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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 3

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 3 giugno 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 3

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 3 giugno 2022.

Festeggiamo oggi i Santi Carlo Lwanga e Compagni Martiri.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XXI di San Giovanni, versetti 15-19.

Un testo, questo, importantissimo, perché ci permetterà di capire bene la risposta alla domanda, che San Pietro Giuliano Eymard ieri ha posto e che forse noi non siamo così abituati a porci.

È una domanda, a cui, probabilmente, in queste ventiquattr’ore, non siamo neanche riusciti a dare una risposta, o magari abbiamo dato una risposta, ma non quella corretta.

Adesso capirete perché sto dicendo che questo Vangelo è importante, per quanto sta dicendo San Pietro Giuliano Eymard.

La domanda di ieri, con la quale ci siamo lasciati, era: “Sapete che cos’è la delicatezza?”

Risposta (così vediamo tutti che tipo di risposta abbiamo dato, rispetto a questa giusta):

“È il cuore dell’amore; e se voi non siete delicati col buon Dio, voi non avete cuore. Siete maschere di religiosi, se la sola apparenza della pena che state per fare a Dio non vi spaventa!

La delicatezza consiste nel non permettersi cosa alcuna che possa offendere Dio; consiste nell’astenersi anche da ciò che può sembrar male”.

Non da ciò che è male, ma da ciò che può sembrare male.

Ecco che ritorna il “Meglio”.

“È l’onore della posizione e della vita; lo si custodisce per rispetto verso Dio e per l’onore del suo servizio”.

Quando è stata l’ultima volta che abbiamo sentito parlare di “onore”?

L’onore…

“L’onore della mia vita”… che è anche un onere eh, sempre.

Onore e onere vanno sempre di pari passo.

Quell’accento che si sposta…

Di fatto, quando dici l’uno, devi dire anche l’altro, quell’accento si sposta sempre. È una parola, ma in realtà sono due; basta quel movimento dell’accento per cambiare il significato, ma quel movimento c’è sempre: se dici l’una, devi dire anche l’altra.

L’onore della posizione e della vita lo si custodisce per rispetto verso Dio e per l’onore del suo servizio”.

Certo, il nostro servizio a Dio deve essere onorevole, deve essere degno.

Quanta sciatteria nelle “cose” di Dio!

Quanto pressappochismo nel servizio a Dio!

Quanta fretta nel culto reso a Dio!

“Non più sentirla è aver perduto il sentimento dell’onore”.

Capite?

Quando non hai più la delicatezza di coscienza, non hai più l’onore.

 “Si è giunti allora all’indurimento o alla stupidità dell’uomo ubriaco che si trascina nelle vie e non sente neppure l’onta del suo stato. E chi potrebbe farlo arrossire? Si crede egli ancora un uomo?”

Avete mai visto una persona ubriaca camminare per la strada?

Provi vergogna tu per lui, senti l’imbarazzo tu per lui.

Spesse volte gli ubriachi sono sformati, hanno un corpo che, poverini, non è più neanche un corpo, è tutto sformato. Ciondolano, camminano in mezzo alla strada, traballano, cadono, non sanno fare un discorso.

 È terribile! Hanno perso ogni onore.

Purtroppo, questo può succedere anche nella vita spirituale: ci si trascina nella vita e non si sente più l’onta del proprio stato, cioè non avvertiamo più la situazione grave della nostra coscienza gravemente ubriaca, gravemente indelicata, gravemente macchiata dal peccato, non la sentiamo più.

Del resto, sono giuste le domande che fa: “Chi potrebbe farlo arrossire?”

Cosa vai a dirgli: «Ma non vedi che sei ubriaco?»

A lui, che è ubriaco?

Come fai a fare un discorso razionale, un discorso introspettivo a un ubriaco?

È impossibile! Non si può, non puoi ragionare con un ubriaco.

Che ragionamento puoi fare con un ubriaco?

Quell’uomo, “Si crede ancora un uomo?”, chiede San Pietro Giuliano Eymard.

Quell’uomo, si crede ancora un uomo?

No. Se si credesse ancora un uomo, non potrebbe ridursi così, non è possibile. La sua delicatezza di coscienza glielo impedirebbe.

E così è la vita spirituale.

