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Paternità di seconda generazione – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 17

Don Gnocchi Pedagogia del dolore innocente

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Paternità di seconda generazione – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 17
Giovedì 27 giugno 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 7, 21-29)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 27 giugno 2024. Oggi festeggiamo San Cirillo d’Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 21-29.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Pedagogia del dolore innocente del beato don Carlo Gnocchi.

A questo punto si potrebbe domandare se l’inestimabile valore soprannaturale del dolore innocente non possa, almeno in parte, attenuare l’importanza e l’impegno che la scienza, l’arte e la carità congiuntamente mettono nella lotta contro il dolore e contro le sue cause multiformi.

Fortunatamente possiamo garantire che questo pericolo, in una equilibrata concezione cristiana della realtà, non esiste. Che anzi, la lotta contro la sofferenza attinge nel cristianesimo motivi e forze di incomparabile nobiltà ed efficacia, in confronto a quelli forniti dall’umana solidarietà e dalla filantropia, che già aveva proclamato «divina» la vittoria sul dolore.

   Infatti, la battaglia contro il dolore, soprattutto nei bimbi, è un complemento della generazione umana ed una riparazione alle falle in essa apportate dalla colpa originale e dall’umana conseguente incapacità vitale.

Mi spiego.

Per la legge di Adamo, ogni uomo che genera, pone involontariamente e dolorosamente nelle carni dei propri figli la fonte amara della sofferenza, della pena e del dolore.

Combattendo pertanto in essi e vincendo il dolore, restituendo a questi esseri la gioia della fanciullezza ed una maggiore capacità di vita, compromessa dalle limitazioni della malattia, dell’invalidità e della sofferenza, frutto della colpa originale e qualche volta di quelle personali dei genitori, noi ripariamo così alle deficienze della prima generazione e faticosamente ricostruiamo la sua completezza.

Si direbbe che la lotta e la vittoria contro il dolore è una seconda generazione, non meno grande e dolorosa della prima e che chi riesce a ridonare ad un bimbo la sanità, l’integrità, la serenità della vita, non è meno padre di colui che, alla vita stessa, lo ha chiamato per la prima volta.

Non è questo che implicitamente e forse inconsciamente voleva dire una Suora infermiera il giorno in cui io le mossi dolce rimprovero di non far ricorso al massaggiatore elettrico per il trattamento di un bimbo poliomielitico, in una giornata particolarmente torrida per il caldo e per la stanchezza? «Che vuole — mi rispose candidamente — col massaggio manuale io ho l’impressione di far passare un po’ della mia vita in quelle gambine inaridite. Le macchine sono comode… ma sono un’altra cosa…».

Questo è un punto che va chiarito, l’abbiamo già detto, ma è meglio chiarirlo bene. 

Noi siamo chiamati a lottare contro la sofferenza, soprattutto negli altri; nessuno di noi è un cultore, un estimatore della sofferenza, per cui: “Che bello vedere soffrire gli altri! Che bello soffrire io!”. Assolutamente no! 

«La lotta contro la sofferenza attinge nel cristianesimo motivi e forze di incomparabile nobiltà ed efficacia», quindi attenzione! 

Inoltre, scrive Don Gnocchi: «la battaglia contro il dolore, soprattutto nei bimbi, è un complemento della generazione umana».

Capite? È fondamentale lottare contro il dolore; devo evitare in ogni modo che l’altra persona soffra, sotto qualunque forma e specie, soprattutto, ovviamente, non essere io causa del dolore, mai, di qualunque dolore; dobbiamo sempre metterci dalla parte dell’altra persona e vedere cosa le fa meno dolore.

Quindi: “la battaglia contro il dolore è un complemento della generazione umana e anche una riparazione di quello che ha fatto il peccato originale”. 

Sentite che bella questa sua riflessione che adesso ripeto; è bellissima:

Si direbbe che la lotta e la vittoria contro il dolore è una seconda generazione, non meno grande e dolorosa della prima e che chi riesce a ridonare ad un bimbo la sanità, l’integrità, la serenità della vita, non è meno padre di colui che, alla vita stessa, lo ha chiamato per la prima volta.

Mio papà mi chiama alla vita, dandomi la vita, poi, se incontro qualcuno – o ho incontrato qualcuno – che lotta e vince contro il dolore che mi è venuto addosso, questa persona non è semplicemente un benefattore, questa persona mi è padre, mi è madre, mi dà una seconda generazione, è come se mi desse una seconda vita. 

Io credo che abbiate tutti provato il dolore, almeno il dolore fisico, tutti l’abbiamo provato; quando qualcuno ci toglie il dolore fisico, quando stiamo male, ma male sul serio, e qualcuno ci guarisce, ci toglie il dolore o ci dà la cura giusta, quella persona rimane nella nostra mente per sempre; sentiamo, verso quella persona, un debito di riconoscenza incredibile; ci ha risolto un problema, ci ha tolto un danno terribile. 

La stessa cosa vale nel caso di una persona che ci ha salvati da una situazione gravissima, a causa della quale avremmo perso tutto, avremmo rischiato la vita, a causa della quale avremmo perso la nostra fama, che ci ha salvati da una qualunque cosa; ecco, quella persona ci ha generati una seconda volta. 

