse persone, raccontandomi che anche a loro è successa la stessa cosa, sono stati testimoni di questo stesso abominio, di questo sacrilegio, perché questo è un sacrilegio.

Non si può bruciare il Corpo di Cristo!

Si possono bruciare le bende dei lebbrosi infette, si può bruciare l’immondizia, si può bruciare la sterpaglia, si può bruciare la carta, ma non si brucia il Cuore Eucaristico di Gesù Cristo, Figlio di Dio… non si brucia.

Mi ha colpito quel commento, perché questa persona ha fatto una riflessione, in cui, in un certo qual senso, mi accusava del fatto che io non avessi detto una parola di reprensione nei confronti del Sacerdote o della suora che hanno permesso, che hanno detto di fare o che hanno fatto queste cose.

Nel commento si diceva: «Sì, lei si è rivolto alla fedele che ha fatto questo, sbagliando, però non ha detto niente nei confronti dei suoi colleghi».

Questa persona, credo con uno spirito di grande dolore più che di polemica, diceva: «Non va bene. Sembra quasi che voi vi vogliate coprire, che lei attacchi chi non c’entra niente e invece lasci passare sotto silenzio chi è il vero responsabile».

Ho riflettuto abbastanza su questa cosa, ci ho pensato e devo dirvi che, quando si riceve un rimprovero, un richiamo, è sempre un’occasione di riflessione, almeno per me.

Non parto mai col presupposto di dire: «Io ho ragione e l’altra persona ha torto».

Beh, la prima cosa che dico è questa: «Fermo restando che la responsabilità più grave in assoluto di un sacrilegio di questa entità è del Sacerdote che l’ha fatto, o che sapendolo ha permesso che venisse fatto, o che sapendolo ha detto di farlo a qualcun altro, (ripeto) fermo restando che la responsabilità più grande in assoluto è del Sacerdote (se poi è stata la suora è della suora, certamente, perché noi abbiamo un’autorità e anche un’autorevolezza, quindi un fedele, se un Sacerdote dice: “Fai questo”, si fida, perciò la sua responsabilità come presbitero è enorme, sotto tutti i punti di vista quando vien chiamato in causa il suo ministero sacerdotale, questo è un dato di fatto), io non mi sono soffermato sulla responsabilità del presbitero, non per coprirlo».

Guardate, a me non sembra (poi, magari, mi sbaglierò) di essere uno che copre i colleghi, come ha detto questa persona; non mi sembra di vivere in questa “mafietta”, anche perché io ho fatto un ciclo di catechesi sul libro della Beata Conchita Cabrera de Armida, tutto sul Sacerdozio (quel libro è fantastico!), e Gesù, in quel libro, alla Beata Conchita dice delle parole di fuoco gravissime nei confronti dei Sacerdoti, fa delle lamentazioni gravissime.

A me non sembra (ma ripeto, forse mi sbaglio, sarete voi, sarà poi il Buon Dio a giudicare questa cosa) di aver minimamente addolcito le Parole di Gesù; mi sembra, anzi, di aver dato ad esse un’eco molto ampia e di averle commentate nel modo più severo possibile, non ho fatto sconti per nessuno, in primis per me.

Quindi, se voi andate a riprendere quelle meditazioni, che ci sono tutte su Internet, sia scritte sia vocali, credo che possiate avere la prova che non vivo nella logica di “una mano lava l’altra”.

Se così fosse, se invece mi direte: «No, lei, Padre, è un mafioso, è uno che copre, appunto, i suoi colleghi, che pensa che “una mano lava l’altra”, che gira la testa dall’altra parte, che fa finta di non vedere, che è forte con i deboli e debole con i forti», io rifarò seriamente un altro esame di coscienza e mi rimetterò nuovamente in discussione.

Per l’amor del Cielo, sapete, dall’interno, uno non può avere sempre un giudizio preciso.

Detto questo, io sono convintissimo della responsabilità del Presbitero, del Sacerdote, quando avviene qualcosa di grave, così come quando avviene qualcosa di bello, ma perché mi sono soffermato a parlare in modo particolare nei confronti di questa persona laica e ai laici?