Ecco perché, tante volte ve l’ho detto, ancora ve lo ripeto e ve lo ripeterò: «È inutile fare discorsi spirituali, discorsi di verità, a chi vive dentro a questa situazione, dove, al posto del vino, c’è il peccato».

Se sono ubriaco di me stesso, del mio amor proprio, dei miei vizi, dei miei peccati, della mia lontananza da Dio, della mia avversione a Dio, della mia opposizione a Dio, della mia durezza di cuore… che discorso puoi fare ad una persona così? Che ragionamento le puoi fare?

Si crede ancora un uomo, quell’uomo lì? Ancora si sente un Cristiano? Ancora si sente capace di una coscienza?

No.

E che discorso puoi fargli?

Infatti, tutte le volte che facciamo discorsi spirituali, discorsi razionali, discorsi introspettivi a persone che vivono in questo stato, l’esito qual è?

Lo sappiamo tutti, è pessimo: nella migliore delle ipotesi ti ride in faccia, nella peggiore delle ipotesi viene fuori un litigio terrificante.

Chi ha sbagliato?

Chi ha fatto quel discorso, perché tu non puoi andare da un ubriaco a dirgli: «Cammina diritto!», non è possibile.

Non puoi dirgli: «Non urlare!»

Non puoi dirgli: «Dobbiamo parlare», non si può.

Si è giunti a un tale indurimento, dice San Pietro Giuliano Eymard, a una tale stupidità, che è paragonabile solo a quella di una persona ubriaca, cioè si è giunti alla perdita totale di ogni coscienza, di ogni consapevolezza, di ogni intelligenza, completamente ottenebrate dal vino, dall’alcol.

Il delicato, invece, non farebbe mai nulla che sa essere, anche lontanamente, forse, magari, una possibile offesa; deve avere la certezza che quella parola, che quel gesto, che quella scelta, è sicuramente a favore di Dio, allora si muove, se no, no, perché “la delicatezza è il cuore dell’amore”.

Quindi, potremmo dire che l’Eucarestia, quando Gesù l’ha pensata, l’ha donata, l’ha istituita, è la Sua delicatezza, è il Suo atto delicato per noi.

Gesù, con l’Eucarestia, manifesta all’uomo la delicatezza della Sua persona.

Perché?

Perché, essendo la delicatezza il cuore dell’amore, noi sappiamo che l’Eucarestia è esattamente il Cuore di Cristo, è esattamente il cuore dell’amore di Cristo.

L’Eucarestia è il Suo Cuore Eucaristico.

Questo, non perché ce lo inventiamo, non perché siamo dei “devotoni”, ma perché è Lui che ce lo ha fatto capire.

Come?

Facendo riferimento (questo poi lo vedremo anche nei prossimi giorni), per esempio (e non solo), ai Miracoli Eucaristici, noi vediamo che, nei Miracoli Eucaristici dove il pane si trasforma in modo visibilmente apprezzabile nella  Carne e il vino nel Sangue, gli esami hanno dimostrato che quello non è un pezzetto di Carne generica del Corpo di Gesù (non è una parte di un dito, di un piede, di una coscia o un pezzetto di tessuto generico), ma è il miocardio, è il Cuore di Cristo.

Quel tessuto lì, è tessuto cardiaco, ma non è solo tessuto cardiaco (che sarebbe già sufficiente), perché Gesù, che con questo Sacramento ci testimonia la sua delicatezza suprema, l’ha pensato proprio bene, fino in fondo, ha fatto proprio un atto di “estrema” delicatezza, di più non è possibile.

Lui così ci dice: «Non vi do semplicemente la Mia Carne da mangiare, io vi do il Mio Cuore, ma non una parte qualsiasi, vi do la parte più interna del Mio Cuore, il miocardio».

Guardate che è una cosa incredibile: il “miocardio”, si chiama proprio così; se voi scomponete la parola, suona come “mio-cuore”.

Addirittura, il tessuto cardiaco che noi abbiamo (pensate al miracolo di Lanciano, ad esempio, ma non solo), una volta analizzato, hanno capito che è il tessuto cardiaco interno, ma quello più interno possibile al cuore, è il miocardio, che, guarda un po’, scomponendo la parola suona proprio come “Mio-Cuore”… incredibile… incredibile!

Capite allora cosa vuol dire prenderLo e bruciarLo?

