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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 49

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 49
Lunedì 25 settembre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 8, 16-18)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 25 settembre 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’ottavo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 16-18.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela.

Chi si adira con il fratello, chi gli rivolge una parola cattiva, chi lo offende o lo calunnia pubblicamente, non ha più alcuno spazio davanti a Dio, perché omicida. Separandosi dal fratello si è separato anche da Dio. Non c’è più per lui alcun accesso a Dio. Il suo sacrificio, il servizio divino, la sua preghiera non potranno più essere graditi a Dio. Per i seguaci di Gesù il servizio divino non può più separarsi, come per i rabbini, dal servizio al fratello. Il disprezzo del fratello rende falso il servizio divino e lo priva di ogni promessa divina. Il singolo o la comunità, che pretendano di presentarsi a Dio con cuore sprezzante o non conciliato, giocano con un idolo. Finché si nega al fratello il servizio e l’amore, finché egli resta esposto al disprezzo, finché il fratello può avere qualcosa contro di me o contro la comunità di Gesù, il sacrificio non può essere accetto. Non solo la mia ira, ma già il fatto che ci sia un fratello da me offeso, oltraggiato, disonorato, che «ha qualcosa contro di me», è un ostacolo che si frappone tra me e Dio. Perciò la comunità dei discepoli di Gesù si esamini, se non debba riconoscersi in qualche cosa colpevole nei confronti dei fratelli, se essa, per compiacenza al mondo, non ne abbia condiviso l’odio, il disprezzo, l’oltraggio e dunque l’assassinio perpetrato nei confronti del fratello. Perciò la comunità dei discepoli di Gesù si esamini oggi, chiedendosi se, nel momento in cui si presenta a Dio nella preghiera e nel servizio divino, non si frappongano tra lei e Dio molte voci che l’accusano, impedendo la preghiera. Così si esamini la comunità di Gesù, se abbia dato a chi viene oltraggiato e disonorato dal mondo un segno dell’amore di Gesù, che vuol conservare, sostenere, proteggere la vita. In caso contrario, il servizio divino più corretto, la preghiera più devota, la confessione di fede più coraggiosa non le sarebbe di alcuno aiuto, ma si trasformerebbe in testimonianza d’accusa contro di lei, a dimostrazione che la comunità stessa ha abbandonato la sequela di Gesù. Dio non vuole lasciarsi separare dal nostro fratello. Non vuol essere onorato mentre un fratello viene disonorato. Egli è il Padre. Infatti è il Padre di Gesù Cristo, fattosi fratello di tutti noi. Questa è la ragione ultima, per cui Dio non vuol più separarsi dal fratello. 

Fermiamoci qua. Ho letto tutto di seguito questo testo perché è un unico discorso e perché dovrebbe essere veramente il nostro esame di coscienza quotidiano, senza scusanti, senza banali motivazioni che ci assolvono e che ci giustificano, soprattutto.

Andiamo con ordine.

Chi si adira con il fratello, chi gli rivolge una parola cattiva, chi lo offende o lo calunnia pubblicamente — si adira, non nel senso della Santa ira che abbiamo visto ieri, ma nel senso della passione — non ha più alcuno spazio davanti a Dio, perché omicida.

Punto! Cioè: siamo fuori. Siamo fuori dalla presenza di Dio perché, se abbiamo fatto queste cose, noi siamo degli assassini. È la parola di Gesù, l’abbiamo vista l’altro giorno. Noi siamo degli assassini. Quindi, non illudiamoci, non illudiamoci. E sapete, purtroppo nei segreti delle nostre stanze, nelle nostre case, noi sappiamo ben calunniare da vigliacchi. Perché il calunniatore è un vigliacco, è un codardo, è un vile, è un lumacone strisciante; il calunniatore è proprio la razza peggiore che ci sia. Perché vive nel torbido, dice le cose biascicandole come le serpi, illudendosi che Dio non senta. Solo perché il fratello non sente, questo non vuol dire che Dio non senta: Dio sente tutto. Chi offende, chi usa parole malvagie, chi vuole ferire: fuori! È un assassino, basta, non ha più spazio davanti a Dio.

