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Abbandono esteriore – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.37

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Abbandono esteriore – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.37
Venerdì 26 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 14, 1-6)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Eccoci giunti a venerdì 26 aprile 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quattordicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 1-6.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González, siamo arrivati a pagina 67. Vediamo questo quarto capitolo, dal titolo:

ESISTE UN ABBANDONO DEL TABERNACOLO?

Per rispondere con rigore logico, distinguo due generi di abbandono del Tabernacolo: uno che potrei definire esteriore e l’altro interiore o spirituale — e questo è proprio quello che abbiamo visto in questi giorni — . Chiamo abbandono esteriore l’assenza abituale e volontaria dal Tabernacolo da parte dei cattolici che lo conoscono e possono visitarlo. Pertanto non parlo qui di giudei, eretici od empi, né di cattolici senza catechismo; ché tra questi Gesù Sacramentato si sentirà perseguitato, odiato, calunniato o disconosciuto, ma non abbandonato. Parlo di cattolici che credono e sanno che Nostro Signore G. C., vero Dio e vero Uomo, è reale e vivo nel Santissimo Sacramento e, pur vivendo vicino a Lui ed avendo tempo e forze per il lavoro, il divertimento, il casino, la taverna, non vanno mai né a riceverlo né a visitarlo, né hanno con Lui alcun legame di amicizia o di gratitudine.

Quindi, abbiamo già visto questa distinzione tra la compagnia interiore e la compagnia esteriore; in questi giorni ci siamo concentrati molto sulla compagnia interiore, sull’interiorità. 

Adesso lui dice: dobbiamo definire due tipi di abbandono del Tabernacolo: uno esteriore e uno interiore o spirituale. 

L’abbandono esteriore è:

l’assenza abituale e volontaria…

quindi “abituale”, cioè io abitualmente non vado, volontariamente io non vado

…da parte dei cattolici che lo conoscono e possono visitarlo

so che lì c’è Gesù, posso visitarlo e non ci vado. 

Quindi i cattolici che credono e che sanno che nostro Signore Gesù è realmente, veramente sostanzialmente presente nel sacramento dell’Eucaristia, e pur vivendo vicino a Lui — perché tutti abbiamo vicino una chiesa, non abitiamo mica nel deserto del Sahara! — pur avendo tempo per tutto — il lavoro, il divertimento, la taverna, il bar, qualunque altra cosa, l’allenamento fisico, le vacanze, ognuno ci metta, tutto quello che ci vuole mettere — avendo tempo per tutto e io aggiungo per tutti:

non vanno mai né a riceverlo né a visitarlo, né hanno con Lui alcun legame di amicizia o di gratitudine.

Quindi se so che nel Tabernacolo c’è veramente, realmente, sostanzialmente presente Gesù, ce l’ho vicino, ho il tempo per tutto tranne che per Lui e non vado né a riceverlo né a visitarlo, non ho nessun legame di amicizia, di gratitudine: questo è un abbandono esteriore. Questo è proprio il caso di Gesù abbandonato.

Esiste un abbandono esteriore?

Sarebbe meglio non porre questa domanda per non trovarsi nella dolorosa e amara necessità di rispondere con un SÌ pressappoco tanto grande quanto l’estensione delle popolazioni protette dai Tabernacoli, tanto ripetuto probabilmente quanti sono gli uomini intorno ad essi, tanto ampio e sostenuto quanto l’eco di un dolore senza rimedio né fine. Piuttosto che domandare se esistono Tabernacoli con questo abbandono materiale, sarebbe meglio e più breve domandare: ma esistono Tabernacoli senza abbandono? Perché, ad eccezione del Tabernacolo di un Monastero appartato, Seminario o casa pia, senza altri accompagnatori se non i religiosi o le religiose che vi abitano, e qualche altro accompagnatore in parrocchie privilegiate, che ancora esistono per la misericordia di Dio, sopra quale Tabernacolo al mondo potrebbe porsi questa didascalia: senza abbandoni!? E se così è, chi sano di mente e di cuore può forse dubitare che sia lecito e persino obbligatorio e urgente schierare sulla linea di combattimento, senza tregua né quartiere, tutte le risorse e i mezzi della penna e della lingua, del pensiero e della volontà, della sensibilità e persino dei nervi, contro quel mostro dalle cento teste e dalla bava velenosa che tante notti tristi e giorni senza fine e tanto fiele e offese sta facendo passare e tracannare in silenzio al più buono e al più dolce dei Padri? Sì, guerra a morte all’abbandono dei Tabernacoli, qualunque sia il nome del popolo a cui appartiene, del Sacerdote che lo custodisce, delle anime fedeli che lo accompagnano!…

Ché proclamare la guerra all’abbandono non può in alcun modo essere inteso, non dico come una guerra, ma nemmeno come un sospetto contro coloro che sicuramente sono vittime e riparatori dello stesso abbandono, come lo sono il Sacerdote e molte anime fedeli; proclamare questa guerra è unirsi a coloro che accompagnano [il Tabernacolo] perché il loro numero cresca, e infonder loro, se possibile, nuovi stimoli e nuovi modi e perfezioni di compagnia; è mettersi tra coloro che lo abbandonano per parlar loro di ciò che non nominano nemmeno più, per spingerli verso la Casa paterna che hanno lasciato o in cui non hanno più messo piede; è mettere nell’accento della parola e nell’espressione del viso e nella delicatezza dell’azione e nell’intimità della supplica e, soprattutto, nella generosità del sacrificio, tutta la veemenza e l’espressività e l’attrattiva dello zelo più ingegnoso, dell’amore più pietoso e, oserei dire, della passione più santamente travolgente, affinché tutto ciò possa ispirare la compassione per quel male, il più ingiusto, triste e funesto di tutti i mali. Ma poiché non è contro quell’abbandono esteriore che vengono ora a combattere queste righe, limitiamoci ancora una volta a ricordarlo e a scrivere sotto quella triste didascalia, con il più visibile degli inchiostri e con il più energico dei tratti: Gesù dei Tabernacoli, esteriormente abbandonato, anche se tutti ti abbandonano, noi… NO!

Queste pagine credo che valga la pena di rileggerle tutti bene, perché sono talmente chiare che, più che spiegazioni, forse han bisogno di esami di coscienza e di conversione, di decisioni solenni. Di questo c’è bisogno, c’è bisogno proprio di questo.

“Esistono Tabernacoli non abbandonati?” Chissà… lo saprà Dio. “Sopra quale Tabernacolo al mondo si potrebbe scrivere: senza abbandoni?” Un Tabernacolo lasciato lì da solo è abbandonato. E quindi lui dice: bisogna impostare una guerra, un combattimento contro questo abbandono. E quindi bisogna unirsi a coloro che accompagnano i Tabernacoli, bisogna aumentare il loro numero; nuovi stimoli, nuovi modi, perfezioni di compagnia. Dare testimonianza e fare in modo che quelli che lo abbandonano non lo abbandonino più, che tornino a fargli compagnia. Usare tutta la nostra persona per riportare al centro della nostra vita il Tabernacolo.

Gesù dei Tabernacoli, esteriormente abbandonato, anche se tutti ti abbandonano, noi… NO!

Noi no!

Ecco, voglia il cielo che, ovunque voi siate ad ascoltare questa meditazione, vi organizziate per fare esattamente quello che san Manuel, in queste pagine, ci ha chiesto. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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