Perché, vedete (fermo restando che il pesce, quando puzza, comincia dalla testa), se io Sacerdote impazzisco, se io Sacerdote perdo la fede, se io Sacerdote dico di fare una cosa folle, è fondamentale avere davanti dei laici che mi dicano: «No, Padre, questo no. Questo non si può, questo è un sacrilegio! La sua autorità e autorevolezza qui si infrangono e si disintegrano, perché lei non ci può chiedere un crimine di questa entità».

Ora, io non parlo mai per attaccare, perché non mi interessa attaccare niente e nessuno, parlo in modo forte, alle volte, quando c’è di mezzo qualcosa di grave come il Corpo di Cristo.

Allora, il mio intervento verso voi laici è per dire: «Purtroppo, può succedere che un Sacerdote arrivi addirittura a perdere la fede, può succedere. Può succedere che un Sacerdote dica: “Brucia quell’Ostia consacrata, perché è caduta per terra”. Può accadere, abbiamo visto che è accaduto, abbiamo visto che purtroppo accade… ma se non trova nessuno che lo fa, capite che, o lo fa lui o niente».

E se trova qualcuno che è preparato, che non è un codardo, che non ha paura, che non è ignorante, ma conosce le cose, e che dice: «No, io non La brucio», La prende e La mangia, basta, il problema è risolto.

Ci vuole un secondo!

Questo è stato il mio intervento, che ripeto e sottoscrivo.

Lo dico da anni, noi non siamo chiamati in coscienza a obbedire a ordini che vanno contro Dio o contro la coscienza.

Nessuno può fare un comando del genere, non si può!

Neanche il Papa, nessuno!

Nessuno può comandare contro Dio o contro la coscienza di un essere umano, di un figlio di Dio, non si può!

Fosse anche la cosa più bella e più giusta del mondo, non si può, perché la coscienza è inviolabile!

Quindi, se io in coscienza so che quello è il Corpo di Cristo, io non posso buttare il Corpo di Cristo tra le fiamme!

Allora che cosa faccio?

Dico: «No!», e nel frattempo ho già in bocca l’Eucarestia. La vado a cercare, se non è lì, e dico: «La mangio io». Faccio tutto il possibile per oppormi e per consumare io quella Particola.

Questo è il mio discorso.

Quindi, capisco anche il sentimento di reazione, quasi a dire: «Sì, però bisogna anche riprendere chi è il vero responsabile».

Ma certamente… certamente.

A me, però, quello che sta più a cuore, è salvare l’Eucarestia.

Allora parlo a voi, parlo a voi e vi dico: «Siate pronti! Siate preparati! Siate svegli! Siate capaci di rendere ragione della speranza che è in voi, direbbe San Pietro, e reagite, reagite consumandoLa voi. Non restate lì imbambolati a dire: “Eh… ma l’ha detto il Sacerdote”».

Ha detto una cosa sbagliatissima… e quindi non va fatta!

Non è che tutto quello che dice un Sacerdote è vero, perché lo dice un Sacerdote, ma il Sacerdote dovrebbe dire tutte le cose vere, è diverso.

Non tutto ciò che uno dice per forza è vero, perché lo dice lui, ma lui dovrebbe dire tutto ciò che è vero. Se non lo fa, non va ascoltato e, come vi ho sempre detto, ci vogliono le fonti, ci vogliono le controprove, bisogna verificare sempre.

Se non c’è la controprova delle fonti, se non c’è una controprova seria che quanto tu stai dicendo è vero, essendo opinabile, io dico: «A me interessa. A me non interessa», ma non sono chiamato a praticarlo con un certo dovere, perché è solo un tuo parere.

Se io, Sacerdote, vi dico: «A me piace la pastasciutta al pomodoro», questo non può diventare norma di vita. Capite? Non è che tutti quelli a cui parlo devono mangiare la pastasciutta al pomodoro, perché questo è un mio gusto, cosa c’entra con la verità? È un mio pensiero, ma cosa c’entra con la verità?

