Omelia
Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di venerdì 11 marzo 2016.
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Testo della meditazione
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Il ritratto del Giusto
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato!
Oggi è venerdì della quarta settimana di Quaresima, siamo sempre più vicini alla Santa Pasqua e, come ogni venerdì, non possiamo non fare memoria, già dal mattino, della Passione di Cristo, della Sua morte in croce. Oggi è il giorno dedicato a meditare sulla Passione e sulla morte di Gesù, sulle ragioni che Lo hanno portato, Lo hanno spinto fino a quel momento. Mentre leggevo la liturgia di oggi per preparare questa omelia, leggendo il Libro della Sapienza, mi sono detto: «Ecco, spero che, il giorno del mio funerale, sia letta proprio questa pagina del Libro della Sapienza e che il mio Angelo Custode, mentre io sarò morto, possa dire al Signore: “Padre Giorgio Maria almeno ha tentato di seguire quello che qui c’è scritto nel Libro della Sapienza”, che non avrò sragionato come gli empi, ma che avrò tentato di seguire questa giustizia».
Questo è l’augurio che faccio a tutti voi, oggi, in questo giorno di Quaresima, in questo venerdì, auguro anche a voi che questa prima lettura si possa realizzare nella vostra vita, dobbiamo sperarlo e chiederlo al Signore con tutto il cuore, perché è difficile, ma non c’è un’altra via.
Effettivamente, se noi seguiamo il giusto, seguiamo Gesù. Questo secondo capitolo del Libro della Sapienza, nella persona del giusto, fa riferimento a Gesù, anticipa la figura di Gesù e anticipa la figura di tutti i Martiri, di tutti i Santi, di tutti coloro che, come Gesù, il Giusto, hanno fatto della loro vita la Giustizia, che non si sono messi a sragionare con gli empi.
Ricordate che vi dissi che gli empi non sono i cattivi, gli assassini, i ladri e non so quant’altro, gli empi sono (scomponete la parola “em-pio”) i non pii, coloro che non sono pii, i non devoti, i mestieranti del sacro, gli scribi e i farisei sono gli empi.
Questi sragionano perché non hanno la luce della sapienza, non a caso questo testo è nel Libro della Sapienza.
“Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta”.
Questo è il giusto! Questo è l’uomo pio, questo è il fedele di Gesù!
È colui che è d’incomodo, è colui che si oppone alle azioni malvagie, alle azioni empie.
Non prende quelle posizioni da Ponzio Pilato, che non sanno né di me né di te, quelle situazioni sempre da compromesso, da politicamente corretto.
Io non so se anche a voi è capitato, ma a me capita alle volte che (spero che non capiti anche a voi ascoltando queste omelie, mi auguro), quando ascolto parlare qualcuno, alla fine di un discorso, io guardo il Signore e dico: «Ma cosa ha detto? Cosa ha detto? Non ho capito niente! Sarà che sono un po’ tordo ma non capisco», perché dicono tutto e il contrario di tutto, non si capisce qual è la linea logica di pensiero.
In conclusione, in carcere direbbero: «Ma da che parte stai? Di qui o di là? Da che parte ti metti? Non si capisce», perché sono un po’ nella luce e un po’ nelle tenebre, un po’ dicono e un po’ contraddicono, ma questa non è la vita del cristiano che basa tutta la sua esistenza sul “sì sì, no no”, il resto viene dal maligno.
Chi ci ascolta parlare deve capire con chiarezza qual è il taglio del nostro pensiero e noi da che parte stiamo, bisogna capirlo benissimo, subito, da quando uno inizia a parlare.
“Il giusto si oppone alle azioni degli empi,
ci rimprovera le colpe contro la Legge”, cioè contro i Dieci Comandamenti.
Pensiamo oggi contro il Sesto Comandamento cosa non si fa e quanto si tace circa i peccati contro il Sesto Comandamento.
“Rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta”.
Quante volte si sente dire: «Tu mi rinfacci…»
Certo che ti rinfaccio, perché stai tradendo l’educazione che tu hai ricevuto, l’educazione santa che hai ricevuto!
“Proclama di possedere la conoscenza di Dio”.
Quante volte ai Santi è stato detto: «Ma tu, chi credi di essere?», anche a Gesù.
“È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri,
ci è insopportabile solo a vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri”.
Esattamente!
La nostra vita non deve essere come quella degli altri, perché la nostra vita deve essere come quella di Cristo, che è totalmente altro rispetto alla logica del mondo!
Se noi non seguiamo Gesù, noi saremo esattamente come un branco di pecoroni!
Abbiamo più a cuore di conformarci al belare del gregge, ma non del gregge di Cristo, non del pusillus grex, non del piccolo gregge, ma del gregge dei pecoroni, che non di seguire la verità!
Se i Santi avessero fatto così, non avremmo nessun Santo nella Chiesa.
Mi è venuto in mente quanto accadde al Beato Giovanni Duns Scoto (siamo nel 1300),
a questo grandissimo Beato, che non è ancora Santo, ma a me piace chiamarlo Santo, perché è stato veramente un uomo incredibile.