Mi sembra che fosse proprio Padre Pio che diceva che, quando mormori, tu strappi il fratello dal tuo cuore e con esso Gesù Cristo. E Bonhoeffer dice che chi si è separato dal fratello si è separato anche da Dio. E quindi non c’è più nessun accesso a Dio. È fuori. Guardate che è una cosa seria! Questa non è, come dire, una riflessione che uno dice: “Sì, vabbè, io l’ascolto, ma non è che mi interessa molto, posso anche farne a meno”, no no. Perché Bonhoeffer sta commentando bene, in modo preciso, le parole di Gesù nel Vangelo, c’è poco da scherzare su questa cosa.

Quando vediamo che le nostre preghiere non sono minimamente ascoltate, il nostro cammino di fede fa pietà, che non c’è nessuna intimità, nessuna comunione col Signore, che non c’è più nessuna spiritualità, che ci siamo inariditi, che la scelta fatta, la strada intrapresa non ha per noi più alcun senso, che ci siamo raffreddati, che ci siamo allontanati dal Signore, che il Signore è diventato un estraneo; prima di dire “Ah, ma io sto vivendo la notte oscura”, prima di dire: “Ah, ma questa è una purificazione in cui il Signore mi ha messo perché io sono giunto a non so quale mansione nel castello di Santa Teresa”; calma, calma. Aspettiamo a prendere lo shuttle per la via mistica, calma. 

Cominciamo a chiederci: “Ma non è che tutto questo mi sta succedendo perché io sono un assassino e quindi mi sono separato da Dio, e quindi non ho più alcun accesso a Dio?”; calma, cominciamo a ragionare su questo. “Non è che ho fatto del male a qualcuno in modo serio e importante?”. Partiamo da qui. Perché magari, senza andare a disturbare i ratti mistici, magari noi siamo in questa aridità devastante semplicemente perché abbiamo ammazzato qualcuno con le parole. E quindi, fine. Davanti a Dio, per noi non c’è più spazio.

Il suo sacrificio, il servizio divino…

Pensate all’Ufficio: all’Ufficio del breviario, all’Ufficio delle letture, le Lodi, pensate al Salterio di Gesù e di Maria, il Santo Rosario, pensate alla Santa Messa, pensate alle nostre penitenze, pensate ai nostri sacrifici, le nostre preghiere, le nostre orazioni:

Il suo sacrificio, il servizio divino, la sua preghiera non potranno più essere graditi a Dio.

Fine! Ma è scritto nel Vangelo! Bonhoeffer sta esplicitando ciò che ha già detto Gesù perfettamente. Bonhoeffer ce lo sta rendendo più comprensibile, ma non sta inventando nulla.

Per i seguaci di Gesù il servizio divino non può più separarsi, come per i rabbini, dal servizio al fratello.

Servizio divino e servizio al fratello sono inseparabili per coloro che sono discepoli di Gesù. Quindi, non illudiamoci:

Il disprezzo del fratello rende falso il servizio divino e lo priva di ogni promessa divina.

Cioè, nel momento in cui tu disprezzi il fratello, tu perdi la possibilità di vivere un vero servizio divino e con esso la promessa collegata.

Guardate che è molto bello quello che dice Bonhoeffer, molto bello e molto triste. Lui dice che, se tu come singolo, come comunità, pretendi di presentarti davanti a Dio con un cuore sprezzante, non conciliato col fratello — quindi se disprezzi qualcuno, se hai un conto aperto di quelli seri con una persona — ecco: il tuo rapporto con Dio è esattamente il gioco con un idolo. Tu non stai entrando in relazione con Dio, tu stai giocando con un idolo, non c’è più Dio. 