Capite cosa vuol dire prenderLo e metterLo a sciogliersi e a marcire dentro ad una vaschettina di acqua, perché è caduto per terra, perché è stato toccato, perché magari…?

Capite che cosa terribile è questa?

Ma come, tu prendi il miocardio del Figlio di Dio e Gli fai fare quella fine?

Poi io vado oltre… magari sbaglio e, se sbaglio, perdonatemi, abbiate pietà, abbiate compassione e datemi la tara per quello che sono, per quello che merito, ma purtroppo è quello che penso e in coscienza non posso tacerlo. Sarà sbagliato probabilmente, non lo so, ma, se anche lo fosse, va bene, compatitemi.

Io, però, mi domando: «Quale padre, quale madre, quale figlio, avrebbe mai il coraggio di prendere tra le mani il miocardio di suo padre, di sua madre, di suo figlio?»

Tu prendi in braccio un bambino, lo coccoli, lo abbracci, gli fai una carezza, ma notate, il cuore di ogni uomo non è toccabile, tu col dito non puoi toccarlo, perché è protetto dalla gabbia toracica; persino la struttura del nostro corpo impedisce un contatto diretto con questo organo, così delicato.

C’è, lo senti, ma non lo puoi toccare; per toccarlo, devi aprire la gabbia toracica, la devi segare, la devi aprire, allora lo puoi vedere e toccare, se no non è possibile. È custodito dentro a quella nicchia, perché è troppo delicato.

Chi mai si sognerebbe di prenderlo tra le mani? Chi mai lo farebbe?

Noi lo facciamo con il miocardio del Figlio di Dio!

Ditemi voi, se tutto questo ha senso… e, se ce l’ha, qual è?

E pensate che l’analisi (vi sto anticipando qualcosa che farò più avanti, ma è talmente importante e talmente bello…) del tessuto cardiaco del miracolo Eucaristico, oltre a rivelare che è il miocardio, ha rivelato che quelle fibre (poi vi spiegherò bene perché e per come) non sono il miocardio di un uomo normale che sta bene, ma rivelano un atroce dolore; proprio per come sono fatte (poi vi spiegherò bene, vi farò bene l’analisi), gli studi hanno rivelato che sono il miocardio di un uomo terribilmente sofferente e dolorante. Quindi, Gesù, nell’Eucarestia ci dà il Suo miocardio nell’atto supremo della morte in croce.

Guardate, a me vengono i brividi… io non so a voi, ma a me vengono i brividi…

Quando tu fai la Comunione, spirituale o sacramentale (affronteremo anche questo tema tra un po’), tu ricevi il miocardio di Gesù crocifisso.

  Il Sacrificio della croce: la Messa, la ripresentazione, nella modalità incruenta del Sacramento, del Sacrificio della croce.

Capite?

È tutto scritto… e Gesù ce l’ha fatto scoprire nelle analisi scientifiche fatte.

Affronteremo questo tema, vi racconterò, vi leggerò di alcuni miracoli Eucaristici, non di tutti perché è impossibile (sono talmente tanti!), ma di alcuni molto, molto, molto importanti.

Allora, ecco il Vangelo di oggi… ecco il Vangelo di oggi… la delicatezza di coscienza che purtroppo San Pietro in questo momento ancora non ha.

Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”

Risposta: “Tu lo sai che ti voglio bene”.

Tu vallo a dire alla tua fidanzata!

Lei viene e ti dice: «Senti, ma tu mi ami più di tutte le persone di questo mondo?»

Riposta: «Lo sai che ti voglio bene».

Quella, probabilmente, prima scoppia in un pianto inconsolabile, poi, forse, ti dà anche un ceffone, poi prende e se ne va, e non la vedi mai più.

Ma non alla terza domanda, alla prima!

Perché tu non puoi, ad uno che ti dice: «Mi ami più di costoro?», rispondere: «Lo sai che ti voglio bene»! Ma che risposta è?!

Che risposta è?!

E Glielo dice per tre volte!!

Gesù, per due volte, gli chiede: «Mi ami più di costoro?», e lui Gli risponde due volte: «Sai che Ti voglio bene», anzi, alla terza volta (incredibile!) Gesù non glielo chiede più — pensate nel cuore di Gesù cosa sarà passato — alla terza volta, Gesù dice: «Mi vuoi bene?», non gli dice più: «Mi ami?»

