Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 15 aprile 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VIENE, APPARTIENE E PARLA…
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
Eccoci giunti a giovedì 15 aprile 2021, abbiamo appena ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. III, vv. 31-36 di San Giovanni.
Noi da dove veniamo?
“Chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra.”
Noi da dove veniamo? A chi apparteniamo? E di cosa parliamo? Per capire forse è meglio fare il procedimento contrario. Innanzitutto, noi come parliamo?
Io posso parlare di Dio esattamente come i farisei, senza conoscerlo, senza averne fatto esperienza e soprattutto senza amarlo. Anche il demonio parla di Dio, ma non lo ama. Posso predicare Gesù e il suo Vangelo, ma non amarlo. È possibile, può succedere. Quindi non è tanto di cosa parliamo, perché io posso parlare anche delle cose più comuni, di come si fa il risotto ai funghi porcini, champagne e gamberoni (un giorno ve lo farò, vi inviterò e faremo una risottata enorme, qualcuno porterà lo champagne, qualcuno il riso, qualcuno i gamberoni e qualcuno tanti funghi porcini magari freschi che sono ancora più buoni, e vi farò un mega risottone), posso parlare di questo, ma ne posso parlare come colui che appartiene a Dio e come colui che viene dall’alto. Chi viene dall’alto non parla solo di cose spirituali, ma è il modo con il quale parla di tutte le cose che è spirituale, e quindi è un modo bello, pulito, onesto, sincero, preciso, rigoroso, ordinato, realistico, umile, gioioso. Quante volte si sente parlare di Dio e sulla bocca di quella persona sembra che venga nominato uno straniero, è come se io dovessi dirvi un termine in cinese, che non conosco. Quasi tartaglio, biascico, chi lo sente, sente che non è cosa mia. Alle volte si sente parlare di Dio come se la bocca non fosse adeguata all’intelletto e al cuore, come se la bocca non fosse abituata, la lingua non fosse avvezza, intima a quel Nome, sembra un nome estraneo. Chi viene dall’alto parla in un certo modo, è un modo ben preciso di parlare, non è uguale per tutti. In Cina tutti parlano il cinese ma ognuno a modo suo, però quella è la lingua. Così qui.
“Appartiene alla terra”
Questa mi sembra la cosa più importante: io a chi appartengo? Di chi sono? Di chi mi sento? Noi abbiamo bisogno di appartenere a qualcuno, è una necessità. E quando apparteniamo a Gesù, tutta la vita è come invasa. Ricordate la preghiera del cuore della quale vi ho parlato qualche tempo fa? È un po’ questo vivere alla presenza di Dio, il chiamarlo alla mia mente, alla mia memoria, al mio affetto, al mio cuore. Come è bello incontrare qualcuno che appartiene a Dio. È proprio bello. Madre Teresa di Calcutta si vedeva che apparteneva a Dio, ma non solo lei. Nella vita ho conosciuto diverse persone che mi hanno dato questa impressione profonda.
Ricordo ancora una signora anziana cieca, che conobbi quando ero adolescente. Facevo la terza superiore, ero a casa da scuola e un giovedì mattina accompagnai a dare la Comunione. Conobbi questa signora e da lì nacque un’amicizia bellissima. Lei non mi vide mai, perché era cieca, viveva tutta la sua giornata in una camera, chiusa dentro. Io rimasi colpito da come lei accolse l’Eucarestia, da come preparò il suo tavolino, da come lei la ricevette, da come lei ci parlava di Gesù, dalla sua piccola processione del mattino che era di girare intorno al letto. C’era un freddo in quella camera, non aveva il calorifero, le avevano dato una stufetta. C’erano pure le sbarre alle finestre, eppure era la donna più libera che abbia mai conosciuto. Vivendo in un ambiente dove non credevano, lei lì dentro era una stella della notte.
Qualche volta qualcuno mi chiese: “Ma lei Padre ha mai perso la testa per una donna? È mai rimasto sedotto da qualche donna?”. Devo dirvi che per questa nonnina io ho perso proprio la testa, mi ha proprio fatto perdere la testa, mi ha fatto innamorare in un modo incredibile, sono rimasto folgorato da lei.
Un incontro brevissimo, quel primo incontro. Poi ci salutammo, io uscii da quella camera con il cuore trafitto e gonfio, sentivo un’attrazione potentissima a tornare là dentro, però non ci potevamo vedere. Sembra la storia di Giulietta e Romeo, peccato che lei aveva 80 anni e io 14, ma l’amore non ha età. Non ci potevamo incontrare perché era proibito da chi la teneva lì dentro, si poteva solo andare a dare la Comunione una volta alla settimana. Allora io andai a bussare alla finestra: volevo proprio stare con lei, lei aprì chiedendo chi fosse e, dopo averle detto che ero Giorgio, le dissi che volevo stare con lei, che volevo parlarle e ascoltarla. Riuscii ad entrare di straforo — dato che la sua camera era vicino alla porta — lei riuscì ad arrivare e aprirmi senza che nessuno se ne accorgesse, perché tutto il resto della famiglia era dall’altra parte. Mi fece entrare di straforo e quella seconda volta siamo riusciti a stare insieme un pomeriggio intero. A me erano sembrati 5 minuti. Abbiamo parlato di Dio e a me sembrava di volare, volavo, mi sembrava di stare a parlare con un angelo, mi ha raccontato tutto quello che poteva raccontarmi. Questa è una persona che ho conosciuto che apparteneva a Dio, vedevi Dio, sentivi Dio, percepivi Dio in ogni cosa che faceva.
