Scroll Top

Emma Mariani – I bambini eucaristici pt. 8

Bambini Eucaristici

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Emma Mariani – I bambini eucaristici pt. 8
Domenica 7 luglio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mc 6, 1-6)

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 7 luglio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 1-6.

Andiamo avanti con la nostra lettura dei bambini eucaristici. Oggi leggiamo la storia di:

Emma Mariani, “la primula del Tabernacolo”

La fonte è santiebeati.it

Emma Mariani nacque a Lucca l’11 novembre del 1911. Dal Tabernacolo santo Gesù attirava a sé la bambina con un prodigio veramente mirabile. Aveva poco più di due anni, quando cominciò ad accompagnare alla chiesa la zia Cesarina. Le chiesine e le cappelle dei conventi, il più delle volte, non danno nell’occhio, passano inosservate, ma Emma le distingueva con un istinto soprannaturale e, passando vicino, subito esclamava: «Sento il pro-fumo che viene da Gesù!». «Gesù dev’essere vicino… Dove sarà mai? Non vedo nessuna chiesa!»

«Là v’è una chiesa delle Suore del convento» disse un giorno qualche passante che sentì «ma è chiusa». Nella cappella era esposto all’adorazione il SS. Sacramento. Emma si avanza, s’inginocchia a terra davanti alla porta serrata della chiesa, adora Gesù, gli tende le manine piene di baci, poi prega sommessamente. La zia Cesarina le dice pian piano che è ora di alzarsi e di tornare a casa; ma la piccola Emma non sente, è come in estasi. Lancia ancora una volta le manine piene di baci verso il Santissimo, fa un profondo inchino, bacia il pavimento e dice alla zia: «Perché te ne stai così immobile? Perché non t’inginocchi e non baci il pavimento?»

«L’ho già fatto… e poi perché baciare il suolo?».

«Ma non sai che Gesù è presente? non lo vedi? non lo senti tu? … Via, inginocchiati! … Non sai che Gesù è Dio? … Sì, un Dio gran-de, e noi siamo così piccini! …». Così dicendo, abbassa le sue manine fin quasi al suolo e dice: «Guarda, così piccini noi siamo! Ma Gesù è grande, molto grande…». E, alzando le manine sopra il capo in punta di piedi, soggiunge: «Vedi, egli è così grande da toc-care il cielo! Dunque inginocchiati!».

La zia si mostra impaziente e tronca subito: «Andiamo, è tardi!». Allora Emma sospira dal fondo del suo piccolo cuore: «Povero Gesù! … ma io ti amo con tutto il mio cuore!».

Quando le domandavano chi mai le avesse insegnate tutte queste cose, rispondeva: «Nessuno, io sento tutto qui dentro;» e metteva la manina sul cuore «Gesù me lo ha detto, Egli mi dice tante, tante cose».

Un giorno le chiesero: «Dio vede tutto?».

«Certamente, tutto… il suo sguardo penetra nei cantucci più segreti, anche qui dentro». E mise la mano alla fronte.

«Che cosa hai là dentro?».

«Che avrò mai? Ci ho tutti i miei piccoli pensieri».

«Sono tanti?».

«Io ho un solo pensiero: penso a Gesù».

Dopo un po’ di riflessione aggiunse: «No, anzi ne ho molti! Penso a Gesù, al cielo, alla Madonna, ai cari Angioletti, ai Santi…». E diceva sempre: «Ho tante cose nel mio cuore, cose tutte mie, delle quali parlo solo a Gesù!».

L’amore di Emma per Gesù Bambino era commovente. Ogni sera faceva una visita alla chiesa di S. Simone, dove era esposta alla venerazione dei fedeli una graziosa statua del Bambino Gesù. Gli mandava baci a piene mani e con infantile confidenza gli diceva: «Tu lo sai, caro Bambino, che ti voglio tanto tanto bene! … Io ti dono il mio cuoricino, ma anche Tu devi donarmi il tuo!».