Quello che scrive l’Evangelista, sono sincero, è un passo del Vangelo che io fuggo; cerco di leggerlo e di meditarlo il meno possibile, perché ogni volta che lo leggo mi viene dentro una cosa, un dolore, che veramente, guardate, è insopportabile.

Lo leggo, poi penso e dico: «Questa cosa può succedere a me, a te, a chiunque, e magari sta già succedendo, c’è da impazzire dal dolore…»

Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”

Adesso guardate cosa scrive San Giovanni…

Pietro rimase addolorato…”

Pietro?!

Io, quando ero adolescente e ho letto per le prime volte questo Vangelo, sapete cosa ho pensato? Mi sono detto: «Qui l’Evangelista ha sbagliato a scrivere, San Giovanni ha fatto un errore».

Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?»”

Pietro?!

Ma come Pietro?!

Cosa c’entra Pietro?!

Pietro rimane addolorato che per la terza volta Gesù gli chiede: «Mi vuoi bene?»!

Prima cosa: Gesù non gli ha chiesto per tre volte: «Mi vuoi bene?», ma glielo ha chiesto una volta sola e per due volte gli ha chiesto: «Mi ami?», e poi è lui che rimane male… ma, scusa un momento, qui è tutto il contrario! È Gesù che deve rimanere male, perché quell’altro, quando Lui gli chiede: «Mi ami?», Gli risponde: «Ti voglio bene». È tutto il contrario!!

Ma capite che cosa siamo capaci di fare?

Pietro rimane offeso, rimane male, perché Gesù per tre volte gli chiede: «Mi vuoi bene?»

Guarda che ti devi proprio registrare eh, hai capito completamente al contrario!

Gesù deve rimanere male che Pietro gli risponde: «Ti voglio bene», mentre Lui gli chiede: «Mi ami?»

Cosa c’entra Pietro?!

Per tre volte Gesù ha tentato di dargli la possibilità, ha aspettato di ottenere da Pietro l’amore, e questo gli dice: «Ti voglio bene».

Cosa mi interessa se mi vuoi bene?

Se io ti chiedo l’amore, tu non mi puoi rispondere che mi vuoi bene! E in più ci rimani anche male! È incredibile! Incredibile…

È incredibile… sentite la risposta: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”.

Io, dopo questa risposta, dico: «Vabbè, basta».

Leggendo qua, dico: «Gesù è veramente incredibile… gli affida le Sue pecorelle, i Suoi agnelli…».

Già, quando Gesù gli dice: «Pasci i miei agnelli», Pietro sarebbe dovuto svenire dalla gratitudine, dalla gioia, dalla riconoscenza, e allora, se la prima volta Gli aveva detto: «Ti voglio bene», la seconda avrebbe dovuto dirGli: «Ti amo alla follia. Non Ti amo più di costoro, ma io Ti amo alla follia!»

No… «Tu conosci tutto, Tu sai che Ti voglio bene».

Vabbè… sì, appunto perché conosce tutto… appunto perché conosce tutto… c’è un problema, che tu sei capace solamente di dirGli: «Ti voglio bene».

Grazie al Cielo, poi, alla fine della sua vita, ecco, arriverà l’amore, ma qui abbiamo un classico esempio di una delicatezza mancata, questa è proprio una delicatezza mancata.

“Ti voglio bene” non è il cuore dell’amore.

L’Eucarestia è il Cuore dell’amore!

Lui ti ha dato il Suo Corpo e il Suo Sangue, Lui ti ha dato il Suo miocardio crocifisso, trafitto!

Capite?

Lui gli ha dato il Suo miocardio crocifisso e trafitto dalla lancia, da quella punta terrificante che Gli ha spaccato il Cuore, da quel Cuore distrutto e consumato dall’amore e dal dolore… e lui Gli risponde: «Ti voglio bene».

Ma per favore!

“Ti voglio bene” non è il cuore dell’amore!

L’Eucarestia è il Cuore dell’amore, non “Ti voglio bene”!

 “Siete voi ridotti a tal punto? Non sentite più i vostri peccati: e se li vedete, ve ne correggete? No; io ricado sempre negli stessi, senza farvi grande attenzione. Ma allora voi siete morti? Voi non avete più sensibilità! Non vi è stato più spaventevole dell’essere insensibile ai propri peccati.