Lui ebbe una grazia forte dalla Madonna perché era tonto, non era intelligente, e pensate che adesso lui è stato chiamato “il Dottore sottile”, tanto acquistò intelligenza, perché ricevette dalla Madonna una grazia speciale, che aprì la sua mente e gli consentì di studiare e di diventare Sacerdote.
Ebbene lui, che insegnava, durante la famosissima disputa che si tenne verso la fine del 1307, inizio del 1308, a Parigi, in Università, sul tema dell’Immacolata Concezione (perché lui difendeva l’Immacolata Concezione contro gli altri che dicevano che la Madonna non era Immacolata nella Sua Concezione), prima di dibattere pubblicamente queste argomentazioni, passò davanti alla statua di Maria scolpita sul frontespizio della Cappella del Palazzo reale, che stava prima dell’Università, e disse alla Madonna questa frase bellissima: «Dignare me laudare te, Virgo Sacrata, da mihi virtutem contra hostes tuos», che tradotto vuol dire: «Degnati, o Vergine Benedetta, che io possa degnamente lodarti, donami la virtù contro i tuoi avversari».
La statua della Madonna piegò la testa in segno di assenso e rimase così in questa posizione, ancor adesso è così. Non è una leggenda, non è che, perché è successo nel 1300, è una leggenda, è la storia dei Santi.
Perché vi ho letto questo?
Perché anche noi dobbiamo chiedere alla Madonna questa grazia: «Degnati, o Vergine Benedetta, che io possa degnamente lodarti», e possiamo aggiungere: «Che io possa degnamente lodare il Tuo Gesù, sempre e con umiltà». Poi c’è la parte della fermezza: «Donami la virtù contro i Tuoi avversari», che possono vestire qualunque panno, ciò che conta è che sono avversari di Cristo, della logica della croce.
E la Madonna lo ha sostenuto e ha vinto la disputa; fu il primo che ottenne la vittoria per l’affermazione dell’Immacolata Concezione, quella disputa fu vinta da lui solo, lui solo contro tutti. Certo, perché la sua vita è diversa da quella degli altri e del tutto diverse sono le sue vie.
“Siamo considerati da lui moneta falsa”.
Certo, chi segue Gesù considera gli empi come nulla, non c’è niente da imparare.
“E si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure”.
Ci mancherebbe! Ci mancherebbe!
Ma noi, quante volte dedichiamo il tempo a dire: «Ha senso che io frequenti quella realtà, quelle persone, quei simposi, che non fanno altro che portarmi via Cristo, che mi rosicano via Cristo dall’anima?»
No, non ha senso. Via!
Nell’Opera della Beata Camilla Battista da Varano, “I dolori mentali di Gesù”(importantissima, vi consiglio di leggere quest’opera bellissima, è un libretto), la Beata Camilla riceve da Gesù queste informazioni sui Suoi dolori mentali; il quinto dolore mentale di Gesù riguarda la sofferenza vissuta da Gesù per quello che i Suoi discepoli, Lui dice i Suoi Apostoli in questo caso, avrebbero dovuto subire, tra pene, martiri, persecuzioni, ingiurie e quant’altro, a causa del Suo Nome.
Lui disse: «Guarda che questa fu la pena più grade che io provai, perché fu quella che mi portò a dire: “La mia anima è triste fino alla morte”».
Lui disse: «Io non dissi quella frase perché avevo paura di morire, ma dissi quella frase perché avevo nel cuore la sofferenza terribile per quello che i miei amici avrebbero dovuto subire a causa mia. Compatiscimi in questo dolore!»
Quando noi soffriamo a causa di Gesù, oltre a doverci rallegrare, noi dovremmo correre da Gesù per patire con Lui, perché, mentre noi stiamo soffrendo per Gesù, Gesù soffre per noi. Soffre, perché sente che quella sofferenza è causata da Lui, anche se, in realtà, sarebbe bello che noi andassimo da Gesù e Gli dicessimo questo: «Gesù, guarda, non soffrire, perché la causa non sei Tu. Io sto soffrendo per causa Tua, ma in realtà la causa non sei Tu, la causa è il diavolo e tutti quelli che lo seguono, ma non è colpa Tua. Non è colpa Tua se io sto soffrendo, soffriamo insieme, non è colpa Tua!»
Vedete, è giusto, e Gesù si aspetta che noi impariamo ad avere atti di amore e di delicatezza verso di Lui, che non siamo egoisti ed egocentrici, pensando solo ai nostri dolori. Pensiamo che prima di noi c’è qualcun altro che soffre, questo qualcuno è Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia Lodato!
Letture del giorno
Venerdì della IV settimana di Quaresima
Prima lettura
Sap 2,1.12-22
Condanniamolo a una morte infame.
Dicono [gli empi] fra loro sragionando:
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e chiama se stesso figlio del Signore.
È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
Proclama beata la sorte finale dei giusti
e si vanta di avere Dio per padre.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
la loro malizia li ha accecati.
Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,
non sperano ricompensa per la rettitudine
né credono a un premio per una vita irreprensibile.
Salmo responsoriale
Sal 33
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.
Canto al Vangelo (Mt 4,4b)
Gloria e lode a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Gloria e lode a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo
Gv 7,1-2.10.25-30
Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora.
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.