Se io dico: «A me piace di più andare al mare che in montagna», va bene. Ma, allora, tutti quelli a cui parlo devono andare tutti al mare? Ma cosa c’entra con il Vangelo? Cosa c’entra con la fede? Non c’entra niente! È un mio gusto, è una mia idea, è un mio pensiero, è un mio parere… va bene.

Tutte le altre persone mi possono rispondere tranquillamente: «A me piace la pasta aglio, olio e peperoncino e me la mangio tutti i giorni a tremila metri, sulla vetta della montagna, che mi piace scalare dalla mattina alla sera».

Benissimo. Nessuno dei due è nell’errore. Basta.

Capite perché tutti siamo chiamati a condurre una vita celeste, animata sempre da motivi soprannaturali?

Perché se no vengono fuori queste pasticciate (quando sono solo pasticciate, tra l’altro…), e spesse volte sono cose ben più gravi di pasticciate banali, purtroppo. Come abbiamo visto, a volte, c’è di mezzo qualcosa di molto più serio, che non l’aver fatto un semplice errore.

Un errore è quando spacco male un uovo e, invece di farlo all’occhio di bue, mi viene fuori una mezza frittata. Uno ti dice: «Vabbè, pazienza, la prossima volta lo farai bene».

Questo è un errore… ma bruciare il Corpo di Cristo non è un errore!

Il solo mezzo per ottenere questa grazia è la preghiera”.

Tutti dobbiamo pregare, perché tutti siamo chiamati a condurre una vita celeste!

Tutti siamo chiamati a essere motivati sempre da motivi soprannaturali, tutti!

Tutti, non c’è nessuno escluso, nessuno, neanche quel signore che fa il tranviere, che fa l’idraulico, che fa… tutti… tutti!

E allora, dice San Pietro Giuliano Eymard, siccome abbiamo bisogno di questa grazia ad ogni istante, dobbiamo pregare.

Tu vai a dire a quel papà e a quella mamma che hanno quattro figli, se non hanno bisogno ad ogni istante di avere la grazia di Dio e di condurre una vita celeste, vaglielo a chiedere se non è così.

Allora, per fare questo, bisogna diventare uomini di preghiera… uomini di preghiera.

“Pongo come principio che la grazia di questa Congregazione è una grazia di preghiera, che lo spirito di preghiera è una delle sue virtù caratteristiche e distintive”.

Sostituite alla parola “Congregazione” la parola “famiglia”.

Pensate se la mamma e il papà dicessero così: «Poniamo come principio che la grazia di questa famiglia è una grazia di preghiera, che lo spirito di preghiera è una delle sue virtù caratteristiche distintive, cioè qui dentro si prega, si prega tanto, si prega insieme. Abbiamo giocato a pallone con la televisione e lì abbiamo messo, non il nostro angolo, ma il nostro luogo di preghiera».

Che bello entrare in una casa e, come prima cosa, vedere la statua della Vergine Maria che ti accoglie, vedere il Sacro Cuore di Gesù, vedere il Crocifisso!

Che bello entrare in una sala e vederti accolto dalle immagini sacre più belle possibili!

Che bello… vuol dire che lì si prega, vuol dire che lì c’è Dio, vuol dire che il principio di quella famiglia è un principio di grazia e di preghiera. Lì c’è lo spirito della preghiera, lì si prega.

Se c’è questo, guardate, c’è tutto.

A fine maggio, a Roma, se non vado errato nella notte tra il 25 e il 26 maggio (voi direte: «Come fa a ricordarselo?» Eh… so io perché me lo ricordo), c’è stata la vittoria della Roma alla Champions League, ma non so se è giusto, perché io non sono esperto. Magari sto sbagliando torneo, su queste cose io non sono assolutamente esperto, sono ignorante come una capra, per cui magari sto dicendo una cosa sbagliata, comunque la Roma ha vinto al calcio. Non so se è proprio giusto quello che ho detto, comunque da qualche parte ha vinto ed erano tanti anni che non vinceva più.

Io come faccio a saperlo?

Semplice!