Quanti esami di teologia ho dato nella mia vita? Li ho contati, siamo quasi a 80 esclusi gli esami di laurea. Dopo tanti esami di teologia io non ho neanche un millesimo della conoscenza che lei aveva di Dio. Non ve lo dico per retorica o per falsa umiltà, ve lo dico perché è vero. Il modo con il quale lei parlava del Signore… io non ho mai più incontrato, se non rarissimamente, qualcuno così. Queste nonne di un tempo che avevano una fede così semplice, in una vita così crocifissa, eppure in quegli occhi ciechi tu vedevi splendere una luce. Lei parlava di Dio e piangeva. Di certo non apparteneva alla terra.
Quando è morta io ero lontano, non ero da quelle parti e nessuno me lo ha detto, io non l’ho saputo, e quando sono tornato sono andato subito da lei, per andarla a trovare, per salutarla. Ho bussato alla finestra ma non mi ha risposto nessuno. Questa cosa mi ha molto spaventato, allora ho suonato, perché pensavo si fosse sentita male, perché lei da lì non usciva mai, ed è venuta una persona ad aprirmi.
“Non lo sai? È morta”
“È morta? Quando? Come? Perché nessuno me lo ha detto?”
Mi sono sentito morire e mentre me ne stavo per andare, distrutto da questo dolore (evidentemente ha avuto questa grazia dal Signore, di non lasciarmi andare via con questo buco nel cuore per sempre), stavo per allontanarmi e la figlia mi ferma e mi dice: “Devo dirti una cosa, poco prima di spirare, mentre era in agonia, lei ha voluto la tua Croce, ed è morta stringendo la tua Croce sul petto e l’abbiamo sepolta con la tua Croce sul petto”.
Io le avevo costruito, fatta a mano da me, una Croce di legno, semplice, e con una penna verde avevo scritto sul braccio orizzontale del legno, a sinistra e a destra “S” e “S”. E le avevo spiegato il significato: “Solo nella Croce, c’è la Salvezza”.
Persino nell’ultimo momento della sua vita ha voluto lasciarmi un messaggio. Non ha pensato a sé stessa, ma ha pensato a me, ragazzo, che avrei saputo della sua morte.
Queste sono le persone che appartengono al Cielo. E una vita se non è vissuta così io credo che non valga la pena di essere vissuta. Questa è l’unica vita, appartenere a Gesù, e allora anche dentro ad una situazione terribile come la sua, perché era veramente tremenda: cieca, reclusa, tutto il giorno sola a pregare, camminava intorno al letto, … eppure è una delle persone più libere che io abbia mai conosciuto. Chi invece appartiene alla terra non esiste posto a questo mondo che vada bene, non esiste realtà che lo renda felice, non esista niente che gli dia pace. Ha tutto, eppure non ha niente.
È bella questa espressione di Gesù:
“Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.”
Chi viene dalla terra, io oserei dire, è sotto tutti, viene calpestato da tutti, non ha dignità. Noi l’appartenenza la dobbiamo cercare solo in Dio e poi in queste persone così speciali e meravigliose che il Signore ci fa la grazia di avere qualche volta nella nostra vita, che sono un po’ il suo riflesso, la sua presenza.
“Chi crede nel Figlio ha la vita eterna”
Chissà se noi crediamo veramente in Gesù. Ogni tanto me lo chiedo: Ma io credo in Dio? Credo veramente in Dio? O credo di credere? O spero di credere?
Quest’oggi avviciniamoci a Gesù per iniziare una vita nuova, magari un’amicizia nuova con Lui, un rapporto nuovo con Lui, così da rispondere alla domanda: “Ma tu a chi appartieni?”
“Io appartengo a Gesù. Tutta la mia vita è stata di Gesù. È il nome che ho pronunciato di più”
Che bello se il nostro Angelo Custode alla fine della nostra vita potesse dirci: “Il nome che hai pronunciato di più è Gesù”
“Qual è il pensiero più frequente che ho avuto?”
“Il pensiero più frequente che hai avuto è Gesù”
“Per chi ho fatto tutte le cose che ho fatto?”
“Per Gesù”
“Ma il mio cuore, per chi veramente ha battuto?”
“Il tuo cuore ha battuto veramente solo per Gesù”
Bello. Il nostro cuore, la nostra mente dovrebbero essere totalmente presi solo da Gesù. Io lo chiedo al Signore per ciascuno di voi, che possiate avere questa grazia, ogni giorno della vostra vita, che il Signore ci conceda, di alzarci, vivere e andare a riposare per Lui. Credetelo, non c’è altra consolazione a questo mondo se non Gesù.
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Giovedì della II settimana di Pasqua
VANGELO (Gv 3,31-36)
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
Chi viene dall’alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.