So che noi non possiamo evitare ogni peccato; ma il male sta nel non vedere le nostre colpe. I santi vedevano degli atomi, e noi non vediamo neppure le rocce!

Ma ciò che lei dice mi fa tremare; se mi fermo a questi pensieri avrò paura”.

Guardate questa frase…

Leggere San Pietro Giuliano Eymard è veramente incredibile!

Uno dice: «Ma San Pietro Giuliano Eymard l’ha scritto ieri sera questo testo!»

Risposta:

“Tanto meglio: il timore è il principio della sapienza. E come, conoscereste i vostri peccati e nulla fareste per correggervi? Ma qui sta il male; siete ammalato mortalmente e bevete l’iniquità come l’acqua”.

Adesso io vorrei sapere, chi ha il coraggio di dire una parola contro a tutta questa verità…

Ricadere sempre nelle stesse colpe, negli stessi peccati, senza farvi grande attenzione, senza porre rimedio, vuol dire essere morti, vuol dire essere insensibili, e non c’è stato più spaventevole dell’essere insensibile ai propri peccati.

È verissimo, perché è come uno che è insensibile alle sue malattie… capite che avrà vita breve eh…

Se io ho la febbre, e sono insensibile alla febbre, non vivo molto.

Lui dice: «Sono cosciente che non possiamo evitare ogni peccato, certo, ma il male dove sta? Sta nel non vedere le proprie colpe, i propri peccati».

Il problema non è tanto il fatto di non fare i peccati, ma di non riconoscerli!…

Capite quanto è importante la delicatezza?

I Santi, infatti, vedevano anche gli atomi.

Eh, certo, perché erano delicati.

Poi, si sente tante volte dire: «Questo mi fa tremare… Ah, sentire queste cose mi fa paura… Ma come è severo! Ah… come è duro! San Giovanni Maria Vianney fa terrorismo religioso (ho sentito anche questo)».

San Giovanni Maria Vianney fa terrorismo religioso?

Oh, Cielo! Anche questo! Vabbè…

Tanto meglio: il timore è il principio della sapienza”.

Perfetto, benissimo… così i Santi rispondono!

Come si può conoscere i propri peccati e non correggersi, cioè non trovare il modo di porre degli argini? Poi, ci riesci, non ci riesci, ci riesci poco… fa niente, però intanto ti sei impegnato per…

Il male è essere ammalati mortalmente e bere l’iniquità come l’acqua.

“Mettete dunque la mano sulla vostra coscienza: scrutate e vedete bene i vostri peccati mortali, i peccati veniali o contro la regola”.

Tutti i peccati!

“State in guardia: voi andate alla perdita della vostra vocazione, siate novizi o professi. Nostro Signore sta per rigettarvi dalla sua bocca. Che fare? Date subito un cordiale a Nostro Signore dicendogli dal fondo del cuore: No, mio Dio, non voglio peccare più.

Com’è severo questo parlare! — È la pura verità”.

Bellissimo…

Avessimo dei Preti così!

Avessimo tanti, milioni e milioni, di Sacerdoti così!

“So bene che non inghiottite peccati grossi come cammelli, ma so pure che un buco grande come la testa di uno spillo basta per sommergere i più grandi vascelli”.

Capito?

Mi fermo qui.

Io mi auguro che queste parole di San Pietro Giuliano Eymard veramente cambino la nostra vita, me lo auguro con tutto il cuore.

Ecco, quindi, oggi, essendo il primo venerdì del mese, ed essendo il primo venerdì del mese di giugno, tutto dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù, cerchiamo di vivere santamente, secondo le richieste del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, questo giorno e la Santa Messa, di offrire tutto in riparazione alle offese contro il Sacro Cuore di Gesù.

Oggi dovremmo trovare del tempo per andare a rileggere (spero a rileggere e non a leggere per la prima volta, ma se anche fosse, va bene, l’importante è farlo) la Grande Promessa di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, per andare proprio a riprenderla.

 Sarebbe bello, anche, che ciascuno di noi leggesse, almeno una volta nella vita, l’autobiografia di Santa Margherita Maria Alacoque. È un libro breve, piccolo, per niente lungo, ma assolutamente bellissimo e utilissimo. Quindi, mi auguro davvero che lo andiamo tutti a riprendere e a rileggere proprio oggi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Gv 21, 15-19)

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

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