Premetto che la Villa Pamphili è ben lontana dal centro di Roma, siamo ben in alto, ben distanti, io non sento mai i rumori della città; qui vige un silenzio bellissimo, sono immerso nella natura con i miei cocoriti; quindi, proprio non sento mai il rumore di una macchina e, a Roma, non sentire mai il rumore di una macchina è una grazia pazzesca.

Detto questo, io alle 11 e qualcosa mi sveglio: un rumore… urla, grida, clacson, trombe…

Ho detto: «Non sarà mica scoppiata la guerra…»

Ho preso il telefono e sono andato su Internet per vedere: “Roma”, “Lazio”, “festa”, “vittoria”… ho battuto un po’ di parole e ho scoperto cosa fosse successo.

Hanno finito (e guardate che il giorno dopo era giovedì eh, non era domenica, sabato, quando la gente è a casa dal lavoro) intorno alle 4.00/4.30…

Per fare una processione del Corpus Domini (che oramai non si fa più, ma comunque…) alle 20.00 di sera, ci vogliono i permessi bollati e contro bollati del Comune, dei Vigili, dei Carabinieri e di non so quant’altri; bisogna indicare la strada esatta che si percorre e poi… e poi… e poi…

Questi, invece, hanno urlato, hanno fatto rumore all’inverosimile…

Io non oso immaginare cosa ci fosse al Colosseo, in centro Roma, non lo immagino neanche, non lo posso immaginare… ma le famiglie, i genitori anziani, i malati, i bimbi, i neonati, le persone tornate a casa stanche dal lavoro che il giorno dopo dovevano alzarsi presto, che notte avranno fatto?

Io, quando mi sono reso conto di cosa stava accadendo, ho detto: «Guarda, Giorgio, patirai un pochino di caldo (perché a maggio già faceva abbastanza caldo), ma io chiudo tutto, accosto le persiane, chiudo i miei doppi vetri, chiudo tutte le porte, mi barrico all’interno della mia celletta».

Infatti, tra le piante, tra i cocoriti che, anche loro, poverini, sono venuti a farmi da schermo, e tutte queste cose che vi ho detto, sentivo qualcosa di molto, molto flebile e lontano, quindi sono riuscito a riposare.

Ma questi non finivano più… questi non finivano più… e nessuno dice niente, cioè è normale che sia successo questo, va bene. Va bene che sia successo questo… per un pallone?

Per Dio… guai al primo che suona una campana! Le campane non devono suonare, perché, se suona una campana alle 6 del mattino, disturba l’intero vicinato e non si può dormire… una campana…

Infatti, se voi notate (tranne nei paesi di montagna, forse), in città, le campane di notte non suonano più.

Una volta suonava la mezzanotte, il rintocco dell’una, delle due… adesso non suonano più, perché disturbano e non si può riposare.

Una campana che fa din don… fa un rintocco per dodici volte… voi ditemi chi è che disturba!

Questi hanno rivoltato Roma, e qualche giorno prima hanno rivoltato Milano perché ha vinto il Milan, ma va bene.

Non esiste più il Covid, non esiste il distanziamento, anzi, il Covid, anche lui, era là che suonava le trombe, capito? Era là tranquillo e sereno; ha fatto una sorta di primo tempo, quindi si è sospeso, ha messo le braccia incrociate, e ha detto: «No, io adesso non contagio più nessuno. Anche io festeggio la vittoria della Roma, la vittoria del Milan, per l’amor del Cielo, va benissimo così, tutti assieme appassionatamente, perché il dio pallone è il dio pallone».

Poi, in classe, i nostri bambini stanno con la mascherina… poi, in chiesa, stiamo con la mascherina, a due metri di distanza.

La mia non è una invettiva contro questo, quello e quell’altro, contro il sistema e il Governo. No, no, guardate, non mi interessa, infatti non faccio mai queste cose qui. La mia è semplicemente una riflessione di logica: in tutto questo non c’è una logica, perché o il Covid c’è o il Covid non c’è.

Se c’è, c’è sempre; se non c’è, non c’è mai.

Se non posso fare assembramento neanche all’esterno…

Indipendentemente dal fatto che adesso si può o non si può (magari sono cambiate le regole… guardate, non mi interessa), ma è la logica.

