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Martirio di S. Giovanni Battista

Martirio-SGiovanniBattista

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di lunedì 29 agosto 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Martirio di S. Giovanni Battista

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questo è un giorno particolare, perché ricordiamo il martirio di un grandissimo Santo, un Santo che è il più grande fra i nati di donna, dice Gesù.

Vediamo questo Santo cosa ha da insegnarci.

Primo: l’amore e la fedeltà alla verità, quindi a Gesù Cristo stesso in persona.

San Giovanni perde la testa, San Giovanni perde la vita per una sola ragione: aver chiamato le cose con il loro nome, oggi virtù assai rara; aver difeso la verità del matrimonio fino al sangue, altra virtù assai rara; aver detto fino alla fine: «Questo non ti è lecito!», questa virtù è rarissima.

Non è lecito perché è contro il Sesto Comandamento, perché lei è moglie di tuo fratello e non è tua moglie, perché questo si chiama “adulterio”, allora, come oggi.

Per questo, solo per questo e per nient’altro, San Giovanni il Battista muore decapitato ed è inutile festeggiarlo oggi, riempirci la bocca con il suo nome, se poi la nostra vita, la nostra predicazione, le nostre parole, la nostra testimonianza vanno esattamente al contrario.

San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue omelie, precisamente nell’omelia 23, dice così: “San Giovanni per Gesù diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo (nessuno gli ha detto: «Rinnega Gesù, offri incenso agli dei») ma gli fu ingiunto solo di tacere la verità”.

Gli fu detto cioè di stare zitto, non di parlare contro Gesù o contro Dio, semplicemente di non dire niente, quello che facciamo noi sempre.

Noi diciamo sempre: «Non dire niente, non sono fatti tuoi, stai zitto! Tu fai la tua vita, prega, fai l’eremita, fai i digiuni, fai le penitenze, fai quello che vuoi, basta che stia zitto».

Ma tacere la verità è un peccato, è un peccato contro Cristo, perché Cristo è la Verità!

E diventi complice.

Giovanni non tace la verità e così muore per Gesù, che è la Verità. Proprio per l’amore alla verità non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio”, cioè Erode e la moglie, che moglie non era, Erodiade, e Salomè, e tutti.

La vita cristiana, che viene investita dal ricordo di questo martirio, oggi ricorda anche a noi che non si può scendere a compromessi con l’amore a Gesù, alla Sua Parola e alla verità. La verità è verità e non ci sono compromessi con nessuno.

La vita cristiana esige il martirio della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio di lasciare che Gesù cresca in noi e sia Gesù ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni.

Questo può avvenire solo se c’è un vero rapporto di preghiera con Dio; se non si prega, non si sarà mai fedeli alla verità, non la vedremo neanche, non avremo il coraggio di testimoniarla. Abbiamo quindi bisogno di una fede che si nutra di preghiera, che stia davanti al tabernacolo, che perda ore davanti al tabernacolo.

Invece noi dobbiamo sempre fare e avere tutta questa filantropia, tutta questa attenzione a non so chi, ma prima c’è il fare di Dio, lo stare davanti a Dio!

Lo dice il Concilio Vaticano II: la priorità è la contemplazione, poi c’è l’azione.

Secondo: a motivo del giuramento dei commensali, Erode decide di ucciderlo.

Questa è la peste delle pesti della vita spirituale: la stima degli uomini, il consenso degli uomini, guardare a quello che dice la gente.

Come mi diceva una volta una signora: «La gente ci vedono…»

E allora? Cosa vuol dire?

A parte l’italiano sbagliato, ma comunque, se la gente ti vede, allora?

Lascia che ti veda!

«La gente parla…»

E lascia che parli!

Ma che dicano quel che hanno voglia, son tutti ragli!

Quello che conta è che ti vede Dio, non che ti veda la gente!

La gente oggi dice in un modo e domani dice in un altro.

Oggi la gente dice che sei un Santo, domani dice che sei un demonio.

La gente?!

Ma cosa volete che la nostra parola abbia valore… la nostra parola è una parola di poveri uomini, quello che conta è la Parola di Dio, il giudizio di Dio.

Allora cosa succede?

Succede che, per la stima e il consenso degli uomini, noi facciamo cose pazzesche, compiamo peccati mortali, cose gravissime.

Cosa non facciamo per avere la stima?

Cosa non facciamo per non perdere la stima, per non perdere il consenso, per avere la compagnia degli uomini?

Anche all’Inferno c’è una grande compagnia… Che compagnia… non mi sembra che dia una grande consolazione quella compagnia, dagli scritti dei Santi e dalle Parole di Gesù. Lui dice che è pianto e stridore di denti… A cosa serve quella compagnia?

Si sentono in giro alcune frasi del tipo: «Non sono andato a Messa in vacanza, perché ero in compagnia di altri che non credono e non ci vanno. Sa, Padre, come si fa? Non posso obbligare gli altri ad andare a Messa o a rispettare i miei tempi, o imporre la mia fede».

Allora è giusto, invece, che gli altri impongano a te le loro cose, questo è giusto. È giusto che gli altri impongano a te di tradire il Comando di Dio.

Chissà perché si ragiona sempre al rovescio. È sempre importante quello che è importante per gli altri e non quello che è importante per Dio.

E poi, che begli amici! Persone veramente delicate, fini d’animo, attente, premurose, caritatevoli, che non sono capaci di rispettare l’anima e il desiderio di una persona, o forse è semplicemente perché noi abbiamo paura e vergogna…

Vedete come si fa in fretta a rinnegare Dio?

C’è chi dice: «Non faccio il Segno di Croce davanti ai miei colleghi, perché se no mi prendono in giro e mi provocano».

Ma voi sentire che, mentre pronuncio queste parole, c’è il mondo che grida: «Ma cos’è questa cosa?»

Ma le sentiamo queste cose, quando le diciamo?

Ascoltiamoci, quando diciamo queste cose!

Noi diciamo: «Cosa penserà la gente? Cosa diranno le persone? Dopo mi sgridano… Dopo mi emarginano… Dopo mi perseguitano… Dopo dicono che sono pazzo… Dopo dicono che non rispetto la religione altrui, perché faccio il Segno della Croce».

Ma siamo diventati matti, siamo impazziti?

Siamo impazziti, abbiamo perso il senso della ragione!

Ma come è possibile che fare un Segno di Croce sia un’offesa a qualcuno?

Ma com’è possibile che una genuflessione sia un problema?

Come è possibile che, dire che io credo in Gesù, sia un problema?

A chi mai ha fatto del male?

Gesù, chi mai ha ucciso, ha insultato, ha maltrattato?

A chi Gesù ha creato problemi?

Al diavolo e ai suoi seguaci.

Non ha fatto altro che fare miracoli di guarigione, non ha fatto altro che parlare di conversione, di lotta al peccato, di carità fraterna.

Cosa fa di male?

Gesù muore in croce…

Che male ha fatto?

Allora, in questa Santa Messa, dobbiamo chiedere a San Giovanni la grazia della radicalità, di buttare via i compromessi, di iniziare questo nuovo anno con atti di confessione vera, con una Santa Confessione nella quale riconosciamo il nostro essere Ponzio Pilato e il nostro lavarci le mani nel Sangue di Cristo, nella quale riconosciamo le vergogne che abbiamo di Gesù, la vergogna di pregare davanti agli  altri, la vergogna di fare un Segno di Croce, la vergogna di dirci cristiani, la vergogna di dire che il venerdì faccio un digiuno o un fioretto, e poi tutti i tradimenti che sono prodotti dal tacere la verità morale e anche la verità di teologia fondamentale davanti al mondo.

Impariamo a dire come fece quel Santo, che morendo intinse il dito con il suo sangue e scrisse con il suo sangue per terra: “Io credo”.

Diversamente, nel Regno dei Cieli non credo che ci entreremo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

PRIMA LETTURA (Ger 1,17-19)
Àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò.

In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Tu, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 70)
Rit: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Canto al Vangelo (Mt 5,10)
Alleluia, alleluia.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

VANGELO (Mc 6,17-29)
Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

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