E ancora di più se tutto questo accade a un bambino, soprattutto se tutto questo accade a un innocente.

Anche solo ridare serenità, vedere una persona che va via serena dopo che l’abbiamo aiutata a “collocare” la sua situazione e a darle senso, dopo che l’abbiamo aiutata a portare quel peso tremendo che sta portando. Questo è “generare per la seconda volta”, perché tu dai vita, stai dando vita a quella persona.

Ci sono situazioni nella vita nelle quali la nostra presenza, la tua presenza, la mia presenza, può fare la differenza tra la vita e la morte, tra la speranza e la disperazione, tra la presenza e l’abbandono. 

Non c’è cosa peggiore di stare male ed essere soli, di aver bisogno e non avere nessuno. È terribile! Quindi, veramente, si diventa padri e madri di persone che noi non conosciamo, o che conosciamo magari poco, però delle quali abbiamo assunto la situazione, li abbiamo aiutati e questo ha fatto la differenza per queste vite. Ridare l’integrità, ridare la sanità, ridare un futuro, aiutare una persona a sollevarsi anche da un errore a tirarsi fuori dalle sabbie mobili nelle quali è caduto lui – o lei – anche se magari non è innocente. Magari effettivamente ha sbagliato, è caduto, ha fatto un pasticcio perché può succedere, nella vita, ma se non c’è nessuno che ti tenga un pezzo di legno a cui attaccarti e ti tira, uno muore lì dentro!

Grazie al cielo, ci sono persone così, ci sono questi padri di seconda generazione, queste madri di seconda generazione. È una vocazione, è rispondere a una chiamata, perché Dio in quel momento ti sta chiamando. 

Mi viene in mente il profeta Daniele: il profeta Daniele è il padre della casta Susanna, padre di seconda generazione. È l’unico che le ha salvato la vita, nessun altro ha fatto niente. Sì, tutti che piangevano, tutti che la compativano, tutti che soffrivano, però… anche il marito non mi sembra che si sia dato chissà a quale follia per salvarla! “L’hanno beccata, l’hanno giudicata, l’hanno condannata e va beh! Ci dispiace, ci ha deluso, una donna così seria, così brava, va beh, sapete, ma nessuno è perfetto, evidentemente ha avuto un momento di debolezza, anche lei è caduta.”

Ma come è caduta? La casta Susanna?!

Vedete, noi abbiamo ormai dentro di noi (anche questo va detto) questa sorta di disillusione. Ormai ci hanno preparati a credere che non c’è niente, non esiste niente a questo mondo di veramente autentico, niente e nessuno. Quindi noi siamo già pronti a credere alle prime fandonie che vengono buttate addosso a qualcuno. Finché non arrivano le fandonie, noi diciamo: “Ah, che bravo! La casta Susanna, che donna santa! (appunto: “la casta Susanna”)”. Poi arrivano questi due infami, invecchiati nel male, l’accusano ingiustamente, e tutti che la portano a morire! Ma tutto quello che tu hai vissuto con lei fino ad oggi, dove è finito? Si è sgretolato tutto?

Noi sappiamo come prosegue la storia della casta Susanna ma se fosse capitato a me, non lo so… probabilmente sarei morto dallo spavento, dal dolore, ma, al di là di questo… dopo che è arrivato Daniele, io avrei guardato tutti gli altri e avrei detto: “Scusatemi, voi dove eravate? Non è che adesso facciamo finta di niente, ricominciamo come prima e ritorno là nella vasca a fare il bagno! Perché, se tanto mi dà tanto, qui basta che due vengano e si inventino una storia su di me, e tutta la mia vita fino ad oggi non è sufficiente ad avere credibilità contro queste fandonie!” 

Notate che sono solo parole, perché prove non ne avevano! È questo il punto: che nessuno ha chiesto prove; questa è una cosa terribile! 

Bisognerebbe dire: “Va bene, tu accusi, quali sono le prove?” – “Noi due”; eh, no! Questa non è una prova, perché voi avreste potuto anche mettervi d’accordo, chi lo sa? Sapete, uno è innocente fino a prova contraria, quindi: se hai le prove, ne parliamo, ma se non hai le prove, non si può portare una persona a morire perché voi due dite che… L’avete visto solamente voi, quel ragazzo, uscire dal giardino, gli altri non l’hanno visto, le ancelle non hanno visto nessuno. “Ah, ma le ancelle non c’erano”. Che strano, no? E voi cosa facevate qui dentro? E voi cosa facevate qui in giro? Per esempio. 