La logica è: se il pericolo è l’assembramento, quelle cose non si possono fare.

Se la legge dice che tu, entro una certa ora (mi sembra mezzanotte), puoi fare un po’ di rumore, e dopo non lo puoi più fare, non lo puoi più fare, punto! Indipendentemente dal dio pallone, non interessa a nessuno, perché la tua libertà finisce dove inizia la mia, e viceversa.

Quindi, io ho il sacrosanto diritto di poter dormire alla notte, dopo una giornata di lavoro, e del tuo pallone non mi interessa nulla.

 Ho tutti i diritti di dire che non mi interessa nulla, perché io voglio dormire perché sono stanco, perché ho fatto una giornata di studio, perché ho fatto gli esami, perché ho lavorato e mi sono spaccato la schiena a fare il muratore, perché ho fatto il neurochirurgo e domani mattina devo andare a operare una bambina di cinque anni e devo essere fresco; non posso essere là con l’occhio allampanato, a differenza tua, perché ieri sera tu hai dovuto festeggiare la vittoria al pallone.

Tra l’altro, quella partita non l’hai giocata neanche tu!

Almeno l’avessero giocata loro, uno dice “Vabbè”, invece no, l’hanno guardata!

Comunque lasciamo perdere, perché poi, se entro nel tema della logica, guardate, non andiamo a casa più: tutto questo è veramente illogico.

Abbiamo bisogno di famiglie sante, di famiglie centrate sulla preghiera e non centrate su queste cose!

Capite che, un conto è festeggiare, un conto è essere contenti, e un conto è mancare di rispetto, un conto è eccedere, un conto è spaccare le cose, un conto è impedire agli altri di condurre la vita che desiderano vivere… e questo non è giusto.

Uno dice: «Ah ma succede una volta ogni…»

Questo non mi interessa, potrebbe succedere una volta ogni due milioni di anni, non conta. Non va fatto, punto.

È assurdo che si possa fare un assembramento pazzesco, perché c’è il concerto di Tizio, Caio e Sempronio (non faccio nomi, ma, se uno è un po’ dentro, capisce…), e poi però non si possa stare insieme a fare una Messa o una preghiera tranquilli.

È un problema di logica… è un problema di logica.

Ripeto che non è una questione politica, è un problema di logica: o sempre o mai; o questa legge vale per tutti o non vale per nessuno.

È una questione di giustizia, e non ci sono eccezioni, soprattutto se le eccezioni sono così banali e così stupide, perché sono veramente cose stupide.

Noi possiamo fare una festa, noi possiamo essere contenti, senza per questo urlare per cinque ore, senza per questo suonare le trombe fino a spaccare le orecchie delle persone. Non è necessario, si può festeggiare benissimo con tanto rispetto di tutti.

E allora, sostituiamo la parola “Congregazione” con la parola “famiglia”. Che le nostre famiglie diventino un luogo di grazia e di preghiera, un luogo dove vive lo spirito della preghiera, con tutte le sue caratteristiche.

E allora insegneremo ai nostri ragazzi ad avere rispetto degli altri, insegneremo ai nostri ragazzi ad avere amore per la società nella quale vivono, ad avere una educazione civica che è civile, ad avere un comportamento immacolato, anche a livello sociale, perché lo spirito di preghiera ti conduce a questa sobrietà.

Non è che, quando eleggono il Papa, i Cattolici vanno in giro, per tutta Milano o per tutta Roma, fino alle 4 del mattino a suonare le trombe o a fare chissà che cosa… non serve… non serve… non è necessario.

Poi, dopo tutto questo, io cosa sentivo di notte? Le ambulanze.

Certo, perché dentro ad una eccitazione del genere e dentro ad un disordine del genere, ovviamente, qualcuno sta male, e qualcuno (anche più di qualcuno) si fa male.

Poi, mi vengano ancora a dire: «Eh no, l’adorazione eucaristica notturna è pericolosa, perché, sai… non si può mai sapere, quando uno di notte prende la macchina per andare ad una adorazione eucaristica, cosa può succedere…»

Per favore, impariamo ad usare la logica!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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