E quindi:

Finché si nega al fratello il servizio e l’amore, finché egli resta esposto al disprezzo, finché il fratello può avere qualcosa contro di me o contro la comunità di Gesù, il sacrificio non può essere accetto.

Ecco, capite che, per esempio, se noi avessimo spiegato bene questo brano del Vangelo che abbiamo letto — Matteo 5, 21-26 — se noi l’avessimo spiegato bene ai nostri ragazzi, e quindi se l’avessimo capito noi bene per primi, per esempio, quale sarebbe il primo effetto sociale? Che non ci sarebbe più il bullismo, per esempio, oggi tanto diffuso. Ma guardate, non solo oggi, oggi perché lo tematizziamo, l’abbiamo tematizzato, l’abbiamo reso manifesto, ma c’è sempre stato il bullismo. Pensate al momento di quando si andava a fare la leva, vi ricordate? Quando si andava a fare il militare. L’anno di leva che interrompeva tutto e tutti per andare a fare un anno di militare: quanti ragazzi si sono suicidati in quell’anno per il bullismo? Tantissimi! Quanti sono caduti in depressione e non ne sono più venuti fuori? Purtroppo non pochi; per il bullismo, non perché la vita militare fosse dura. La vita è sempre dura, sia che tu vada a fare il militare o qualunque altra cosa, incontrerai sempre una grande fatica. Non è questo. Ma il bullismo è terribile. È una delle torture psicologiche e fisiche peggiori che possono capitare a un ragazzo.

E quindi, quando quel ragazzo si suicida — ma succede anche oggi nelle scuole che dei ragazzi che si tolgano la vita — “non è colpa di nessuno”. Eh no! Chi ha bullizzato, secondo tutto questo ragionamento che stiamo facendo, è un assassino, è un omicida. Certo, non l’ha ucciso col coltello, ma l’ha ucciso con le parole, l’ha ucciso con la violenza psicologica, l’ha ucciso con la violenza verbale, l’ha ucciso col disprezzo, l’ha ucciso con la calunnia, l’ha ucciso col pubblico ludibrio: così si uccidono le persone! Seminando calunnie, seminando odio, seminando disistima, seminando… noi uccidiamo le persone. C’è sempre un perché, dietro a questi comportamenti c’è sempre un perché. 

Chi si comporta così, di solito, è un debole è un fallito. Sono persone fallite, hanno fallito la loro vita. Se uno guarda la loro vita, dice: “Ma cosa hai costruito? Cosa hai tirato insieme?”; niente! Oppure hanno anche fatto magari qualcosa di importante, ma non secondo Dio. E quindi a cosa è servito? Dovremmo stare tutti molto attenti, e non autogiustificarsi con facilità dicendo: “Ah sì, però… però lui, però noi, però voi…”, no no, stiamo attenti, stiamo molto attenti. 

E quindi Bonhoeffer scrive:

Non solo la mia ira, ma già il fatto che ci sia un fratello da me offeso, oltraggiato, disonorato…

è un ostacolo che si frappone tra me e Dio

Noi non dovremmo mai avere questi comportamenti verso gli altri. Quindi ci dobbiamo esaminare, dobbiamo fare un esame di coscienza quotidiano. Perché il tema della carità è un tema fondamentale nel nostro rapporto con Dio. 

Quindi ci dobbiamo esaminare se siamo colpevoli e nel caso correre subito a confessarci. E poi — anche se io lo metterei prima — andare a riparare il male che abbiamo fatto, andando a dire: “Guardate, ho mentito, ho sbagliato, ho calunniato quella persona, non è vero quello che ho detto”. E poi ci andiamo a confessare e diremo: “Guardi padre, io ho calunniato questa persona, ho riparato per quanto possibile e adesso vengo a chiedere perdono a Dio”. 

