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Il distintivo – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 16

Don Gnocchi Pedagogia del dolore innocente

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il distintivo – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 16
Mercoledì 26 giugno 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Stemma dei mutilatini di don Gnocchi
Stemma dei mutilatini - Don Gnocchi

VANGELO (Mt 7, 15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 26 giugno 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 15-20.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Pedagogia del dolore innocente del beato don Carlo Gnocchi.

Nel 1950 i Mutilatini di guerra recarono al Papa Pio XII un dono singolare e simbolico. Si trattava di una riproduzione del loro distintivo consistente nel monogramma di Cristo interpretato in forma del tutto nuova:

Sul libro c’è sempre questo stemma che ritorna, ma non avevo mai fatto caso a questi dettagli che adesso lui descrive. Lui sul libro riporta sempre questo stemma quando separa un po’ le pagine, i capitoli… Bellissimo!

dove il “chi” era formato da due stampelline incrociate e fasciate da una corona nobiliare, ad indicare che la sofferenza umana, innestata su Cristo, forma una cosa sola con essa, forma il Cristo mistico, e soltanto in questo modo può ricevere la corona del merito e del premio.

Quel simbolo però era composto da tante perline, ognuna delle quali traeva origine da un’operazione chirurgica o da una medicazione dolorosa sopportata da un mutilatino senza lamento e senza pianto. E quando io riferii al S. Padre che avevo visto bambini, nel reparto di chirurgia, lottare tenacemente contro l’invasione del pianto, mordendosi le labbra per aver diritto di prendere una perlina e di deporla nella cassettina del Papa, Pio XII si fece improvvisamente pensoso, e nel suo sguardo tremò una lacrima di tenerezza e di riconoscenza!

Fermiamoci un secondo, perché, vedete, è sempre così: quando c’è qualcosa di grande, nella vita, si ha bisogno di fare una sintesi, e uno stemma è una sintesi che, per chi non sa niente, rischia di passare inosservato. In questo caso io, che stavo leggendo questo libro, non mi sono accorto di granché, se non che questo stemma mi ricordava un “chi/rho” (κ/ρ), ma niente di più, non avevo proprio fatto caso alle stampelline e alle perline che gli stanno attorno, pensavo che fosse un timbro, uno stemma così. Per chi non ha vissuto quella storia e fatta quella sintesi, non vuol dire granché, ma per chi ha vissuto quella storia e fatto quella sintesi di vita, quello stemma diventa veramente simbolico, raggruppa il tutto in un segno, è veramente importante. Ed è chiaro che Pio XII, quando si sente spiegare in questo modo lo stemma, beh, insomma, è chiaro che questo genera nella persona una commozione, una grande commozione.

Vi dico che, quando a Rosa Mistica – ma in tante altre occasioni – abbiamo fatto la vestizione degli scapolari, è sempre commovente, ti tocca il cuore vedere con che fede vivono quel momento le persone, siano adulti, giovani, bambini, anziani, ammalati. Peraltro, compiono spontaneamente, praticamente tutti, un gesto che il rito di imposizione dello scapolare non richiede che è quello di mettersi in ginocchio. Lo fanno tutti spontaneamente, senza che nessuno glielo chieda e in realtà non è richiesto, nessun sacerdote ve lo chiederà. Eppure le persone lo fanno spontaneamente. Tu le vedi proprio profondamente raccolte, profondamente comprese dentro quello che stanno vivendo, commosse; poi vanno via con il loro scapolare…

Io, personalmente – ma questa è una cosa mia, che faccio io, non è richiesta dal formulario – quando impongo lo scapolare, prima di imporlo lo faccio baciare; di solito faccio baciare sempre la parte della stoffa dove c’è l’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Perché, portando lo scapolare del Carmelo, noi di fatto portiamo al collo il Sacro Cuore di Gesù, una delle due parti dello scapolare porta disegnato il Sacro Cuore di Gesù, attenzione. Per noi che abbiamo fatto tutta la predicazione – e quello che abbiamo fatto il 7 e l’8 di giugno, ma poi anche nei mesi precedenti, la pratica dei primi 9 venerdì del mese – capite cosa vuol dire portare lo scapolare?

Per il ritiro ci sarà un libretto che potrete prendere lasciando un’offerta libera dove, appunto, viene spiegata in sintesi un po’ tutta la questione dello scapolare, non solo la storia, ma un po’ tutto quello che significa e che vi ruota attorno. 