Infatti, Daniele dice: “Sotto quale albero li hai visti peccare?”. Ma per fare questa domanda, c’era bisogno del profeta Daniele? Gli altri nemmeno fanno un interrogatorio, un processo, niente! Non è che il profeta Daniele fa una domanda da ultimo film poliziesco, fantascientifico, ultramoderno, che uno dice: caspita, hanno fatto una ricerca col DNA super sofisticato! Il profeta Daniele dice: “Vorrei fare una domanda, separateli”, e chiede a loro separatamente: “Sotto quale albero li hai visti peccare?”. Questa domanda è venuta in mente solamente ad un ragazzo? Al marito della casta Susanna, come mai non è venuta in mente? Per esempio, di dire: “Okay, l’avete accusata, va bene, fermiamoci tutti. Dove è successo?” È la prima domanda che si fa! Dove è successo? Quando è successo? Due parole: dove è successo, quando è successo. Niente! Non l’ha difesa nessuno, perché nessuno ha creduto veramente alla sua innocenza! Sì, erano lì che piangevano, si disperavano… son capaci tutti di mettersi a piangere, di dire: “Eh, poverina, poverina”. Ma delle lacrime la casta Susanna non se ne faceva niente, perché stava andando a morire!

Quindi, il profeta Daniele diventa padre di seconda generazione, il marito no. E una riflessione seria poi su queste persone nascerebbe: questo ragazzo estraneo mi ha salvato la vita con la domanda più ovvia che avrebbe dovuto essere stata fatta. Che non sia venuta in mente alla casta Susanna è comprensibile, era talmente sconvolta e distrutta che l’ultima cosa che poteva fare è mettersi lì a ragionare – anche se, comunque, fa una preghiera bellissima – ma per chi gli sta intorno? Ma possibile? “Dove è successo?”

Vi dico che questa cosa, a me personalmente, spaventa perché quello che è successo là, oggi succede venti volte di più. Siamo talmente disillusi, talmente delusi, che siamo disposti a credere a tutto, ormai. È una cosa veramente molto terribile.

Mi ha colpito un video che mi hanno mandato in questi giorni, dove c’è un calciatore famoso – adesso non chiedetemi come si chiama perché non sono esperto di calcio, forse si chiama Messi – si tratta di un calciatore sposato con figli che ha una bellissima famiglia e che diceva che con sua moglie si erano fidanzati quando avevano diciassette anni. Mi ha colpito che facevano vedere che lui, quando gli viene chiesto di fare una foto con qualche donna, con qualche ragazza, accetta, ma sta a distanza; quando invece gli viene fatta qualche foto con qualche uomo, o con qualche ragazzo, li abbraccia. E appunto hanno chiesto a questo calciatore il perché di questo. E lui ha risposto che si comporta così per una questione di prudenza, perché oggi, già con le foto costruiscono anche quello che non esiste, in più se uno gli offre anche l’occasione… E siccome si fa in fretta a chiacchierare e si fa in fretta a costruire cose, lui ha detto che vuole difendere la sua famiglia, vuole difendere il suo matrimonio e non vuole dare occasione a sua moglie di pensare che… Quindi, per scelta, lui sta lontano, fa la foto, ma a distanza. Mi è piaciuto tantissimo! Mi è piaciuta veramente tantissimo questa riflessione. Un uomo veramente molto, molto saggio, un calciatore molto, molto saggio, un vero uomo, bravissimo!

Bisogna essere sommamente prudenti, sommamente scaltri, lo dice Gesù nel Vangelo, onde evitare che qualcuno di malintenzionato distrugga non solo la fama, ma anche la famiglia. E, purtroppo, di queste cose ne succedono.

Ecco, ci fermiamo qui. Se ci capita, se il Signore concede che diventiamo padri o madri di seconda generazione, prendiamo al volo questa occasione, perché poi, un giorno, anche in cielo saremo padri e madri di tante persone, alle quali avremo dato sanità, integrità, serenità, che avremo salvato dalla disperazione, dai malvagi; perché c’è anche questo!

Pensate al bullismo, una cosa della quale forse ho parlato poco o mai: quanti ragazzi si sono suicidati per il cyber bullismo o per il bullismo in quanto tale! Ai miei tempi non c’era il cyberbullismo, c’era il bullismo. Ai miei tempi ti picchiavano, facevano degli scherzi pesantissimi. Durante il servizio militare, quanti ragazzi si sono tolti la vita per queste cose! Quanti ragazzi terrorizzati non volevano andare per queste ragioni! Non dico che fosse tutto sempre così, però succedeva. Qualcuno potrebbe dire: “Ah no, ma io l’ho fatto, a me è andato tutto bene”, ho capito: a te! Ma tu non sei la norma dell’universo! Sono successe, queste cose. Chi li difendeva? Tutti vedevano, tutti vedono, ma cosa fanno? Girano la testa dall’altra parte. Il branco – tra l’altro di una vigliaccheria schifosa – che si scatena e che aizza questa cosa come se fosse una guerra tra polli, tra galli o tra cani, una roba terribile, terribile! Ragazzi che non vogliono più andare a scuola, ragazzi che non mangiano più, non dormono più, vivono nel terrore, proprio per queste ragioni. E chi li difende? E chi denuncia tutto questo? Ti dicono: “No, non farlo, perché poi ti vengono fuori le rogne, perché poi vengono fuori i problemi. Lascia stare, ci penserà qualcun altro”. Eh sì, certo, se tutti dicono così, tutti fanno così, queste povere vittime vanno avanti ad essere vittime!

Guardate, veramente sono situazioni terribili, per cui, se ci capita, accettiamo questa paternità di seconda generazione. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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