“Per quanto possibile” perché ormai, sapete, quando tu hai detto, hai detto e non sai quelle parole dove sono andate a finire, quanto hanno condizionato gli altri. Perché poi molte persone non sono intelligenti e coraggiose, non è che ascoltano una calunnia, un fatto riportato, e dicono: “Un momento, adesso vado a verificare”, no! Bevono giù come le oche l’acqua e si fidano di quello che sentono, senza andare a verificare se è vero, senza chiedere ragione a quella persona se è vero quello che è stato detto.

Quindi ciascuno esamini sé stesso se è colpevole, e poi attenti a che affondo fa Bonhoeffer: «se… per compiacenza al mondo» quindi per compiacere gli altri, per compiacere il mondo, per compiacere quel che tutti fanno e dicono, «non abbia condiviso» — condiviso, quindi, non è che per forza deve avere agito, non per forza deve aver fatto qualcosa di male verso l’altro. Ma già il fatto di aver condiviso, cioè di non essersi opposto, di non aver detto: “No, io a queste cose non ci sto. Voi siete dei calunniatori” e quindi, per esempio, il fatto di non essere andato ad avvisare quella persona, che è fondamentale! 

Se io non voglio compiacere gli altri e non voglio condividere «l’odio, il disprezzo, l’oltraggio», dico: “Benissimo, allora, innanzitutto con voi ho chiuso”. Perché ricordatevi che chi parla male degli altri con voi, con gli altri parlerà male di voi. Questa è una legge, succede sempre così. Quindi la persona che condivide per compiacere il mondo, cosa fa? Tace e si giustifica dicendo: “Ma io non ho detto niente”. Sì, certo, hai taciuto; hai taciuto e hai condiviso quel male fatto. Non l’hai fatto direttamente, ma non hai fatto nulla per opporti, non hai fatto nulla per prendere le distanze, non hai fatto nulla per salvare quell’innocente. Ricordate il caso della casta Susanna? Quindi anche tu sei un assassino, dice Bonhoeffer: «dunque l’assassinio perpetrato nei confronti del fratello», resta.

Quindi cosa si dovrebbe fare? 

Punto uno: prendere immediatamente le distanze da quelle persone, da quel covo di serpi, fine! Ricordate Padre Pio quando lo chiamarono ad andare a benedire quella casa? Lui entrò, girò per la casa, arrivò in cucina, si fermò sulla soglia della cucina e disse: “Io qui non entro e non benedico” — “Eh padre, perché?” — “Perché in questa cucina si sono consumate tantissime mormorazioni. Io qui non entro”. E non ha benedetto e se n’è andato. Quindi, punto uno: via, lontani, chiudere.

Punto due: andare ad avvisare l’innocente. È importantissimo; andare a dire: “Guarda, non volermene, mi dispiace doverti dire queste cose, però sappi che Tizio, Caio e Sempronio — facendo nomi e cognomi, perché loro hanno fatto nome e cognome quando hanno calunniato quell’innocente — di te hanno detto questo, questo, questo e questo, di te dicono questo, questo e questo. Io sono venuto a riferirtelo, perché non voglio avere niente a che fare con quell’assassinio lì, io non voglio essere complice di un omicidio. Quindi io non parlerò mai più con quelle persone, per me hanno chiuso. Ma intanto tu sei avvisato. Poi fai quello che vuoi, saprai tu cosa devi fare, ma io ti ho avvisato perché io non voglio avere niente a che fare, voglio essere libero”. 

E nel caso in cui avessimo la possibilità concreta, per autorità, per posizione sociale, per diverse ragioni, di poter intervenire, dobbiamo dire: “No, queste cose alla mia presenza, no. Non permettetevi mai più di dire queste cose. Non si prenderà nessun provvedimento contro questa persona senza darle la possibilità di parlare”.