L’amore a Gesù Bambino destò in lei una grande pietà per i piccoli pagani, tanto che sul letto della sua malattia pregava con insistenza i familiari: «Tutto il denaro che dovreste spendere per me, donatelo pure ai poveri bambini pagani, perché anch’essi imparino a conoscere e ad amare Iddio!… Non è vero che me lo promettete?».

Grande era il suo desiderio di ricevere la S. Comunione: sentiva addirittura fame del Pane celeste. E venne questo giorno sospira-to a portarle la gioia più grande della sua piccola vita: fu il 18 novembre 1914. Emma aveva tre anni. Il suo visino raggiava di beatitudine, ma nello stesso tempo era devota e raccolta come un angelo. Vivace per natura, anch’ella giocava e scherzava volentieri come tutte le bambine; ma quando si metteva in ginocchio davanti al Tabernacolo, dimenticava tutto ciò che prima la divertiva. Gesù viveva in lei, ella viveva con Gesù.

Emma andava spesso alla S. Comunione, ma una volta le venne il desiderio di confessarsi. Si fece coraggio e con tutta disinvoltura entrò in sacristia, dove appunto si trovava il Can. Francesco del-la Santina e gli chiese umilmente e con bel garbo:

«Signor Canonico, vorrebbe ascoltare la mia confessione?».

«Oh! sì, bambina mia. Attendi un po’ che finisca la funzione al S. Cuore di Gesù».

«Grazie!».

Dopo la funzione Emma si presentò al confessionale del buon Canonico.

«Cara bambina» le chiese «hai piacere di ricevere la prima santa Comunione?».

«Oh! Padre, la prima S. Comunione l’ho già ricevuta, ma non mi hanno permesso di fare la confessione».

«Vai di frequente a comunicarti?».

«Ogni giorno, se posso».

«Ci vai volentieri?»

«Molto volentieri, Padre!».

Da quel giorno Emma andava spesso a confessarsi, e aveva gran cura di osservare quanto le veniva suggerito. La prima volta il confessore le disse di recitare l’atto di dolore, ma la piccina osservò: «Padre, non lo so».

«Allora lo reciterai con me, vero?». Ed essa ripeté le parole del confessore con visibile compunzione di cuore. «Bambina mia, de-vi imparare a memoria l’atto di dolore: ci arrivi bene».

«Oh! sì, Padre, la prossima volta lo saprò a memoria!».

E fu proprio così. Il sabato seguente, quando tornò a confessarsi, tutta giuliva e soddisfatta: «Padre,» disse «le assicuro che questa volta so l’atto di dolore».

Emma s’ammalò ed ebbe molto a soffrire. Quando col pettine le ravviavano i capelli, provava dolori così acuti da non poter trattenere qualche gemito di lamento. La zia, mentre la pettinava, le parlava dei dolori di Gesù, specialmente dello strazio che Gli cagionò la coronazione di spine. Allora Emma riusciva a vincersi e soffocava ogni espressione di dolore. La salute della piccina de-periva a vista d’occhio. Il 10 luglio 1916 andò in chiesa a ricevere la santa Comunione; ma il giorno seguente dovettero portarla a braccia, tanto era debole! Quando fu in chiesa, domandò che la mettessero in terra perché voleva andare da sé, senza appoggio di alcuno, fino al suo divino Amico.

Dal 15 luglio non poté più lasciare il suo letticciolo. Quale dolore per la piccina! Piangeva amaramente, non già per il male che la consumava, ma perché non poteva ricevere Gesù. Le promisero che la Comunione le sarebbe stata portata in casa; bastò questo per calmarla. «Sta bene!» disse. «Per oggi farò un piccolo sacrificio a Gesù».

Solo il 25 luglio fu esaudito il desiderio della devota bambina. Gli ultimi tre giorni si mostrò insensibile a tutto; pareva non vedesse e non udisse nulla delle cose esteriori, ma tranquilla e paziente aspettava l’angelo che la portasse in paradiso. Il 26 luglio 1916 l’angelo scese a cogliere la primula del Tabernacolo.

La sua vita fu breve, ma ricca di contenuto, piena di Gesù. Un solo amore riempì e scaldò quel piccolo cuore: l’amore a Gesù. Uno solo il desiderio vivissimo e sospirante della sua piccola vita: unirsi a Gesù in cielo.