Consiglio veramente a tutti di fare la vestizione, durante il ritiro ci sarà questa possibilità, così come ci sarà la possibilità di confessarsi, così come ci sarà la possibilità dell’adorazione notturna. E, pensate, è talmente importante questa vestizione, che la Chiesa concede l’indulgenza plenaria. 

Ecco perché dico: “Venite, iscrivetevi!”. In quei giorni, veramente, ci sarà una pioggia di grazie, di occasioni proprio grandi di crescita spirituale. Avremo l’occasione di fermarci un attimo a riflettere su cose sulle quali forse non abbiamo riflettuto abbastanza. 

E anche noi andremo a casa, appunto, con il nostro scapolare

Se questo, “distintivo” dei mutilatini, come lo chiama don Gnocchi, è bello e importante, immaginatevi cosa vuol dire portare lo scapolare del Carmelo, che è il segno per eccellenza dell’essersi consacrati alla Vergine Maria! Non esiste nessun altro segno di più dello scapolare, è proprio il segno per eccellenza.

E vi dico: iscrivetevi (a parte il fatto che è necessario iscriversi per partecipare agli esercizi), perché poi i nomi di coloro che avranno fatto la vestizione dello scapolare, saranno iscritti nel registro della Confraternita dello Scapolare, e quindi rimarranno a perpetua memoria, con tutti i benefici di questa iscrizione; è una cosa seria! 

C’è la bella pratica di portare il braccialettino a forma di catena al braccio, secondo il Montfort, per la schiavitù di Maria, che è bellissima, però lo scapolare supera tutto e tutti! Perché, ripeto, ha l’indulgenza e insieme al Crocifisso e al Rosario è uno dei tre strumenti di pietà citati dal Concilio Vaticano II. Quindi io lo consiglio veramente a tutti. Poi, ripeto, va portato addosso, se dà fastidio la stoffa si può sostituire con la medaglia che vi verrà data. Ecco, però fatela, questa vestizione, perché sarà veramente molto, molto importante.

Oggi abbiamo fatto pochissimo, però va bene così, perché volevo lasciare che tutto fosse “risaltante” lo scapolare del Carmelo.

Una cosa che però volevo aggiungere è questa della perlina da deporre nella cassettina del Papa: molto bella, no? Fa un po’ sorridere, perché oggi queste cose non si sentono più, sono sparite. È anche per questo che io leggo questi testi, perché noi veniamo da qua, non vi sto leggendo il testo di un beato del millecento, siamo nel secolo scorso…

Impariamo anche noi a prendere una perlina, offrendo le nostre sofferenze in silenzio e a depositarle nella “cassettina”. Adesso noi non abbiamo la “cassettina del Papa”, ma possiamo pensare al Cuore Eucaristico di Gesù. Mettiamo lì le nostre perline, che se a Papa Pio XII «tremò una lacrima di tenerezza, di riconoscenza», immaginatevi a Gesù!

E poi mi permetto di dire questo: non c’è forse bisogno oggi di pregare, soffrire, offrire, riparare e offrirsi per la pace nel mondo? Come sapete, non sono un catastrofista, non ho mai sostenuto logiche catastrofiche, pessimistiche o quant’altro, però mi sembra – per quanto non sia esperto di queste cose – guardando qui, guardando là, che la situazione non sia proprio rosea per tutti. Al di là di chi ha ragione e di chi ha torto, io penso agli innocenti, io penso alla povera gente, io penso alle popolazioni, io penso ai bambini, penso agli ammalati. Cosa vuol dire per qualcuno che è ricoverato in ospedale, per tutti coloro che sono attaccati ad una macchina, per tutti coloro che devono subire o stanno subendo degli interventi chirurgici, che devono fare la dialisi, che devono fare la chemioterapia, cosa vuol dire “se dovesse accadere che”? Per queste persone, per un bambino…

Ci sono già in televisione, su internet, ovunque, immagini raccapriccianti circa i bambini in questo tempo di guerra. Perché già è in atto: sì, non qui a casa mia, va bene, però non esisto solo io! E siccome mi sembra che la situazione non sia, come dire…. perché non offrire le nostre sofferenze (tutti ne abbiamo tante) per questa ragione? E perché non riunirci a pregare, a luglio, nella notte dell’adorazione eucaristica, per questo motivo?

Mi sembra un motivo più che valido, no?

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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