Come la casta Susanna, come Padre Pio, la stessa cosa! Quando venne accusato di tutte le cose più incredibili, Padre Pio non venne mai convocato. Nessuno lo chiamò — nessuno che aveva il potere poi di agire — nessuno lo chiamò per dire: “Padre, hanno detto questo e questo su di lei, lei cosa ha da dire?”. No! Processi senza l’imputato, senza possibilità di difesa, condanne fioccate come se fossero fiocchi di neve. E questo non passa così… che uno dice: “Sì, vabbè, ma tanto Padre Pio ha le spalle forti, siamo andati oltre” No no, calma, non funziona così. Chi ha fatto queste cose è responsabile davanti a Dio. “Eh, ma io credevo, ma io pensavo”; peggio per te! Tu hai fatto dei giudizi, hai preso delle posizioni fondandoti su un pregiudizio, fondandoti su una lettura sbagliata della realtà, peggio per te. Siccome tu sbagli, lui deve pagare? Eh no! Vuol dire che tu non sei adatto a quel ruolo. Bene, prendi e vai a coltivare le patate. Ma non è che per colpa della tua inettitudine, inefficienza, allora deve scorrere sangue innocente.

Quindi stiamo attenti a condividere, per compiacere il mondo, odio, disprezzo, oltraggio verso gli altri. Se possiamo difendiamo, facciamo qualcosa, impediamo quel male e poi avvisiamo l’innocente: sempre avvisare l’innocente. 

Poi speriamo che l’innocente sia intelligente e che non vada a dire: “Eh, lo sai che Tizio, Caio mi han detto che tu dici, che tu fai…”. Ecco, speriamo che abbia quel grano di cervello per cui dice: “Grazie di avermi avvisato. Adesso, in modo intelligente, cercherò di prendere dei provvedimenti senza far andare di mezzo te. Perché non è giusto che, dopo che mi sei venuto ad avvisare, devi anche pagare uno scotto”. 

Già il fatto di essere avvisati dovrebbe bastarci, perché in questa maniera, siamo messi sull’avviso, sull’attenti verso quelle persone. Già questo è sufficiente. Magari pensavamo che fossero persone bravissime che ci volevano un gran bene, invece, non è così. Già questo sarebbe sufficiente.

Quindi bisogna esaminarsi, perché nel momento in cui si presenta l’offerta a Dio nella preghiera, nella Santa Messa, “non si frappongano fra me e Dio le voci che mi accusano del male fatto, impedendo così la preghiera”. Perché le voci di questi omicidi ritornano, ci puntano il dito e ci accusano. Anche se non le sentiamo più, perché abbiamo la lingua talmente sporca di sangue, che non riusciamo neanche più a dire le Lodi di Dio, non riusciamo più a celebrare santamente una Messa.

Quando penso a Padre Pio, quando gli intimarono di fare la messa più breve, io mi son sempre detto: “Ma che cosa interessava a loro se lui impiegava tre ore a dire una messa? Tanto la diceva alle cinque! Alle otto era finita, questa messa. Ma che cosa ti va a disturbare? Ma vai a fare colazione, vai a mangiarti il cappuccio e brioche, piantati davanti a un giornale, leggiti il tuo bel quotidiano che ami tanto, guardati tutta la Gazzetta dello Sport dalla A alla Z, studiandotela a memoria; mettiti lì davanti al tuo bel YouTube, i tuoi bei giochini di Internet; mettiti lì a guardarti le tue stupidaggini, ma lascia stare i santi. Ma se quello è Santo e vive da Santo, cosa ti interessa? No, invece gli empi sono assetati come i vampiri del sangue dei Santi. Non hanno altro scopo nella vita che dissanguare i Santi, martirizzare i Santi; questo è il loro scopo, questo lo scopo degli empi, non vivono per altro. Sono già morti come i vampiri e si nutrono del sangue dei Santi. Arriverà la morte anche per loro, eh! Quella proprio definitiva, poi si vedrà.

Ecco, infatti vedete che Bonhoeffer dice che ciascuno si deve esaminare per vedere se a chi viene oltraggiato e disonorato ha dato un segno dell’amore di Gesù, che protegge, che sostiene, che conserva la vita. 

Vedete, dobbiamo chiederci, non solo: “Ah io non ho fatto niente, non ho detto niente, non ho fatto niente di male” — “Ok, e di bene, che cosa hai fatto per quella persona? Hai dato un segno dell’amore di Gesù, il quale protegge la vita?” Gesù protegge la vita, sempre: la conserva, la sostiene. “Tu hai dato un segno?” Che è quello che vi dicevo prima: hai preso le distanze, sei andato ad avvisare l’innocente? “Eh ma no, io non voglio fare nomi e cognomi, non voglio”. Invece, lo devi fare altrimenti sei un mafioso. Che cosa facciamo? Copriamo gli assassini? Ma cosa stiamo dicendo? Loro quando si riuniscono a mormorare, a calunniare le persone, fanno nome e cognome, indirizzo, codice postale, telefono e tutto quanto. Sono ben precisi nel dire: “Quella persona lì”. E perché non devono essere smascherati esattamente allo stesso modo? Un assassino, un mafioso, deve essere smascherato fin nelle radici, poche storie. Andate a vedere se Falcone e Borsellino non facevano nomi e cognomi. Certo che li facevano, i nomi e i cognomi, eccome! E poi li andavano a prendere. Eh, cari…

In caso contrario, non solo se io ho mormorato, ho fatto del male, ho mancato…  — tutto quello che abbiamo detto prima — calunniato, oltraggiato e quant’altro — non solo questo, ma anche qualora non ci fosse un segno dell’amore di Gesù, che io metto in atto verso l’innocente — pensate al profeta Daniele che ha salvato la casta Susanna, che dice: “Io sono innocente di quel sangue; calma, calma, calma, voi portate a morire questa ragazza, calma, io sono innocente” — tutti si fermano — “tornate indietro, portateli nel tribunale, che adesso vi faccio vedere io chi sono i veri assassini”. E il profeta Daniele smaschera i due vecchioni perversi e li fa morire. Vi ricordate le espressioni che usa? Adesso non ricordo esattamente ma sono parole fortissime, poi dice: “Un Angelo è già pronto per spaccarti in due”, guarda che sono parole forti! Il profeta Daniele, giovinetto dodicenne dice: “Un Angelo è già pronto per spaccarti in due”.

Stiamo attenti alla falsa bontà e a quella sorta di pietismo che sa più di quietismo che di vero amore per le persone. Quindi, non solo se ho fatto del male, ma anche se non ho fatto il bene che dovevo fare, cioè se non ho dato quel segno dell’amore di Gesù che conserva, sostiene, protegge la vita; quindi, in caso sono caduto in questo in tutto questo:

il servizio divino più corretto, la preghiera più devota, la confessione di fede più coraggiosa non le sarebbe di alcuno aiuto, ma si trasformerebbe in testimonianza d’accusa contro di lei, a dimostrazione che la comunità stessa ha abbandonato la sequela di Gesù.

Capite quanto è fondamentale la carità? Capite quanto è fondamentale quel brano del Vangelo? Non solo tutte le cose più belle che tu fai per il Signore non avrebbero nessun valore, nessun senso, nessun aiuto, sono tutte perse, ma in più sarebbe una testimonianza di accusa contro di te, perché tu hai abbandonato la sequela.

Dio non vuole lasciarsi separare dal nostro fratello. Non vuol essere onorato mentre un fratello viene disonorato. Egli è il Padre. Infatti è il Padre di Gesù Cristo, fattosi fratello di tutti noi.

Mi fermo qui. Ecco, credo che abbiamo veramente tutti tantissimo per cui fermarci, esaminarci e mettere giù bene i nostri peccati e chiedere perdono al Signore sicuramente. E se abbiamo mancato in qualche modo verso qualcuno, assolutamente, dobbiamo riparare. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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