Ci sono alcune cose, come sempre, da sottolineare e da imparare.

Punto primo: l’inginocchiarsi; punto secondo: baciare il pavimento; incredibile! “Perché non ti inginocchi e non baci il pavimento?”. Questa è una prostrazione, lo dice una bambina di tre anni, cui nessuno ha insegnato queste cose; lei dice di averlo imparato da Gesù. 

Ora, se una bambina di tre anni dice di aver imparato da Gesù queste cose, possiamo pensare che è stato veramente Gesù, perché una bambina di tre anni non si inventa di dire alla zia: “Perché non ti inginocchi, perché non baci il pavimento?”. Non viene in testa neanche a lei di farlo, perché non è spontanea come cosa. E poi non erano in chiesa davanti al Tabernacolo, si trovavano fuori, davanti alla porta serrata della Chiesa. Questa bambina si mette in ginocchio, bacia il pavimento, e adora Gesù nel Tabernacolo, che è dentro la chiesa. E alla zia dice: “Perché non lo fai anche tu?”. Piu volte, glielo dice, proprio perché Gesù è presente, proprio perché lui è Dio e noi siamo creature. 

Siamo nel 1911, non tremila anni fa. 1911-2024: è cambiato qualcosa? Per caso, viene insegnato qualcosa di diverso? Non lo so. 

Lei vive così, lei insegna così, lei dice così e poi, alla fine, siccome la zia non lo fa e si stufa, lei dice: “Povero Gesù!”. 

Poi: “Io ho un solo pensiero, penso a Gesù”; interessante. Noi abbiamo mille pensieri, veramente mille. E Gesù, quando va bene, è uno dei mille; quando va male, Gesù non è neanche uno dei mille. Gesù è il pensiero che si ha forse la domenica, quando dobbiamo uscire di casa per andare alla Messa, un po’ stufati, perché non abbiamo voglia, perché dobbiamo correre, perché arriviamo in ritardo, perché, perché, perché…

“Si mette in ginocchio davanti al Tabernacolo”, non seduta, in ginocchio; poi la confessione, a tre anni. Capite? Sorrido, perché penso a noi che ne abbiamo 40-50-60-70 e ci confessiamo una volta ogni sei mesi. Lei si confessava una volta alla settimana e aveva tre anni. A questi volti noi dovremo rendere conto, con queste persone dovremo passare il cielo, se ci andremo. E impara a memoria, a tre anni, l’Atto di dolore, il Confiteor. E, sicuramente, lo impara in latino, perché a quel tempo si diceva in latino.

Oggi ci sono persone di 40, 50 anni che non sanno l’Atto di dolore a memoria. E, quando lo recitano, lo recitano storto, lo recitano male e lo recitano a pezzi, a buchi, come il gruviera. Ma non sanno neanche il “Gesù d’amore acceso”; detto bene, non lo sanno. 

Provate! Provate a dire l’Atto di dolore, registratevi e andate a leggere la formula, se è uguale; non dico in latino, in italiano, per l’amor del cielo! Prendete il “Gesù d’amore acceso”, per esempio; recitatelo tutto, registratelo, andate a prendere la formula e fate partire la registrazione, e vedete se lo recitate tutto giusto? No, ve lo dico già io. Perché è rarissimo trovare qualcuno che sa il “Gesù d’amore acceso” tutto intero, detto bene.

C’è ancora il riferimento alla Passione, quando deve essere pettinata, mi viene da pensare che avesse anche lei un tumore al cervello, perché avendo male alla testa… E poi, questa attesa della morte, dove lei non vede e non sente più nulla di ciò che sta fuori, ma solo attende il Paradiso; questa è un’anima che ha vissuto tutta la sua vita – tre, quattro anni – tutta indirizzata al cielo. E lei non attende altro che il Paradiso: l’Angelo che la portasse in Paradiso, per unirsi per sempre a Gesù.

Credo che, se vogliamo, abbiamo tanto da imparare anche da questa bambina meravigliosa, di nome Emma Mariani.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati